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L'attuale sistema moderno in Italia è nato intorno agli anni 30. La modernizzazione è avvenuta anche grazie
all'UE che ha emanato diverse direttive volte a superare la precedente frammentazione dei sistemi bancari
nazionali e l’eterogeneità di regole fra i diversi paesi membri.
Diamo innanzitutto una definizione di banca: un’azienda di produzione che svolge sistematicamente,
istituzionalmente e a proprio rischio l’attività di intermediazione finanziaria, cioè un’attività di risorse
finanziarie a titolo di credito utilizzando prevalentemente risorse finanziarie ottenute da terzi a titolo di
debito e a titolo di capitale proprio (in minor parte).
La banca quindi è caratterizzata dal fatto che i debiti siano più elevati rispetto ai mezzi propri e per l'attività
di intermediazione.
L’attività della banca si basa sull’esercizio congiunto di 4 funzioni:
1. funzione di mobilizzazione delle risorse finanziarie raccolta di risorse presso imprese e famiglie
2. funzione creditizia trasferimento di risorse a titolo di credito tipicamente nella forma del prestito
3. funzione monetaria offerta di strumenti di pagamento alternativi
4. funzione di erogazione di servizi accessori diversi dall’intermediazione creditizia.
L’attività di intermediazione finanziaria (composta dalle prime due funzioni) si basa su una doppia fiducia:
fiducia nella banca da parte dei depositanti e viceversa (i depositanti devono poter rientrare in possesso
delle proprie disponibilità in qualsiasi momento e la banca che si attende il puntuale rimborso del prestito).
I depositanti tendono a “fidarsi” sulla base del regolare funzionamento della banca stessa, poiché non
hanno le competenze per valutare l’affidabilità di una banca.
Tuttavia una richiesta generalizzata del rimborso dei depositi, che avviene se viene meno la fiducia dei
depositanti o a seguito di notizie che segnalano il deterioramento della qualità dell’attivo bancario, è
destinata a mettere in difficoltà la banca. Si determinerà così una crisi di liquidità.
A causa dei rapporti interbancari una singola crisi potrebbe propagarsi ad altre componenti del sistema, per
cui bisogna ridurre le possibilità di singole crisi.
Ciò si traduce nell'introduzione della regolamentazione (normativa complessa che disciplina l’attività delle
banche) e vigilanza (supervisione e controllo delle banche da parte delle pubbliche autorità).
L'attuale sistema bancario si è sviluppato in Italia tra le due guerre in seguito a un processo di
nazionalizzazione delle banche più grandi al fine di tutelare i depositanti e per evitare che i loro depositi
venissero utilizzati per attività rischiose. Nello stesso periodo alla Banca d'Italia, oltre alle funzioni di politica
monetaria, vengono affidate anche importanti funzioni di vigilanza.
Con l'avanzare dell'Unione Europea, inoltre, si sviluppano sempre di più i principi della privatizzazione
e liberalizzazione. Per quanto concerne la prima, vi è un allontanamento dello Stato e di altre istituzioni
pubbliche dal capitale delle banche per cui vi è una trasformazione delle banche da pubbliche in S.p.A.
La liberalizzazione invece si è sviluppata attraverso alcune direttive, che hanno determinato profonde
trasformazioni delle strutture bancarie e delle attività svolte dalle banche dei paesi membri. Ciò quindi ha
concesso l'ampliamento della gamma di servizi erogati dalla banca e la diversificazione delle attività, che ha
portato a un forte sviluppo di gruppi bancari e finanziari senza però eliminare le piccole banche
commerciali.
Affinché tutto ciò fosse possibile è stato necessario introdurre regole e normative comuni. Tutto ciò non è
bastato per evitare la crisi del 2007, innescata dalle attività subprime degli USA, che ha condotto ad una
maggiore integrazione dell'UE ed al trasferimento dell'attività di vigilanza alla BCE. Sono stati varati il
meccanismo unico di vigilanza(SSM) ed il sistema comune di risoluzione delle crisi bancarie (SRM).
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Per il fattore fiduciario e per la tutela dei depositanti è stato necessario introdurre una precisa
definizione a livello normativo dell'attività bancaria e dei soggetti autorizzati a svolgerla: il Testo Unico
dell'attività bancaria (TUB), il quale definisce la banca come una struttura che svolge l'attività di raccolta del
risparmio tra il pubblico e l'esercizio del credito.
Tale attività può essere svolta solo dalle banche le quali però svolgono anche ogni altra attività finanziaria. Il
TUB definisce quindi il modo in cui procurarsi mezzi finanziari, cosa sia la raccolta di risparmio (è vietata a
soggetti diversi dalle banche) ed inoltre definisce le uniche due attività che non possono essere svolte
direttamente:
1) l'attività assicurativa;
2) gestione collettiva del risparmio.
Anche se tali attività possono essere svolte in via indiretta, cioè tramite società controllate, partecipate op
accordi distributivi.
Dopo l'approvazione del TUB, si è sentita l'esigenza di riordinare tutte le normative inerenti ai mercati e agli
strumenti finanziari: questo ha portato all’emanazione del TUF, Testo Unico della Finanza (1998),
modificato in seguito con l’introduzione della direttiva MIFID II (Market Financial Instruments Directive)
volta ad aumentare l’informazione e la protezione degli investitori.
Nell'ambito del TUF rientrano tutti i servizi d'investimento. Il TUF disciplina tre parti fondamentali:
1) gli intermediari finanziari: questa è la parte più rilevante per lo svolgimento dell’attività bancaria e ha
profondamente riformato il comparto del risparmio gestito introducendo le SGR. Queste sono autorizzate a
esercitare congiuntamente sia l’attività di gestione in monte del risparmio, sia quella di gestione individuale
di patrimoni.
2) i mercati: vi è stata una tendenziale privatizzazione quindi vi è stata una trasformazione da mercati
amministrati da istituzioni pubbliche a mercati gestiti da società a capitale privato (che sono dedite
all'offerta di servizi di negoziazione a prezzi competitivi e in grado di autoregolamentarsi non oltre i confini
posti dagli organismi pubblici di vigilanza). Inoltre può essere evidenziata la moltiplicazione delle trading
venues (canali di negoziazione), introdotte nel TUF grazie al recepimento della direttiva MiFID.
3) gli emittenti di strumenti finanziari: la normativa ha inserito dei principi al fine di disciplinare gli aspetti
proprietari,l'autonomia degli amministratori, il rafforzamento degli organi di controllo e la tutela dei soci di
minoranza e dei creditori.
Al fine di completare il quadro entro cui si svolge l’attività bancaria, occorre vedere alcuni aspetti normativi
che ne condizionano lo svolgimento tra cui:
Trasparenza contrattuale: finalizzata alla tutela della controparte della banca, ovvero gli operatori
o non professionali, mira a far si che il cliente sia efficacemente informato e in grado di effettuare
scelte consapevoli.
Antiriciclaggio: riguarda essenzialmente le banche in quanto fulcro principale del sistema dei
o pagamenti. Detta numerose leggi e decreti e si traduce in dettagliate disposizioni circa le operazioni
non consentite.
Norme sull’usura: è stato introdotto un tasso d’interesse il cui superamento implica il reato
o d’usura. Tale tasso è il TEGM, tasso effettivo globale medio.
Disciplina Anti-Trust: tutela le attività le condizioni di competitività dei mercati. In Italia la funzione
o di autorità anti-trust è stata svolta per anni dalla banca d’Italia, per poi essere trasferita all’AGCM
(autorità garante della concorrenza e del mercato).
2 Capitolo 2: la vigilanza bancaria
Il sistema finanziario è caratterizzato da una attività di regolamentazione che mediante un articolato
sistema di regole e controlli ne influenza la struttura e il comportamento degli intermediari finanziari e
le loro performance.
Le banche sono imprese che esercitano la propria attività all'interno di una cornice normativa che definisce
le modalità di costruzione di una nuova entità aziendale,le regole e le procedure per una eventuale uscita
dal mercato. Ne discende che l’imprenditore bancario deve esercitare definire gli obiettivi aziendali e le
modalità per il loro raggiungimento nel rispetto dei vincoli posti dalla normativa. Questo appare di difficile
raggiungimento in quanto esiste il rischio che la regolamentazione induca comportamenti da parte degli
intermediari più motivati al rispetto formale della normativa piuttosto che da autonome e sane scelte
imprenditoriali. Il rischio di comportamenti opportunistici da parte dei banchieri è evidentemente
incentivato dalla convinzione che lo Stato debba comunque intervenire per evitare il fallimento delle
banche facendo gravare il relativo conto sui contribuenti. Proprio al fine di mitigare il rischio di azzardo
morale è stato introdotto nella disciplina delle crisi bancarie il c.d. bail-in che mira al salvataggio delle
banche ricorrendo alle risorse interne alla banca (attraverso la riduzione del valore delle azioni e di alcuni
debiti e la loro conversione in azioni al fine di assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura
sufficiente a evitare il dissesto). Il fine della regolamentazione quindi è la sana e prudente gestione
dell’attività bancaria.
La recente crisi finanziaria e le critiche mosse nei confronti dell'autorità di vigilanza pone tre questioni:
l’analisi costi-benefici dell'attività di vigilanza: devono essere posti dei limiti agli intermediari in
proporzione ai benefici che intendono raggiungere (questo punto in Italia non ha mai trovato
diffusa applicazione)
l’orientamento al mercato: in virtù del quale non può essere ritenuta accettabile una normativa
basata su interventi realizzati DOPO che siano emersi i problemi legati all’innovazione
l’organizzazione della regolamentazione
l’analisi sull’assetto organizzativo dei controlli sul sistema bancario deve partire dal progetto di unione
bancaria europea che, dopo la crisi finanziaria internazionale, è diventato parzialmente operativo essendo
stati approvati il meccanismo unico di vigilanza (che assegna alla BCE la responsabilità della vigilanza
prudenziale sulle banche operanti all’interno dell’UE, con una ripartizione dei compiti che coinvolge anche
le autorità nazionali di vigilanza) e il meccanismo unico di risoluzione (ha il compito di graduare gli
interventi in caso d