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San Sebastiano e l'allegoria sacra

Vediamo San Sebastiano, dei bambini che giocano a scrollare l'albero della vita, la Madonna. Il paesaggio di fondo è un paesaggio che ha un significato diverso da quello che percepiamo da questa terrazza marmorea, questa è un'allegoria molto complicata che i critici non hanno ancora finito di decodificare. Si chiama allegoria sacra. Nello sfondo troviamo un villaggio dove ci sono contadini, c'è un asino eccetera. C'è una vita operosa. Ma anche delle grotte dove c'è un pensatore solitario e addirittura nei punti scabrosi della spiaggia, un centauro. Ci sono riferimenti a un mondo atavico primordiale, quello del mito antico, della filosofia, il pensatore nella grotta. E di un mondo di contadino comunque primitivo. Rivelazione sacrale che si svolge su questa terrazza marmorea, quindi un costruito. Il paesaggio è naturale, invece questa terrazza è stata progettata. È costruita per accogliere queste persone, però rimane come elemento dialogico.

Madonna del prato

Giovanni Bellini, Madonna del prato, c. 1505, London, The National Gallery. Le ampie aperture di paese, questo monolite sacro della Madonna, la Madonna dell'umiltà, seduta in un prato, cosiddetta Madonna del Prato, con il bambino addormentato. Dietro questo paesaggio naturalistico con attività antropiche e anche qui abbiamo un pastore addormentato che ha un aspetto un po’ selvaggio, quasi felino si riferisce evidentemente allo stadio dell'umanità primitiva prima della rivelazione. C'è un Ibis che lotta contro una vipera, che sta per la funzione salvifica della chiesa contro il demonio. È un paesaggio apparentemente molto naturale, però ha dei simboli non astratti. Dall’altra parte, invece, abbiamo la scena di questo contadino ammantato di bianco che conduce al pascolo le mucche. Sul fondo c'è una città pulita, Feltre.

L'assassinio di San Pietro da Verona

Giovanni Bellini, L’assassinio di San Pietro da Verona, c. 1507, London, The National Gallery. Qui il paesaggio ha un ruolo assolutamente predominante ed è un paesaggio molto particolare, questo bel bosco, un paesaggio selvaggio. Generalmente il paesaggio italiano è un paesaggio agrario, un paesaggio modellato dell'uomo, anche bosco, il bosco selvaggio era stato mantenuto in varie funzioni di confine con funzioni osmotiche con quello agricolo in un'economia integrata e pastorale, dove da una parte c'è l'allevamento e l'agricoltura e dall'altra c'è la caccia, e anche la raccolta del legname di questi boschi, quindi fa parte di un ciclo economico dell'uomo del Rinascimento, e quanto tale entra nell'iconografia, cioè nei dipinti. Qui viene raffigura un'iconografia cristiana medievale che è quella del martirio di Verona, San Pietro predicatore domenicano del 200 che viene ammazzato vicino a Milano nel bosco. Quello che è interessante in questo dipinto è che la scena iconografica dell'uccisione dei santi sul primo piano è praticamente riproposta rieditata all'interno della foresta dove i contadini stanno abbattendo dei tronchi. Nelle fessure delle accette gli alberi sono rossi perché sanguinano.

Il festino degli dei

Giovanni Bellini, Il festino degli dei, c. 1514, Washington, The National Gallery of Art. Il paesaggio è un paesaggio boscoso, selvatico, una sorta di vecchio bosco sacro agli dèi dell'antichità, dove si svolge questo festino. Le grandi querce, grandi piante coprono questa radura dove sono gli dèi. Il bosco è una sorta di luogo d'Arcadia. Non riconosciamo l'indicazione topografica precisa specifica non ci sono città, non ci sono attività antropiche, ma c'è soltanto questa chiostra di grandi alberi.

Predica di San Marco ad Alessandria

Gentile e Giovanni Bellini, Predica di San Marco ad Alessandria, 1504-07, Milano, Pinacoteca di Brera. Vediamo la figura di San Marco che predica sopra questo podio in una piazza di una città mistificata, un ibrido. Dovendo ricorrere alla suggestione esotica di una città dell'Egitto, che il pittore non poteva aver mai visto, porta l'idea della Basilica di Santa Sofia con i pinnacoli, le cupole e i portali della Basilica di San Marco di Venezia. Quindi San Marco, Santo protettore della città di Venezia si trova in Egitto e predica. Raffigurazione, diciamo immaginifica di Egitto è data da queste bellissime prospettive di palazzi color sabbia nette e geometriche che convengono su un incredibile edificio eclettico, inventato mettendo insieme la Basilica di Santa Sofia di Costantinopoli e San Marco aggiungendo dei contrafforti ad arco e anche elementi di invenzione.

Miracolo della Croce a Rialto

Vittore Carpaccio, Miracolo della Croce a Rialto, 1494, Venezia, Gallerie dell’Accademia. Ricchissima sceneggiatura di parata di popolo che attraversa sul vecchio ponte di Rialto fatto in legno. Oggi si trova un bellissimo ponte di marmo. Il vecchio ponte aveva le parti levatoie per permettere il passaggio delle navi. Nel quadro vediamo il passaggio della processione religiosa. Possiamo vedere un sacco di dettagli. Si vede bene nei quadri di Carpaccio, in tutte le sfumature di colore, negli spigoli, nelle nicchie, nelle bifore, nei camini, nelle torri, nelle prospettive, nelle guglie. Si vede il groviglio di movimenti di gondole sotto il cielo che trascolora. Lo scenario qui è un po’ esotico, fantasy, estremamente eclettico dal punto di vista della costruzione dei mondi architettonici.

Storie di Sant’Orsola

Vittore Carpaccio, Storie di Sant’Orsola, 1490-95, Venezia, Gallerie dell’Accademia. Qui viene raffigurata tutta una serie di storie complicate di questa Santa viaggiatrice. C'è qualcosa di Venezia, in queste marine affacciate sui porti. Albero maestro altissimo che si inclina, palazzi neo medievali, tutto folleggiante con stili diversi torrette circolari, non esagonali e quadrangoli. Questo stendardo segna in proporzione aurea l'inversione della narrativa, perché le persone sono in una direzione fino allo stendardo e poi si spostano, ma il punto è quello della proporzione aurea. Si vede una città di marmo con i trafori. Un po’ Gotica per i suoi cornicioni. Però ha queste cupole proprio come quelle veneziane. Però non è Venezia ma una città immaginaria.

In un'altra scena compaiono questi edifici in stile eclettico, con questo seggio sotto una sorta di tetto ottagonale e con colonne di marmi variegati. Qui si vede un interno spettacolare la ricognizione dei materiali marmorei e vetri dei lampadari in rame, pendagli di prismi rossi di cristallo rosso del lampadario. La zona permeabile tra interno esterno che si vede attraverso i varchi di luce radente che penetra per far risaltare gli infissi e poi fa percepire le profondità.

Due dame veneziane su un terrazzo

Vittore Carpaccio, Due dame veneziane su un terrazzo, 1490-95, Venezia, Museo Correr. Qui vediamo un terrazzo di marmo, una balaustra bassa, ci sono due donne: una seduta e l'altra con il braccio appoggiato con un fazzoletto. Questo dipinto è un piccolo sportello che ha delle cerniere su un lato, quindi probabilmente doveva chiudere qualcosa. In alto a sinistra sul parapetto c'è un vaso di ceramica bianca con i disegni floreali verde scuro o blu. Da questo, di fatto, lo stelo di un fiore che è tagliato si ritrova in un altro pezzo dello stesso dipinto.

Caccia in laguna

Vittore Carpaccio, Caccia in laguna, 1490-95, Los Angeles, The Getty Museum. Qui vediamo le barche nel secondo piano con cacciatori con l'arco che entrano alla folaga. È un documento rarissimo, importantissimo. Raffigura un'attività tipica. Replica un po’ la convergenza delle linee prospettiche delle barche, la migrazione delle anatre. Viene definita ogni attività umana all'interno di questo paesaggio che evidentemente è un paesaggio da tutelare. Anche lo sfondo è estremamente dettagliato, il riflesso delle barche nell'acqua e i pesci morti adagiati sul bordo di esse.

San Giorgio uccide il drago

Vittore Carpaccio, San Giorgio uccide il drago, 1502-07, Venezia, Scuola di San Giorgio degli Schiavoni. È stato affrescato per una scuola di pittura, San Giorgio grifone degli Schiavoni. Viene raffigurato questo Santo/Cavaliere che salva la Principessa uccidendo il Drago. Il paesaggio è estremamente diversificato. Ci sono degli edifici, di un eclettismo spudorato e dei dettagli molto macabri di tutti questi cadaveri, brandelli di umani distrutti dal drago a cui San Giorgio pone fine uccidendo la bestia. Un ambiente psichicamente molto diversa da quelli precedenti. È una sorta di gusto dell'orrido del dettaglio iperdisegnato. Della sorpresa epidermica.

Veneto felice: Giorgione, Tiziano, Veronese

La tempesta

Giorgione, La tempesta, 1500-1505, Venezia, Gallerie dell’Accademia. Dipinto di piccole dimensioni. Sono rappresentati una donna seminuda un po’ sgambettante, un po’ goffa, un paesaggio derubato con un po’ d'acqua, un uomo appoggiato a un bastone vestito senza una definizione precisa dell'abbigliamento, due colonne tronche. L'enfasi molto ampia viene data a questo squarcio paesaggistico sullo sfondo dove è rappresentato bagliore luminoso interpretato come un fulmine. La storia dell'interpretazione di questo quadretto è forse la più ampia di tutta la storia dell'arte occidentale, non conosciamo il soggetto di questo quadro che appare. Più votato dalla rappresentazione del fenomeno atmosferico di questo fulmine tra le nubi in questo cielo temporalesco che illumina il paese sullo sfondo, la vediamo proprio accesa con un bianco lunare dall'effetto di luce intensa che traspare tra le nubi. o, questo sembra essere. Il dipinto, quindi, è senza un vero soggetto, ma un dipinto che parla di questa nuova rilevanza al paesaggio piuttosto che all'agire umano che vi si svolge. L’interpretazione del quadro più realistica è che sia una specie di travestimento per una scena di Adamo ed Eva cacciati dal paradiso terrestre. Eva che deve allattare il figlio e Adamo che deve lavorare, quindi è raffigurato con un'asta che gli serve per il lavoro. La figura di Dio in questo caso è maledicente, non benedicente, sarebbe interpretabile nel fulmine che era fin dall'antichità al tributo di Giove e quindi per trasmissione iconografica passata.

Tre filosofi

Giorgione, Tre filosofi, 1508-1509, Wien, Kunsthistorisches Museum. Sono rappresentate tre figure di età ed etnia diversa. Uno con gli strumenti di misurazione, un altro con un foglio con delle iscrizioni astronomiche. Queste tre figure stanno radunate a cospetto di una grotta oscura da cui pendono radici e dove cresce un'edera. Metà del paesaggio del quadro è occupato da un vuoto. I tronchi di questo albero dividono la metà del dipinto e quindi abbiamo metà quadro, questa

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

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