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JOHN LOCKE
Esprime il momento di compimento della storia del pensiero politico inglesee di riconciliazione delle componenti scontrate
in questo secolo.
Il capitolo della storia politica inglese che si conclude con la rivoluzione gloriosa che vede il parlamento deporre Giacomo
II, sovrano cattolico e la chiamata di Guglielmo: è un passaggio rivoluzionario perché da lì si aprirà la strada
all’Inghilterra del nuovo secolo, pacificata e potenza mondiale.
Locke che è un autore che ha avuto una grande notorietà nel suo tempo, partecipa alle turbolenze di quel momento
storico, è uno dei più grandi filosofi e politici del 600, è anche autore di un testo che appartiene a serie di lavori che
scandiscono la storia del pensiero politico. L’opera scandisce la chiusura di un’epoca e l’apertura di un’altra.
“saggio sull’intelletto umano” “saggio sulla tolleranza”
Tra le tante opere che scrive come o l’opera politica più
“i due trattati sul governo”
importante è del 1688 in coincidenza della rivoluzione gloriosa. Locke è un sostenitore
di Guglielmo D’Orange, è un sostenitore della gloriosa rivoluzione e scrive a questo testo su come ricomporre il regno
di Inghilterra. Sono 2 trattati che hanno scopi diversi, 2 trattazioni con due finalità:
1. Mettere da parte la tentazione del re come padre. Giacomo I aveva l’idea che il re non dovesse pattuire
con i suoi sudditi le linee di governo. L’idea che chi regge le redini del paese è un po’ come un padre di
famiglia che ha dei doveri verso i sudditi ma non contratta con loro le linee di governo. Locke vuole
riprendere la teoria della fiducia tra re e sudditi come il legame fondamentale che può legittimare il
governo e confutare la teoria del padre di famiglia. Il primo trattato è una confutazione articolata all’opera
“patriarca o il potere naturale dei re”
di Filmer intitolata . La confutazione alla teoria del padre di famiglia
parte dall’immagine del patriarca perché secondo Locke non c’è nessuna legge di natura che giustifica
questo ruolo paterno del re.
2. Una riflessione sulle leggi del governo, sulla costituzione dell’Inghilterra e sulla divisione dei
poteri. Il secondo trattato è una grande riflessione sulla politica e sulla costituzione e la fonte principale è la
costituzione del governo ecclesiastico del teologo Hoocker. Locke richiama questo teologo perché in un
momento particolare della storia inglese (fine 1500 momento più turbolento della storia inglese che apre la
strada a Giacomo I e al suo tentativo di governo assoluto all’insegna del padre di famiglia), Hoocker cerca di
ricomporre le parti in conflitto attraverso questo testo, cerca di trovare un equilibrio tra le parti. Per Hobbes
per uscire dallo stato di natura bisogna delegare tutto il potere ad un attore terzo che fa rispettare le leggi, per
Locke lo stato di natura non è uno stato di guerra di tutti contro
tutti è una condizione che presenta degli inconvenienti e quindi la società politica non ha il compito di
oltrepassare lo stato di natura e di andare volontà dei singoli dalla comunità politica ma ha il compito di
risolvere degli inconvenienti. Per Locke i diritti innati devono essere salvaguardati e bisogna solo migliorare
la sicurezza di questi diritti: diritto di esistenza e la proprietà.
-I primi 6 capitoli: discutono dello stato di natura, del contratto perché anche qui c’è l’idea che gli
uomini contrattano tra loro le condizioni di sopravvivenza e i diritti innati soprattutto e su questi
presupposti si instaurano il governo e la società politica.
-Capitolo 11: la struttura della società politica: Il potere ha la funzione di salvaguardare la proprietà
ma quali sono i poteri? Secondo Locke c’è un solo potere, il potere legislativo o supremo che è il
parlamento che rappresenta la volontà della collettività.
Il parlamento ha però dei limiti:
1. È supremo ma non arbitrario
2. Non può governare attraverso decreti estemporanei ed arbitrari
3. Non può togliere nulla ad alcuno senza il suo consenso. Per Locke qualunque richiesta deve avere il
consenso dei sudditi
4. Non può trasferire il potere di fare le leggi ad altri o collocarlo in mani diverse da quelli in cui l’ha posto il
popolo
- Capitolo 12: la divisione dei poteri
Locke pone il potere supremo ma ci sono anche altri 2 poteri:
Esecutivo: spetta al re o al governo di gabinetto a cui spetta l’esecuzione ma anche
● l’interpretazione delle leggi. Le corti di giustizia rispondevano al re e quindi non c’era un organismo
separato e il potere giudiziario era ancora intrecciato.
Federativo: è sempre un potere esecutivo ma mentre il potere esecutivo svolge la sua funzione
● all’interno del regno, questo riguarda i rapporti della comunità politica con l’esterno
Locke distingue quindi tra la volontà del regno (potere legislativo) e il potere del re (esecutivo).
- I casi della subordinazione dei poteri
Locke riconosce che ci sono casi in cui il legislativo deve essere subordinato all’esecutivo: prerogativa regia, in
situazioni eccezionali però l’esercizio deve essere applicato con molta cautela. Il re può sospendere il parlamento
ma il legislativo può anche togliere questa prerogativa regia o deporre il re.
- Il costituzionalismo
Locke vive in un contesto di transazione tra la vecchia costituzione inglese non scritta e consuetudinaria e un nuovo
passaggio in cui bisogna fissare i rapporti tra i poteri. Si delinea una struttura parlamentare ben definita con il
ruolo dell’esecutivo che prende le redini del governo.
- L’usurpazione della titolarità a rappresentare a governare
Il parlamento ha titolarità di rappresentare il re e a governare ma ci sono sempre tentativi di usurpare il governo
- La dissoluzione del governo
È il prodotto delle tensioni usurpative, il governo viene a mancareù per come viene esercitata la sovranità e non per una
ribellione di sudditi.
Costituzionalismo e liberalismo in inghilterra nel 700
La questione dei poteri nel 700 dà vita a 2 correnti contrapposte:
-Bolinbroke: vuole tornare alla vecchia costituzione inglese con equilibri definiti di volta in volta senza fissare con un
testo i rapporti di potere
-Walpole: governo di gabinetto in cui il potere si trasferisce dal re, che diventa figura simbolica, al primo ministro.
LA CAMERALISTICA
La Germania ha una doppia struttura: piccoli stati territoriali che dura un millennio, dall’impero carolingio fino
al 1800. All’interno di questa struttura di piccoli stati e sacro romano impero si avviano delle procedure di gestione
di governo che hanno carattere particolare.
Il termine che riassume questo filone di pensiero è cameralistica, ogni stato cerca di gestire il proprio territorio
secondo questo criterio. Cameralistica nasce come dottrina di governo tra 17/18 secolo, la Germania a
differenza dell’Inghilterra pone da parte il problema della rappresentanza e quello che è più importante è la
gestione, il governo e non la rappresentanza: Come gestire le risorse dello stato.
SECKENDORF / LEIBNIZ / WOLFF / DITHMAR
Primo autore che incarna questo concetto della cameralistica è Seckendorf scrive nella seconda metà del 600,
è uno dei primi teorici che sistematizza la dottrina dello stato del principe tedesco, cioè ciò che il principe
tedesco deve gestire.
Leibniz, filosofo e matematico, tesse elogio di Seckendorf come colui che ha individuato il cristallo del governo
e riconosce nell’opera di questo autore una formulazione compiuta dell’arte del governo sulla base del quale che lo
stato del principe tedesco è una scienza.
La scienza della cameralistica ha delle caratteristiche:
universale in quanto procede per verità evidente e chiare.
● Ha la sua finalità nel benessere dei sudditi come condizione della prospettiva dello stato
●
Wolff è uno degli autori che appartengono al giusnaturalismo ma è anche uno dei più importanti esponenti della
“jus naturae methodo scientifica pertractatum”
cameralistica. Scrive in latino cioè il diritto di natura trattato
con metodo scientifico. Definisce l’obiettivo della scienza dell’amministrazione nei termini di un concetto chiave,
Seckedorf parla di benessere mentre Wolff introduce il concetto di felicità. Questo concetto si secolarizza,
per gli antichi la felicità è spesso ritrarsi dal mondo, non soffrire delle pene del mondo mentre in questo caso il concetto
di felicità assume i tratti di un concetto secolare nel mondo. La felicità diventa il concetto chiave per descrivere ciò
a cui tendono gli uomini. Sono elencati i motivi per cui essere felici di carestia
il diritto alla salute Nutrirsi in modo
● ● appropriato nei momenti
Essere sano Ottenere i medicamenti
● ● necessari
Disporre di vestiti appropriati Abitare in una casa
● ● Trascorrere una vita lieta
●
conveniente al proprio stato
Wolff individua qui il concetto del welfare state anticipando di 2 secoli il concetto di stato che assiste i cittadini. Lo
stato è uno stato del benessere che produce felicità.
In questo periodo storico la scienza camerale viene istituzionalizzata nelle università che nascono per preparare i
funzionari alla scienza camerale Si cominciano a delineare i contenuti specifici della cameralistica e su questa linea di
pensiero vi è un altro autore importante che sistematizza questo sistema pratico che è Dithmar. Egli scrive un vero e
proprio manuale introduttivo mentre prima avevamo trattati, che viene utilizzato dalle università per definire il
compito delle scienze camerali. Dithmar definisce le diramazioni delle scienze camerali. L’oggetto verso cui si rivolge
questa dottrina pratica sono:
* Le scienze camerali *Le scienze di polizia * Le scienze dell’economia
Cameralistica= consiglio ristretto del principe, è una scienza applicata che si può definire scienza delle finanze. La
cameralistica insegna come le entrate di un principe territoriale possono essere riscosse, migliorate ed applicate al
mantenimento della comunità in modo che ogni anno risulti un’eccedenza.A fianco alla cameralistica Ditmhar
richiama 2 diramazioni:
Scienza economica= l’insegnamento di come attraverso appropriate industrie possono essere ottenute
ricchezze per promuovere felicità mondana. La scienza economica è l’applicazione delle risorse per
promuovere la ricchezza del territorio, mentre la cameralistica è la gestione del fisco.
Scienza di polizia= insegnamento di come mantenere in buona disposizione e in