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STORIA DELL’ARTE MODERNA

19 SETTEMBRE

Donatello (Donato di Niccolò di Betto Bardi, 1386 ca-1466) San Giorgio 1415-1417, marmo Firenze,

Orsanmichele Corazzai (14)

Vediamo come Donatello abbia ridisegnato tutti i finimenti della corazza, con un modello vero

di corazza che ritrae e traduce perfettamente sul marmo.

Questa scultura comincia a creare un dialogo vivo col riguardante, innanzitutto perché le

nicchie arrivano alla testa di chi passa per strada, quindi il rapporto con la scultura non è un

rapporto distante ma diretto.

Donatello aveva cercato di evincere la rigidità della corazza, la figura dentro la corazza non si

può muovere come ad esempio un putto danzante, è un uomo costretto dentro la corazza, la

possibilità di far ruotare il corpo del santo era ridotta. Utilizza due escamotage per risolvere

questo problema: la figura non è perfettamente assiale, ma tutte le parti subiscono una lenta

rotazione che fa sì che la figura dentro la corazza abbia un moto; altro elemento di vitalità è

dato dall’espressività che riesce a dare alle mani, una con la spada l’altra che trattiene lo scudo e poi il

volto che è vivissimo è il San Giorgio che sta già prevedendo la battaglia contro il drago, si manifesta

nell’occhio vigile, nella fronte rugosa, sta pensando alla strategia per vincere. Di questo movimento e

vitalità se ne rende conto Vasari.

Vasari nel descrivere questa figura utilizza l’aggettivo ‘vivissimo’, perché è quello che si percepisce

guardandolo. La rotazione delle parti del corpo conferiscono il movimento e poi la terribilità fiera che

scatursice dal volto. Il San Giorgio è un passaggio capitale nelle sculture di Orsanmichele.

La rivoluzione sta anche nella predella dove si racconta la storia, San Giorgio deve liberare una

principessa dal drago. La predella viene utilizzata per raccontare la storia, con la stessa modalità che si

ha nei polittici. La tecnica però è nuova, il cosiddetto schiacciato, perché utilizza una lastra di marmo

molto sottile, che non scolpisce in profondità, non ci sono gli aggetti delle figure che abbiamo visto in

Nanni di Banco. Le figure di Donatello sono appena rilevate, lo schiacciato è

una sorta di pittura su marmo, l’aggetto è minimo, soltanto il drago e il cavallo

sono più aggettanti. Il resto viene sostanzialmente inciso, i dettagli, gli sfondi,

le architetture vengono praticamente disegnate con gli strumenti dell’orafo.

Mette insieme elementi di paesaggio, di architettura ed elementi di atmosfera.

La principessa libera si staglia sotto l’ampio porticato in prospettiva, siamo già vicini all'elaborazione

delle formule prospettiche brunelleschiane, con archatelline che ci ricorderanno quelle dell’ospedale

degli innocenti. Lo sfondo presenta una foresta battuta dal vento, gli alberi si piegano alle folate di vento.

Nanni di Banco (+1421) Sant’Eligio 1417-1421, marmo Firenze, Orsanmichele Fabbri (3)

Nanni di Banco per l’arte dei Fabbri rappresenta Sant’Eligio, santo di Noyon, che

aveva delle qualità taumaturgiche ma era moto votato per l’arte dei metalli, ecco

perché è il santo protettore dei fabbri e degli orafi. Era un santo vescovo, è

rappresentato con l’abito vescovile e la mitria. E’ una figura slanciata, che ha quasi un

disequilibrio tra il corpo molto allungato e la testa un po’ ridotta, che non è un errore

ma è una scelta voluta per far svettare questa figura severa e molto elegante. La testa

è molto assorta e nuovamente ispirata ai tratti imperiali di epoca adrianea. Si sono

riscontrate delle policromie, in particolare di doratura nei capelli e di azzurro di

oltremare nelle vesti. Il retro è scabro, non è scolpito, è solamente scalpellato, Nanni

lavora il marmo fin dove si vede la lavorazione. Elabora la parte decorativa fin che l’occhio può arrivare,

laddove il retro della statua aderisce alla nicchia e non la si può vedere e la scalpella solamente e non

finisce la lavorazione.

E’ una figura attenta che sta guardando e meditando intensamente, c’è l’aggrottarsi della fronte, sono

espressioni famigliari, creano compartecipazione con lo stato d’animo.

Anche Eligio ha una predella, è ancora abbastanza aggettante, certo ha visto

la predella di san Giorgio, in alcuni punti diventa minore, alcune parti

sembrano a schiacciato. Rappresenta un miracolo di Eligio, il quale risana il

cavallo al quale si era recisa una gamba.Importanza della pubblicità, gli scudi

laterali presentano gli strumenti per sollecitare i guardanti sulla proprietà della nicchia.

Lorenzo Ghiberti(1378-1455) San Matteo 1419-1423, bronzo Firenze, Orsanmichele Arte del Cambio (1)

Il sant’Eligio viene iniziato nel 1417 e terminato nel 1421 a metà di questa opera, un’altra

arte commissiona la sua scultura, l’arte del cambio chiama Ghiberti a realizzare San

Matteo, che era un esattore delle tasse, viene scelto dall’arte del cambio come santo

protettore. I cambiavalute non erano una corporazione vera e propria a Firenze. Questa

nicchia non era inizialmente dei cambiavalute ma dei fornai, corporazione che però andò in

malora e venne assegnata ai cambiavalute.

Si decide di commissionare a Ghiberti la realizzazione di una seconda scultura in bronzo

che è la seconda di Orsanmichele dopo il San Giovanni Battista. L’arte del cambio chiede

a Ghiberti di emulare ma addirittura di superare la bellezza della scultura precedente e allora

Ghiberti realizza la seconda più alta di circa 20 cm della precedente.

San Matteo in una prima fusione non va a buon fine, ci vorrà una seguente fusione. Scultura

molto preziosa, soprattutto nei dettagli, dove viene evidenziata la pupilla che è molto

raffinata, c’è l’utilizzo della doratura per le bordure delle vesti e dell’argento per l’occhio, si

tratta di un recupero dell’antico, le sculture in bronzo antiche presentavano l’utilizzo dell’argento che

creava un effetto dell’occhio simile a quello umano. Ad esempio la testa di Seneca che propone lo

stesso utilizzo per l’occhio umano. Le mani sono molto assertive, creando viluppi molto eleganti,

possiamo riconoscere a questa figura una vicinanza ai nuovi canoni della scultura rinascimentale.

Donatello (Donato di Niccolò di Betto Bardi, 1386 ca-1466) San Ludovico di Tolosa 1422-1425, bronzo

dorato Firenze, già Orsanmichele, Santa Croce Parte Guelfa (14)

L’arte che aveva in gestione la nicchia era la parte guelfa e commissionò questa scultura

nel 1422 a Donatello. Ludovico era un santo nobile, che rinuncia all’eredità del regno di

Napoli a favore del fratello Roberto d'Angiò. Entra nell’ordine francescano e poi diventa

vescovo di Tolosa nel 1296 infatti è rappresentato con le vesti vescovili. Donatello

rappresenta tutto il cursus honorum della vita religiosa di Ludovico. Diventa vescovo di

Tolosa nel 1296 e viene proclamato santo da papa Bonifacio VIII nel 1317. Questo santo

non si trova più a Orsanmichele perché nel 1460 la nicchia viene venduta al tribunale

della mercanzia, che non vogliono il santo della parte guelfa, la quale se la porta via e viene ricollocata in

Santa Croce. Questa scultura è in bronzo dorato. Viene restaurata nel 1966 da Bruno Bearzi che ha

riportato fuori la doratura che dai restauri coinvolge tutta la figura, tutte le parti del santo sono dorate

con una amalgama di mercurio che aveva una maggiore resistenza alle intemperie.

Il santo è giovanile, indossa la veste monacale sopra la quale indossa la mitria e porta il pastorale tipico

del vescovo che deve guidare le comunità di cristiani. Il pastorale ha la parte superiore con delle nicchie

e puttini, diventa un esercizio di scultura.

C’è un’architettura rinascimentale, che ripropone i linguaggi dell’architettura classica, arco a tutto sesto,

una bella trabeazione con putti, un timpano triangolare liscio con un clipeo con la figura del Dio padre.

Non c’è una predella narrativa ma sembra un frontone di un sarcofago antico, con due genietti che

sorreggono un clipeo fatto di una ghirlanda.

Andrea del Verrocchio (1436-1488) Incredulità di San Tommaso 1467-1483, bronzo Firenze,

Orsanmichele Tribunale della Mercanzia (9)

L’arte della mercanzia ridecora la nicchia. Quando nel 1460 si vende la nicchia, poco dopo

l’arte della mercanzia, nel 1465, cerca lo scultore, gli artisti della prima fase decorativa sono

quasi tutti scomparsi, l’astro nascente è Andrea del Verrocchio e perciò ci si rivolge a lui.

Questa scena coinvolge due figure, perciò Verrocchio ha un problema analogo a quello di

Nanni, con una gestualità particolare.

Verrocchio fa un’operazione nuova, nel senso del maggiore coinvolgimento dello spettatore.

Le modalità per rendere il riguardante più coinvolto sono cambiate, si sono evolute. Il piede

di San Tommaso esce parecchio dalla nicchia. C’è anche un altro elemento che utilizza,

ovvero che il san Tommaso è più in basso rispetto a Cristo, perché poggia sulla base,

mentre il Cristo sta su una specie di piedistallo. La creazione di un gradino fa sì che san

Tommaso sia un tramite che ci porta all’interno della nicchia e all’interno della

rappresentazione. Verrocchio utilizza il bronzo, è un’artista che utilizza tutti i materiali.

Queste due figure sono belle aggettanti, conferisce plasticità a queste figure ma in realtà sono solo due

lastre di bronzo, e lo notiamo sul retro.

Il Cristo viene fuso separatamente nel 1476 mentre il San Tommaso viene fuso nel 1479 poi le due figure

vengono messe insieme. L'opera viene inaugurata nel 1483. Anche qui vasari ci dà una sua lettura molto

interessante, apprezza la qualità tecnica di Verrocchio, il getto del bronzo.

Orsanmichele termina circa 100 anni dopo, ed è il campione della scultura manierista fiorentina ovvero

Giambologna che farà l’ultima scultura con il San Luca.

Giambologna (1529-1608) San Luca bronzo, 1597-1602 Firenze, Orsanmichele Arte dei

Giudici e Notai (10)

E’ una scultura di bronzo, per congruità si decide che debba essere fatta con questo

materiale. San Luca che è il santo protettore dei giudici e notai. Originariamente questa

nicchia era già decorata con un San Luca realizzato Niccolò di Pietro Lamberti nel 1406, ma

dopo tutte queste novità era un po’ fuori moda, quindi decidono di ammodernare la nicchia.

Il linguaggio è completamente nuovo, sappiamo che già nel 1590 era alle prese con questa

scultura perché all’interno della sua bottega era presente un modello in grande di due metri e

Dettagli
A.A. 2022-2023
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinaongaro1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Giometti Cristiano.