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IL RAPPORTO CON L'ANTICO
Il Medioevo ha un rapporto costante con l'Antico, a partire
dall'abbondanza di testimonianze, infatti, si ha a disposizione edifici o
sculture - la pittura no, perché essa è andata perduta.
Dal punto di vista architettonico, la differenza tra l'architettura
romanica e quella rinascimentale è abbastanza sottile, al punto che
uno dei più gravi errori cronologici è quello di scambiare una chiesa
romanica per una rinascimentale. La differenza sta nel fatto che
nell'arte romanica, vi è un contatto molto ravvicinato con l'Antico, e il
Medioevo tende a copiare il singolo elemento, ma non a capirlo.
L'Antico è il repertorio tecnico, quindi l'idea di scolpire una lastra di
marmo mette gli artigiani medievali in "competizione" con i loro
predecessori dell'età Classica.
Poi c'è la questione iconografica: le varie maestà sono ispirate alle
rappresentazioni delle divinità sedute su uno scranno.
C'è un uso strumentale dell'Antico che noi possiamo notare nel riuso dei
materiali: si pensi ai due terzi degli elementi decorativi nel Duomo di
Pisa. Questi elementi non sono affatto riproduzioni, ma sono originali e
rilavorati i quali erano stati prelevati nei cimiteri, per esempio. Quindi
dietro un rilievo medievale vi sono verosimilmente delle iscrizioni
epigrafiche.
Se prendiamo un pezzo di tempio dedicato a Zeus o Iside e lo riutilizzo
per una chiesa cristiana, automaticamente si continua - abusivamente
- una tradizione, ma al contempo si segna una vittoria su un mondo
antitetico rispetto alla propria condizione religiosa.
Capitello tardoantico, V secolo, reimpiegato nella navata della chiesa
dei Santi Vitale e Agricola, complesso di Santo Stefano, XII secolo: uno
dei capitelli è un readymade. Tradizionalmente San Petronio, uno dei
primi vescovi di Bologna, opera una trasformazione della città,
cristianizzandola. Compie dunque un restyling cristiano.
Verosimilmente il complesso di Santo Stefano è stato costruito su un
tempio romano.
Nel Medioevo questo riuso dell'Antico ha varie funzioni: simboliche
(cristianizzazione); risparmio in termini dei costi dei materiali.
Saint Gilles du Gard , facciata XII secolo (triplo arco e sculture 1180
circa?): Il Romanico rivela in maniera molto chiara cosa guardavano gli
architetti del XII secolo.
In Provenza e nelle aree limitrofe è piena di siti archeologici romani (dai
templi ai teatri).
Saint Gilles è una tappa del pellegrinaggio di molti fedeli nel viaggio
verso Compostela.
Questo portico presenta degli archi semicircolari, presenta la struttura
dell'arco a triplice apertura; le colonne hanno un rapporto
dimensionale perfettamente proporzionali con le regole dell'antichità
classica; chi ha costruito questo portico e chi ne ha scolpito il fregio,
l'ha fatto come il fregio del Partenone. C'è un tasso di conoscenza e
cultura antica molto forte.
In questo caso non c'è stato un riuso ma una brillante assimilazione dei
modelli. Non abbiamo un riciclo di frammenti di età romana.
Pont du Gard , 19 a.C.: Si tratta di un ponte romano. Il sistema a doppia
arcata è tipica di tutti i grandi complessi di architettura idraulica.
Arco di Saintes , 19 a.C.: Gli archi trionfanti romani erano monumenti
singoli, oggetti a sè.
Natività
Nicola Pisano, , dal pulpito del Battistero di Pisa, 1257-60: Questi
complessi architettonici, cominciano a essere sempre più riccamente
decorati da sculture.
A Pisa se si visita il Campo Santo sono ancora oggi esposti decine di
sarcofagi romani. Molti di questi erano una palestra su cui potevano
formarsi gli scultori dal punto di vista iconografico.
La madonna sdraiata che si vede nel particolare in esame, è
fedelmente ricopiata dalla scultura di una matrona romana.
L'ARTE PALEOCRISTIANA E RAVENNATE
Quando si comincia a parlare veramente di Medioevo? All'inizio del IV
secolo viene realizzato l'Arco di Costantino dove inizia un'idea di
differenza. Siamo ancora in una fase in cui l'Impero è ancora vivo, ma
cominciano a esserci elementi che cambiano l'Impero: innanzitutto la
cristianizzazione, Costantino viene infatti venerato come una sorta di
santo ad honorem, sebbene vi siano dei dubbi sulla sua sincerità della
sua conversione.
Il progressivo percorso di emancipazione della religione cristiana è
molto lungo, ma l'Editto di Costantino del 313 garantisce la libertà di
culto dei cristiani. Si tratta di un culto che cambia completamente i
parametri e che per differenziarsi dalla tradizione pagana, insiste
molto di più sul suo carattere soteriologico. Ciò va a scardinare alcune
modalità percettive tipiche della cultura pagana dove vi era il culto
dell'eroe, del corpo, dove gli dei sono esseri perfetti e superiori, dove
l'arte deve essere un'imitazione della natura o un tentativo artificiale di
miglioramento della natura. L'altro grande fenomeno è che la centralità
di Roma sta diventando il mondo orientale: il bacino del Mediterraneo
inizia ad essere talmente importante e le forze centrifughe dall'italia
iniziano a essere così forti che l'Impero viene diviso in due. Quindi si
assiste alla nascita di due realtà che viviamo ancora.
Nel mondo orientale, si è molto più vicini alle culture del medioriente.
Roma inizia a perdere il legame con la tradizione classica pagana ma
anche con la romanità; quindi queste culture che vivevano nell'attuale
iran o iraq, cominciano a intaccare quella che è la lezione dell'antico.
Ciò accade progressivamente a partire dal III secolo.
Tondo adrianeo reimpiegato nell'arco di Costantino 130-38: è una scene
sacrificale, dove la divinità a cui si sacrifica è Zeus. I sacrificanti
assumono una posizione differente rispetto a zeus. C'è un'idea di
proporzionalità nell'anatomia, le pieghe delle vesti mostrano la postura
del corpo
Rilievo aureliani reimpiegato nell'arco di Costantino, 173-75: I piedi
suggeriscono una certa profondità. Il panneggio modello un'anatomia
coerente. Nel rilievo aureliano vi sono figure appena accennate in
secondo piano per dare l'idea che esse siano lontane.
Due fregi costantiniani dall'arco di Costantino, 315 ca: quello che
raffigura l'arte, non è più esattamente quello che vede l'occhio.
Incomincia a vedersi qualcosa di differente. LEZIONE DEL 11.10
Quei valori di adesione alla realtà che caratterizzano l’arte classica e
postclassica, iniziano a scollarsi. L’idea di una proporzionalità tra gli
elementi della composizione che è di tipo gerarchico, scardina la
prospettiva romana che è di tipo empirico → danno il senso dello
spazio attraverso alcuni escamotage; non praticano la prospettiva con
il punto di fuga centrale elaborata nel Quattrocento rinascimentale. Si
segue dunque, una prospettiva naturale, detta a “spina di pesce”.
La prospettiva romana tende più a come immaginiamo la
realtà → questa mentalità inizia ad allentarsi.
Per molto tempo l’arte di Costantino è stata detta “decadente”.
Gli accostamenti basati sulla ripetizione standardizzata (come a voler
dire: “siete tutti uguali di fronte a Dio”) sono dovuti al fatto che sono
percezioni visive diversificate che non costituiscono l’essenza della
realtà, ma sono fenomeni occasionali.
Testa bronzea di Costantino , IV secolo, Roma, Musei Capitolini → Gli
occhi con le pupille dilatate sono quelli fissi sbarrati ed
esageratamente aperti, va incontro all’idea che gli occhi siano lo
specchio dell’anima. Quindi gli occhi sono la porta all’anima di quella
persona.
La figura non ha più caratterizzazione, perchè non importa più
l’aspetto fisico.
Nella cultura classica la vicinanza al sacro era legata a un aspetto
estetico.
Nella cultura cristiana invece, il corpo inizia ad abbruttirsi, quindi si
abbandonano i canoni estetici.
Alla fine del IV secolo l’Editto del 313 viene implementato dall’Editto di
Tessalonica (380). Quindi tra il 310 e il 390 l’Impero si cristianizza
totalmente.
Base dell’obelisco di Teodosio , Costantinopoli, ippodromo, 390 ca →
Una delle costruzioni più iconiche dell’immaginario del mondo romano
è l’ippodromo, il quale aveva un asse, una sorta di turning point: si
correva verso una direzione, per poi girare attorno a un perno. Come
perno di questa struttura pubblica la tradizione prende un obelisco.
Quello di Teodosio è un obelisco egiziano. Questi - prodotto almeno
duemila anni prima - veniva letteralmente staccato e trasportato a
Roma e Costantinopoli.
L’obelisco viene poi dotato di un dado che riproduce una serie di scene
differenti.
Nel particolare in esame è raffigurato Teodosio che elargisce donativi
ai sudditi.
I militari e gli altri membri della corte sono ritratti a mezzo busto e sono
tutti uguali e alla medesima altezza.
Tanto più è importante è il rango di un personaggio, quanto più deve
avere un atteggiamento imperturbabile. Questo concetto nasce
proprio in questo periodo e che viaggerà nel corso dei secoli. Il sovrano
deve mostrare una certa atarassia, caratteristica dei ‘grandi’. É un
modo per elevarsi.
Nel particolare si vede che chi è importante è raffigurato in primo
piano, gli altri invece sono nella parte più bassa e anche più piccoli. É
una gerarchia intellettiva.
busto di donna
Pittore taroantico, , dal palazzo imperiale di Trier, ante
326 → Trier corrisponde a Treviri. La donna raffigurata apre uno
scrigno tirando fuori i gioielli. Si pensa però che l’immagine sia di tipo
allegorico, cioè la personificazione della virtù.
Da notare che la mano e il volto sono modellati secondo un’idea
naturalistica. All’altezza del collo si proietta l’ombra. Il chiaroscuro
danno il secondo delle singole dita e la posizione della mano.
La corona d’alloro è anch’esso un elemento naturale, realistico, così
come le perle.
L’elemento che invece non è collegato in maniera evidente alla realtà,
riguarda gli occhi, piuttosto grandi.
Due ritratti di Onorio , dittico di Anicio Probo, Aosta, Duomo, tesoro 406
→ In epoca repubblicana i comizi centuriati eleggevano i consoli. Anicio
Probo è console dell’Impero Romano d’Occidente e fa realizzare un
oggetto che tutti i consoli si facevano fare, cioè farsi rip