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TRANSIZIONE ALLA GENITORIALITÀ

Diventa importante considerare il costrutto di transizione alla genitorialità: i genitori, come adulti più o meno

adattati, utilizzano delle strategie funzionali. Cramer, quindi, comincia a prestare tanta attenzione al processo di

transizione alla genitorialità.

Si va a lavorare con l’adulto, non tanto come adulto, MA come genitore: un adulto potrebbe andare in terapia

perché fa fatica a gestire questo nuovo ruolo.

È una transizione perché non termina nel momento in cui nasce il bambino: è anche un cambiamento di ruolo e

di prospettiva. Il processo di transizione alla genitorialità è composto da tante fasi che possono andare ad attivare

diversi compiti/funzioni genitoriali, che possono andare a richiamare elementi del passato e avere uno sguardo

verso il futuro.

È, quindi, un insieme di processi che avvengono nel momento in cui un individuo diventa madre o padre. È un

concetto molto ampio: ad oggi, parliamo anche di perinatalità, includendo il periodo dal concepimento alla

nascita. C’è uno spazio fisico e mentale per il bambino anche prima della nascita.

Tra il momento in cui si ha la consapevolezza del desiderio di genitorialità e il momento in cui realmente

succede, può passare molto tempo. Agli psicologi interessano tutti i processi psicologici legati ai vissuti dei

soggetti.

C’è un profondo rimaneggiamento di vissuti e rappresentazioni dell’individuo: possono essere rilevanti, anche

per il tipo di genitorialità che si può incontrare (Esempio: coppia infertile, coppia che si scopre in attesa non

cercando/desiderando il bambino, genitorialità che nasce da eventi traumatici).

L’aspetto dei vissuti è legato al rimaneggiamento. Potrebbe esserci qualcosa che riguarda il passato dei genitori:

tutto quello che ha incuriosito gli adulti nel diventare genitori, nel momento in cui si è nel processo, si va a

riattivare. È un processo normativo che richiede una serie di fattori.

Di fronte ad una transizione alla genitorialità, ci si attente un certo tipo di vissuti che, però, potrebbero non

essere così idilliaci come si pensa: sia nel pre che nel post.

C’è anche un gap fisico: secondo la letteratura, la donna diventa madre quando è incinta, l’uomo diventa padre

quando nasce il figlio. La gravidanza fisica porta la donna a sentire prima la gravidanza, l’uomo, per quanto

possa essere coinvolto, fisicamente, la vive diversamente: anche dal punto di vista ormonale.

Rappresentazione di sé come genitore

È la rappresentazione riguardo al sé adulto: si inizia a vedere come genitore. In questo passaggio, quindi, si va

ad affrontare una situazione di lutto: si perde la rappresentazione di sé come figlio e si inizia a vedere come

genitore.

Se c’è qualcosa di non rimaneggiato, i vissuti precedenti non elaborati vengono a galla: ogni volta che, come in

questa transizione, si vanno a modificare degli assetti, fanno stare male la persona. A volte si sente uno stato di

inquietudine che non si sa neanche da dove proviene.

C’è un senso di perdita dell’onnipotenza: bisogna prendersi cura del bambino.

È un adattamento normativo e, non patologico, e può essere risolto in maniera adattiva quando si perde un ruolo

e si deve transitare verso un ruolo nuovo che non si conosce: si vanno a cercare dei modelli che il soggetto avrà

esperito direttamente, da una parte, verso i genitori, dall’altra, verso il bambino.

L’acquisizione del ruolo genitoriale fa riscoprire in sé caratteristiche dei propri genitori: si scopre qualcosa di

familiare, si è molto curiosi e ci si riscopre più simili ai propri genitori di quanto in realtà si credeva di essere.

Ci possono essere due esiti successivi a questa riscoperta:

- Mutamento ben accolto: sostiene l’attività genitoriale. Ritorna sui processi e li rielabora, magari con

un’ottica diversa, essendo dall’altra parte. Anche se la situazione genitoriale non è stata positiva,

possono esserci delle rielaborazioni come quella di Speranza (Il passato è stato difficile MA si

comprendono le difficoltà che il genitore ha dovuto passare).

- Mutamento inquietante: genera sentimenti di estraneità e costringe l’adulto ad identificarsi con i peggiori

difetti dei genitori di un tempo. Quando un genitore non viene considerato positivo è doloroso per

l’adulto rivedersi simile a lui: questo genera insicurezza alla percezione di un sé che non si riconosce

perchè troppo simile a qualcosa che detesta.

Rappresentazioni del bambino

Ogni bambino è ricettore di ogni movimento che viene svolto.

Il bambino, ancora non c’è, MA le rappresentazioni iniziano già ad attivarsi e proiettarsi:

- Bambino immaginato: si ha un processo e, quindi, una serie di rappresentazioni del bambino

immaginato. Come piacerebbe alla madre che fosse suo figlio, come sarà, come si comporterà. È come

sposarsi con uno sconosciuto: è giusto, infatti, che si creino delle aspettative/fantasie.

- Bambino fantasmatico: si è al di sotto della consapevolezza. È frutto di tutti i movimenti e

rappresentazioni molto forti e potenti che sono avvenuti nella storia del genitore, che andranno, poi, ad

influenzare il legame con il bambino: verranno assorbiti dal bambino quando rivedrà il genitore con i

suoi occhi. Ci sono questa serie di sensazioni, preconsce e inconsce: sono tutti i movimenti normali che

servono a dare un significato al bambino.

- Bambino reale: quando il bambino nasce ed espone le sue caratteristiche, diventando immediatamente

dotato di intenzioni e inclinazioni. Il bambino nasce: potrebbe rispecchiare alcune rappresentazioni che

i genitori hanno avuto. I pazienti devono iniziare ad integrarle con il grado di realtà: potrebbero essere

molto simili MA anche molto diverse. Durante la gravidanza si parla anche di trimestri psichici e non

solo fisici: si affrontano delle situazioni molto difficili che devono essere integrate con quello che il

bambino è.

Avere un bambino è un grande investimento, che porta ad un’immaginazione e ad una fantasia a riguardo. Da

una parte, quindi, è la totale proiezione delle imago infantili genitoriali sullo schermo. Per il bambino, questo

grande investimento è fondamentale: è uno schermo fondamentale di ricezione delle rappresentazioni, che

devono essere integrate con la realtà (Il bambino deve, infatti, essere nella mente del genitore: solo allora può

sopravvivere psicologicamente).

Identificazione proiettiva esternalizzante

La proiezione del genitore prende il nome di identificazione proiettiva esternalizzante: è un meccanismo che si

attiva nella transizione e rispetto alla relazione genitore-bambino. Per poter creare la relazione, bisogna mettere

delle parti del genitore all’interno del bambino: è un investimento (Succede anche nell’innamoramento).

Il genitore proietta sul bambino aspetti e qualità del proprio mondo interno riguardanti le proprie relazioni

oggettuali e il proprio sé: è un processo che permette di ritoccare parti di sé: (Ci sono aspetti che, magari, non

si sapeva di avere).

Gli obiettivi fondamentali sono di:

- Organizzare la relazione con il bambino.

- Familiarizzare con il bambino.

- Rielaborare eventuali vicende conflittuali con i propri genitori, costruendo, così, una propria identità

genitoriale positiva e libera dai conflitti.

Allo stesso tempo, anche il bambino rimanda qualcosa al caregiver: con i suoi elementi reali, riattiva qualcosa

nel genitore. Il bambino reale potrebbe essere diverso dal bambino immaginato/fantasmatico: può portare il

genitore a toccare delle aree traumatiche.

È un movimento sano, con pressione libidica: se, invece, è qualcosa di impulsivo, allora il genitore proietta sul

bambino in maniera negativa (Ha bisogno di espellere: il bambino, quindi, potrebbe non essere corrispondente

rispetto a quello che il genitore sta proiettando, facendo una tabula rasa. Se le proiezioni sono eccessive, si va a

creare una relazione simbiotica dove non ci sono gli elementi del bambino: il bambino riceve delle cose che

sono le espulsioni del genitore e che, quindi, non sono sue).

Le identificazioni proiettive esternalizzanti diventano patologiche quando:

- La proiezione raggiunge un grande contenuto aggressivo.

- Ha un controllo eccessivo.

Sulla base di questi elementi, si riconosce un’identificazione proiettiva esternalizzante difensiva: siccome è

pericolosa, si scinde e si proietta sul bambino.

Professore bebè

È uno dei testi più famosi di Cramer che spiega i meccanismi dell’identificazione proiettiva: il bambino deve

rispondere a quello che gli viene proiettato.

È un lavoro che viene imposto dalle proiezioni genitoriali che lo costringono a collimare aspettative inconsce.

Il bambino ha a che fare con qualcosa che non è nelle sue corde: diventa una forma di alienazione.

Il bambino, per sviluppare la sua personalità, dovrà confrontarsi, a partire dalle sue disposizioni individuali e

dalle sue caratteristiche comportamentali, con le identificazioni proiettive genitoriali e con le loro caratteristiche

alienanti.

Identificazioni proiettive esternalizzanti costrittive

Il genitore forza il bambino a introiettare le caratteristiche della propria infanzia, rischiando di soffocarne le

caratteristiche individuali. Sono caratteristiche che attivano molto il genitore: sono modalità/desideri che ha il

genitore rispetto al bambino (Esempio: ricordi di una persona molto vicina al genitore, qualcosa che il genitore

non è riuscito a sviluppare).

Il bambino non è più sé stesso: le sue caratteristiche non vengono riconosciute. Viene, infatti, trasformato sulla

base delle proiezioni massive materne.

Identificazioni proiettive esternalizzanti narcisistiche

Il genitore proietta massicciamente sul bambino aspetti negativi o idealizzati del proprio Sé e degli oggetti

interni. L’immagine che va a cozzare la realtà del genitore, viene scissa e proiettata: è un’immagine che ferisce

molto il genitore e, quindi, viene proiettata massicciamente sul bambino (Esempio: volevo diventare ballerino

MA faccio l’operaio, proietto questa immagine sul bambino, che diventerà a tutti i costi un ballerino).

Il bambino si deve identificare con un’immagine diversa da sé stesso. Esempio: se si ha una partner aggressiva,

la si proietta sul bambino (In questo modo si va ad attivare un’incapacità di essere sensibile verso qualcuno

che incute questi timori).

Il bambino, nella relazione conflittuale, si sente prevalso da affetti negativi: costretto in un’immagine di sé che

non gli corrisponde MA dalla quale non può us

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
110 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mk24 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica dell'età evolutiva e delle relazioni familiari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Neri Erica.