vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Pieter Van Laer, Giocatori di morra, c. 1640, Budapest, Szepmuveszeti Muzeum
Anche in questo caso il tema è molto umile e viene data molta importanza
all’occupazione delle figure piuttosto che al paesaggio vero e proprio.
Tendenzialmente, quando il tema è incentrato sui paesaggi essi sono di grandi
dimensioni, al contrario per temi umili diventano quadri di piccoli formati. Sono
raffigurati dei giocatori di morra, probabilmente contadini o operai con vestiti
laceri che giocano attorno ad altre persone sedute su dei massi. Sono quadri
che mettono a confronto una miseria delle condizioni di vita dell’epoca a scapito
della forza, della grandiosità, dell'impenetrabilità e della sicurezza che suscitano
le rovine.
Giovan Paolo Panini, Capriccio di antichità romane, 1735, Indianapolis Museum of Art
Siamo ormai nel 700 e l’interesse per la rovina raggiunge la sua massima
espressione. L’immagine di Roma diventa tipica del processo educativo del
Grand Tour. Giovan Paolo Panini è famoso per le vedute di antichità romane in
rovina, rappresentate sempre con una patina rugginosa che si ergono imperiose
nella luce del tramonto. I paesaggi realizzati non sono realistici, sono somme di
monumenti accostati non come nella realtà, questo assemblaggio artificiale si
chiama capriccio (il nome deriva dal gusto per il capzioso, ovvero il desiderio di
qualcosa di diverso dal normale). Si tratta quindi di un assemblaggio di tutto ciò
che è tipico di Roma, con il Colosseo, la colonna Traiana, l’arco di Tito, due
statue e delle persone. Queste scene ebbero molto successo soprattutto in
Inghilterra come “prova” per la partecipazione al Grand Tour.
Giovan Paolo Panini, Capriccio di antichità romane, 1735, Indianapolis
Museum of Art
Anche in questo caso si tratta di un assemblaggio di edifici tipici di Roma come il
Pantheon, la statua di Marco Aurelio, l'Obelisco e altri edifici accompagnati da
figure semplici che abitano la vista. Sono tutti elementi reali ma assemblati
artificialmente per creare un effetto gradevole e un sunto dell’architettura romana
imperiale.
Giovan Paolo Panini, Interno del Pantheon, c. 1734, Washington, National
Gallery of Art
Realizza anche una veduta interna del Pantheon. Esso è sicuramente un must see di
Roma per gli artisti. L’edificio realizzato sotto l’imperatore Adriano si era preservato
intatto con la cupola e l’occhio circolare al centro ed è sicuramente usato come
simbolo di grandiosità dell’architettura romana imperiale attraverso una veduta a fish
eye per far notare il più possibile di questo contenitore di antichità. La scena è sempre
accompagnata da persone diverse, tra cui nobili e religiosi che abitano la chiesa.
Giovan Paolo Panini, Galleria di vedute di Roma antica, 1757, New
York, The Metropolitan Museum of Art
Quanto fossero di moda e apprezzati questa tipologia di dipinti lo si nota in
questa opera di Panini molto suggestiva. Egli realizza un dipinto con un
interno di una architettura classicheggiante dove viene allestita una
quadreria di monumenti, vedute e dipinti che dovevano essere
assolutamente visitati durante il Grand Tour, come una guida turistica.
Questo dipinto viene commissionato dall’ambasciatore di Francia a Roma
e viene rappresentato nel dipinto mentre osserva le opere, tra le quali sono
presenti anche le sculture più importanti.
Dunque nulla di tutto quello che si vede è vero ma tutto è citato e
recuperato in questa galleria fittizia come a proporre una cartolina di lusso per promuovere le tappe
del tour.
Hubert Robert, Capriccio architettonico col porto di Ripetta, 1766, Beaux-Arts de Paris
Panini è un pò pedissequo come artista. Una variazione del tema è dato dall’artista francese Hubert
Robert. Anche in questo caso si tratta di un capriccio architettonico in cui sono assemblati il Pantheon
e il porto di Ripetta e a sinistra gli edifici dei musei Capitolini. A differenza
dei precedenti, qua si nota un maggior corrompimento delle superfici con
la presenza di nubi turbolenti nel cielo.Si tratta dunque di un capriccio
percorso da una sorta di inquietudine e di presagio oscuro che è proprio
quello della decadenza. Le figure che abitano la scena sono più simili a
quelle dei nordici italianizzati e dei bamboccianti, ovvero persone minute
che fanno commercio e attività normali che enfatizzano la grandiosità
rovinosa delle architetture sullo sfondo.
Hubert Robert, Colosseo, c. 1761, San Pietroburgo, Ermitage
Se si confronta il colosseo di Panini con quello di Hubert Robert, si nota
subito la differenza della nube vorticosa e oscura che si eleva dalle ombre
e suggerisce l’idea di una antichità quasi sotterranea e quasi demoniaca.
La figura del carretto sulla destra e la persona che contempla la
grandiosità della rovina antica sono circondati da un alone luminoso a
contrasto con l’oscurità che aleggia l’edificio. Questo è del tutto un effetto
pre-romantico che prelude alle visioni del sentimento del sublime tipico
del romanticismo e dei dipinti di Caspar David Friedrich. Hubert Robert è
quello che si avvicina maggiormente a quel tipo di pittura.
Hubert Robert, Rovine di terme romane con lavandaie, c. 1766, Philadelphia
Museum of Art
In questo dipinto la rovina viene addirittura riutilizzata. Si tratta infatti di una rovina di
una terma romana con archi smisuratamente grandi e blocchi distrutti o ricoperti dalla
vegetazione che viene riutilizzata dalle lavandaie per lavare i panni e stenderli. Si
assiste quindi ad un senso di riutilizzo e adattamento delle strutture ancora solenni da
parte delle necessità quotidiane.
Hubert Robert, Ritrovamento del Laocoonte, 1773, Virginia
Museum of Fine Arts
Col passare del tempo gli ambienti dipinti diventano sempre più
suggestivi come in questo caso con arcature, profondità e prospettive
oscure e pre psicanalitiche che strizza maggiormente l’occhio all’effetto
emotivo ed emozionale piuttosto che a quello ragionevole e razionale.
La struttura raffigurata infatti non esiste realmente e in questa galleria
oscura si ritrova il gruppo marmoreo del Laocoonte, ritrovato a Roma
nel 1506 e poi portato nel Vaticano.La scena è sempre abitata da figure
minute che accorrono al ritrovamento, facendoci quasi percepire il loro
eco per lo stupore rimbombare sotto le arcate superiori.
Hubert Robert, Galleria in rovina, 1785, Paris, Musée Jacquemart-André
Anche in questa versione il tema è analogo. Sono presenti ancora le immense
arcate con terreno, delle vacche e da pastori in quanto alcune di queste rovine
erano inizialmente ricoperte dal terreno e vi si portavano gli animali. Il tutto fa
parte dell’amore per il contrasto tra il tema di umiltà e povertà delle funzioni
quotidiane con quello delle vestigia classiche che si vedono spaccate con una
ferita che fa riferimento al foro del Pantheon.
Giovan Battista Piranesi, Rovine di una galleria di statue nella villa
Adriana a Tivoli, 1748-74, incisione, dalle Vedute di Roma
Si tratta di un incisore veneziano che aveva visitato Roma e rimase
estasiato dalla magnificenza delle rovine antiche tanto da creare una
forma decorativa nuova che è quella delle incisione di tavole di grandi
dimensioni. Qui egli rielabora i soggetti tramite il senso del sublime,
ovvero quella sensazione di sacro terrore e ammirazione ottenuto con
queste smisurate dimensioni delle architetture e la loro terribile
complicazione e l’irrealistica distruzione di fonte alla quale rimangono
in piedi. La prospettiva centrale è un chiaro rimando agli elementi
classici che però vengono completamente rielaborati in “negativo”.
Sono ancora oggi molto amate per la loro particolarità e la loro
potenza espressiva.
Giovan Battista Piranesi, Rovine del tempio del dio Canopo nella
villa Adriana a Tivoli, c. 1769, incisione, dalle Vedute di Roma
In queste opere c’è sempre anche qualcosa di organico come in questo
caso una grande zampa di animale o costole di dinosauri e queste
strutture architettoniche sono rimodulate dalla fantasia onirica.
Giovan Battista Piranesi, Carceri d’invenzione, frontespizio, 1761
In questa serie di opere, l’artista perde completamente il contatto con la realtà e non rimane neanche
una rievocazione dell’architettura antica. l’aspetto cupo, inquietante e spaventoso prende il
sopravvento. Il tema delle carceri è un pretesto per inventare dei luoghi sotterranei di tortura
spaventosi caratterizzati da scale, massi ciclopici ecc.
Le scene dunque sono caratterizzate da elementi privi di logica ma solo di terrore e inquietudine, gli
archi sono privi di logica e si susseguono creando delle verticalizzazioni surrealiste con catene e
labirinti di scale che si perdono nella scena.
Dal punto di vista tecnico si nota la finezza nella realizzazione delle ombre che si sommano le une
con le altre in questo labirinto spaventoso.
Lezione 9 - Grand Tour: Sublime
Analisi del Grand Tour non più incentrato sull'aspetto della rovina ma il tipo di emozioni e la volontà
comunicativa dei paesaggi rimangono comunque simili a quel sentimento di magnificenza verso la
rovina e le sue tracce nel tempo. I pittori di questo filone sono sempre per lo più stranieri che
partecipano al Grand Tour che, per soddisfare la richiesta della committenza elitaria dei loro paesi, si
stabilizzano e attraversano l’Italia nel periodo che precede l’età moderna alla scoperta dell’estetica
italiana romantica. Infatti, si percepisce quello che ormai si era già potuto assaporare nelle ultime
opere analizzate, con una predominanza sempre più crescente dell’estetica del Sublime, cioè la
suggestione di questi pittori di rappresentare paesaggi anche inusuali con una carica emotiva molto
forte e crescente, legata a sentimenti di suggestione, impressione, stupefazione e anche orrore.
Infatti, i soggetti più ricorrenti saranno eruzioni vulcaniche, incendi, paesaggi desolati, pleniluni ecc
che comportano sconvolgimento emotivo. Importante sottolineare come agli occhi esteri l’Italia avesse
un patrimonio paesaggistico così complesso e completo ma soprattutto reale e non intaccato
dall’operato dell’uomo con le rivoluzioni industriali o le monarchie.
L’italia è quindi il luogo della memoria, del sogno, dell’immaginazione e dove la grandezza delle
rovine si mescola con la suggestione di orridi, cascate, vulcani, scogliere e paesaggi incontaminati.
Gli artisti in questo momento approfondiscono il loro tour nei territori meridionali, dove percepiscono
attraverso questi fenomeni naturali un'antichità ancora più arcaica delle rovine.
Philipp Hackert, Veduta del giardino inglese di Caser