Muovendo da tali considerazioni, il presente capitolo prende ad esame la
nozione di fair value licenziata dallo IASB nell’IFRS 13.
fair value
IFRS 13 e nozione di
L’IFRS 13 nasce per fornire una definizione più puntuale di fair value, da un
lato, e migliorare la coerenza tra i vari standard che ne fanno uso, dall’altro;
con l’entrata in vigore dell’IFRS 13, quindi, tutte le volte che un principio
prevede una valutazione al fair value (richiesta o consentita), ci si dovrà rifare
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fair value “il
a tale documento. Per cui, il viene definiti dall’IFRS 13 come
prezzo che si percepirebbe per la vendita di un'attività (asset) o che si
pagherebbe per il trasferimento di una passività (liability) in una regolare
operazione tra partecipanti al mercato alla data di valutazione ”. In questa
definizione sono quattro gli aspetti fondamentali che vengono affrontati: si
attività passività
parla innanzitutto di e (approccio patrimonialista, non si
normale
guarda a costi e ricavi, ma al patrimonio); la transazione è (o
effettuata tra partecipanti al mercato,
ordinaria); tale transazione viene prezzo,
bisogna quindi capire quando c’è un mercato; ultimo aspetto è il ossia il
valore che diamo/riceviamo. Nel dettaglio:
1. attività e passività (oggetto di valutazione): si stabilisce innanzitutto che,
nel definire l’oggetto di
valutazione, devono essere
precisate le caratteristiche che gli
operatori del mercato ritengono
rilevanti rispetto al prezzo offerto o
richiesto (ad esempio ubicazione
ed eventuali restrizioni alla
vendita); poi il concetto stesso di
ASSET e di LIABILITY, che sono di
volta in volta stabilite dai singoli
standards: a seconda del tipo di
standard possono essere di un tipo
o di un altro (se riguarda beni
immobili, asset di attività agricole,
estrattive…). Esse tengono conto
dell’oggetto per il quale interessa
ottenere un riscontro nelle concrete transazioni di mercato: per cui, a
volte si prende in considerazione un elemento patrimoniale singolo
(stand alone), altre volte si utilizzano insiemi di elementi patrimoniali
cash generating unit
chiamati
2. la transazione deve essere “normale” e deve avvenire sul mercato
principale o, in mancanza di questo, sul mercato “più conveniente”, per
cui se non c’è il mercato principale si cerca il mercato più vantaggioso
3. il prezzo di mercato impiegato alla base della determinazione del fair
value non deve ricomprendere i costi di transazione ma, viceversa,
includere quelli di trasporto dal mercato di riferimento
fair value
Il delle attività non finanziarie e delle passività
Ai fini di una concreta applicazione del fair value, si deve distinguere tra attività
finanziarie e non finanziarie; ovviamente, nel momento in cui parliamo di
attività non finanziaria, il fair value è molto più complesso: secondo l’IFRS 13
“la misurazione del fair value di un’attività non finanziaria considera la
capacità di un operatore di mercato di generare benefici economici impiegando
l’attività nel suo massimo e migliore utilizzo o vendendola a un altro
operatore di mercato che la impiegherebbe nel suo massimo e migliore
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utilizzo”, possiamo considerare quindi attività non finanziarie ad esempio
terreni o beni immobili che si possono far valutare da un perito tecnico, da
ingegneri… (per le attività finanziarie è più semplice in quanto valgono le
condizioni contrattuali).
Il concetto di massimo e migliore utilizzo, secondo il documento, va inteso
come il maggior valore ottenibile sotto forma di benefici futuri (il miglior uso è,
in altri termini, quello che massimizza il valore di tali benefici); si tratta
pertanto di confrontare ipotesi alternative di utilizzo dell’asset: come elemento
utilizzo in combinazione)
di una coordinazione produttiva ( oppure come una
risorsa destinata isolatamente allo scambio con una controparte interessata a
(utilizzo autonomo).
rivenderlo o a consumarlo C’è anche una seconda ipotesi
valutativa del concetto di massimo e migliore utilizzo, che fa riferimento alla
circostanza che il (massimo) fair value derivi dal potenziale ricavo di vendita
autonoma dell’asset a un operatore di mercato intenzionato e attrezzato (il
exit price,
cosiddetto ossia il prezzo a cui puoi vendere quel bene per produrre
dei ricavi).
Per le passività, la determinazione di fair value si fonda sull’ipotesi di accollo
da parte di un terzo, dietro corrispettivo e in un libero scambio di mercato,
dell’obbligazione che fa carico all’entità (è stata respinta l’ipotesi di
determinazione del fair value delle passività ancorandolo al corrispettivo che
dovrebbe essere erogato dal creditore per ottenere l’estinzione anticipata
dell’obbligazione). Nell’ipotesi in cui non sia tecnicamente possibile attingere
informazioni sul “mercato dei trasferimenti di debiti”, se esiste un mercato per i
corrispondenti assets detenuti dalla controparte (il creditore o il socio), è
possibile fare riferimento ai prezzi che si formano sul mercato per lo scambio di
tali attività; ove il termine di confronto sia un asset simile ma non del tutto
identico alla passività, occorre però operare le necessarie rettifiche:
spicca tra queste la rettifica che occorre operare per tener conto del
diverso merito creditizio (rating) della entità specifica che procede alla
valutazione a fair value e quello dell’emittente i tioli scambiati sul
mercato
allo stesso modo, se lo strumento scambiato sul mercato gode di una
garanzia prestata da un terzo che, viceversa, manca per la passività o lo
strumento di capitale da valutare, il fair value di quest’ultimo andrà
valutato in diminuzione fair value
Metodologie estimative e gerarchia del
L’IFRS 13 legittima l’impiego di tecniche estimative per le ipotesi di
determinazioni di fair value che non possano fare affidamento sul diretto
riscontro con mercati di riferimento. Si prescrive che, laddove tale strada è
praticabile, al fine di conferire il massimo grado di oggettività al risultato
valutativo, occorre massimizzare l’impiego di input osservabili, a discapito di
quelli non osservabili. Sono ritenuti accettabili approcci estimativi basati:
sul mercato (market approach)
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sul costo (cost approach)
sull’attualizzazione dei flussi attesi (income approach)
Il fondamento logico dell’approccio di mercato sta nello studiare profili di
similarità tra transazioni osservabili avvenute sul mercato e quella ipotetica
avente ad oggetto lo specifico elemento patrimoniale da valutare al fair value.
Ciò consente di identificare le determinanti di valore e la relazione quantitativa
con i prezzi, da applicare poi al caso specifico.
Il cost approach quantifica il fair value di un asset sulla base dei costi che
occorrerebbe sostenere per procurarsi la disponibilità di capacità di servizio
simili a quella oggetto di valutazione. Il fondamento logico di tale parametro
risiede nella considerazione che il generico acquirente sarebbe disposto a
pagare quell’asset non più di quanto gli costerebbe acquistarne un altro, dal
suo punto di vista equivalente.
L’income approach si fonda sull’assunto che un’attività vale in funzione dei
flussi riconducibili alla sua presenza, del grado di incertezza che caratterizza
tali prospettazioni e della collocazione temporale dei medesimi flussi attesi. La
determinazione dell’income approach presuppone l’applicazione di un
procedimento di calcolo di valori attuali.
Nel caso di valutazione a fair value di un asset acquistato sul mercato, l’IFRS 13
raccomanda di utilizzare il prezzo di acquisto per calibrare la metodologia
estimativa. Il presupposto logico di tale prescrizione sta nella ipotizzata
tendenziale attività tra costo sostenuto e fair value al momento dell’acquisto,
che, a sua volta, presuppone l’esistenza di un mercato attivo ed efficiente. Per
quanto l’IFRS 13 tenti di dettare regole molto minute in tema di fair value,
questo è sempre il risultato di una stima e, come tale, caratterizzato da una
oggettività limitata. Nel principio si fa dipendere il livello di oggettività del
risultato della stima alla qualità degli input di cui essa si avvale. In particolare,
lo si lega al grado di osservabilità degli input stessi, ritenendo che proprio tale
aspetto sia particolarmente rilevante rispetto al grado di affidabilità raggiunto.
tre livelli qualitativi
Vengono caratterizzati degli input e delle conseguenti
determinazioni di fair value:
1. gli input di Livello 1 sono le quotazioni accessibili su mercati attivi per
elementi patrimoniali identici a quello da valutare a fair value. Il più
probabile campo di applicazione del primo livello è costituito dalla
valutazione degli strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati:
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ad esempio ho l’oro, il valore dell’oro aumenta e aumenta il valore
(fortissimo)
2. gli input di Livello 2 sono tutti quelli osservabili ma diversi dalle
quotazioni su mercati attivi. Vi rientrano tipicamente: le quotazioni su
mercati attivi per elementi patrimoniali simili a quelli da valutare, e le
quotazioni su mercati non attivi per elementi patrimoniali identici o simili;
ad esempio, ho obbligazioni non quotate di un’azienda che produce
elettricità, che valore hanno? Si va a vedere un’azienda di dimensioni
simili che fa lo stesso tipo di attività, oppure, se le obbligazioni sono di
un’azienda non attiva in un mercato che fa scambi (fair value non tanto
forte)
3. gli input di Livello 3 sono tutti quelli non osservabili. Si tratta di una
categoria residuale, destinata ad accogliere un elenco di fattispecie molto
ampio, considerate le significative restrizioni imposte perché una
determinazione di fair value sia collocata al Livello 1, ma anche al Livello
2. Vi rientrano casi in cui occorre elaborare stime circa entità e
collocazione temporale dei flussi futuri reddituali/finanziari, oltre che sulla
probabilità di verificazione degli stessi; ad esempio, ho costruito questo
bene e, secondo me, vale tot, bisogna dare spiegazione molto
approfondite (immobilizzazioni immateriali)
Disclosure
Cosa bisogna scrivere in bilancio? Le informazioni oggetto di disclosure devono
supportare gli utilizzatori dei prospetti di bilancio nella valutazione dei seguenti
aspetti:
in tutti i casi in cui le attività e le passività, in mo
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