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SOCIALE

Nonostante questa, le entrate dello stato non erano sufficienti, tanto che la crisi degli anni '70 verrà superata solo nel 1980. => Grafico: andamento della spesa pubblica in Italia in % del PIL: mostra un andamento crescente fino a fine anni '90. GLI ANNI '80: L'ILLUSIONE DELLA RICCHEZZA Elementi relativi al fattore di traino: in particolare la domanda estera e anche la domanda di investimenti. Cresce la domanda interna in maniera consistente, ma si tratta di un'illusione. L'industria dopo la crisi che aveva coinvolto soprattutto le grandi imprese ridimensiona il proprio peso in particolare sul PIL, i servizi crescono fino ad arrivare al 64% => Italia è un paese terziario (non più industriale, il cambiamento avviene in circa cento anni a partire dal periodo di Giolitti). FATTORI ALLA BASE DELLA CRESCITA ECONOMICA NEGLI ANNI '80 1) Ingresso della Lira nella SME = Sistema Monetario Europeo, determina rapporti di CAMBI FISSI

Tra le monete ad esso aderenti. La Lira entra nel sistema monetario, ma il suo ingresso è osteggiato dal PC che temeva che ciò fosse preliminare a un aumento del costo del denaro.

2) Assestamento del Costo del Petrolio = una maggiore offerta sul mercato nazionale (grazie ai giacimenti inglesi nel Mare del Nord) fa sì che il prezzo del petrolio (cresciuto di 10 volte nel decennio precedente) si stabilizzi e non manifesti più le tensioni del periodo precedente.

3) Provvedimenti di contenimento dell'Inflazione = sul fronte interno ci sono i governi di PENTAPARTITO rappresentati da cinque pentapartiti in cui un ruolo di rilievo viene svolto dal partito socialista; prendono provvedimenti che sono di carattere monetarista e vennero assunti da tutti i paesi occidentali a partire dal 1980. L'obiettivo era di CONTENERE L'INFLAZIONE, allora aumentano i tassi di sconto.

3a) Divorzio tra tesoro e Banca D'Italia: voluto da Andreatta (=economista + ministro

del potere politico del PCI, che fino ad allora aveva rappresentato una delle forze politiche più influenti in Italia. 4) Riforma della scuola: il governo Craxi promuove una riforma della scuola che prevede l'introduzione dell'autonomia scolastica e la decentralizzazione delle decisioni. Questa riforma suscita molte polemiche e proteste da parte degli insegnanti e degli studenti, che temono una perdita di diritti e una maggiore disuguaglianza nel sistema scolastico. 5) Riforma della giustizia: il governo Craxi promuove una riforma della giustizia che prevede l'introduzione del giudice unico e la riduzione dei tempi dei processi. Anche questa riforma suscita molte polemiche e proteste da parte dei magistrati, che temono una perdita di indipendenza e una maggiore interferenza politica nel sistema giudiziario. In conclusione, il governo Craxi ha portato avanti una serie di riforme che hanno avuto un impatto significativo sulla politica e sull'economia italiana. Tuttavia, queste riforme sono state oggetto di molte critiche e polemiche, e hanno contribuito a polarizzare il dibattito politico nel paese.

Per il PCI (che si scioglierà infatti dopo la caduta dell'Urss). Risultato = CONTENIMENTO DELL'INFLAZIONE

4) Processi di ristrutturazione industriale: oltre ai 3 fattori, in parte interni in parte internazionali, che contribuiscono alla crescita degli anni '80 si aggiunge il processo di ristrutturazione industriale: l'organizzazione dei processi di r. industriale coincide con modalità nuove di organizzazione della produzione. A partire da questo periodo muta il volto del capitalismo italiano. Negli anni '80 emerge il modo di produzione ispirato alla Toyota, cioè una produzione "just in time" vale a dire che non accumula scorte; il modello fordista (USA degli anni 1920, il fordismo/taylorismo viene meno da qui, dal 1980 (ecco perché c'è un cambiamento di modello). La crisi degli anni '70 aveva colpito soprattutto le grandi imprese: la Fiat per Mediobanca, la Pirelli, Olivetti, tutto il settore della chimica.

e controllato dalla grande impresa stessa, che decide di delegare parte della sua produzione a imprese minori. Questo viene fatto principalmente per aggirare le rigidità sindacali presenti all'interno della grande impresa, poiché nelle piccole-medie imprese vi è una maggiore flessibilità. Il decentramento produttivo ha assunto due direzioni principali: una guidata dall'alto e una guidata dal basso. Nel primo caso, la grande impresa seleziona e controlla le imprese minori a cui delegare la produzione. Nel secondo caso, sono le imprese minori stesse che si organizzano e si uniscono per formare dei distretti industriali, al fine di ottenere maggiori vantaggi e sinergie. I distretti industriali sono delle aree geografiche in cui si concentra un elevato numero di imprese che operano nello stesso settore. Questa concentrazione permette di creare una rete di collaborazione e scambio di conoscenze tra le imprese, favorendo la competitività e lo sviluppo del territorio. In conclusione, il decentramento produttivo è una strategia adottata dalla grande impresa per affrontare la crisi e le rigidità sindacali, delegando parte della produzione a imprese minori. Questo fenomeno ha portato alla nascita dei distretti industriali, che favoriscono la collaborazione e lo sviluppo economico.d) Riduzione della burocrazia: semplificazione delle procedure amministrative per le PMI e) Accesso facilitato al credito: sostegno finanziario per le piccole imprese f) Incentivi fiscali: agevolazioni fiscali per le PMI g) Supporto tecnologico: promozione dell'innovazione e dell'utilizzo delle nuove tecnologie h) Rete di collaborazione: creazione di reti di imprese per favorire la cooperazione e lo scambio di conoscenze i) Formazione e supporto: programmi di formazione e assistenza per le PMI j) Mercato interno: opportunità di crescita all'interno del mercato nazionale. Questi fattori contribuiscono alla crescita e allo sviluppo delle piccole e medie imprese, che svolgono un ruolo fondamentale nell'economia di un paese.

manifatturiero. => l'anomalia virtuosa fa emergere una TERZA ITALIA.

AVVIO DELLA 3' ITALIA + DISTRETTI INDUSTRIALI

La 1' è quella del Nord Ovest mentre la seconda è quella del Mezzogiorno.

La 3'Italia è quella del Nord Est che prende Friuli, Veneto, Marche, Emilia Romagna, Toscana, condiramazioni lungo la linea adriatica.

Durante gli anni '80 dai sistemi locali di produzione si passa ai distretti industriali: il massimo esperto ed economista di distretti industriali è Becattini, il quale non ha inventato la categoria dei distretti ma egli ebbe la capacità di comprendere quello che stava accedendo prima che fossero pienamente visibili.

DISTRETTO INDUSTRIALI = entità socio-economica caratterizzata dalla compresenza attiva, in un'area territoriale circoscritta, di una comunità di persone. Qui comunità e imprese si compenetravano vicendevolmente.

È una definizione che fa riferimento ad aree

territoriali con determinate caratteristiche perché non tutti i distretti sono distretti industriali:
  1. territorio ristretto
  2. presenza di imprese indipendenti, ciascuna delle quali ha un proprietario quindi più è specializzata in una parte del processo produttivo
  3. cooperazione tra le stesse: compenetrazione tra le imprese
  4. relazioni con l'esterno
  5. esistenza di una rete istituzionale amministrativa circolare: hanno una cultura specifica e hanno degli organismi istituzionali veri e propri a fianco
  6. forte senso di appartenenza: le famiglie si identificano fortemente con le imprese stesse
I distretti si localizzano soprattutto in Lombardia, Marche e Veneto, in generale nel CENTRONORD dove ce ne sono ben 176 in totale. CAMBIO VOLTO DEL CAPITALISMO INDUSTRIALE ITALIANO: un CAPITALISMO DI NICCHIA A fine 1980 alcune imprese distrettuali si ingrandiscono e modernizzano, portando a una stratificazione dei distretti, diventano egemoni e leader, si internazionalizzano e

diventano“multinazionali tascabili” => emerge il IV capitalismo.

1’ capitalismo = inizio 900, avvio della modernizzazione del paese con le imprese private

2’ = anni ’30, mette in luce il dinamismo delle industrie pubbliche

3’ = anni ’70 e ’80, i distretti industriali

4’= primi anni ’90, le multinazionali tascabili

Quali sono i fattori che determinano la crescita del 1980? Illustra e spiega i 4 fattori descritti precedentemente.

L’ITALIA COME 4’POTENZA INDUSTRIALE - 1991

Tutto andava a gonfie vele (= Craxi “e la nave va”), l’apparato industriale, il PIL cresceva (dopo l’arresto degli anni ’70)…

La crescita fu mediamente del 3,1% e l’Italia diventa la 4’potenza mondiale: raggiunge l’apice già dal 1985 e scavalca per un ammontare ragguardevole di lire la G.Bretagna.

Italia ha una svolta in negativo dalla caduta dell’Urss: ciò fa sì

chel'Italia da paese di rango superiore e guardiano del Mediterraneo, diventi un paese marginale. Venuta meno la centralità, perché viene meno il nemico Urss, anche la posizione politica viene meno e le nefandezze emergono.

LA TRANSIZIONE: punto di svolta della se italiana

La svolta dei primi anni '90 mette in luce alcune criticità, infatti il PIL dopo aver toccato l'apice conosce una compressione/ridimensionamento, da questo momento l'Italia non crescerà più.

Il PIL non cresce più, paradossalmente dopo la caduta dell'Urss; i primi anni '90 come il primo dopoguerra furono caratterizzati da una crisi sistemica, nel senso che riguarda assetti economici ma anche politici.

Coincide infatti con la fine della Prima Repubblica e con l'uscita di scena dei vari partiti politici (vengono stravolti e modificati in profondità). C'è una ricaduta del fenomeno della dissoluzione del blocco sovietico.

nonché fine del Secolo Breve. Le fragilità emergono quando alla fine del 1980: a) c’è una breve fase di recessione/recessiva in coincidenza con la 1° guerra del Golfo, ovvero il tentativo di occupazione irachena del Kuwait -> breve fase di recessione b) si verifica la caduta del blocco sovietico che produce contraccolpi negativi perché muta radicalmente la politica estera e l’Italia non ha più potere, non conta più nulla. Gli Usa non sostengono più l’Italia. => passaggio dell’Italia da sviluppo a “zavorra” - perché si arriva a questo punto? Dal 1970 alle Partecipazioni Statali erano stati attribuiti compiti impropri estranei alla logica aziendale: 1) Assorbimento della disoccupazione: funzione aziendale <<< f. di ammortizzatore sociale 2) Errori di pianificazione: c’è un eccessiva insistenza su settori “maturi” come la chimica e l’acciaio (=cattedrali nel deserto)

deserto)

3) Management Inadeguato: dato dalle scarse capacità

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
29 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher M.S.A di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Fornasari Massimo.