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IL CALCESTRUZZO ARMATO NELLA TRADIZIONE FRANCESE

L’impiego del calcestruzzo non nasce nell’800, già Vitruvio ne parlava nei suoi scritti, si tratta di una tecnica

comune nel mondo romano soprattutto in epoca imperiale e pare che Vitruvio faccia un riferimento molto

criptico riguardo l’inserimento di cancelli di ferro all’interno del calcestruzzo facendo pensare che esistesse

l’idea di un’armatura metallica all’interno dei conglomerati cementizi. In ogni modo il calcestruzzo armato

viene sperimentato in maniera consapevole agli inizi dell’800, nella realizzazione di vasi da fiori, e quindi il

fatto di realizzare degli stampi in conglomerato cementizio con delle casseforme in legno che grazie

all’inserimento di barrette metalliche ne aumentavano la resistenza a trazione. Bisogna tuttavia aspettare

diversi decenni prima che ci si renda conto delle potenzialità costruttive ed estetiche connesse a questa

tecnologia; uno dei motivi dell’introduzione nell’ambito architettonico riguarda la divisione tra la funzione

di ingegnere e di architetto: nel 1871 viene fondata l’”Accademia di Architettura”, e fino a quel momento

gli architetti costruiscono edifici ma anche infrastrutture; nel 1745 vengono fondate le “Scuole Nazionali di

ponti e strade” e nel 1746 il “Genio Militare” (che specializza nella costruzione delle fortezze), la

separazione continua a persistere fino alla caduta nel 1793 dell’Ancient Regime quando viene chiusa

l’Accademia d’Architettura (perché considerata troppo legata alla monarchia) e nel 1794 viene costruito

l’“Ecole Polytechnique”, che unisce in un’unica istituzione architettura e ingegneria. Nonostante ciò, nel

1803 con Napoleone si separano nuovamente le due competenze e l’Ecole de Polytechinique serve

unicamente per formare gli ingegneri, mentre per gli architetti viene costruita l’”Ecole des Beaux-Arts”. Da

qui in poi le due strade saranno sempre separate. Successivamente si comincia a sperimentare un nuovo

tipo di materiale: “Le Beton Armè” ovvero il calcestruzzo armato, che segna il definitivo distacco tra il

mestiere dell’ingegnere e quella dell’architetto. Si tratta di un conglomerato cementizio in cui viene

immersa un’armatura in metallo; siccome la pietra funziona bene a compressione, ma male a trazione, e il

metallo si comporta bene a trazione, mettendo insieme le due tecniche: cioè un armatura in metallo posta

interna al calcestruzzo, il materiale riesce a resistere in modo ottimale compressione (per mantenere

carichi che provengono dall’alto e vanno verso il basso, forza di gravità) e a trazione contemporaneamente;

il nuovo materiale permetterà quindi di costruire strutture che una volta venivano realizzate solo in acciaio.

Il calcestruzzo presenta però altri vantaggi, il cemento infatti godeva della possibilità di preservare la

struttura dal fuoco, mentre il ferro migliorava il comportamento statico ed elastico supportando il

momento flettente più forte al centro delle travi e negli incastri.

Al tempo questa sembrava una tecnologia quasi miracolosa, e comincia

immediatamente e riscuotere un enorme successo, soprattutto dopo che François

Hennebique (1842-1921) aveva brevettato in Francia il cosiddetto “Sistema

Hennebique” di realizzazione della struttura a telaio, si tratta di un brevetto che

permette di ottenere il rapporto migliore tra le parti in metallo e in cemento, indica

inoltre le forme più ottimali da impiegare per avere migliori performance strutturali

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al prezzo più conveniente. Si tratta di un sistema con montati e travi e solette, che pensati in calcestruzzo

permettevano di realizzare membrature più snelle, luci più ampie e la possibilità di usare ampi sbalzi. Ma

questa tecnologia in particolare aveva come conseguenza la possibilità di accelerare i tempi di costruzione

grazie alla prefabbricazione. Questa tecnologia godeva inoltre di possibilità figurative, che già Hennebique

stesso aveva intuito, poteva cioè essere lasciato a vista ed una volta asciugato si presentava come una

materia solida lapidea e poteva essere rivestito con materiali tradizionali. Hennebique aveva sperimentato

le potenzialità architettoniche di questa tecnologia costruendo la propria

casa Maison Hennebique (1901-1903); nel corso della storia

dell’architettura si avrà modo di vedere altre volte questa figura di

architetto che usa la costruzione della propria casa come manifesto della

propria architettura, in questo caso anche a scopo di lucro per spingere gli

architetti ad adottare il suo sistema. Dalla sua casa si può vedere come lui

avesse già capito che grazie al calcestruzzo armato si potevano costruire

delle pareti vetrate in cui il telaio non era di metallo ma di calcestruzzo ma soprattutto che era possibile

realizzare grandi strutture a sbalzo, come per le terrazze o il giardino pensile.

Visto il successo, il brevetto viene venduto in diverse nazioni, un

esempio è il Ponte del Risorgimento sul Tevere a Roma, di Giovanni

Antonio Porcheddu e Hennebique, che è il primo ponte in calcestruzzo

armato realizzato in Italia (1911) e dimostra che risultato figurativo

poteva avere una tecnologia che rendeva leggere le strutture, permettendo anche di realizzare ponti con

una grande luce tramite un’unica arcata a sesto molto ribassato.

Lo stesso Porcheddu è l’ingegnere che insieme a Giacomo Mattè Trucco, nel

1915-22, progetta lo Stabilimento Fiat del Lingotto a Torino, che era stato

pensato come una fabbrica dove si costruivano auto secondo il principio della

catena di montaggio inventato in America da Taylor e Ford. La catena di

montaggio è quel principio secondo il quale non si costruisce un manufatto tutto

insieme, ma il montaggio del manufatto viene suddiviso in fasi che vengono realizzate in un circolo

continuo che parte dai materiali primari e termina con il manufatto terminato e collaudato. Questa idea del

circolo trova un’espressione architettonica in un’edifico fatto sostanzialmente a spirale, si tratta di un

edifico sviluppato in lunghezza, dove il processo inizia a piano terreno, si sviluppa nel primo anello, sale al

piano superiore, e va avanti fino ad arrivare all’ultimo piano dove l’automobile conclusa viene collaudata

nella pista di colludo che costituisce il tetto. È difficile trovare una migliore espressione di funzione che si

traduce in forma, è un edificio che è la traduzione spaziale della catena di montaggio; ed è il processo

costruttivo del manufatto che detta la forma e le proporzioni dell’edificio. Un edifico di

questo tipo ha anche altre funzioni, gli operai devono infatti mangiare, queste attività

secondarie vengono svolte in corpi trasversali, che uniscono la vera e propria catena di

montaggio con una serie di ambienti esterni che sono gli ambienti direzionali della FIAT.

Tutto questo è possibile solo grazie al calcestruzzo armato, che permette la costruzione

delle rampe elicoidali, e che permette di ridurre al minimo la struttura. Il “Lingotto” ha

uno straordinario successo nel contesto architettonico del periodo, addirittura da

provoca re l’entusiasmo di Le Corbusier.

L’impiego del calcestruzzo all’interno degli edifici dava la possibilità di coprire grandi spazi in modo

vantaggioso; infatti, non è un caso se con lo stesso sistema si cominciano a costruire le torri di

raffreddamento iperboliche e gli hangar per i dirigibili.

Ma sarà soprattutto Auguste Perret, ingegnere ed architetto, che porterà alle estreme conseguenze le

possibilità artistiche del nuovo materiale, mettendo in vista il calcestruzzo nello stesso modo in cui la Scuola

di Chicago aveva messo in vista l’acciaio nei propri grattacieli. Auguste è convinto che l’adozione di questa

tecnologia risponda a quelle esigenze di onestà strutturale di cui parlava Viollet-le-Duc. Quest’ultimo aveva

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infatti teorizzato che l’onestà strutturale che era così chiara nelle strutture gotiche, era possibile farla

rivivere nell’architettura contemporanea tramite l’uso della tecnologia del vetro e del metallo. Perret dice

che anche il calcestruzzo si presta bene a realizzare delle strutture che possono fare a meno di tutti gli

orpelli decorativi ecc... Ecco che perciò il calcestruzzo armato si propone come la tecnologa del futuro, in

grado di risolvere i problemi connessi alla crisi degli stili, e dunque dare una risposta alternativa a quella

data dall’Art Nouveau. Nel 1902 Auguste Perret interrompe gli studi ed entra nell’impresa paterna, in cui

lavora anche il fratello Gustave, diventando contemporaneamente architetto non laureato ed

imprenditore. Ciò su cui lui interviene prima tutto sono le facciate, la facciate degli edifici nel metodo

classico sono scandite da colonne e lesene, prive di qualsiasi funzione strutturale; con il calcestruzzo

armato la parete diventa un’ossatura funzionale, tamponata con materiali non portanti, e di conseguenza la

facciata, in questo modo, corrisponde alla realtà della costruzione, ovvero si può mettere in pratica l’idea di

onestà strutturale postulata da Viollet-le-Duc. Inoltre, all’interno, l’adozione del calcestruzzo armato

permette di lasciare libere ampie aperture e soprattutto di svicolare le pareti divisorie all’interno

dell’edifico dal loro ruolo strutturale. Perret è anche teorico, e sostiene la necessità di ricompattare quelle

due culture costruttive che prima di allora erano rimaste divise, ovvero quella dell’ingegnere e quella

dell’architetto. Quello che fa nel suo mestiere non è solo l’architetto o l’ingegnere, perché il suo ruolo è

quello di costruttore. Perret dice che l’ossatura è importante perché essa sta all’edifico come lo scheletro

sta all’animale, allo stesso modo l’edifico dovrà essere equilibrato, ritmato, simmetrico. Se la struttura non

è esteticamente degna di stare in vista, allora l’architetto non ha risposto bene alla propria missione. Questi

concetti vengono messi in pratica tra il 1902 ed il 1914 con una grande varietà di edifici che spaziano dalle

case private ai condomini.

In questa lunga attività fatta di molteplici edifici il più importante, in cui collabora anche il fratello, è

sicuramente la Casa d’appartamenti in Rue Franklin 25 bis. Situata in un lotto

tipicamente stretto e che permette di sviluppare in altezza le facciate; l’edificio di sei

piani, è costruito rompendo la bidimensionalità delle facciate, questa è la prima novità:

si tratta infatti di una facciata tridimensionale costituita dalla struttura vera e propria,

realizzata quindi seguendo quel princip

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
168 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher richard.otto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Guidarelli Gianmario.