Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 6
Appunti lezione numero 7 Storia dell'arte moderna Pag. 1 Appunti lezione numero 7 Storia dell'arte moderna Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 6.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti lezione numero 7 Storia dell'arte moderna Pag. 6
1 su 6
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Donatello fa un’operazione duplice, riduce lo spazio dedicato al leone che è inserito sotto nella

predella, e poi conferisce al volto di Marco un aspetto leonino e poi antropomorfizza il leone.

San Marco è una figura che incute temerarietà, che ha una sua forza interiore che ci comunica

perfettamente. Da notare quanto somigli al marzocco, che è conservato al Bargello, che a sua

volta assume un’espressione antropomorfa.

La figura intera ha una posizione eretta, la posizione delle figure senatoriali della Roma antica,

con la gamba destra dritta a supportare il peso del corpo e la sinistra piegata. Per

ulteriormente sottolineare questo aspetto, la gamba che fa da colonna è accompagnata da

pieghe verticali, come se fossero quelle di una colonna, seguono perfettamente questo perno

che sostiene l’intera corporatura. La gamba piegata invece presenta pieghe tondeggianti,

addirittura sopra il ginocchio che sporge e quindi il mantello crea una piccola piega che ci fa

capire la sporgenza. Ormai è sparito quel decorativismo tardogotico in favore di una creazione

di drappeggi assolutamente realistiche, affini e che assecondano l’andamento sottostante.

Donatello fa una cosa che ci sorprende, fa poggiare San Marco su un cuscino, la scelta si

spiega con il fatto che le nicchie di Orsanmichele sono di proprietà delle arti, che vogliono

anche farsi pubblicità con riferimenti alla produzione dell’arte stessa, perciò l’arte dei linaioli

chiede a Donatello di mettere un riferimento al tessuto che producono. Mettendo la figura

sul cuscino ci deve far capire che il cuscino affonda, il piede di san Marco affonda, crea

questo avvallamento che si capisce dall’alto ma che si percepisce anche dalla strada. Il peso fisico

cambia la morfologia del cuscino.

Tutte le figure che si vedono oggi nelle nicchie sono delle repliche, gli originali sono visibili nel museo

che si trova al primo piano, quindi tutte le sculture sono state tolte ed esposte nel museo tranne il San

Ludovico di Tolosa che sta a Santa Croce e San Giorgio al Bargello.

Orsanmichele provoca un mutamento nella percezione dell’opera d’arte e soprattutto della scultura

perché la scultura entra a gamba tesa nella vita dei fiorentini.

Quella che noi chiamiamo Orsanmichele o San Michele in Orto si trova a metà tra Santa Maria del Fiore,

quindi la parte religiosa della città e Palazzo Vecchio e quindi la parte civica, insiste in uno dei quattro lati

a quella che è l’attuale via dei Calzaioli, è un monastero femminile sin dall’VIII secolo, chiesa dedicata a

san Michele arcangelo. Nel 1240 la chiesa viene demolita per fare spazio a un mercato di granaglie,

quindi diventa un magazzino di grano per la città di Firenze. Organizzata con una

loggia in basso disegnata da Arnolfo di Cambio a partire dal 1290, questo

magazzino originario subisce un incendio nel 1304 e viene ricostruito interamente

nel 1337, con l’attuale forma. Si decide di dedicare la parte bassa ad un oratorio,

quindi una funzione religiosa, tanto che nel 1359 l’Orcagna realizza un tabernacolo

all’interno del quale è inserita la Madonna della grazie di Bernardo Daddi.

La parte alta era destinata a magazzino.

L’edificio è imponente soprattutto in altezza, è pubblico, proprio per la natura di

magazzino, dunque si decide nel 1339 che le nicchie siano affidate a ciascuna delle

arti fiorentine che sono arti ricche, che possono contribuire all’abbellimento dello

spazio pubblico e dunque si attribuisce loro la proprietà di queste nicchie e ognuna

deve provvedere alla sua decorazione attraverso una figura scolpita che

naturalmente è il santo protettore. Tutti questi santi sono i santi protettori delle arti

che hanno provveduto a commissionare e gestire la decorazione.

Le prime a muoversi sono le arti di calimala e della seta, siamo nel 1340 all’insorgere di quella peste che

fermò anche i lavori della seconda porta, sostanzialmente le nicchie vengono affidate alle corporazioni

ma non vengono iniziate, e per circa 60 anni si blocca tutto, si riprenderanno i lavori nel 1449, con la

prima nicchia decorata che non sarà quella dell’arte di calimala e quella della seta ma bensì quella

dell’arte dei medici e degli speziali.

Piero di Giovanni Tedesco (attivo 1386-1402) Madonna col Bambino 1399 ca, marmo Firenze

Orsanmichele Medici e Speziali (6)

La prima decorazione è per la nicchia dell’arte dei medici e degli speziali che la

commissionano a Piero di Giovanni Tedesco la Madonna della Rosa, il tabernacolino è

squisitamente goticheggiante, con le colonnine tortili, con gli archi trilobati, pinnacoli, cupoletta

decorata. L’artista è ancora pienamente intriso di tardogotico. Ghiberti nei suoi Commentari

, ci

dice che probabilmente era un’artista di origine tedesca, depravante, che lavora al cantiere di

Santa Maria del Fiore già dal 1386, precoce, ci fa capire che era un’artista maturo.

La vergine è assorta, quasi inespressiva ma se vogliamo con un’espressione grave, quindi una

rappresentazione della madonna che prevede il futuro di dolore del figlio, quindi la rosa, le

spine, il sangue, quindi un bambino che è già adulto, che sorride alla maniera gotica, con

riccioloni che ne fanno un bambino già grande. Il colletto della veste di Gesù è colorato, questo

vuol dire che le sculture gotiche, romaniche e all’inizio del rinascimento, erano ancora

policrome.

Con Pietro di Giovanni Tedesco si inaugura la galleria di sculture di Orsanmichele, la quale il consiglio di

Firenze vorrebbe riempire velocemente. Nel 1406 si capisce che questo meccanismo è lento, si decide

di mettere una data, tutte le arti sono obbligate a terminare i lavori entro dieci anni, quindi nel 1416. Non

andrà così, però questo dictat fa sì che i lavori subiscano un’accelerazione, fa sì che ci sia una sorta di

gara non solo tra le arti ma anche tra gli artisti.

Piero di Giovanni Tedesco (attivo 1386-1402) Angeli musicanti 1386 ca, marmo Firenze

Museo dell’Opera del Duomo

Angeli musicanti che sono squisitamente goticheggianti, delicatezza inespressiva dei volti,

nella innaturale cadenza dei panneggi.

Brunelleschi e Donatello San Pietro 1408-1413, marmo, Orsanmichele Arte dei Beccai (11)

Il San Pietro è di pertinenza dei beccai, cioè pescivendoli e macellai, c’è una collaborazione importante

tra Brunelleschi e Donatello.

Molto probabilmente il vero scultore è donatello, che quindi ci sia una concezione unitaria su come

impostarla, ma che poi lo scalpello lo abbia preso quasi per intero Donatello. La presenza di Brunelleschi

la vediamo nelle tarsie prospettiche della nicchia, ci sono giochi di prospettive che sono frutto

dell’elaborazione immaginativa di Brunelleschi, stava elaborando la sua teoria della

prospettiva. L'idea della decorazione parietale è opera visionaria di Brunelleschi.

C’è un rifiuto dell’assialità, a differenza della madonna della rosa, il San Pietro ruota, anche lo

sguardo è ruotato. Donatello persegue sempre il movimento nelle sue sculture anche nel san

Giorgio che è un guerriero dentro un'armatura.

E’ da tenere a mente che Brunelleschi era stato a Roma a misurare i resti antichi, notiamo la

resa della barba che è un chiaro riferimento all’antico.

Lorenzo Ghiberti San Giovanni Battista 1412-1416, bronzo Arte di Calimala (8)

Si tratta della prima scultura in bronzo in Orsanmichele. L’arte di Calimala dimostra di essere più ricca e

potente poichè utilizza materiale più costoso e rischioso. La gara delle arti si mostra anche nella scelta

del materiale. L’opera è firmata e ovviamente non è fusa nella sua totalità, la fonde in quattro pezzi, che

poi vengono uniti e rinettati e quindi fa si che si perdano i momenti di giuntura. Ghiberti disegna anche il

tabernacolo che è sempre tardo goticheggiante. La scultura è monumentale anche di grande impatto

emotivo però poi Ghiberti essendo lui dunque l’elemento decorativo rimane, con le pieghe tondeggianti.

Questo confronto diretto fa sì che gli scultori siano pronti a creare qualcosa di nuovo e a sperimentare.

Anche i pittori cominceranno a guardare le nicchie di Orsanmichele, infatti se vedessimo un affresco del

duomo di Prato della cappella dell’Assunta, Paolo Uccello realizza il Ritratto di Jacopone da

Todi dunque le soluzioni di scultura dialogano con quelle pittoriche. Se noi aprissimo le parti di

Orsanmichele si presenta come fosse un polittico come ad esempio Il Polittico di Badia, devono

essere delle sculture che devono far richiamare alla mente chi le ha commissionate. Importante

perché nelle prossime sculture viene utilizzata la predella dove inserite delle storie e le scene

del santo soprastante come accadeva anche nei polittici con figure nella parte centrale e sotto

le storie del santo che era rappresentato nella finestra nella parte in altro.

Nanni di Banco (+1421) I Santi quattro coronati 1409-1417, marmo Firenze, Orsanmichele Maestri di

Pietra e Legname (13)

Nanni di Banco riceve la commissione dai Maestri di Pietra e Legname per la realizzazione

dei santi quattro coronati, si trattava di quattro scalpellini martirizzati perchè si erano rifiutati

di scolpire la statua di Esculapio, rappresentano le istanze dei maestri di pietra e di

legname. Nanni rispetto agli altri artisti ha il problema che le sue figure sono 4, quindi

chiede che la nicchia sia lievemente più grande, Nanni, che non è tardetto, sfrutta

l’andamento arcuato della nicchia e quindi li mette a semicerchio, crea una sorta di dialogo

tra di loro, li vivacizza in qualche maniera. Hanno pose auliche e solenni, i volti sono molto caratterizzati,

sono sculture antiche, attinge a piene mani alla ritrattistica di epoca classica.

Sfrutta la predella per raccontare cosa fanno i 4 santi, è uno spaccato di una bottega di scultore tardo

medievale, vediamo i quattro santi all’opera, ognuno di loro sta facendo qualcosa, ha una specificità,

all’interno della bottega: si modella al tornio, si scolpisce una colonnina tortile, si scolpisce un capitello,

un puttino, posato su una tavola messa di traverso.

La predella è un oggetto preziosissimo, prima di tutto perché ci fa vedere l’interno della bottega

medievale in secondo luogo perché applica una modalità di racconto tipica dei polittici del tempo.

La predella è un bel rilievo le figure sono belle spiccate rispetto al fondo, e’ un vero e proprio rilievo con

le figure in aggetto, quindi che mantengono un legame con lo sfondo ma che

occupano uno spazio, solo alcuni elementi sono di rilievo più basso.

I volti sono all’antica, una figura ha addirittura la bocca aperta, si crea un

dialogo vero, accentuato dall’a

Dettagli
A.A. 2022-2023
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinaongaro1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Giometti Cristiano.