I
4
∑ ij iu i dove:
=
CD j 4
i=1 I = valore della dimensione culturale i-
ij
esima per il paese j-esimo
u = paese rispetto al quale viene calcolata
la distanza culturale
v = varianza degli indici della dimensione i-
i
esima
CD = differenza culturale del paese j-esimo
j
rispetto al paese di riferimento u
Tuttavia, possono verificarsi delle incongruenze nei risultati empirici, riconducibili a diverse
ragioni:
- Errori metodologici e concettualizzazione restrittiva
- Illusione di linearità, simmetria, stabilità (le prime definizioni di distanza culturale
sono spesso semplicistiche e trascurano la profondità, ricchezza e complessità
della cultura. Inoltre, i valori culturali evolvono, per cui una cultura non può essere
considerata stabile)
- Illusione di discordanza (distanza culturale percepita come un concetto che
considera differenze, dissimilarità e diversità come mancanza di adattamento e
ignora il fatto che a volte la diversità può migliorare le prestazioni)
Misurare l’intelligenza culturale
La competenza interculturale misura le capacità dei dipendenti d’azienda a lavorare in
ambienti diversi, interculturali e/o multiculturali. Il Business Cultural Intellingence Quotient
(BCIQ) misura specificatamente le capacità di una persona di lavorare in ambienti
culturalmente diversi, e i fattori che la favoriscono sono:
a- Numero di paesi in cui gli operatori economici hanno vissuto per più di sei mesi
b- Livello di istruzione degli operatori economici
c- Numero di lingue parlate dagli operatori economici
Comunicazione verbale e non verbale
Seppure la comunicazione verbale sia considerata il metodo principale con cui le persone
interagiscono, si stima che la comunicazione non verbale giochi un ruolo che vale dal 50%
al 90%. Bisogna ovviamente considerare che molti gesti possono avere significati diversi
in paesi diversi e per questo possono essere fraintesi
High context and low context cultures (Hall)
I membri delle culture ad alto contesto seguono ferree norme comportamentali e hanno
una gerarchia sociale ben strutturata. Al destinatario spetta capire il non detto e leggere
colui che sa non parla, colui che parla non sa
tra le righe
Nelle culture a basso contesto, invece, la maggior parte delle informazioni è inclusa nella
parte trasmessa del messaggio.
Queste differenze si ravvisano anche nei siti di e-commerce
Percezione del tempo (Hall)
Le culture a basso contesto sono generalmente monocroniche (una cosa alla volta), quelle
ad alto contesto sono policroniche (più cose contemporaneamente). In certi casi i due
orientamenti possono coesistere, è il caso del Giappone dove gli abitanti sono
monocronici nei rapporti con gli stranieri e policronici nei rapporti con gli altri giapponesi
Spazio e distanza (Hall)
Esistono 3 tipi di spazio: preordinato, semi-determinato, informale.
Lo spazio preordinato regola le attività individuali e sociali, come il modo in cui le case
sono arredate.
Lo spazio semi-determinato governa le dinamiche sociali attraverso la distribuzione degli
spazi, come le aule universitarie.
Lo spazio informale riguarda la distanza con cui vengono gestite le relazioni interpersonali.
Si contano 4 distanze prossemiche, che dipendono non solo dalla cultura ma anche dalla
situazione e dalle persone coinvolte:
1) Distanza intima (0-50 cm), tipica dei rapporti affettivi stretti dove quasi ci si tocca
2) Distanza personale (50-150 cm), quando si interagisce con gli amici
3) Distanza sociale (150-300 cm), per comunicare con persone con cui si hanno
rapporti formali
4) Distanza pubblica (oltre i 300 cm), tipica ad esempio degli spettacoli
Esempi di paesi clienti nel mondo
Cina e India sono due mercati regionali emergenti che rappresentano una grossa fetta di
mercato, ma rappresentano alcune sfide importanti per gli addetti di marketing
Spesso bisogna anche tenere in considerazione che ciò che siamo abituati a considerare
giusto o sbagliato potrebbe essere interpretato in modo diverso negli altri paesi.
Se legge ed etica si sovrappongono, ciò che è immorale è anche illegale.
Se legge ed etica sono distinte, ciò che è immorale è legale e ciò che è illegale è etico.
Quindi la legge non sempre aiuta a distinguere tra giusto e sbagliato in modo assoluto.
L’azienda può decidere di adottare uno tra i 3 seguenti approcci etici:
1) Relativismo: pianificano a livello globale, ma seguono i dettami etici locali
2) Assolutismo: impongono le proprie norme ovunque perché le considerano migliori
3) Universalismo: ritengono che esistano standard universali sufficienti per essere
adottati ovunque
Imprese buone cittadine del mondo
Spesso le imprese estere, soprattutto se multinazionali, vengono accusate di condotta
predatoria e di investire nei paesi emergenti per sfruttare le loro risorse a discapito della
popolazione locale.
L’unico modo per dissipare questi dubbi è perseguire una strategia di buona cittadinanza,
contribuendo a migliorare le condizioni ambientali e sociali dei territori in cui si opera =
responsabilità sociale e filantropia (quest’ultima ad esempio è obbligatoria in India)
3 – Pianificazione strategica e crescita globale
Matrice dei prodotti di Ansoff
È un ottimo strumento per valutare le possibili alternative di sviluppo. Ne prevede 4:
1) Penetrazione del mercato: mercati esistenti e prodotti esistenti
Le imprese che scelgono questa strategia cercano di conquistare una quota più
elevata nei mercati in cui sono già presenti, aumentando le vendite dei prodotti
esistenti tramite pubblicità e promozioni più aggressive.
Questa è la strategia meno rischiosa
2) Sviluppo del prodotto: mercati esistenti e nuovi prodotti
Consiste nell’offerta di nuovi prodotti nei mercati attuali. Forte di un’elevata
conoscenza del mercato, l’azienda può investire in R&D per rispondere in modo
sempre più innovativo ai benefici ricercati dai consumatori (ex: Montblanc che si è
estesa dalle penne ai portafogli)
3) Sviluppo del mercato: nuovi mercati e prodotti esistenti
L’impresa cerca di conquistare nuovi mercati con il portafoglio attuale. Ad esempio,
nuove aree geografiche, nuovi segmenti di domanda, nuovi canali di distribuzione…
4) Diversificazione del prodotto/mercato: nuovi mercati e nuovi prodotti
La strategia più rischiosa consiste nell’entrare in un nuovo mercato con un nuovo
prodotto. Però più aumenta il rischio, più aumentano le vendite potenziali. Questo è
il passo evolutivo naturale per la maggior parte delle imprese che cercano di
prosperare nei mercati emergenti (ex: Piaggio che ha lanciato un modello di scooter
pensato appositamente per le strade indiane)
I motivi di internazionalizzazione possono essere interni o esterni. Nel caso di una spinta
interna si parla del desiderio dell’azienda di diventare un attore globale e della
consapevolezza di un potenziale di crescita maggiore nei mercati esterni rispetto al
mercato interno; nel caso di una spinta esterna si tratta invece di una risposta al contatto
spontaneo da parte di un cliente estero. In generale, si parla di:
Motivi proattivi derivano dalla convinzione del management che
o l’internazionalizzazione migliori la posizione competitiva dell’impresa e l’opportunità
di ottenere:
- l’accesso a risorse naturali
- l’ingresso in nuovi mercati
- nuovi asset strategici
- una migliore efficienza
Motivi reattivi internazionalizzazione come risposta necessaria a condizioni
o sfavorevoli che si manifestano nei mercati attuali. Sono tipici delle economie di
piccole dimensioni in cui la domanda della popolazione locale garantisce un
mercato obiettivo esiguo oppure tipici delle aziende che usano
l’internazionalizzazione per lenire o superare difficoltà interne.
Ovviamente, le aziende che si impegnano in una pianificazione proattiva hanno più
successo di quelle che hanno la sola motivazione reattiva.
Anche il management svolge un ruolo fondamentale nell’orientamento dell’azienda e
troppo spesso si trascurano la formazione e l’atteggiamento mentale del manager, che
sono in grado di indirizzare la mission aziendale all’estero.
Vision = rappresenta cosa l’azienda vuole diventare e dovrebbe essere d’ispirazione per
adottare una forma mentis globale e mettere in atto comportamenti internazionali
Mission = motivazione articolata di ciò che un’azienda rappresenta e di quali sono i suoi
vantaggi competitivi da sfruttare per raggiungere la vision
Teorie di internazionalizzazione
I fattori da valutare prima di decidere se espandersi all’estero sono principalmente: costi di
transazione legati al reperimento di info, rischio di opportunismo, investimenti specifici.
Di seguito sono elencati i principali modelli di internazionalizzazione:
Modello eclettico di Dunning (OLI)
Le decisioni relative alla modalità di ingresso sono assunte sulla base di 3 vantaggi:
- vantaggio di proprietà (Ownership)
- vantaggio di posizione (Location)
- vantaggio di internalizzazione (Internalization)
Si passa poi all’investimento diretto estero (IDE) quando si verificano le 3 seguenti
condizioni:
1) l’impresa gode di netti vantaggi di proprietà rispetto alla concorrenza
2) per l’impresa è più vantaggioso produrre in sede piuttosto che esportare
3) per l’impresa è più vantaggioso optare per licensing
L’IDE è possibile quando l’imprese presenta un certo vantaggio monopolistico.
I vantaggi di localizzazione derivano dall’attrattività di un dato paese, che nel caso
del modello OLI coincide con il paese che presenta vantaggi specifici sotto forma di
materie prime, bassi costi di produzione, buone infrastrutture e altri similari. Invece,
i vantaggi di internazionalizzazione si hanno quando l’azienda può annullare il
rischio e l’incertezza scegliendo una modalità di organizzazione gerarchica in cui le
filiali sono subordinate alla sede centrale.
I costi di transazione possono essere ridotti trovando un partner locale nel mercato
estero che abbia familiarità con il territorio e i prodotti dell’impresa.
Le critiche a questo modello riguardano il fatto che i vantaggi di posizioni vengono
trattati in modo indipendente rispetto ai vantaggi di proprietà, mentre nella realtà
sono spesso correlati.
Modello di Uppsala (ricercatori svedesi dell’Università di Uppsala)
Spiega la gradualità del processo di internazionalizzazione dell’attività, sostenendo
che un’azienda che desidera internazionalizzarsi deve necessa
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