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GENERE E PROCESSI FORMATIVI

Prefazione di Elena Gianini Belotti

Nonostante le ragazze abbiano statisticamente un rendimento scolastico e universitario migliore rispetto ai ragazzi, nel mondo lavorativo esistono degli atteggiamenti svalutativi sistematici nei confronti delle donne, soprattutto nell'ambito STEM; stereotipi sessisti e pregiudizi radicati hanno portato a una "segregazione formativa" delle femmine nelle facoltà umanistiche, assente nella controparte maschile riguardo alle discipline scientifiche.

Le bambine e le ragazze si impegnano maggiormente negli studi per dimostrare il proprio valore, adeguarsi alle aspettative altrui ed essere approvate, poiché alla radice vi è un problema con la propria autostima e la propria autocoscienza.

Se la parità di accesso all'istruzione è stata conquistata non significa che la cultura trasmessa dalle istituzioni scolastiche riconosca il ruolo svolto storicamente dalle donne.

nel percorso dell'umanità, che è segnato invece da un punto di vista maschile e dal male gaze

Ragazze a scuola, tra successo scolastico e segregazione formativa

Durante la IV Conferenza mondiale sulle donne, svoltasi nel 1995 a Pechino, l'istruzione e la formazione delle donne sono state inserite come seconda priorità delle progettazioni proposte, dopo la lotta alla povertà femminile, ma ciononostante la questione delle pari opportunità e della lotta alle discriminazioni di genere è ancora aperta, soprattutto in alcuni paesi africani → l'esclusione delle bambine e delle ragazze dal sistema educativo non è solo una negazione di un diritto umano ma anche un danno al futuro della società.

Simonetta Ulivieri parla di una "storica esclusione" delle donne dalla cultura ufficiale, dominante e maschile, mentre la cultura femminile si è delineata storicamente come privata essendo legata allasfera

domestica (il know-how) e a quella religiosa; con l'espressione "pedagogia dell'ignoranza" si indicano la ristrettezza delle pratiche educative femminili e l'addestramento impartito alle donne per prepararle al ruolo di moglie e madre e a essere quindi "femmina dell'uomo" in Italia con la scolarizzazione di massa del dopoguerra la presenza femminile nelle aule scolastiche è aumentata, in particolare negli anni Sessanta e Settanta, per merito anche della riforma della scuola media (1962) che ha reso obbligatorio il ciclo scolastico inferiore e ha distribuito meglio le strutture scolastiche sul territorio italiano, fino ad arrivare al noto "sorpasso", avvenuto nella prima metà degli anni Ottanta, per cui tasso di scolarità è diventato più alto nella componente femminile della popolazione; un'ulteriore propulsione al proseguimento degli studi è stata data poi dalla liberalizzazione degli

accessi universitari (1969) e dall'istituzione di sussidi per lo studio → il fenomeno della scolarizzazione femminile non è giustificato solo dai cambiamenti dell'ordinamento scolastico (scuola media unica, istituzione della scuola materna statale, sblocco degli accessi universitari) ma anche a un clima culturale favorevole alla critica del sistema scolastico autorevole, centralizzato e burocratico e ai movimenti femministi di liberazione dell'identità femminile> nelle scuole superiori di secondo grado il rendimento scolastico è misurato in base ai voti del diploma e agli abbandoni degli studi, mentre a livello universitario ci si basa sulla votazione finale e sulla dispersione (che era molto elevata nel 2003, come afferma l'Istat, poiché su 100 studenti immatricolati solo 46 riuscivano a concludere il percorso e a laurearsi); è interessante notare come i settori disciplinari in cui i maschi primeggiano siano quelli considerati

femminili (es. linguistico, pedagogico, letterario), mentre le femmine mostrano un rendimento migliore ove la loro presenza è inferiore (es. ambito STEM), da cui si può dedurre che maschi e femmine riescano meglio negli studi quando intraprendono percorsi formativi sull'orma dei propri interessi personali senza seguire itinerari "preconfezionati" su base di genere → esistono molteplici ipotesi per spiegare il crescente successo femminile negli studi e l'autrice decide di disporle su un'asse mobilitazione-sottomissione, ove la prima è l'investimento attivo nell'appropriazione del sapere legata all'emancipazione da una tradizione di esclusione secolare mentre la seconda scredita i meriti individuali a favore delle aspettative interne al sistema scolastico e alla società (ne parla Elena Gianini Belotti ne "Dalla parte delle bambine", edito nel 1973) > il fenomeno della segregazione formativa è una suddivisioneLa critica femminista all'epistemologia della scienza va a intaccare la presunta oggettività e universalità delle conoscenze scientifiche, intrecciate al razionale distacco (virile) e lontane dall'emotività e dalla soggettività (femminea); secondo Simonetta Ulivieri le ragazze sono talmente condizionate dagli stereotipi sessisti da considerarsi inadeguate a un percorso di studi scientifico, preferendo così aderire alle aspettative altrui senza

distinguersi dalle altre ed evitando di intraprendere un percorso segnato dall'eccessiva competitività (soprattutto coi maschi, che si pongono ostili verso chi invade il loro territorio) e da forti pregiudizi (la figura della scienziata come donna sola, eccentrica e dedita esclusivamente al lavoro come missione di vita)

gli effetti della segregazione formativa si notano nella transizione dal sistema formativo al mercato del lavoro, poiché la condizione di precariato colpisce soprattutto le donne, tanto che l'autrice ipotizza un nesso tra segregazione formativa femminile e segregazione occupazionale (cioè i problemi di inserimento occupazionale), a cui si aggiunge il riconoscimento non uniforme delle diverse lauree (es. una laurea in chimica vale più di una in lingue)

la pratica della coeducazione, cioè delle classi miste tra maschi e femmine, è ormai acquisita come modello centrale di formazione, anche se ci sono dibattiti in ambito

europeo per sostituire con periodi trascorsi in classi separate al fine di rafforzare l'autostima delle ragazze, in particolare nello studio delle scienze; tra gli effetti collaterali possibili della coeducazione ci sono la ghettizzazione delle studentesse e, secondo Adrienne Rich, la convinzione che ragazzi e ragazze ricevano lo stesso tipo di istruzione solo per il fatto che siedono nelle stesse aule; già nel 1977 Norberto Galli aveva affermato che la coeducazione non era solamente compresenza di ambo i sessi ma doveva implicare un'intenzionalità pedagogica, cioè degli strumenti per un'effettiva uguaglianza in chiave sessuata e non sessista; in mancanza di quest'ultima, infatti, si possono manifestare situazioni inibitorie per le ragazze (es. i maschi che sono più assecondati a intervenire e fare domande) o ricreare meccanismi psicologici come la "profezia che si autoadempie" (o effetto pigmalione, dimostrato da Rosenthal e Jacobson).

nel 1968; es. una ragazza che si convince di non essere portata per la matematica perché invece che essere spinta a migliorare viene rassicurata dall'insegnante per i suoi voti bassi); il successo scolastico delle femmine è solitamente spiegato con l'impegno e l'applicazione, mentre quello dei maschi con la capacità e il talento> gli stereotipi sessisti penalizzano anche i maschi, vincolando le scelte di vita dei ragazzi espingendoli verso una direzione piuttosto che un'altra in nome di specifiche virtù (virilità, razionalità, distacco emotivo ecc.); i men's studies, diffusisi negli anni Novanta, considerano il maschile non più come categoria universale e totalizzante ma come parziale e complementare al genere femminile Donne insegnanti e cultura di genere: un incontro mancato?> il fenomeno della femminilizzazione del corpo docente non è l'esito di un processo lento e progressivo quanto di varie

Inversioni di tendenze dovute al continuo mutare delle condizioni politiche e sociali; le donne fecero il loro ingresso nel sistema scolastico italiano nel 1859, con la legge Casati (inizialmente potevano esercitare la loro professione di docenti solo nelle scuole elementari femminili), anche se l'immissione massiva delle donne nel corpo docente avvenne solo con lo Stato unitario, quando per sottrarre l'istruzione elementare al clero questi fu affidata agli insegnanti laici, di cui le donne divennero presto la maggioranza; il progetto di accrescere il tasso di scolarità proclamando la gratuità e l'obbligatorietà dell'istruzione elementare fu scaricato sui Comuni, le cui condizioni economiche erano spesso disagiate, motivo per cui, per contenere gli stipendi erogati ai maestri, furono date più cattedre alle donne, giuridicamente meno tutelate; oltre a motivazioni economiche e pratiche (la necessità di reperire insegnanti), ce n'erano

anche dipolitiche, in quanto la consapevolezza dell'importanza del consenso delle masse per la stabilità dello Stato indusse la classe dirigente a enfatizzare la funzione di nazionalizzazione e socializzazione politica della scuola, addossando ai maestri il compito di educare gli alunni all'obbedienza allo Stato e alla conformità alle norme dominanti e individuando nelle donne, "naturalmente" passive e subordinate, il tramite più idoneo → proprio quando le donne stavano cominciando a entrare anche nei ruoli di insegnanti della scuola superiore di secondo grado, l'avvento del fascismo segnò una forte regressione a causa dell'idea di donna come relegata in ambito domestico e materno-riproduttivo e a servizio dell'uomo, dovuta soprattutto alla paura che l'occupazione femminile potesse comportare la "mascolinizzazione" delle femmine e la disoccupazione dei maschi, entrambi potenziali cagioni di crisi per laue anche le donne a dedicarsi principalmente alla famiglia e alla maternità, limitando le loro opportunità di istruzione e di carriera. Inoltre, il regime fascista promosse una visione sessista e patriarcale della società, in cui il ruolo delle donne era principalmente quello di mogli e madri, sottomesse all'autorità maschile. La politica fascista si basava su ideali di superiorità razziale e nazionalismo estremo, che portarono alla discriminazione e alla persecuzione di gruppi considerati "inferiori" o "non conformi" agli ideali del regime. Questo comportò la violazione dei diritti umani e la negazione delle libertà individuali. È importante ricordare e studiare la storia del fascismo per comprendere le conseguenze negative di ideologie estremiste e autoritarie, e per evitare che simili idee possano ripresentarsi in futuro.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
13 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trydimi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pratiche di ricerca qualitativa in educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Biemmi Irene.