CASO DI FABIO, 14 ANNI
Sintesi diagnostica e riformulazione in termini del problema
Polarità organizzativa dei Sé Coercitiva/ controllante: pattern può essere attivo
o passivo
Senso del se Si struttura in sicurezza/ non sicurezza nelle
relazioni
Funzione del sintomo Controllo relazione attraverso manifestazione
sintomatologica in contesti accudimento – cura
orientati alla discontinuità dell’esserci
Asse primario (attaccamento) Stile iperattivante, privilegiando fonti informazione
emotive a discapito ordinamento cognitivo e
privilegiando sistemi di memoria con immagini
sensoriali e linguaggio connotativo
Costruzione del Se Io forte, libero e intollerante alle costrizioni con
schemi coercitivi attivi
Meccanismi di scompenso Richiesta adesione alle regole e assunzioni
maggiori responsabilità in vista scuola superiore
all’interno relazione con figure di attaccamento e
fuori dal suo controllo
Obiettivo terapeutico Riformulazione problematica in termini interni e
dare significato ai suoi sintomi
Setting Individuale e coinvolgimento periodico coppia
genitoriale
Asse terziario Livelli diversi nella capacità di mentalizzazione, ma
comunque sufficienti per espressione loro assetto
in termini nevrotici: deficit su cui è necessario
operare ma che non bloccano
Focus Meccanismi critici funzionamento individuale
individuo e suo assetto relazionale
Strategie di intervento e relazione terapeutica
Lavoro terapeutico con Fabio
1. Lavoro auto osservazione fase assesment, ABC cognitive, moviola
2. Lavoro su paura area emozionale critica, lavorare su componente somatica/ ideativa/
comportamentale
3. Tecniche rilassamento, respirazione, tecniche immaginative
4. Lavoro su componente verbale identificazione pensieri catastrofici/ disfunzionali e
trasformazione per renderli meno assolutistici e statici (ristrutturazione cognitiva)
5. Mindfulness osservare in modo non giudicante e accettare proprie esperienze interne, senza
valutazione o modificazione
6. Tecniche espositive esposizione graduale alla lontananza dalle figure di attaccamento
Sedute con i genitori
Condivisione principali passaggi terapeutici
Promuovere lettura esplicativa sofferenza figlio
Supportare figlio nel necessario distanziamento cognitivo e nell’esplorazione
Livelli diversi nella capacità di mentalizzazione ma comunque sufficienti per espressione del loro
assetto in termini nevrotici: deficit su cui è necessario operare ma che non bloccano
Meccanismi critici del funzionamento individuale e suo assetto relazionale
Setting
Non rigido per età e per bisogno di libertà intrinseca di queste organizzazioni di personalità
Sufficientemente chiaro, definito e prevedibile
Lavorare su mancanza di confini tra adolescente e genitori
Circoscrizione momenti di condivisione tra loro e mettere al centro l’alleanza terapeutica con
adolescente
Evoluzione in agorafobia con o senza attacchi di panico
TAM valuta uscite psicopatologiche in base alla fase di sviluppo
Temi identitari possono evolvere in quadri agorafobici
Caso di Francesco Agorafobia senza attacchi di panico
Disturbo ansia sociale temi di giudizio, inadeguatezza, disconferma; riferimento all’asse secondario della
reciprocità secondaria
Definizione
Marcata ansia relativa a situazioni sociali in cui ci si aspetta di essere giudicati negativamente dagli altri
Evitamento contatti e situazioni in cui non si ha confidenza
Cardini emotivi attorno a cui si struttura il disturbo: vergogna e meta vergogna (paura di avere vergogna)
Criteri diagnostici
A. Marcata paura o ansia rispetto a una o più situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile
giudizio degli altri. Nota: nei bambini l’ansia deve manifestarsi in contesti in cui vi sono coetanei e
non solo nell’interazione con gli adulti
B. L’individuo teme di mostrare i sintomi di ansia e che questi verranno valutati negativamente
C. Le situazioni sociali provocano quasi sempre paura o ansia. Nota: nei bambini l’ansia può essere
espressa piangendo, con scoppi d’ira, con immobilizzazione (freezing), aggrappamento al genitore
(clinging), ritiro sociale o non riuscendo a parlare durante le interazioni sociali
D. Le situazioni sociali temute sono evitate o sopportate con intensa paura o ansia
E. La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto alla reale minaccia, tenendo conto della situazione
sociale e del contesto socioculturale di appartenenza
F. La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti, durano tipicamente 6 mesi o più e causano disagio
clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, scolastico, lavorativo e in
altre aree significative
G. La paura, l’ansia o l’evitamento non sono meglio spiegati da altre condizioni che potrebbero
giustificare il disturbo, come una condizione medica, un altro disturbo mentale o effetti fisiologici di
una sostanza
Specificare se legata solo alla performance, se la paura è limitata al parlare oppure all’esibirsi in pubblico
Prevalenza nei paesi europei: 2.3%
Esordio: in preadolescenza (età media 13 anni), tra 8 e 15 anni insorgenza dei primi sintomi nel 75% dei casi,
90% sicuramente manifesta i sintomi entro i 23 anni
Incidenza rispetto al sesso: 1:2 (maschi e femmine)
Trattamento
60% non riceve un trattamento specifico
Decorso di diversi anni
Associato ad alti livelli di abbandono scolastico e ritiro sociale
Comorbilità con disturbi depressivi e disturbo da uso di sostanze
CASO GINEVRA, 16 ANNI
Sintomatologia Intensa attivazione neurovegetativa (tachicardia,
dispnea) e sintomi somatici (nausea)
Colloquio con i genitori Vomito anticipatorio prima di uscire. Molto timida
e riservata da bambina, problema nelle
interrogazioni. Molto bella, inizia ad uscire con
amici e atteggiamento spavaldo con professori.
Assessment Alcune sedute per definizione problema e auto
osservazione, ABC, evoluzione storica del sintomo.
Altri strumenti per comprendere funzionamento
interno e relazionale
Comportamenti problematici Evitamento di specifiche situazioni sociali in cui è
esposta al giudizio degli altri
Causa di scompenso clinico Rottura con il ragazzo e giudizi negativi sul suo
fisico; beve un po’ per gestire il disagio; fa la
buffona e la brillante in situazioni conosciute per
nascondere timore e vergogna
Sintesi diagnostica e riformulazione in termini del problema
Asse secondario Strutturazione sé di tipo contestualizzato con
riferimento a regole sociali variabili in funzione
della situazione e del contesto di riferimento.
Difensivo: ci sono aspetti passivi e non attivi, mi
difendo e sono solo in funzione dell’altra persona
Senso di sé Vago e indefinito, dipendente dal pensiero esterno
Aree emozionali critiche Vergogna e rabbia da intrusività, autostima creata
attraverso giudizio degli altri
Rossore Misura visibile all’esterno (importanza ruolo del
contesto), produce la vergogna della propria
vergogna (meta vergogna)
Asse primario Attaccamento difeso, itinerari di sviluppo e
strategie relazionali di tipo coercitivo. Declina la
sua vergogna in modo “caldo” altalenando
spavalderia ad ansia sociale
Asse terziario Capacità integrative e metacognitive si esprimono
in termini nevrotici. Se la mentalizzazione è più
rigida la personalità è di tipo evitante
Terapia
Lavoro su Componenti della vergogna (somatico – fisiologica,
cognitiva e comportamentale)
Tecniche Respirazione e rilassamento per riduzione
attivazione fisiologica che spaventa perché
potenzialmente vista dall’esterno e giudicata
negativamente fino ad arrivare a consapevolezza e
accettazione degli indici somatici
Identificazione e diminuzione parte assolutistica Credenze e convinzioni disfunzionali rispetto a
immagini di sé a quello che può accadere se gli altri
vedono la sua vergogna: distanziamento critico dal
tema doloroso dell’inadeguatezza che lo sottende
Tecniche espositive Esposizione in vivo a eliminazione comportamenti
di evitamento e protettivi. Mostrare al paziente
come i suoi timori di brutta figura siano eccessivi e
pessimistici
Funzione esposizione Articolare più adeguatamente registri emozionali a
essa connessi e interrompere il meccanismo
secondario (meta vergogna)
Relazione
Tecnica della moviola Spostare l’attenzione dell’interno soggettivo
all’esterno oggettivo e recuperare dettagli
sensoriali, motori, verbali, immaginativi nuovi in
grado di promuovere processi integrativi e
metacognitivi
Terapeuta Considerato potenzialmente giudicante, inibendo
condivisione dei vissuti
Atteggiamenti terapeuta Empatia, attitudine benevola, validazione loro
esperienza problematica; non anticipare e
ridefinire i pensieri e le emozioni del paziente
Metacomunicazione Di quello che si capiva in quei momenti di
spavalderia, riconoscimento sue vulnerabilità e
passare dal piano agonistico a cooperativo
Terapeuta consapevole di Propri schemi relazionali e di come intervengono
nella relazione con adolescente
Mutismo selettivo intersezione tra le due precedenti aree psicopatologiche; forma estrema di ansia
sociale o organizzazione fobica (fobia dell’altro, solitamente non chi è familiare ma chi non si conosce)
Criteri diagnostici
A. Costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (ad
esempio a scuola), nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni*
B. La condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale
C. La durata della condizione è di almeno 1 mese (non limitato al primo mese di scuola)
D. L’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce, o non si è a proprio agio con il tipo
di linguaggio richiesto dalla situazione sociale
E. La condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione (ad esempio disturbo della
fluenza con esordio nell’infanzia) e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di disturbi
dello spettro dell’autismo, schizofrenia o altri disturbi psicotici
Le manifestazioni associate possono includere eccessiva timidezza, paura di imbarazzo sociale, isolamento
sociale e ritiro, clinging, tratti compulsivi, negativismo, accessi di collera e comportamenti lievemente
oppositivi. Una gran percentuale di questi bambini, circa il 90% di essi, presenta in associazione al mutismo
selettivo un quadro di fobia sociale.
*Avviene soprattutto con gli adulti ed è evidenziabile all’inizio della sc
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