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Come si costruiscono gli indicatori? Dal concetto alle dimensioni alle sottodimensioni
Attraverso un processo di riflessione concettuale:
- Si individuano le dimensioni che definiscono il concetto originario
- Si individuano le sottodimensioni di ciascuna dimensione
- Si procede fino a quando si arriva all'individuazione di un elemento operazionalizzabile, che chiamiamo INDICATORE (si chiama così perché INDICA il concetto originario da cui si parte e non necessita di ulteriori scomposizioni).
Intervento di prevenzione primaria:
- OBIETTIVO GENERALE: evitare/limitare una comunicazione conflittuale tra i docenti
- OBIETTIVI SPECIFICI (ci si attende che al termine dell'intervento i partecipanti...):
- abbiano sviluppato capacità osservative delle diverse situazioni
- abbiano sviluppato capacità di ascolto in uno scambio verbale
- abbiano appreso le conoscenze delle forme di comunicazione efficace
Intervento di promozione:
- OBIETTIVO...
- medico = interventi specifici rivolti al singolo focus sul deficit. Attraverso i test del QI si riesce a identificare quegli studenti con bisogni educativi speciali.
- Conseguenze di questo approccio: origine dei problemi sta nell'individuo. Il deficit è nel singolo e va fatto emergere e identificato per poter "riparare" quel deficit.
- Non tiene conto però dei fattori contestuali:
- Ruolo della famiglia
- Insegnanti
- Compagni di classe
- Ecc.
- Non tiene conto di tutto ciò che può essere fatto a livello preventivo.
- Primi cambiamenti: prima metà del 900. → Conferenze mondiali dell'Unesco importanti nella storia della psicologia scolastica parlano di scuola in modo nuovo, danno importanza diversa = danno caratteristiche altre rispetto a quelle prese in considerazione prima.
- Necessità degli psicologi di usare strumenti di promozione per promuovere il benessere negli studenti.
- Qualità dell'organizzazione scolastica
Finalità dei servizi psicologici: promuovere in tutti gli allievi l'integrazione delle caratteristiche di personalità.
Si comincia a parlare di consulenze per i docenti: necessità di conoscenze psicologiche nella loro formazione iniziale e in servizio.
Ampliamento dei settori di intervento della psicologia scolastica.
Negli anni seguenti nascono associazioni nuove: NASP (1973, National Association of School Psychology) e ISPA (1982, International School Psychology Association) = dettano direzioni da intraprendere per la disciplina rilevante contributo delle associazioni nel definire la professionalità degli psicologi scolastici e le forme del loro intervento nelle scuole.
Cosa fa lo psicologo scolastico (secondo NASP):
- Supporto diretto e intervento con gli studenti
- Consulenza con insegnanti, famiglie e la rete in generale
- Lavorano con amministratori della scuola
- Collaborano con la comunità
Secondo ISPA: l'intervento può essere fatto
in maniera diretta con gli individui, i gruppi o il sistema o indirettamente (consulenza) con insegnanti, dirigenti e altro personale scolastico, con la famiglia, con altre figure professionali. L'intervento può essere diretto alla promozione del benessere e alla prevenzione di difficoltà (prevenzione primaria), a minimizzare le difficoltà (prevenzione secondaria), e a stabilizzare le disabilità e lavorare per garantire che i servizi di base siano forniti a coloro che possono presumibilmente manifestare una o più condizioni invalidanti (cioè prevenzione terziaria). Forme tradizionali vs nuove - Lavoro indirizzato ai singoli - Attenzione focalizzata a valutazione di condizioni di disabilità e patologiche - Intervento con natura riparativa - Valutazione del servizio offerto centrata sul caso specifico Vs. - Lavoro indirizzato a popolazioni - Attenzione su tutte le differenze all'interno di un contesto - Consulenza di natura preventiva e/opromozionale- Valutazione del servizio avviene sulla base dell’accresciuta qualità del clima formativo, delladimensione comunicativa, ecc.
IL PIANO LEGISLATIVO NAZIONALE
Fine anni ’40 - inizi anni ’50 = diffusione dei CMPP (centri medico- psico – pedagogici): servizi didiagnosi e trattamento dei disturbi neuropsichiatrici (gestiti da medici e neuropsichiatri in un primomomento, poi affiancati da psicologi e assistenti sociali) che operano (in qualità di enti esterni) nelle scuoleper effettuare interventi indirizzati ad allievi delle classi differenziali.
L’intervento nella scuola in quegli anni è prerogativa di chi possiede una formazione in campo medico.
Anni 60 = psicologo come somministratore di test. Cominciano a diffondersi ricerche sull’operato deglipsicologi.
Anni 70 = grandi innovazioni: abolite classi differenziali; separazione di interventi di tipo psicopedagogicoda quelli di tipo medico – psichiatrico; emerge la
figura dello psicopedagogista.
Anni 80 = idea dello psicologo come professionista dei casi problematici. →Anni 90 = istituita commissione di esperti con incarico di occuparsi dello psicologo delle scuole 3proposte:
- Servizio interno alle scuole con stabilizzazione nell’organico
- Servizio organizzato dagli enti locali e offerto alla scuola
- Servizio all’interno delle ASL con compiti di diagnosi e intervento
Alla fine degli anni ’90 = prende avvio la stagione dei disegni di legge. A tutti questi disegni di legge non è→seguita nessuna promulgazione di una legge definitiva non è mai stata avviata nessuna sperimentazione.
In parallelo all’iter legislativo:
- Sono state realizzate iniziative a carattere regionale e provinciale
- Sono nati corsi di formazione post lauream in psicologia scolastica su tutto il territorio nazionale
- Si è sviluppato il dibattito scientifico con l’organizzazione di numerosi convegni sulla tematica
è sviluppata l’effettiva attività professionale degli psicologi in questo campo (indipendentementedall’esistenza di una normativa)
Ricerca del 2008
Indagine che fornisce un quadro dell’operato degli psicologi scolastici in Italia:
- In tutti gli ordini di scuole
- Campo principale di intervento: proposta di programmi di intervento: per prevenire/intervenire su alcuni fenomenicritici (es. dispersione scolastica, bullismo)
- per promuovere la salute e il benessere degli studenti
- per offrire consulenza e formazione su temi specifici ai docenti
Ricerca che mette in luce il profondo divario tra la situazione legislativa e l’effettivo operato degli psicologi nelle scuole al di fuori dell’ambito strettamente clinico.
Alcuni principi alla base di buone progettazioni: il modello di Meyers e Nastasi
Partono da tre assunti di base:
- approccio ecologico (interventi come frutto dell’interazione tra soggetti e con i contesti interni ed esterni)
- forme di
consulenza- ottica di collaborazione e responsabilità condivisa tra attori coinvolti
Modello: si basa su 6 elementi che possiamo vedere come degli ingranaggi:
- Attenzione ai contesti = spiega in maniera esplicita l'approccio ecologico. Intervento non può prescindere da tutte le variabili e tutti gli attori sia interni al sistema che esterni.
- attori interni = dirigenti, docenti, altro personale
- attori esterni = famiglia, comunità, altri agenti a livello territoriale, norme sociali di riferimento, ecc.
Es: scuola:
Questo principio sostiene l'importanza del primo step che è l'analisi situazionale.
Questo principio assicura la validità ecologica dell'intervento.
Determina le condizioni di partenza e le condizioni per la realizzazione stessa per l'intervento.
Tra tutte le variabili da individuare in questa fase c'è anche: quanto e come sono coinvolti i partecipanti, disponibilità ad accettare i cambiamenti nella prassi
- Analisi dei bisogni / aspettative (needs assessment): es. scuola: degli allievi, del personale scolastico, della struttura, del territorio in cui la scuola è inserita, della società in generale;
- Analisi delle risorse umane e finanziarie che possono essere utilizzate (per verificare la fattibilità);
- Analisi delle conoscenze / esperienze pregresse degli attori interni, del loro coinvolgimento in altri interventi simili;
- Analisi di diversi aspetti del contesto interno (es. scuola: stili e metodi di insegnamento dei docenti, modalità di organizzazione quotidiana (resistenza al cambiamento molto forte negli insegnanti), disponibilità a dedicare il tempo ad attività extra, risorse umane, materiali disponibili.