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La distensione: l'amministrazione di J.F. Kennedy
Cambia la politica estera americana quando dopo due mandati del repubblicano Eisenhower, diventa presidente John Fitzgerald Kennedy, vissuto come un presidente in grado di favorire una politica di grandi novità.
Esistono una serie di percorsi storiografici: Kennedy eredita una situazione di politica estera particolarmente complicata e come spesso succede ai democratici, c'è la tendenza a pensare che significhi un indebolimento americano.
Si aprono altri scenari: spinge l'idea che il Sudamerica sia il giardino di casa, il Guatemala ne era stato molto condizionato. Le paure erano:
- Minaccia ideologica: sviluppo dell'indipendenza dei Paesi con conseguente ingresso nel blocco orientale = ingresso diretto nel territorio americano
- Minaccia sostanziale: vigevano stretti rapporti economici a tutto vantaggio degli USA, tra questi l'emblema era Cuba di Fulgencio Batista (agroalimentare-tabacco).
La crisi di...
Cuba Nella seconda metà degli anni 50, Cuba è scenario di un tentativo di rovescio del regime e nel 1958 va al potere Fidel Castro. All'aumentare delle sue scomode pretese, gli USA lo sanzionano ad esempio con l'embargo. Castro si convince sempre di più che il marxismo è il metodo di liberazione ottimale; diventa una piena certezza il fatto che Cuba e Mosca stanno sviluppano rapporti molto stretti (Cuba fa favori a URSS in cambio di protezione). Con l'ereditare questa questione, Kennedy si elabora un piano di rovesciamento del regime cubano (8 tentativi falliti): partendo dal presupposto di uno scontento interno, si doveva creare un'occasione per stimolare la rivolta e poterla aiutare con una cooperation, che non portasse il segno americano in maniera palese. Il piano viene ideato dalla CIA, che fa un errore di valutazione: pensa che nel momento in cui faranno sbarcare gli esuli cubani partirà un'insurrezione che farà.Rovesciare il sistema, ma non succede. Per non lasciare tracce, agli esuli non viene garantita copertura aerea e si verifica una catastrofe. Al già esistente problema di Berlino, si aggiunge quindi la questione cubana. Nell'estate 1961, dopo numerosi solleciti di Ulbricht, si decide di edificare un muro a Berlino. Perché gli USA lo accettano? È un elemento di destabilizzazione di qualcosa che stabile non è; meglio il muro, che una Germania che continui a minacciare le relazioni internazionali.
In realtà, il muro non porta Krusciov totalmente ai suoi obiettivi: non riescono a creare delle concrete situazioni di destabilizzazione in USA. Seppur i suoi bluff, continuano a rimanere delle reali situazioni di asimmetria riguardo i missili a lunga gittata.
L'URSS decide quindi di costruire una base a Cuba, per colpire gli USA con missili a breve gittata. Krusciov stipula l'accordo con Fidel Castro. Con discreta rapidità viene captato tutto.
Dagli americani. Tutto ciò porta l'amministrazione Kennedy alla prima grande prova di forza: la sua cerchia di collaboratori operativa h24 opta per un irrigidimento, mettere in quarantena l'isola e dare un ultimatum ai sovietici. Bloccando il flusso di forniture sovietiche, l'URSS non può far altro che ritirare le installazioni. Analisi dell'azione: Non è davvero la difesa di Cuba il movente, Krusciov è riuscito a incunearsi in un punto nevralgico. L'epilogo è uno scambio di lettere in cui gli USA dichiarano l'indipendenza di Cuba e la fine dei tentativi di attacco al regime. L'URSS risponde che a queste condizioni, ritireranno i missili. Ci sono poi delle lettere ufficiose in cui Kennedy dà la possibilità di smantellare i Tor e gli Jupiter* schierati in Italia e Turchia. Kennedy fa il primo passo verso la distensione. Krusciov sa che il suo bluff non può andare troppo oltre; i cinesi lo notano.
e si chiedono perché non agisca mai in attacco. Si iniziare a parlare di riduzione degli armamenti, non disarmo, perché la corsa diventa sempre più insostenibile sul piano economico. *Kennedy ritira Tor e Jupiter, ma in realtà aveva pronti i missili sottomarini, che avrebbero a prescindere segnato la loro obsolescenza. Ciò che cambia dopo la distensione è il fatto che se prima si agiva senza alcun tipo di accordo, ora c'è bisogno di comunicare, stabilire quali sono i limiti, per creare una situazione equilibrata fondata comunque sulla deterrenza. Lezione 5 - 06.12.22 L'epilogo della crisi di Cuba segna l'inizio del percorso di distensione. Per la prima volta si pone il problema della parificazione, non si parla mai di disarmo generalizzato: l'idea è quella che si possano effettivamente ridurre gli armamenti e perché la deterrenza funzioni deve essere basata su un margine di parità. La distensione quindisi basa su un dialogo, il cui tema principale sono le armi; lo strumento nucleare è la forma costante di allarme. Sicuramente un punto in cui Mosca e Washington sono d'accordo è il fatto che il nucleare debba rimanere un bi-polio. Per quanto riguarda la Cina, i sovietici si rendono sempre più conto del fatto di dover limitare il più possibile quell'accordo che sanciva la condivisione del know-how sovietico affinché Pechino si dotasse del nucleare. In quel momento i cinesi si basano su una leadership regionale, ma Mao vede il nucleare come qualcosa di ovvio. Il rapporto quindi va sempre più ad incrinarsi, ma su questo fronte c'è un ritardo degli Stati Uniti: si rendono conto tardi del fatto che il rapporto sta andando deteriorandosi e non colgono subito l'occasione di avvicinarsi a Pechino per incunearsi in una posizione scomoda per Mosca. Le prime avvisaglie arriveranno solo negli anni '70 con Nixon. La Cina sidota di missili a medio-raggio: la sua competenza rimane quindi locale, non sarà mai una minaccia globale.
Il primo atto significativo del processo di distensione è il Limited Tested Ban Treaty del 1963, che sanciva la limitazione della sperimentazione nucleare (nell'atmosfera, nello spazio cosmico e negli spazi subacquei).
Questo atto rappresenta il tema più semplice: si tratta solo di un vantaggio per quanto riguarda la corsa degli altri Stati all'autonomia nucleare.
Nel luglio 1968 c'è il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) in cui si evidenzia l'ascesa delle potenze nucleari emergenti: si considerano tutti i rischi, il cui principale è l'instabilità che una dotazione nucleare è in grado di portare.
Se nell'immediato post WWII c'è ancora un concetto di centralità europea (motivo per cui tutto ruota intorno alla ricostruzione della Germania), quando si analizza la guerra fredda
Sinota come le crisi negli scenari periferici siano dovute al processo di decolonizzazione. La distensione non significa che non ci siano tensioni e scontri negli scenari periferici.
Il Medio Oriente - anni '60
Con l'amministrazione Kennedy c'è un riavvicinamento americano a Israele. Nasser non è uno sconfitto politico: il mondo arabo continua a riconoscere il suo successo sull'influenza che ha avuto sulle democrazie occidentali. Quello che gli anglo-francesi ritenevano primario, non viene (eliminare Nasser dalla scena) concretamente raggiunto.
La guerra dei sei giorni
Come ulteriore minaccia ad Israele, Nasser:
- chiede alle forze di interposizione dell'ONU schierate lungo il Sinai di abbandonare la zona; l'ONU accetta
- chiude nuovamente lo Stretto di Tiran (accesso al Mar Rosso per Israele, garantito teoricamente da un'apposita commissione internazionale)
Israele vede un forte spirito di disattenzione internazionale nei suoi confronti
espressamente che Israele deve ritirarsi dai territori occupati durante la guerra dei sei giorni, ma non viene specificato se deve restituire tutti i territori o solo una parte di essi. Questa ambiguità ha portato a diverse interpretazioni e ha reso difficile la risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Durante gli anni successivi, Israele ha continuato a costruire insediamenti illegali nei territori occupati, complicando ulteriormente la situazione e rendendo ancora più difficile la creazione di uno stato palestinese indipendente. La questione dei territori occupati è ancora oggi uno dei principali ostacoli alla pace tra Israele e Palestina. Le negoziazioni per una soluzione pacifica del conflitto continuano, ma finora non sono state raggiunte soluzioni definitive.sempre di più l’idea di invincibilità militare di Israele, ma il 1967 sarà un anno di svolta, specialmente per il problema palestinese, che diventerà sempre più peculiare, superando il concetto di“mondo arabo”. Nella conferenza di Karthoum del 1967, i paesi arabi dichiarano la politica dei 3 nodi Karthoum: indisponibilità assoluta a riconoscere sovranità e legittimità di Israele, con l’esclusione di un tavolo negoziale. Il mondo arabo chiude ogni possibilità.
La guerra del Vietnam Da quando è iniziato il coinvolgimento americano in Vietnam? Si può dire che gli americani, dopo la cessione francese del 1954, l’hanno subito preso in gestione. Nella logica americana, lo scenario dell’Indocina poteva presentare una minaccia alla sicurezza americana. Si temeva che il regime del Vietnam del nord avrebbe presto significato un’espansione di controllo sovietico sull’area del
Pacifico. Con la pubblicazione dei Pentagon papers negli anni '70, dei documenti top-secret, si è visto come gli USA abbiano ammesso una serie di errori commessi in Indocina. Già con la presidenza Eisenhower (che assiste alla debacle francese), ci si pone la domanda sul come si deve amministrare il Vietnam del sud, fonda la sua idea di aiuto sulle armi. Il Vietnam del sud deve essere aiutato militarmente. La presenza americana si è quindi affermata nella convinzione che il Vietnam del sud avrebbe dovuto difendersi da tentativi di affermazione del Nord. Quando Kennedy diventa presidente, oltre alla questione di Cuba, si trova anche la questione del Laos: un corridoio usato dal Nord per arrivare al Sud. La guerra civile scoppia proprio in Laos (il regime monarchico filo-americano viene rovesciato), giustificando l'intervento americano come un "anelito di libertà contro il comunismo", in realtà negli anni si sono trovati a.
sostenere regimi definiti "impresentabili", nonostante una