vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Giovannino. Notiamo la luminescenza dei volti e la lucentezza della lustratura. Un
elemento che conferisce vitalità ed espressività sono le mani che da questo momento
in avanti cominciano a diventare cruciali nelle rappresentazioni. Come abbiamo visto
dama col mazzolino di fiori.
nel Verrocchio e vedremo meglio nella Probabilmente
Marietta Strozzi
questa statua è da identificare con , figlia di Lorenzo di palla Strozzi
e Alessandra de Bardi che nel 1464 aveva circa 16 anni. Notiamo le maniche molto
spumose, e il taglio netto all’altezza del costato. Torna quindi di nuovo il problema del
taglio nell’opera d’arte. Da notare è il collo molto elegante e la capigliatura, i capelli
infatti sono molto raccolti e tirati su con dei fermagli molto raffinati. La giovane che ci
parla con delicatezza ed eleganza, rappresenta al meglio lo stile dolce di Desiderio da
Settignano. Quest’ultimo riesce a rappresentare gli stati psicologici attraverso la
delicatezza dell’espressione, con il gioco della luce. Per esempio notiamo tutto il lavoro
delle ombre attorno al labbro. Tra il labbro inferiore scuro e intorno alle labbra la
potenza del chiaroscuro. La luce viene quindi enfatizzata all’estremo dalla lustratura
del volto, dalle vesti, dalle maniche, dalla capigliatura alle espressioni delicate che
La Dama con il mazzolino di fiori
sono molto importanti anche per Verrocchio.
conservata al Bargello, risale circa al 1475 ed è opera di Andrea del Verrocchio (1435-
1488) si trova su un plinto rialzato un po’ dopo l’altezza del riguardante, non sappiamo
chi sia questa giovane. Giocando con effetti di marezzatura delle vesti, notiamo un
abito di cotone leggero forse un abito da casa quindi da interni e per questo vediamo
una camiciola sotto pelle sotto il vestito. Verrocchio gioca con un effetto reale di studio
di tessuti uno soprammesso all’altro e questo torna perché si faceva uno studio dal
vero nella bottega di Verrocchio. Verrocchio scolpisce gli occhi, le iridi, le palpebre e di
conseguenza questo ci permette di guardare la dama negli occhi. Questa presenza
fisica è vera anche nello spazio, crea anche intorno agli occhi effetti di chiaroscuro.
L’altro elemento che ci attrae è la capigliatura. Dietro c’è una sorta di cappellino che
serve a trattenere tutti i capelli lunghi, forse una coda trattenuta da questa papalina
che è forse una soluzione domestica. Verrocchio ci dimostra di essere orafo, incide e fa
i buchi con il trapano a violino e poi ripassa con il bulino che serve per fare le righe.
Quest’opera è nuova per un altro motivo, c’è un’altra cosa che fa fare un passo avanti
a Verrocchio nella ricerca del vero, ossia le mani dove sperimenta un taglio del busto
più in basso e taglia all’altezza della vita. Questo gli consente di inserire senza
stravolgere nulla, le mani perchè inserisce le mani e attraverso esse si può enfatizzare
la delicatezza del volto e dell’intensità dell’espressione. Dietro si vede meglio la
doppia veste, quella più pesante e quella più leggera di cui quasi non percepiamo
l’essenza ma lo capiamo dal bordo. Dalla papalina sfugge qualche ciocca birbante che
da un senso di vita domestica. Desiderio si pone il problema del taglio ma non arriva a
conclusione, qui nel busto di bambino notiamo la soluzione di vestina movimentata e
vediamo in basso lo spazio per il cartiglio all’antica. Verrocchio parte dalla soluzione
Dama
della Marietta per realizzare questa della Frick collection. Mirabile è l’elegante
veste damascata chiusa da uno spillone e da notiare che gli occhi non sono ancora
incisi. L’elemento che è la mano avrebbe amplificato l’espressione e il sentimento
della figura rappresentata. Il Dialogo interno della bottega è rappresentato dal
Ritratto di Ginevra de’ Benci
1474-1478 in tempera su tavola e conservato a Washington al National Gallery of Art.
Opera di Leonardo da Vinci (1452-1519), la storia di questo dipinto è ricollegabile a
Bernardo Bembo, padre del futuro cardinale Pietro che vede e conosce Ginevra
durante la sua ambasciata a Firenze tra il 1465 e 1476 anno in cui lei va in sposa a
Filippo Niccolini. Questo è un dono di nozze per i due. Sul retro c’è uno scudo di foglie
“virtutei format decorai?”
in cui c’è scritto la forma bella è decorata con la virtù. Ci
parla delle virtù morali della donna, delle inclinazioni letterarie e dell’eternità di questo
dono poiché vengono rappresentati la palma d’alloro e il ginepro. Il senso di eternità
vuole suggellare il legame tra le due figure. Si staglia su un albero che è il ginepro
quindi anche per chi non conoscesse il nome della signora, riesce ad arrivare alla
donna. Questo andava visto da tutti e due le parti, non era da mettere a parete. Lo
sfondo è paesaggistico e Leonardo quando lo deve rappresentare lo interpreta come lo
vede l’occhio, di conseguenza le ultime cose che si vedono non sono nitidissime. Gli
sfondi sono indistinti perché frutto di un’esperienza reale. Leonardo toglie la linea di
demarcazione e passa da un elemento all’altro da quello che viene chiamato sfumato.
Dunque da un elemento naturale all’altro è un passaggio naturale e cromatico e si
addolcisce la linea del disegno toscano per portare quello che si vede dal vero. La
signora ci guarda, ha la stessa veste, un corpetto e una vestina che le copre la pelle e
che va ad infilarsi sotto il corpetto che va a chiudersi da una perlina dorata. Quindi
stessa veste capigliatura e forse anche stessa papalina che trattiene i capelli, notiamo
i ricciolini che trascolorano, più chiari e più scuri che cambiano a seconda
dell’incidenza della luce. Evidente è la perdita di colore nel retro nella parte bassa
nello scudo, dunque dobbiamo immaginare che la nostra Ginevra viene tagliata
all’altezza delle spalle e pensiamo che Leonardo la avesse dipinta anche con le mani.
disegno di Winsor
In un Leonardo studia le posizioni delle mani, una prima con le
mani incrociate all’altezza del crociato, una soluzione con mani che si alzano al petto
per tenere qualcosa. A sinistra in alto un ritrattino con vecchio che fa una smorfia. Le
mani sono dunque probabilmente da ricondurre a Ginevra. Realizzato a punta
d’argento e a punta di piombo. A ulteriore conferma che Ginevra aveva le mani c’è
Ritratto di donna del 1490 ca. in olio su tavola di Lorenzo di Credi (1456/59-1536)
conservato a New York nel Metropolitan Museum che riporta sul retro un’iscrizione
tarda che la vuole identificare con la Ginevra de Benci anche se lei non è. Su formato
rettangolare in verticale, notiamo delle pose speculari a quelli della De Benci. La
signora indossa un color nero e la vedovanza è rappresentata dall’anello che tiene
nella mano. Si staglia dietro un albero e soprattutto tiene le mani riecheggiando la
soluzione studiata da Leonardo applicata qui. Verrocchio è un artista ricco e vario che
Monumento
è articolato e che ha una produzione enorme e anche diversificata.
funebre di Piero e Giovanni de’ Medici tra il 1469 e il 1472 in marmo e situato nella
Basilica di San Lorenzo è importante perché cambia la nostra percezione della
Sacrestia Vecchia. A partire dal 1470 da questa porta da cui si entrava nella sacrestia
viene messa questa tomba e quindi cambia l’ingresso. Andrea del Verrocchio (1435-
1488) elabora l’idea di uno spazio visibile attraverso una corda fatta di bronzo e quindi
crea un passaggio osmotico con una parete aperta e osmotica. Il monumento è in
granito e serpentino verde e riprende un’idea sperimentata in maniera più piccola da
tomba di Neri Capponi
Bernardo Rossellino nella in Santo Spirito dove il sarcofago è
inserito a metà tra la Cappella Martelli e l’interno della Sacrestia Vecchia. Verrocchio ci
mostra la sua arte di orafo con zampe leonine con bronzo che diventa sottile dandoci il
senso di fogliame. Verrocchio diventa presto un artista internazionale, infatti deve
statua equestre di Bartolomeo Colleoni
realizzare la della piazza dei Santi
Giovanni e Paolo. Egli realizza il modello nel 1481 a Firenze e poi parte per Venezia
dove realizza questo colosso equestre, partendo da un precedente realizzato a Padova
tra il 1446 e i 1453. Ha in mente anche il Marco Aurelio e recupera anche da Donatello
la stessa impostazione. Anche il Bartolomeo ha un altissimo basamento come il
Gattamelata e svetta davanti all’ingresso della basilica del santo, rappresenta infatti la
temerarietà del condottiero invece astratto dalla situazione e ideale e quasi
imperturbabile in Donatello. Crea una fusione tra animale e uomo spingendo l’accento
sulla temerarietà della figura sulla forza espressiva del volto di questo grande
condottiero che era Bartolomeo Colleoni di Verrocchio. Era fatto per essere visto dal
basso dunque da un senso di un uomo volitivo e per essere reso da un’altezza così
dev’essere accentuata di conseguenza l’espressione che è quasi caricaturale. Egli
L’incredulità di San Tommaso
stava lavorando a quando mette appunto dei modelli di
Madonna di Volterra
Madonne col Bambino come si capisce nella . Quest’opera viene
acquistata da Charles Isteric che viaggia in Italia e va a Volterra in casa Contugi dove
era attribuita a Piero della Francesca, lui la attribuisce a Domenico Ghirlandaio. Quindi
viene acquistata dal museo londinese e Giovanbattista Cavalcaselle sosterà che si
tratta di Verrocchio con la collaborazione di Lorenzo di Credi. A dare definiva
attribuzione a Verrocchio è Bernard Derrinson. Andrea de Marchi e Francesco Caglioti
in una mostra del 2019 concordano sul fatto che sia di Verrocchio. Le mani della
Vergine sono giunte, notiamo il gesto del bambino che si porta la mano alla bocca,
l’angelo che si porta la mano al petto, i mantelli sono fermati con degli spilloni e
vediamo la finezza della capigliatura e della scelta della finezza trasparente. Questo è
Studio di testa
uno con incisioni su carta di punta metallica per delimitare alcuni
tratti del volto, alcuni riccioli della capigliatura e la biacca bianca che crea le
sfumature e il rilucere della luce che riflette sulla superficie bianca marmorea. Questo
disegno Andrea de Marchi e Francesco Caglioti, lo attribuiscono a Verrocchio. La
sperimentazione nella bottega di Verrocchio fa si che alla stessa opera possano aver
lavorato almeno il maestro e tutti e due perché ci si passavano i fogli. Uno degli
Sacra Conversazione
esempi della lavorazione a sei o otto mani ecc. è la 1475-1486
ca, in olio su tavola del duomo di Pistoia. Viene commissionata a Verrocchio da
Tommaso de Medici che muore nel 74&rsquo