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IL RITORNO ALL’ANTICO:
lo stile Rinascimentale nasce in Italia per poi diffondersi in tutti i paesi d’Europa.
Il nuovo linguaggio ispirato all’antico destituisce il Gotico (dominatore assoluto negli ultimi secoli del
Medioevo). Raramente una successione è stata tanto rivoluzionaria.
L’architettura gotica nasce dalla tecnica costruttiva sfociata nella lavorazione della volta ogivale.
I caratteri di questo elemento ne determinano anche i meriti artistici; lo stile era funzione di una
tecnica che aveva dato origine a un gusto ed introdotto nuovi criteri estetici.
Nel Rinascimento invece lo stile non dipende più dalle possibili tecniche ma è fondato su:
Principi estetici di natura superiore
Concetti astratti (simmetria, proporzione)
Sull’uso di un linguaggio rigorosamente regolato nel vocabolario e nella grammatica: il sistema
degli ordini
Identificando la bellezza con rispetto assoluto di tali principi e soprattutto rinunciando all’arco acuto
a vantaggio dell’arco a tutto sesto (considerato di linea più pura) il Rinascimento rinuncia a
virtuosismi tecnici dei maestri muratori medievali.
Si ritorna alla volta a botte, a una concezione dove le murature sono sollecitate solo sulle verticali.
Si vieta ogni arditezza (come l’eccessiva verticalizzazione dei volumi, l’alleggerimento delle pareti e
l’apertura alla luce).
La condanna del gotico e il ritorno allo studio dell’arte romana:
il termine gotico nasce in questo periodo e viene usato per la prima volta in senso spregiativo per
definire un’architettura portata in Italia da maestranze tedesche.
Spietato il Vasari che si fa interprete di pregiudizi largamente condivisi dagli altri artisti italiani.
LE ORIGINI DEL RINASCIMENTO:
Roma conservava ancora numerosi monumenti che sarebbero elevati a modello della nuova
architettura:
Primo fra tutti il Pantheon (unico non ridotto a rudere perché trasformato in chiesa) che offre un
perfetto esempio di pronao antico e di impianto centrale ideale, una rotonda sormontata da una
cupola.
Il Colosseo e il teatro di Marcello forniscono all’architettura civile modelli di sovrapposizione degli
ordini. Gli ordini vengono studiati anche sulle vestigia dei templi del Foro ma più per l’ornato dei
capitelli e per la trabeazione che per le proporzioni poiché le basi delle colonne, a quei tempi, erano
ancora interrate.
Gli archi di Settimio Severo e di Tito possono ispirare porte di città e ingressi monumentali.
Le terme di Diocleziano e di Caracalla (riportate alla luce nel corso del 500) e anche la basilica di
Massenzio nel Foro, svelano tutta la perizia di progetto che combinano ambienti di forma diversa in
mirabili simmetrie e volumi colossali combinati in volte poderose.
La città che nel 400 inizia i grandi toscani convertiti al Rinascimento (come Brunelleschi e Giuliano
da Sangallo) divenne la meta di un nuovo pellegrinaggio per architetti sia italiani
(Bramante/Palladio) sia stranieri.
Le ricchezze del meridione rimangono invece pressoché sconosciute. Francesco di Giorgio effettua il
rilievo di alcune tombe e ville romane della campagna napoletana ma l’anfiteatro di Capua e i templi
di Paestum e di Sicilia resteranno praticamente ignoti fino al 700.
Il Nord conserva al contrario alcuni edifici che influenzano le scuole locali. Nella basilica milanese di
San Lorenzo i lombardi hanno un mirabile modello di pianta centrale con copertura a cupola
preceduta da un atrio colossale.
Il centro focale del Rinascimento (come già per la cultura umanistica) è l’Italia, che è il centro
mondiale per eccellenza della vita culturale, artistica e intellettuale proprio nel periodo in cui la sua
frammentazione politica e la sua dipendenza dalle potenze straniere raggiunge il culmine. Il quadro
politico è caratterizzato dalla presenza delle corti, che diventano il luogo per eccellenza dello scambio
e della produzione culturale, grazie anche al ruolo mecenatesco di principi e signori che, con un’abile
politica culturale, sfruttano l’ospitalità garantita a poeti e scrittori per garantirsi prestigio e fama.
Centri culturali di grande prestigio sono, nel primo Cinquecento:
-la Ferrara degli Este
-la Milano degli Sforza
-la Firenze dei Medici
Ma anche città più piccole dall’influenza meno ampia:
-Mantova
-Urbino
Sempre più rilevante è l’attività della Chiesa e del Papato, che rendono Roma un luogo di
straordinario splendore e fortemente attrattivo per uomini d’arte e cultura.
Firenze, nel Quattrocento, consolidò il proprio potere economico tramite un dinamismo basato su
una innovativa organizzazione produttiva di tipo industriale, mercantile e bancaria.
Ben presto la città (caratterizzata ancora da numerose case-torri) cambiò la propria fisionomia; infatti
l’ascesa della borghesia portò alla definizione di nuovi gusti e tendenze, che si concretizzarono
nell’edificazione di imponenti palazzi signorili.
Quindi Firenze fu la città della svolta tardo-gotica verso un nuovo linguaggio dell’arte, definito da
Brunelleschi in architettura, da Masaccio in pittura e da Donatello in scultura (grazie anche al
mecenatismo di famiglie come quella dei Medici).
Firenze era una città che non aveva mai dimenticato il passato classico dell’Italia.
Il cosiddetto proto-rinascimento dell’XI e XII secolo aveva dato origine a edifici come San Miniato al
Monte, progettato secondo lo stile classico attraente ed elegante che continuò a influenzare gli
architetti fiorentini per quasi tre secoli.
A Firenze le prime fonti di ispirazione del Rinascimento sono i monumenti romani più vicini alle
forme dell’arte antica. Nella geometria armoniosa della facciata di San Miniato al Monte si trovano in
effetti alcuni elementi di tipo classico: gli archi a tutto sesto, il frontone, la finestra centrale.
Brunelleschi:
è stato uno dei più importanti protagonisti del Rinascimento.
Fu l’iniziatore dell’architettura rinascimentale, sia per la realizzazione della grande cupola del Duomo
di Firenze sia perché fu il primo a scoprire le regole geometriche del disegno in prospettiva, che sono
importantissime per impostare un progetto architettonico.
Nei suoi progetti le diverse misure (altezza e larghezza dell’edificio, delle finestre e dei portali) erano
in rapporto proporzionale: quest’armonia era possibile proprio perché Brunelleschi faceva uso della
prospettiva, che gli permetteva di misurare e controllare sul foglio da disegno lo spazio
tridimensionale dell’architettura.
Nacque a Firenze nel 1377 e iniziò la sua carriera come orafo e scultore: nel 1401 partecipò al concorso
per la seconda porta del Battistero di Firenze, che vinse a pari merito con lo scultore Lorenzo Ghiberti
ma rifiutò di collaborare con lui e gli lasciò l’incarico di realizzare tutta l’opera.
Dopo questo parziale successo si recò a Roma con lo scultore Donatello, e questo fu il primo di una
serie di viaggi nella Città eterna, dove studiò le sculture antiche e l’architettura, specialmente dal
punto di vista della tecnica costruttiva.
In questa prima fase di attività collaborò con Donatello, ma i due ebbero anche modo di polemizzare
quando scolpirono due crocefissi: Brunelleschi accusò l’amico di aver rappresentato Cristo come un
contadino, cioè con un aspetto troppo realistico, mentre la sua scultura era già basata sulle
proporzioni modulati, come in seguito lo sarebbero state anche le sue opere architettoniche.
Anche se la costruzione della cupola rappresentò l’incarico più importante e impegnativo per
Brunelleschi, egli svolse in parallelo una lunga attività architettonica, progettando molti edifici,
sempre a Firenze.
Prima di iniziare la cupola era già impegnato nel progetto dello Spedale degli Innocenti (destinato ad
accogliere i bambini abbandonati): nel portico sulla piazza dell’Annunziata, per la prima volta,
introdusse i rapporti proporzionali e armonici tra i singoli elementi costruttivi (colonne, archi,
finestre) e usò i materiali che poi diventarono tipici dell’architettura rinascimentale, dividendo le
superfici bianche e lisce dei muri (a intonaco) con gli ordini in pietra serena.
La grande conquista del Rinascimento è quella di aver creato, rispetto al passato, ambienti regolati da
leggi immediatamente percepibili e facilmente misurabili dall’osservatore.
In questo ebbe un peso determinante anche lo studio della prospettiva da parte di Brunelleschi, che
introdusse una visione d’interno totalizzante, elevando la prospettiva a struttura spaziale globale.
A lui si deve l’invenzione della prospettiva a punto unico di fuga.
Attraverso studi ed esperiente condotte con l’aiuto di strumenti ottici, elaborò un procedimento per
rappresentare gli edifici in prospettiva.
Su una tavoletta di forma quadrata con lato di ½ braccio (30 cm circa) egli aveva dipinto il Battistero.
Per dimostrare la verosimiglianza dell’immagine dipinta con quella reale, nella tavoletta fu praticato
un foro svasato verso il retro del dipinto, in modo che l’occhio dell’osservatore, posto in un punto
preciso (circa 60 cm all’interno della porta centrale del Duomo), potesse percepire l’immagine reale
della scena.
Successivamente, con l’aiuto di uno specchio sorretto dall’altra mano dell’osservatore e regolato a
distanza opportuna, egli poteva vedere l’immagine dipinta riflessa nello specchio e ammirare la
perfetta coincidenza dell’immagine dipinta con quella reale.
Per sopperire all’inversione tra destra e sinistra con cui l’immagine riflessa dallo specchio mostrava il
dipinto, questo venne eseguito con rovesciamento simmetrico.
Le misure venivano prese mettendo di fronte a uno specchio di dimensioni uguali alla tavoletta e
calcolare quanta distanza era necessaria affinché le due immagini combaciassero.
Grazie a Leon Battista Alberti (1404-1472) sappiamo che due tavolette di Brunelleschi (andate perse)
raffiguravano il battistero visto dalla porta di Santa Maria del fiore, la piazza della Signoria e palazzo
Vecchio. Alberti produsse la prima trattazione scritta sulla prospettiva a noi pervenuta: il De Pictura.
Nel De Pictura venne introdotto il concetto di costruzione legittima in quanto basata su leggi
matematiche con conseguente sistematizzazione delle teorie brunelleschiane tramite un vero e
proprio procedimento di costruzione grafico-prospettica.
Nella trinità dipinta tra il 1425 e il 1425 da Masaccio per la chiesa di Santa Maria Novella di Firenze si
compie una delle maggiori rivoluzioni che la storia dell’arte conosca: lo spazio architettonico e le
figure della narrazione sono rappresentati in modo unitario.
Infatti è possibile