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PROSPETTIVE D'ANALISI SULLE IMPRESE MULTINAZIONALI
Le prime teorie e modelli economici analizzano l'internazionalizzazione da una prospettiva macro, concentrandosi sui paesi anziché sui comportamenti e le strategie delle singole imprese. Pertanto, si focalizzano sui flussi internazionali (import/export) tra i paesi.
In questo contesto, le principali teorie sono:
- Modello dei vantaggi assoluti (Smith): ogni paese si specializza nella produzione di beni e servizi per cui detiene dei vantaggi di costo;
- Modello dei vantaggi comparati (Ricardo): ogni paese si specializza nella produzione in cui ha il costo opportunità più basso;
- Modello basato sulla dotazione dei fondamentali fattori di produzione (Heckscher – Ohlin): ogni paese si specializza nella produzione per cui possiede abbondanza di fattori produttivi.
Il contributo di Hymer
Secondo Hymer, le variabili "macroeconomiche" non bastano a spiegare...
commercio internazionale ed investimenti esteri; infatti, il fatto che esistano gli IDE in un paese, quindi dei flussi commerciali tra paesi, non dipende solo dalle caratteristiche macroeconomiche ma anche da fattori aziendali (caratteristiche delle imprese stesse). Perciò, l'importanza del contributo di Hymer sta nell'avere spostato il focus dal Paese all'impresa ossia dai vantaggi comparati ai vantaggi dell'impresa, gettando le basi per le successive teorie dell'impresa internazionale. Innanzitutto, secondo Hymer tutte le imprese che si espandono nei mercati esteri affrontano la LIABILITY OF FOREIGNNESS, ovvero una serie di svantaggi rispetto alle imprese nazionali dovuti alla minore familiarità con la cultura e il mercato locale, l'ambiente istituzionale-normativo, la lingua, il modo di 'fare business' nel paese, ecc. In base a ciò, un'impresa sceglierà di internazionalizzarsi quando i vantaggi che essapossedere una presenza diretta nel mercato estero. In questo modo, le imprese possono sfruttare al massimo i loro vantaggi competitivi e proteggerli dalla concorrenza locale. ➔SPIEGAZIONE DEGLI FDI BASATA SULLA TEORIA DEL VANTAGGIO COMPETITIVO DI PORTER Secondo la teoria del vantaggio competitivo di Porter, le imprese multinazionali investono all'estero per sfruttare le opportunità offerte da mercati più grandi e dinamici. Questo permette loro di ottenere economie di scala, ridurre i costi di produzione e aumentare la redditività complessiva dell'azienda. ➔SPIEGAZIONE DEGLI FDI BASATA SULLA TEORIA DELLA LOCALIZZAZIONE Le imprese multinazionali possono anche investire all'estero per beneficiare di specifiche risorse o competenze presenti in quel paese. Ad esempio, potrebbero essere attratte da una forza lavoro qualificata, materie prime abbondanti o infrastrutture avanzate. Questi fattori di localizzazione possono offrire alle imprese un vantaggio competitivo unico nel mercato estero. In conclusione, nonostante i costi e i rischi associati agli investimenti diretti esteri, le imprese multinazionali sono motivate a espandersi all'estero per sfruttare i loro vantaggi competitivi, accedere a nuovi mercati e beneficiare di specifiche risorse o competenze presenti in altri paesi.competenze (alla base del vantaggio competitivo) impiegate nel mercato estero (e così un certo livello di potere "monopolistico" nei confronti dei concorrenti). Si tratta di vantaggi competitivi che consentono di superare le difficoltà legate alla liability of foreignness (posizione di svantaggio che le imprese internazionali hanno per definizione rispetto alle imprese nazionali). Esempi di vantaggio monopolistico (competitivo): tecnologia, know how, brevetti. Alternativa agli IDE: ossia altri modi attraverso cui le imprese possono sfruttare i propri vantaggi competitivi su scala internazionale senza effettuare FDI. Ad esempio, un'impresa potrebbe decidere di fare degli accordi di licensing, ovvero contratti con imprese estere per realizzare e vendere suoi prodotti all'estero. È un accordo di collaborazione. Però, i contratti di licensing sono sempre più difficili da fare a livello internazionale per una serie di barriere culturali ecommerciali di stipula dei contratti SPIEGAZIONE DEGLI FDI BASATA SULLA 'TEORIA DELL'INTERNALIZZAZIONE' (INTERNALIZATION THEORY) La teoria dell'internalizzazione applica concetti sviluppati dalla transaction cost economics (economia dei costi di transazione) alle imprese multinazionali. Questa teoria parte dal presupposto secondo cui ci sono due modalità di governo di un'attività economica [scelta make or buy]: - MERCATO = ci si rivolge ai fornitori, quindi si compra sul mercato un servizio (contratto); - IMPRESA = l'attività viene internalizzata nella gerarchia, quindi nell'organizzazione aziendale. I costi di transazione sono proprio i costi legati al ricorso al mercato: ad esempio, i costi per la ricerca dei fornitori, per la stipula del contratto, per i controlli periodici ed eventualmente per azioni giuridiche, ecc. Quanto maggiori saranno le imperfezioni del mercato, quindi quanto più il mercato sarà inefficiente, tanto maggiori saranno i costi di transazione. Pertanto, l'internalizzazione di un'attività economica può essere una scelta vantaggiosa per le imprese multinazionali, in quanto consente di ridurre i costi di transazione e di avere un maggiore controllo sull'attività stessa.èinefficiente (i rischi di comportamenti opportunistici, le asimmetrie informative) tanto più i "costi" del ricorso al mercato (costi di transazione o transaction costs) saranno elevati e tanto più crescerà l'incentivo per l'impresa ad internalizzare le transazioni di mercato. Questi problemi sono più elevati se l'oggetto della transazione è rappresentato da conoscenza, quindi know how o tecnologie. L'impresa multinazionale è un'impresa che "internalizza", cioè gestisce al proprio interno interdipendenze tra attività svolte in paesi diversi. Gli investimenti diretti all'estero possono essere una modalità più efficiente e vantaggiosa rispetto all'uso del mercato (soprattutto nel caso di transazioni che riguardano asset basati sulla conoscenza), a causa degli elevati costi di transazione dovuti alla distanza geografica, le differenze culturali, sociali, nelmultinazionali è quella che le considera come attori politici e sociali [The 'Political' MNE]. In questa prospettiva, le multinazionali sono viste come attori che influenzano e vengono influenzati dalle dinamiche politiche e sociali dei paesi in cui operano. Le multinazionali possono avere un impatto significativo sulle politiche economiche, sociali e ambientali dei paesi ospitanti, attraverso le loro attività di produzione, investimento e commercio. Inoltre, le multinazionali possono essere soggette a pressioni politiche e sociali da parte di gruppi di interesse, organizzazioni non governative e governi. Questa prospettiva mette in luce l'importanza delle relazioni tra le multinazionali e gli attori politici e sociali nel contesto globale. Infine, un'altra prospettiva di analisi delle imprese multinazionali è quella che le considera come attori economici globali [The 'Economic' MNE]. In questa prospettiva, le multinazionali sono viste come attori che contribuiscono alla creazione di valore economico a livello globale attraverso le loro attività di produzione, investimento e commercio. Le multinazionali possono sfruttare vantaggi competitivi come economie di scala, accesso a risorse e mercati globali, e capacità di innovazione per creare valore per i loro azionisti e per l'economia globale nel suo complesso. Tuttavia, questa prospettiva solleva anche questioni riguardanti la distribuzione del valore creato dalle multinazionali e il loro impatto sulle economie locali. In conclusione, le imprese multinazionali possono essere analizzate da diverse prospettive, tra cui quella della rete, quella politica e sociale e quella economica. Ognuna di queste prospettive fornisce un quadro diverso per comprendere il ruolo e l'importanza delle multinazionali nell'economia globale.multinazionali riguarda l'aspetto politico e la sua esigenza di ottenere 'legittimazione' nel paese estero e sviluppare/coltivare relazioni con il governo locale, sindacati, associazioni di imprese, media e altri stakeholder [The 'Politicizing' MNE]. Quindi, ci sono molti aspetti che riguardano l'impresa multinazionale su cui ci si può soffermare. Cosa vuol dire gestire una filiale estera? Come si gestisce il rapporto con quest'ultima? Innanzitutto, si deve individuare il CEO della filiale: personale locale o personale del paese d'origine. Dipende. Dopodiché si deve decidere il grado di autonomia riconosciuto alla filiale; dopodiché di deve anche controllare la sua attività: controllo sugli output, controllo personale, controllo burocratico (istruzioni specifiche da seguire). Questi sono degli esempi di decisioni che un'impresa multinazionale deve prendere, che riguardano i rapporti tra l'headquarter e le filiali estere.filiali (che non devono necessariamente tutte agire nello stesso modo). ➔Il paradigma eclettico di Dunning detto anche OLI framework
Questa teoria vuole fornire un’interpretazione generale delle attività delle imprese multinazionali, mettendo insieme una pluralità di motivazioni alla base degli FDI.
Un’impresa che decida d’intraprendere un processo d’internazionalizzazione deve possedere una serie di vantaggi riconducibili a tre tipologie:
- Vantaggi di proprietà (OWNERSHIP – "O") un’impresa che si espande all’estero deve avere dei vantaggi competitivi significativi, ad esempio vantaggi basati sul possesso o l’accesso privilegiato a determinati asset materiali e immateriali (marchi, brevetti, fattori produttivi a basso costo, competenze organizzative e tecniche);
- Vantaggi di localizzazione (LOCATION – "L") se il paese di destinazione non avesse uno specifico vantaggio, legato a
risorse in esso localizzate, non ci sarebbe necessità di effettuare l'investimento: il mercato estero potrebbe essere servito esclusivamente attraverso le esportazioni. Il paese estero deve essere attrattivo: ad esempio vantaggi fiscali, manodopera qualificata, ecc. Il paese offre i cosiddetti location specific advantage;
3. Vantaggi di internalizzazione (INTERNALIZATION – "I") I vantaggi di "internalizzazione" spiegano la modalità scelta dall'impresa per internazionalizzarsi (vedi slide precedenti su internalization theory). Un'impresa potrebbe sfruttare i suoi vantaggi di proprietà ("O"), ad esempio stipulando contratti con imprese locali a cui concede la facoltà di utilizzare tali vantaggi, anziché effettuare investimenti diretti. Tuttavia, l'impresa può preferire svolgere "internamente", cioè attraverso proprie strutture, le attività nel paese estero,
anziché affidarsi a scambi di mercato con le imprese locali ("mercato" versus "gerarchia"). Dunning, inoltre, tratta anche le due principali motivazioni che si trovano dietro agli FDI (il motivo per cui le imprese vanno all'estero):
- Resources seeking = l'impresa è interessata al mercato estero perché ricerca risorse: ricerca fattori produttivi più convenienti e risorse presenti nel paese a condizioni più vantaggiose o disponibili in quantità/qualità maggiore rispetto al paese domestico; il paese estero è sede di attività di produzione o di approvvigionamento;
- Market seeking = l'impresa si espande all'estero perché vuole vendere di più, quindi ricerca nuovi mercati e nuovi clienti per i propri prodotti. Il paese estero è un mercato di sbocco.
Poi ci possono essere anche altre motivazioni:
- Efficiency seeking = è una ragione molto legata in