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Donatello fa un’operazione duplice, riduce lo spazio dedicato al leone che è inserito sotto nella
predella, e poi conferisce al volto di Marco un aspetto leonino e poi antropomorfizza il leone.
San Marco è una figura che incute temerarietà, che ha una sua forza interiore che ci comunica
perfettamente. Da notare quanto somigli al marzocco, che è conservato al Bargello, che a sua
volta assume un’espressione antropomorfa.
La figura intera ha una posizione eretta, la posizione delle figure senatoriali della Roma antica,
con la gamba destra dritta a supportare il peso del corpo e la sinistra piegata. Per
ulteriormente sottolineare questo aspetto, la gamba che fa da colonna è accompagnata da
pieghe verticali, come se fossero quelle di una colonna, seguono perfettamente questo perno
che sostiene l’intera corporatura. La gamba piegata invece presenta pieghe tondeggianti,
addirittura sopra il ginocchio che sporge e quindi il mantello crea una piccola piega che ci fa
capire la sporgenza. Ormai è sparito quel decorativismo tardogotico in favore di una creazione
di drappeggi assolutamente realistiche, affini e che assecondano l’andamento sottostante.
Donatello fa una cosa che ci sorprende, fa poggiare San Marco su un cuscino, la scelta si
spiega con il fatto che le nicchie di Orsanmichele sono di proprietà delle arti, che vogliono
anche farsi pubblicità con riferimenti alla produzione dell’arte stessa, perciò l’arte dei linaioli
chiede a Donatello di mettere un riferimento al tessuto che producono. Mettendo la figura
sul cuscino ci deve far capire che il cuscino affonda, il piede di san Marco affonda, crea
questo avvallamento che si capisce dall’alto ma che si percepisce anche dalla strada. Il peso fisico
cambia la morfologia del cuscino.
Tutte le figure che si vedono oggi nelle nicchie sono delle repliche, gli originali sono visibili nel museo
che si trova al primo piano, quindi tutte le sculture sono state tolte ed esposte nel museo tranne il San
Ludovico di Tolosa che sta a Santa Croce e San Giorgio al Bargello.
Orsanmichele provoca un mutamento nella percezione dell’opera d’arte e soprattutto della scultura
perché la scultura entra a gamba tesa nella vita dei fiorentini.
Quella che noi chiamiamo Orsanmichele o San Michele in Orto si trova a metà tra Santa Maria del Fiore,
quindi la parte religiosa della città e Palazzo Vecchio e quindi la parte civica, insiste in uno dei quattro lati
a quella che è l’attuale via dei Calzaioli, è un monastero femminile sin dall’VIII secolo, chiesa dedicata a
san Michele arcangelo. Nel 1240 la chiesa viene demolita per fare spazio a un mercato di granaglie,
quindi diventa un magazzino di grano per la città di Firenze. Organizzata con una
loggia in basso disegnata da Arnolfo di Cambio a partire dal 1290, questo
magazzino originario subisce un incendio nel 1304 e viene ricostruito interamente
nel 1337, con l’attuale forma. Si decide di dedicare la parte bassa ad un oratorio,
quindi una funzione religiosa, tanto che nel 1359 l’Orcagna realizza un tabernacolo
all’interno del quale è inserita la Madonna della grazie di Bernardo Daddi.
La parte alta era destinata a magazzino.
L’edificio è imponente soprattutto in altezza, è pubblico, proprio per la natura di
magazzino, dunque si decide nel 1339 che le nicchie siano affidate a ciascuna delle
arti fiorentine che sono arti ricche, che possono contribuire all’abbellimento dello
spazio pubblico e dunque si attribuisce loro la proprietà di queste nicchie e ognuna
deve provvedere alla sua decorazione attraverso una figura scolpita che
naturalmente è il santo protettore. Tutti questi santi sono i santi protettori delle arti
che hanno provveduto a commissionare e gestire la decorazione.
Le prime a muoversi sono le arti di calimala e della seta, siamo nel 1340 all’insorgere di quella peste che
fermò anche i lavori della seconda porta, sostanzialmente le nicchie vengono affidate alle corporazioni
ma non vengono iniziate, e per circa 60 anni si blocca tutto, si riprenderanno i lavori nel 1449, con la
prima nicchia decorata che non sarà quella dell’arte di calimala e quella della seta ma bensì quella
dell’arte dei medici e degli speziali.
Piero di Giovanni Tedesco (attivo 1386-1402) Madonna col Bambino 1399 ca, marmo Firenze
Orsanmichele Medici e Speziali (6)
La prima decorazione è per la nicchia dell’arte dei medici e degli speziali che la
commissionano a Piero di Giovanni Tedesco la Madonna della Rosa, il tabernacolino è
squisitamente goticheggiante, con le colonnine tortili, con gli archi trilobati, pinnacoli, cupoletta
decorata. L’artista è ancora pienamente intriso di tardogotico. Ghiberti nei suoi Commentari
, ci
dice che probabilmente era un’artista di origine tedesca, depravante, che lavora al cantiere di
Santa Maria del Fiore già dal 1386, precoce, ci fa capire che era un’artista maturo.
La vergine è assorta, quasi inespressiva ma se vogliamo con un’espressione grave, quindi una
rappresentazione della madonna che prevede il futuro di dolore del figlio, quindi la rosa, le
spine, il sangue, quindi un bambino che è già adulto, che sorride alla maniera gotica, con
riccioloni che ne fanno un bambino già grande. Il colletto della veste di Gesù è colorato, questo
vuol dire che le sculture gotiche, romaniche e all’inizio del rinascimento, erano ancora
policrome.
Con Pietro di Giovanni Tedesco si inaugura la galleria di sculture di Orsanmichele, la quale il consiglio di
Firenze vorrebbe riempire velocemente. Nel 1406 si capisce che questo meccanismo è lento, si decide
di mettere una data, tutte le arti sono obbligate a terminare i lavori entro dieci anni, quindi nel 1416. Non
andrà così, però questo dictat fa sì che i lavori subiscano un’accelerazione, fa sì che ci sia una sorta di
gara non solo tra le arti ma anche tra gli artisti.
Piero di Giovanni Tedesco (attivo 1386-1402) Angeli musicanti 1386 ca, marmo Firenze
Museo dell’Opera del Duomo
Angeli musicanti che sono squisitamente goticheggianti, delicatezza inespressiva dei volti,
nella innaturale cadenza dei panneggi.
Brunelleschi e Donatello San Pietro 1408-1413, marmo, Orsanmichele Arte dei Beccai (11)
Il San Pietro è di pertinenza dei beccai, cioè pescivendoli e macellai, c’è una collaborazione importante
tra Brunelleschi e Donatello.
Molto probabilmente il vero scultore è donatello, che quindi ci sia una concezione unitaria su come
impostarla, ma che poi lo scalpello lo abbia preso quasi per intero Donatello. La presenza di Brunelleschi
la vediamo nelle tarsie prospettiche della nicchia, ci sono giochi di prospettive che sono frutto
dell’elaborazione immaginativa di Brunelleschi, stava elaborando la sua teoria della
prospettiva. L'idea della decorazione parietale è opera visionaria di Brunelleschi.
C’è un rifiuto dell’assialità, a differenza della madonna della rosa, il San Pietro ruota, anche lo
sguardo è ruotato. Donatello persegue sempre il movimento nelle sue sculture anche nel san
Giorgio che è un guerriero dentro un'armatura.
E’ da tenere a mente che Brunelleschi era stato a Roma a misurare i resti antichi, notiamo la
resa della barba che è un chiaro riferimento all’antico.
Lorenzo Ghiberti San Giovanni Battista 1412-1416, bronzo Arte di Calimala (8)
Si tratta della prima scultura in bronzo in Orsanmichele. L’arte di Calimala dimostra di essere più ricca e
potente poichè utilizza materiale più costoso e rischioso. La gara delle arti si mostra anche nella scelta
del materiale. L’opera è firmata e ovviamente non è fusa nella sua totalità, la fonde in quattro pezzi, che
poi vengono uniti e rinettati e quindi fa si che si perdano i momenti di giuntura. Ghiberti disegna anche il
tabernacolo che è sempre tardo goticheggiante. La scultura è monumentale anche di grande impatto
emotivo però poi Ghiberti essendo lui dunque l’elemento decorativo rimane, con le pieghe tondeggianti.
Questo confronto diretto fa sì che gli scultori siano pronti a creare qualcosa di nuovo e a sperimentare.
Anche i pittori cominceranno a guardare le nicchie di Orsanmichele, infatti se vedessimo un affresco del
duomo di Prato della cappella dell’Assunta, Paolo Uccello realizza il Ritratto di Jacopone da
Todi dunque le soluzioni di scultura dialogano con quelle pittoriche. Se noi aprissimo le parti di
Orsanmichele si presenta come fosse un polittico come ad esempio Il Polittico di Badia, devono
essere delle sculture che devono far richiamare alla mente chi le ha commissionate. Importante
perché nelle prossime sculture viene utilizzata la predella dove inserite delle storie e le scene
del santo soprastante come accadeva anche nei polittici con figure nella parte centrale e sotto
le storie del santo che era rappresentato nella finestra nella parte in altro.
Nanni di Banco (+1421) I Santi quattro coronati 1409-1417, marmo Firenze, Orsanmichele Maestri di
Pietra e Legname (13)
Nanni di Banco riceve la commissione dai Maestri di Pietra e Legname per la realizzazione
dei santi quattro coronati, si trattava di quattro scalpellini martirizzati perchè si erano rifiutati
di scolpire la statua di Esculapio, rappresentano le istanze dei maestri di pietra e di
legname. Nanni rispetto agli altri artisti ha il problema che le sue figure sono 4, quindi
chiede che la nicchia sia lievemente più grande, Nanni, che non è tardetto, sfrutta
l’andamento arcuato della nicchia e quindi li mette a semicerchio, crea una sorta di dialogo
tra di loro, li vivacizza in qualche maniera. Hanno pose auliche e solenni, i volti sono molto caratterizzati,
sono sculture antiche, attinge a piene mani alla ritrattistica di epoca classica.
Sfrutta la predella per raccontare cosa fanno i 4 santi, è uno spaccato di una bottega di scultore tardo
medievale, vediamo i quattro santi all’opera, ognuno di loro sta facendo qualcosa, ha una specificità,
all’interno della bottega: si modella al tornio, si scolpisce una colonnina tortile, si scolpisce un capitello,
un puttino, posato su una tavola messa di traverso.
La predella è un oggetto preziosissimo, prima di tutto perché ci fa vedere l’interno della bottega
medievale in secondo luogo perché applica una modalità di racconto tipica dei polittici del tempo.
La predella è un bel rilievo le figure sono belle spiccate rispetto al fondo, e’ un vero e proprio rilievo con
le figure in aggetto, quindi che mantengono un legame con lo sfondo ma che
occupano uno spazio, solo alcuni elementi sono di rilievo più basso.
I volti sono all’antica, una figura ha addirittura la bocca aperta, si crea un
dialogo vero, accentuato dall’a