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MORFOLOGIA

La morfologia si occupa della struttura interna delle parole, si occupa di come si

combinano i morfemi tra loro per dare vita alle parole.

- Nozione di parola: la possediamo a livello intuitivo. Ci sono delle lingue in cui gli

elementi morfologici sono pochi e in queste lingue questo criterio resta più

difficile da applicare.

- Altro criterio: le parole possono essere separate da una pausa potenziale. La

parola porta in genere un accento principale.

I morfemi sono le unità più piccole in cui possono scomporre la parola.

Prova di commutazione

Tagliare le parole in morfemi e tagliare questi ancora di più per creare morfemi più

piccoli.

Esempio: latteria= latteri-a Con la “a”, posso cercare parole dove a ha lo stesso

significato come ad esempio: cas-a, cen-a, ran-a. “a” è un morfo, che veicola in

significato di singolare. Con “latteri- “: so che è il nome di un luogo e compare con lo

stesso significato in latteri-a/latteri-e. posso lavorare su questo morfema dividendo

latt- da -eri- si indicano sempre luoghi dove si vende qualcosa, si commercializza.

Posso dire quindi di aver individuato il morfema -eri- che indica il significato più

astratto di un luogo dove si commercializza qualcosa.

Il morfo è la realizzazione concreta di un’entità astratta che è il morfema. Anche nel

caso del morfo ci sono possibili varianti. Gli allomorfi sono morfi diversi che realizzano

lo stesso morfema, portano/veicolano lo stesso significato (es. il suffisso che serve a

costruire, partendo da verbi, aggettivi che hanno il significato di passivo potenziale

come la parola curabile che proviene dal verbo curare. In altri aggettivi -ibil come

vivibile o risolvibile, oppure -ubil come in solubile).

L’allomorfia può essere di tre tipi diversi:

1. Può trovarsi nel morfema lessicale.

2. Esistono anche quelli grammaticali, che sono morfi derivativi

Derivazionali: partendo da una parola posso costruire un’altra parola.

 Flessivi: servono a creare le forme flesse delle parole, cambia solo il

 morfo flessivo.

Es. -ità e -tà servono a costruire nomi astratti da aggettivi.

3. allomorfo di base: il più frequente fra gli allomorfi di un morfema. Ess: in- nei

prefissi di negazione in italiano; ge- + t nei participi passati ted., amic- come

morfema lessicale in amic-o/-a/- he/-ale/-hevole ecc.

Suppletivismo: possono essere casi differenti con varianti diverse dello stesso

morfema che sono dovuto a radici diverse. Si ha quando un morfema lessicale viene

sostituito in parole derivate da un morfema dalla forma diversa ma con lo stesso

significato: per es. acqu-a idric-o; fegat-o, epatic-o; cavall-o, equin-o.

Classificazione dei morfemi

Questa classificazione riguarda la funzione. La classificazione dei morfemi avviene in

base a tre parametri:

1. Funzione: i morfemi possono essere

Lessicali= I morfemi lessicali sono la classe più ampia e facilmente

 incrementabile perché si possono creare nuovi morfi lessicali.

Grammaticali= sono in numero più ridotto. Si possono ottenere dei

 cambiamenti nelle parti del discorso.

2. Individuabilità della posizione e posizione che i morfemi grammaticali occupano

rispetto al morfema lessicale

3. Statuto: i morfemi si distinguono in liberi e legati a seconda che possano

apparire da soli o meno.

Classificazione funzionale:

Classificazione posizionale: guarda il luogo in cui vengono posizionati i morfemi.

- Morfo zero: si verifica quando in una certa lingua nella quale un certo significato

è di norma espresso obbligatoriamente in uno o qualche caso specifico, non

viene espresso.

- Morfo sostitutivo: si ha quando si sostituisce qualcosa.

- Morfi dalla posizione individuabile: prefissi, suffissi, circonfissi, transfissi.

- Morfi dalla posizione non individuabile: sono i morfi zero e quelli sostitutivi.

- Morfi cumulativi: ossia morfi che indicano contemporaneamente più di un

significato o valore, come ad es. -e nella parola italiana buone, che indica

insieme femminile e plurale.

- Morfema libero: può apparire isolatamente senza costituire una parola (come

ieri o città) ma il morfema lessicale ragazz- non è libero perché deve avere un

genere ed un numero.

Flessioni e classi di parola

- Morfi flessivi: è un morfema che realizza un valore di un determinato tratto in

una certa classe di parole.

criteri semantici: quando una certa parola appartiene ad una certa classe.

 Criteri sintattici: distinguono le varie parole di una lingua in classi.

 Definizione morfologica di classe di parola: una certa classe prende un

 certo tipo di morfemi flessivi.

Le forme flesse delle parole hanno, su di sé, dei particolari morfemi flessivi. Questi

morfemi rappresentano dei valori di due tratti: il genere e il numero.

- Classe di parola: Ciò che riguarda la classe di parole sono gli aggettivi,

apposizione.

- Tratto: Aspetto: è un tratto codificato in maniera obbligatoria nei tempi del

 passato (anche in italiano). L’aspetto riguarda il modo in cui si osserva

un’azione, quindi riguarda la classe lessicale dei verbi. In italiano, si

distinguono:

1. Aspetto perfettivo: quando si codifica un determinato evento, indico l’evento

come compiuto.

2. Aspetto imperfettivo: viene codificato, obbligatoriamente in italiano, con i

tempi al passato e mette in opposizione il tempo verbale all’imperfetto e

passato prossimo. In questo aspetto, codifico/descrivo l’evento in una

qualsiasi delle sue fasi, in uno qualsiasi dei suoi momenti in corso, per

esempio: “mentre camminavo sono cadute le chiavi” = nel caso di

“camminavo”, codifico l’azione del camminare; “sono cadute le chiavi” =

descrivo l’evento del cadere delle chiavi come un evento compiuto.

Il caso: in italiano non è operativo se non in una classe particolare di

 parole, ovvero i pronomi dove vengono fatte delle distinzioni di caso, per

esempio “gli” indica complemento di termine, caso dativo maschile

singolare; mentre “lo saluto” identifica il caso accusativo sempre

maschile singolare.

Definitezza: in italiano è codificata attraverso gli articoli (definito,

 indefinito).

Diatesi: nota anche come voce del verbo e riguarda la classe dei verbi.

1. Attiva: “laura mangi la mela” = laura è il soggetto che corrisponde

all’agente, cioè che controlla l’azione di mangiare la mela. Nella voce attiva

quindi, il soggetto è anche agente.

2. Passiva: “la mela viene mangiata da Laura” = il soggetto è il paziente,

ovvero l’entità che viene “toccata” dall’azione.

3. Media: il soggetto è nello stesso tempo agente e paziente, come per

esempio “io mi lavo” = “io” e “mi” si riferiscono alla stessa entità che è

insieme controllore dell’azione ma anche paziente dell’azione.

Genere: in italiano esiste femminile, maschile ma pensando al tedesco

 esiste anche il neutro.

Numero: sono singolare e plurale, altre lingue codificano anche altri tipi di

 numero come il duale, in arabo.

Tempo: presente, passato e futuro ma ci sono lingue che fanno delle

 distinzioni meno fini e distinguono solo un passato e un non passato

(=dove sta dentro dia il presente che il futuro).

- Il nome in italiano:

In italiano la classe di parola nome porta:

1. I tratti della definitezza: in base all’articolo determinativo o indeterminativo.

2. Il numero: singolare e plurale.

3. Il tratto del genere: maschile oppure femminile.

- Il nome in tedesco:

In tedesco la classe di parola nome porta:

1. Definitezza: articolo definito e indefinito.

2. Numero: singolare o plurale.

3. Genere: femminile, maschile e neutro.

4. Caso: su alcuni determinanti del nome si inserisce una morfologia d caso e si

distinguono i 4 casi.

Accordo: In alcune lingue esiste il fenomeno dell’accordo, secondo il quale tutti gli

elementi che fanno parte del sintagma nominale devono essere accordati con il nome

che rappresenta l’elemento più importante di quel sintagma.

- Elenco dei tratti espressi nei verbi in italiano:

1. In italiano esprimiamo sul verbo il tempo

2. Aspetto: è codificato solo nei tempi del passato e vede i due valori del

perfettivo, passato prossimo, e imperfettivo, imperfetto.

3. Diatesi: è possibile costruire voci verbali attive o passive ma anche medie.

4. Modo: modi verbali come indicativo, congiuntivo…

5. Persona: prima seconda o terza

6. Numero: singolare e plurale

7. Genere: solo nei participi passati. Nei participi passati di verbi intransitivi (come

“andare”), oppure nei participi passati di verbi intransiti alla voce passiva (“io

sono amata”).

Analisi morfologica

Amavano= in questo verbo è possibile distinguere:

1. Radice lessicale / base lessicale o morfo lessicale: che è espresso da “am”. Per

indicare il morfo lessicale si usa o la forma dell’infinito oppure la terza persona

dell’indicativo presente singolare.

2. Tempo: “-av-” indica in termini di pura grammatica, la morfologia del tempo

imperfetto, ma dal punto di vista del significato e quindi del morfema indica sia

il tempo passato sia l’aspetto imperfettivo.

3. Morfema: “-ano” codifica due morfemi e cioè la persona che è la terza ed il

numero che è plurale.

Questo tipo di morfi, che insieme codificano più di un significato, si chiamano morfi

cumulativi o portmanteau.

Derivazione, composizione ed altri processi di formazione di parola

- Morfema derivazionale: i processi di derivazione, composizione e altri processi,

ci permettono di creare nuove parole. Le nuove parole restano nella lingua e

saranno registrate nei vocabolari, altre volte non verranno più usate. I dizionari

registrano alcune innovazioni basate sul processo di derivazione sono di norma.

Il fenomeno per cui nuove parole vengono utilizzate in una lingua è un

fenomeno comune. I morfemi derivazionali possono essere, accumulati o

applicati ricorsivamente, quindi, è possibile applicare un meccanismo di

derivazione.

Esempio: Applico di volta in volta la regola di derivazione derivando goni volta

qualcosa di nuovo = socio → sociale→ socializzare (verbo de-aggettivale) →

socializzabile (aggettivo de-verbale) → socializzabilità (nome de-aggettivale). Le parole

che condividono lo stesso morfema lessicale formano una famiglia di parole.

- Seconda riga: (Parentesi graffe) trovo morfi nei quali la parola può essere

suddivisa. “-soci”, indica il significato lessicale della parola

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
36 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Antonietta.aa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica antropologica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Valentini Ada.