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L’INCERTEZZA DEL POETA

Allo stesso modo, in questa tela troviamo un

casco di banane ed un torso femminile, di quelli

utilizzati nelle accademie dagli artisti, su un

tavolo all’aperto. (1913)

COMPOSIZIONE METAFISICA

Qui vediamo due piedi in gesso, un uovo, un rotolo

ed una grande X sullo sfondo.

(1914)

LA STAZIONE DI MONTPARNASSE

Dipinto caratteristico del suo soggiorno Parigino, qui de Chirico si

concentra sulla rappresentazione di piazze, stazioni, torri in

mattoni con orologi, arcate e uomini in controluce con ombre

lunghissime. (1914)

ETTORE E ANDROMACA

In questa tela, viene rappresentato l’addio tra l’eroe troiano dell’iliade,

Ettore, e la sua amata prima della partenza al fronte. Le due figure sono

dei manichini spersonalizzati, hanno poco di umano, ma nel loro

abbraccio riusciamo comunque a vedere l’abbraccio di un uomo con la

sua amata prima di partire per il fronte. (1917)

IL GRANDE METAFISICO

Inquietante montaggio di oggetti, figure,

architetture. Rimanda all’uomo tornato dal fronte, sul cui corpo

orrendamente sfigurato, vengono aggiunte protesi o altri elementi

tecnologici. (1917)

LE MUSE INQUIETANTI

Vediamo il pavimento in legno fortemente

inclinato, una figura in primo piano con la testa di

un manichino avvolta da una veste bianca, un altro

manichino seduto su un cubo blu, con la testa posta si suoi piedi, al posto

della testa vediamo un oggetto nero tipico dei manichini. A terra una

scatola colorata rappresentata secondo una prospettiva invertita. In

secondo piano vediamo un'altra figura dagli aspetti più umani. Sullo

sfondo tre edifici del tutto distanti tra loro. Al centro il castello di Ferrara,

sulla sinistra una fabbrica, sulla destra un edificio rinascimentale. (1918)

LA PARTENZA DEGLI ARGONAUTI

È una scena mitologica che racconta la partenza degli Argonauti. Gli Argonauti, però, possiamo

solo immaginarli, in quanto sono appena salpati sulla vela che vediamo in lontananza. In primo

piano vediamo due atletici nudi, che rimandano all’uomo rinascimentale, un uomo anziano

seduto per terra in meditazione che ricorda quello di Giulio Campagnola ed una donna più in

lontananza. Lo spazio è cristallino, le nuvole sfilacciate e in prospettiva ricordano quelle

rinascimentali, è soprattutto rinascimentale la tecnica, in quanto non è ad olio ma a tempera

d’uovo. (1920)

CARLO CARRA’

MADRE E FIGLIO

Manichini, figure geometriche, termometri…

Chiaramente debitrice alle invenzioni di de Chirico. (1917)

LE FIGLIE DI LOTH Questo quadro ritrae due figure, una in piedi l’altra inginocchiata, che

ricordano i protagonisti di un’annunciazione. Al centro il levriero sembra

essere preso direttamente dalle storie di Gioacchino e Maria nella

Cappella delli Scrovegni a Padova, di Giotto.

A Giotto ci rimanda anche il paesaggio sullo sfondo, brullo e con forme

semplificate. (1919)

PINO SUL MARE

un'altra opera dal paesaggio semplificato, da evidente ascendenza

giottesca. (1921)

GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA METAFISICA

1918, un manichino, una bottiglia, una pipa. Pittura

cromaticamente fredda

NATURA MORTA 1923

Dipinta su una tela quadrata, ci sono sette oggetti tra i più comuni nelle case

italiane. Morandi non dipinge secondo la sua immaginazione ma deve avere

degli oggetti davanti per poterli rappresentare, per tanto all’interno delle

sue nature morte gli oggetti sono sempre gli stessi, bottiglie, caraffe,

lampade ad olio ecc.… Quello che cambia è solitamente lo stato di questi

oggetti, in quanto nei dipinti, con il passare del tempo li vediamo diversi o

ammaccati.

ARTURO MARTINI

IL DORMIENTE

Un gesso di un uomo dalle forme tonde e paffute

IL FIGLIOL PRODIGIO

Martini si era ispirato al gruppo scultoreo “la deposizione” eliminando la

figura del’ Cristo crocifisso e lasciando queste due figure

MARINO MARINI

L’ANGELO DELLA CITTA’

Un cavallo punta dritto davanti a sé, al di sopra c’è un uomo. Per questa scultura si è ispirato ad

una foto che era stata scattata a lui su una scultura di un cavallo. La persona sul cavallo ha le

braccia aperte e i pugni serrati, la testa verso l’alto, sia il cavallo che l’uomo sembrano essere

percorsi da una scarica elettrica.

MILANO GRUPPO NOVECENTO (MARIO SIRONI, ACHILLE FUNI)

MARIO SIRONI

L’ALLIEVA Vediamo il busto di una giovane donna, seduta in posizione composta, le

braccia incrociate, alle sue spalle una statua, ai lati un vaso ed una squadra.

Dalla finestra sul retro scorge una piramide. Il tutto dà la sensazione di

ordine, misura e controllo.

L’ARCHITETTO

Opera esposta con l’allieva, costruzione plastica e chiaroscuri netti.

L’ITALIA CORPORATIVA (1936) Opera esposta all’esposizione universale di Parigi, rappresentava

l’Italia fascista. Al centro una matrona con una veste bianca che

rappresenta la nazione, che dà gli ordini con la sua mano sinistra.

Tutto intorno uomini, cavalli, aquile e scorci d’architettura

riempiono il resto della tela. Con questa tela si voleva dare

un’allegoria di un buon governo fascista; corporativa è un

termine fascista.

ACHILLE FUNI

LA TERRA (1921) Questo quadro è un’allegoria, la rinascita della terra dopo la guerra,

per farlo ha ripreso Lavinia, di Tiziano.

Una donna che solleva un piatto con della frutta e dei fiori, sul retro

vediamo gli interni di una casa moderna.

L’AEREOPITTURA nasce intorno al 1927, a questa tendenza diede vita la seconda generazione

futurista. Il manifesto dell’aeropittura esce nel 1929, firmato da Marinetti, Balla e Depero

FILIPPO DE PISIS

LA LEPRE (1933)

Nel contesto di questa tela abbiamo il pittore appena tornato dal

mercato di Parigi, sul tavolo c’è una lepre morta, è morta da poco in

quanto c’è il sangue ancora vivo che fuoriesce. Sul tavolo sono

presenti anche degli occhiali da sole con il filo ed un cartiglio con la

firma dell’autore.

ALBERTO SAVINIO

RUGGERO E ANGELICA (1931)

Sono due personaggi dei poemi di Boiardo e Ariosto, Savinio rappresenta Angelica in una posa

ripresa da un quadro di Correggio, Ruggero con una spada in mano, la testa di un gallo.

Entrambi i personaggi hanno le dimensioni dei corpi sproporzionate, rispetto alla narrazione

storica è assente l’ippogrifo.

ANNUNCIAZIONE (1932)

Vediamo la vergine seduta con il volto di un pellicano, animale che nel

medioevo era stato simbolo di Cristo. Un gigantesco angelo appare

all’esterno di una finestra sghemba.

NUOVA OGGETTIVITA’ IN GERMANIA: PITTURA TEDDESCA DOPO L’ESPRESSIONISMO. (dopo la

Prima guerra mondiale, George Grosz, Otto Dix, Rudolf Schilchter, Christian Schad)

GEORGE GROSZ

ECLISSI DI SOLE (1926)

In questo quadro, vediamo un ambiente dall’aria poco rassicurante, una

prospettiva instabile. Alcune parsone sedute intorno ad un tavolo. Una

figura che rappresenta il presidente Hindenburg detta l’agenda ai propri

uomini, che si apprestano a prendere appunti ma sembrano delle

marionette in quanto privi della testa. Il presidente prende ordini da

un’altra figura che ha sottobraccio delle armi e un treno, che rappresenta

l’industria pesante appena arricchita dalla guerra. Sul tavolo c’è anche un

asino con i paraocchi, che rappresenta il povero e umiliato popolo

tedesco. Si tratta di un quadro che dipinge nel migliore dei modi la scena

politica del tempo.

È un altro dipinto di Grosz, una feroce allegoria che mostra il panorama dopo la Prima guerra

mondiale, le città verranno arse dalle fiamme, il cielo sarà grigio perché il sole non illuminerà né

scalderà, in quanto eclissato da un enorme dollaro che rappresenta il capitalismo.

GIORNATA GRIGIA (1921)

OTTO DIX

ALLA BELLEZZA (1922)

In questa tela la realtà è fedelmente descritta, i contorni delle figure dati da

un tratto sottile e nervoso esaltano la scena identica alla realtà, tanto da

creare una sensazione di turbamento a chi lo guarda.

TRITTICO DELLA GUERRA (1929-1932)

È formato da tre parti che riguardano la guerra ma rimandano

alle scene della Passione.

Sulla sinistra abbiamo gli uomini che si dirigono al fronte, che

ricordano la salita al Calvario.

Sulla destra un soldato che sorregge il corpo di un compagno

senza vita, che ricordano la Deposizione.

Mentre al centro una scena che rimanda alla Crocifissione.

RITRATTO DI SYLVIA VON HARDE (1926)

Il pittore ritrae una donna anticonformista, la “nuova donna” della

politica di Weimar, dai tratti androgini e libera dalle convezioni. Il colore

del volto bianco, un monocolo, fa contrasto con la parete rossa. Capelli

corti, sigaretta esibita, la sua posizione esalta l’apatia del personaggio,

nessuno aveva mai presentato una donna in quel modo prima di allora.

CHRISTIAN SHAD

AGOSTA, L’UOMO ALATO, E RASCHA, LA COLOMBA NERA (1929)

In questa tela vediamo un uomo e una donna che si guadagnano da vivere lavorando come

attrazione pubblica. Agosta è affetto da una deformazione del torace, Rascha viene dall’africa.

È particolare il modo in cui vengono rappresentati nella tela, in quanto l’uomo giunge con la

testa al filo della tela superiore, mentre il corpo della donna, seduta a terra, continua in basso.

Entrambi gli sguardi danno l’impressione di fissare lo spettatore, lo sguardo della donna con le

palpebre calate segno di torpore, i colori sono acidi e smaltati.

(Dopo

SURREALISMO gli anni 20 del 900, Salvador Dalì, Renè Magritte, Joan Mirò, Francis

Picabla, Andrè Masson, Marx Ernst)

Diversamente dalle altre esperienze, il surrealismo non si è vincolato come uno stile unico, lo si

può definire un discendente del Dadaismo, in quanto libero da ogni forma di stile e da una

tecnica ben precisa.

Il surrealismo si confronta con campi come la politica, la psicologia, le scienze moderne e quelle

antiche.

SALVADOR DALI’

IL SOGNO (1937) “Di notte l’inconscio sale in superficie, non si palesa in modo limpido

ma richiede di essere interpretato”

LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA (1931)

VOLTO PARANOICO (1935)

Realizzata nel metodo “paranoico-critico”, si trattava di immagini che

assumevano aspetti diversi a seconda di come venivano guardate. In

questa è rappresentato un semplice paesaggio con dei beduini, nel

momento in cui giriamo la tela di 90 gradi, vediamo un volto femminile

in stile picassiano.

VENERE A CASSETTI (1936)

Si tratta della riproduzione di una statua, la celeberrima Venere di Milo.

Dalì tratta la statua come se fosse un mobile, aggiungendole dei cassetti

Dettagli
A.A. 2023-2024
45 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francescamar03 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Repishti Francesco.