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Il ruolo della regina nel regno di Hatti

La regina nel regno di Hatti, di origine luvia, veniva spesso raffigurata come un dio solare, anche se non veniva divinizzata e identificata col dio se non dopo la sua morte. Era chiamata MUNUS.LUGAL ("moglie del re"), MUNUS.LUGAL.GAL ("gran regina"), tawananna (di origine luvia). Non era semplicemente la moglie del re, ma anche una figura di devozione. La sua carica era a vita, quindi la regina poteva entrare in competizione con la tawananna in carica, come la madre del re o la moglie ancora in vita del re precedente (es. la moglie di Mursili II, che conviveva con la matrigna babilonese di questi, la quale aveva assunto la carica dopo la morte della prima moglie di Suppiluliuma I e madre di Mursili II, Henti). La regina doveva compiere delle peregrinazioni nei santuari del regno di Hatti insieme al consorte, anche se ci sono alcune eccezioni, come la kizzuwatnea Pudu-Heba, la moglie di Hattusili III, che preferì venerare la dea Hebat invece della dea del Sole.

La dea del Sole di Arinna è considerata l'erede al trono, chiamata tuhkanti (di origine luvia). La norma di successione, stabilita da Telipinu, prevedeva che l'ordine di precedenza fosse il figlio maschio della regina, seguito dal figlio maschio di una concubina e infine dal marito di una figlia femmina della regina (conosciuto come antiyant, ovvero "colui che entra dentro la casa della moglie" venendo adottato dal padre di lei). Questa norma non obbligava che l'erede fosse il primogenito, il che ha portato a una competizione tra la prole regia (un esempio di successione irregolare è quella da Muwatalli I a Tudhaliya I/II). Le differenze tra gli ambienti regi ittiti e quelli mesopotamici includono l'instabilità legata a una regola di successione non univoca e il ruolo degli organi collegiali. Nonostante il re avesse un potere assoluto, gli abusi di potere erano limitati da un'assemblea generale chiamata pankus, che significa "massa" in luvio.

moltitudine – , che fungeva da garante delle scelte del re, e un tribunale, detto tuliyas, unorgano di intervento giudiziario) (i quali non erano più attivi durante il Nuovo regno) e il ruolo dellatawananna> l'apparato celebrativo ittita, a differenza di quelli egiziani e mesopotamici, era modesto, comeanche la propaganda politica; quando mancava un patto scritto il re si rifaceva alle analogie (siaorizzontali – in base alle quali è giusto in una direzione ciò che è stato considerato giusto indirezione opposta, es. se hai saccheggiato le mie terre non protestare se io saccheggio le tue – cheverticali – in alle quali è giusto ciò che è stato giusto in passato – ); le scelte del re erano motivateanche dagli editti e dalle apologie> la lontananza tra la figura del re e il popolo veniva colmata dal ruolo religioso del sovrano; moltitesti rinvenuti a Ugarit ed Emar includono diversi dettagli, come la

duplice funzione religiosa del re (difendere contro i pericoli esterni e garantire il buon andamento della fertilità e del ciclo produttivo del paese), o il fatto che egli venisse divinizzato dopo la morte (le liste dinastiche non sono state tramandate nelle pratiche giuridico-amministrative ma a scopo rituale), o che il monarca veniva identificato in maniera duplice (sia perché l'umano agiva come controfigura del dio sia perché il dio acquisiva la personalità del re portando epiteti regali e attributi monarchici) con la divinità principale del pantheon detta Ba'al ("il signore"), di cui la controparte femminile era Ba'alat ("la signora") (la teologia ufficiale dava maggior preminenza al primo, quella popolare alla seconda) e ai quali si aggiungeva un terzo elemento, il dio vecchio e assente a cui veniva dato il merito di aver creato il mondo e gli uomini detto El ("dio") (era centrale nella cosmologia e trai pastori e i nomadi (ma poco presente nell'iconografia e nella mitologia)> i monarchi subordinati non potevano salire al trono senza il consenso del re ittita, in quanto la successione e le dinastie perdevano di autorità appena conquistate ed era il vincitore a decidere chi avrebbe governato le terre prese Hattusa> sorgeva su un dislivello montuoso che ha causato due sviluppi urbanistici diversi, la Città alta a nord e la Città bassa a sud; dei picchi calcarei hanno impedito il formarsi di un tessuto urbanistico coeso e omogeneo, ma gli architetti ittiti hanno comunque saputo sfruttare l'irregolarità del terreno> non era un centro abitativo e, a esclusione di alcuni quartieri residenziali, era una città di templi e palazzi, simbolo tangibile della potenza ittita; nel Nuovo regno fu costruita una cinta muraria e si allargò fino a un centinaio di ettari diventando il centro urbano più ampio dell'Anatolia e uno dei maggiori.del mondo di allora; il sistema di fortificazione era lungo sette chilometri; il complesso palaziale, cioè l'odierna zona di Bükükkale, si trovava nella Città alta, a cui si accedeva mediante tre porte urbiche dette "dei leoni", "delle sfingi" e "del re", frutto di un programma celebrativo, mentre il lato nord non era murato e si poteva passare direttamente alle zone rurali circostanti. Il primo insediamento della zona risale alla fine del III millennio a.C.; Anitta distrusse la città, che allora era chiamata Hattus; attorno al XII secolo a.C. venne pressoché abbandonata diventando un villaggio. Il clima anatolico non ha permesso la conservazione della maggior parte dei monumenti; è stata attuata un'operazione di archeologia sperimentale ed è stata ricostruita una porzione di cinta muraria. L'apparato religioso: il pantheon ittita era l'esito della convergenza di tradizioni.religiose diverse (ittita, hattica, luvia, hurrita ecc.) e veniva chiamato "i mille dèi di Hatti" per la sua vastità, tanto che le divinità furono raggruppate in delle categorie al fine di semplificarne la struttura: c'era Tarhunna, il dio della tempesta e delle piogge (di centrale importanza in una regione pluviale e non fluviale, la sua variante hurrita era Teshob), la sua consorte, la dea solare della città di Arinna, poi c'erano le divinità lunari come Arma o Nikkal-madi, quelle della natura e della vegetazione come Telipinu o Teteshhapi, quella protettrice di Hattusa, cioè Imara, poi la dea hurrita Hebat (lett. "di Aleppo", venne assimilata alla dea solare di Arinna sotto Pudu-Heba, lett. "Hebat le ha dato la nascita") e altri. Le divinità erano celebrate nel corso di alcune festività e la corretta esecuzione del culto e delle funzioni religiose favoriva la protezione divina; tra gliuomini e il mondo divino intercorreva un rapporto molto stretto dettato dalle offerte rituali; le feste religiose principali erano due, una in primavera (la cosiddetta AN.TAH.SUM, lett. "croco" che era uno dei primi fiori a fiorire, durava trentacinque giorni e prevedeva un itinerario nell'Anatolia centrale che doveva essere percorso dalla coppia reale) e una in autunno (la cosiddetta nuntarriyasa, lett. "tempestività", durava quarantacinque giorni e prevedeva un itinerario come l'altra festa); alle feste statali esistevano anche quelle locali, relegate a santuari sparsi nell'intero territorio di Hatti, a cui si riferivano i cosiddetti inventari di culto, dalla funzione sia prescrittiva che descrittiva; alle funzioni religiose si accompagnavano spesso i canti e i danzatori. I rhyta (sing. Rhyton) o BIBRU erano vasi argentei che raffiguravano l'animale simbolo di una divinità usati per le cerimonie festive del rito del "bere in onore".

della divinità”, che spesso spettavasoltanto al re> i simulacri delle divinità ittite potevano essere rappresentati materialmente in tre modi: comeesseri antropomorfi, come esseri zoomorfi (l'animale che li simboleggia) o come steli di pietra(raffigurazione aniconica detta huwasi-)> il tempio, detto karimmi o, coi logogrammi, É DINGIR (“casa del dio”), era il luogo in cuivenivano praticate le principali funzioni cultuali; i più importanti erano il Tempio I di Hattusa e ilTempio C di Sarissa; i santuari del quartiere templare della Città alta vennero abbandonati quandoMuwatalli II trasferì la capitale a Tarhuntassa e non furono più riabilitati> esistono diversi testi ittiti di teoria della divinazione e di pratica divinatoria redatti a scopodidattico; le consultazioni oracolari avvenivano per comunicare con gli dèi e ricevere come rispostao un sì o un no (erano dette sia ariyasessar, da ariya-,

cioè "consultare", che sagai, cioè "segnale", che poteva essere favorevole o sfavorevole); i testi testimoniano diverse procedure di indagine didivinazione deduttiva, cioè analisi dei segni, dall'analisi delle interiora degli animali all'analisi, oltre che dei fegati, anche del comportamento dell'animale al momento dell'abbattimento, dall'osservazione del volo degli uccelli, in genere aquile e falchi, al cosiddetto sistema KIN, che consisteva nell'interpretazione di simboli e spostamenti da parte di alcune anziane maghe alla lecanomanzia, cioè l'osservazione di pesci o anguille in un bacino chiuso in cui prima venivano posizionati degli elementi legati a persone o eventi. CRISI E RISTRUTTURAZIONE Antico Oriente, Liverani> attorno al 1200 a.c. il sistema politico del Vicino Oriente crollò sotto la spinta degli invasori provenienti da Occidente (probabilmente per un vuoto nell'area balcanica) e

La crisi demografica del Tardo Bronzo crebbe di intensità e portò alla ricomparsa del nomadismo nei tavolati semiaridi della Transgiordania e dell'alta Mesopotamia e all'abbandono delle città; a seguito dell'urto esterno di carattere migratorio l'area occidentale (Cipro, Anatolia, Siria e Palestina) ebbe un sostanziale riassetto tecnologico e sociale mentre quella mesopotamica, meno colpita dai flussi migratori, trascinò la crisi per secoli mantenendo il sistema politico tradizionale; l'entità numerica degli invasori non era consistente, soprattutto quelli giunti per nave, e presto furono assorbiti dalla popolazione preesistente, ma l'impatto della loro forza militare e della loro compattezza permise loro di influenzare la cultura della regione - sull'invasione del XII secolo a.c., le cui prime avvisaglie furono costituite da flotte di navi che distrussero le coste siriane, esistono due blocchi di documenti, le iscrizioni

con le quali fu celebrata la vittoria di Ramses III su quei popoli – vengono descritti il vestiario (copricapi a penne o a corna), le armi (spade lunghe e scudi piccoli), i carri, le fami
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
28 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/04 Anatolistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trydimi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e civiltà anatolica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Torri Giulia.