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NEOCLASSICISMO
Roma → centro degli studi delle arti classiche, perché diventa una porto franco in cui
intellettuali ed artisti hanno la possibilità di confrontarsi.
A Roma diventa di grande ispirazione per artisti ed intellettuali l’osservazione delle
rovine. La città si configura come luogo fondamentale di contemplazione e di studio
dell’arte (i giovani rampolli, protagonisti del Grand Tour, vi si recavano per motivi
proprio di studio).
Il mecenate raccogliendo intorno a sé una cerchia di artisti e teologi avviava un
processo culturale molto ampio, alimentato dalla contemplazione della bellezza.
Parigi → fulcro della rinascita culturale illuminista
Anni ‘80 dell’Ottocento: la parola “Neoclassicismo” viene coniata in maniera
negativa, vedendo lo stile come totalmente aseptico e freddo (giudizio fatto dai
Romantici). Il periodo Neoclassico però è l’inizio di una strada verso la modernità
(gli artisti sovente anticipano tutti i cambiamenti sociali ed estetici che sono destinati
ad avvenire).
Questa corrente artistica porta modernità in quanto si configura come laicità, perché
ad opera dell’azione di filosofi ed intellettuali (come Diderot) vengono realizzati dei
manuali di sapere laico, non influenzato per niente dalla Chiesa. Nell’arte la laicità di
configura in primis come svincolo dalla committenza del clero, che a lungo è stato
stimolo per la realizzazione di capolavori nell’arte moderna. Quando il committente
commissiona l’opera d’arte, lui stesso vuole che vengano rispettate determinate
caratteristiche per la realizzazione delle opere.
L’uomo è reso libero grazie alla sua proprietà di pensiero, secondo gli intellettuali del
tempo. L’estetica come branca, inoltre, è legata alla concezione del bello naturale e
del bello artistico, oltre che dell’intelletto, e tutti questi aspetti insieme costituiscono
elementi fondamentali, che rendono l’individuo stesso libero.
Denominare può avere un legame con la bellezza → dianoia (intelletto), per i Greci
l’intelletto è il solo soggetto che può denominare gli elementi dell’esistenza, e quindi
l’atto di denominare sancisce anche la bellezza di un qualsiasi essere perché così
facendo ne sancisce l’esistenza (la bellezza ha a che fare con l’armonia e l’ordine,
secondo i filosofi).
Intelletto → fonte di piacere ed espressione del cosmos.
Bellezza → secondo i Greci tale aspetto permette di avvicinarsi al Divino.
Baumgarten conia il termine “estetica”;
Neoclassicità → non si configura come una nuova classicità, ma come la ripresa di
determinati aspetti modernizzandoli.
Caratteri principali:
• Lotta allo stile del Barocco caratterizzato dalle frivolezze e dai motivi
rindondanti, enfatici, ricchi... eccessiva sudditanza e gusti stravaganti dei
committenti. → Il Neoclassicismo vuole combattere questa sfarzosità (quindi
gli effetti scenografici eccessivi).
In ambito architettonico vediamo la ripresa degli elementi classici (greci e
romani) rielaborati in maniera semplificata e moderna → Innovative scelte
dell’architetto.
• In ambito pittorico si assiste ad una ricerca di virtuosismi e di illusionismi:
stesura uniforme del colore;
• In architettura si preferiscono quindi forme e strutture razionali modellate su
forme geometriche e volumi stereometrici.
Bello ideale = Intento educativo volto al miglioramento della persona e della
collettività (polis).
La bellezza era legata anche al senso etico → Ciò che è bello è anche buono in
quanto giusto.
Winckelmann scrive “Considerazione sull’imitazione delle opere greche nella pittura
e nella scultura” (1755)
Winckelmann, “Storia dell’arte nell’Antichità” (1764):
La Storia dell’Arte Antica si divide in quattro parti:
1. Stile primitivo
2. Stile grandioso (V sec. a.C., Fidia)
3. Stile bello (Prassitele, Lisippo)
4. Stile dell’imitazione (fino alla caduta dell’Impero Romano)
La cultura dello studio dell’arte e del bello viene alimentata (oltre che dagli studi di
Winckelmann) dalla nascita dell’archeologia come scienza che studia l’antichità
(anche in precedenza esisteva una fascinazione verso l’antichità, ma si trattava di uno
studio antiquario privo di approccio scientifico).
Le scoperte degli scavi di Ercolano (1738) e di Pompei (1748) sono i primi ad essere
condotti con criterio scientifico. → Grazie a tali scavi nasce l’archeologia come vera
e propria scienza, e ciò accade proprio nel periodo del Neoclassicismo.
Canova è considerato un nuovo Fidia non perché lo copia, ma perché attraverso la
modernizzazione delle tecniche del passato da’ vita ad una sua propria tecnica
rivisitata alla luce di tutti i cambiamenti avvenuti nel tempo → Innovazione dei
processi culturali e scientifici.
Neoclassicismo → Conformità al Vero, ovvero alla Natura (= nobile semplicità,
rigorosa purezza nelle forme)
Aristotele sostiene che l’arte deve imitare la Natura, e tale principio rimane valido
nella Storia dell’Arte.
In passato la natura veniva idealizzata e nelle rappresentazioni non venivano
enfatizzati gli elementi veri → La riscoperta dell’antico porta ad esaminare ed
esaltare gli aspetti reali (→ ciò si configura anche con l’esaltazione delle arti minori,
delle arti meccaniche → nascita di scuole volte all’insegnamento di arti pratiche).
Mengs, Parnaso→ per lui l’essenza della
forma è il disegno nella sua armonia.
Il soggetto è sempre tratto dal mondo
classico.
In questa rappresentazione viene
raffigurato Apollo attorniato dalle Muse
(Mnemosine) e Muse danzanti (modello
visto ad Ercolano e Pompei).
La composizione è molto ordinata, c’è una
grande armonia delle parti, il paesaggio è utilizzato in maniera puramente decorativa,
ambientazione mitologica ed utilizzo di colori freddi. 25/02/2022
Visione della realtà e della natura falsa: imitazione
Jacques-Louis David, Belisario che chiede
l’elemosina (1781) → emblema della pittura
neoclassica. Qui vediamo l’obiettivo della base
educativa e pedagogica della pittura di David rivolta
alla collettività (l’arte ha quindi fini educativi e
conoscitivi).
David lavorò per Boucher (noto incisore), nel 1764
vinse il Grand Prix de Rome (Erasmus a Roma).
Roma fu luogo nel quale l’artista studiava osservando
ed imitando. Nel 1779 si sostiene che abbia avuto
un’illuminazione in seguito ad un viaggio a Napoli
sotto la guida di Quatremère de Quincy. David stesso
si impegnò in un progetto di educazione del popolo
attraverso l’arte, in quanto quest’ultima risulta molto
più efficace di molti testi filosofici intellettuali di
natura più complessa: il potere didattico delle opere è
una novità del periodo. In Belisario che chiede
l’elemosina il soggetto è un condottiero (Belisario)
che viene accusato di tradimento nei confronti
dell’Imperatore Giustiniano e per questo viene
accecato. L’opera rappresenta il successo come
elemento non eterno e la caducità della gloria umana.
La scena è asciutta ma efficace, l’accostamento tra mondo femminile e maschile è
contrapposto. Belisario si configura come modello di persona fragile e debole (questo
si nota dal dettaglio dell’elmo rovesciato → rovesciamento del potere, simbolico). Il
bastone e l’epigrafe (con scritto sopra “date elemosina a Belisario”) sono simboli di
debolezza. Le donne sono emblema della compassione (il che non significa
compatire, ma “soffrire insieme”, secondo la tradizione cristiana) e di carità.
Dietro alla figura femminile principale c’è un soldato sottoposto a Belisario,
visibilmente scioccato dallo stato in cui si trova il suo comandante.
Il paesaggio è classicista dal punto di vista architettonico. La scelta compositiva è
molto ordinata attraverso una scelta accurata delle direttrici spaziali. Sul primo piano
vengono disposti i primi tre protagonisti della rappresentazione, nel secondo ci sono
invece le colonne. Il quadro è anche diviso in sezioni verticali (il soldato, tra il
bambino e la donna, la schiena di Belisario). I colori non sono sgargianti, ma sono
comunque espressivi. Jacques-Louis David, Il giuramento degli
Orazi (1784-5) → Anche in quest’opera
viene utilizzato l’elemento della storia
romana a scopo educativo. L’atto del
giuramento non è riportato delle fonti, ma
per maggior efficacia visiva
dell’insegnamento attraverso l’arte tale
quadro lo rappresenta.
Le spade sollevate in alto si configurano
come simbolo di solennità. Si giura davanti
al padre (capofamiglia) fedeltà alla patria,
che viene posta al di sopra di qualsiasi cosa.
Il mondo femminile viene rappresentato con
efficacia visiva: la vedova coi figli, le
sorelle Camilla e Sabina. Dopo il duello
degli Orazi soltanto uno dei fratelli si
sarebbe poi salvato uccidendo la sorella
Camilla, che era innamorata di uno dei
nemici (i Curiazi). Quest’ultimo verrà
graziato, qui emerge quindi il principio di
autocontrollo delle emozioni. Solo il primo
dei tre fratelli giura con la mano destra
(come facevano i Romani), mentre gli altri
utilizzano la sinistra: i fratelli sono quasi fusi insieme in un’unica persona (→ tutti
hanno le gambe divaricate, tutte le mani sono alla stessa altezza, sembra quindi di
vedere una sola persona seguita da ombre).
Le donne tutelano l’equilibrio famigliare, si rendono conto della tragedia che avverrà
da lì a poco con molta più lucidità rispetto agli uomini: di nuovo quindi si nota
nell’opera la contrapposizione tra mondo maschile (virilità) e femminile (saggezza).
La scena, molto sobria, è ambientata all’interno di una domus romana. Anche questo
dipinto può essere sezionato (i tre fratelli, il padre, le donne), e questo aspetto è stato
molto criticato in quanto ha generato dei vuoti all’interno della scena, vuoti che
causano raggruppamenti (in questo caso, le tre sezioni). Questa strategia concatena la
narrazione della storia = l’osservatore ammira il quadro da sinistra verso destra, ciò è
possibile proprio grazie ai raggruppamenti. Ciò che separa la narrazione è anche lo
sguardo dei soggetti → I tre fratelli sono fieri, il padre si guarda le spalle, le donne
sono invece a terra.
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