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BACHTIN:
-1895, Russia, 1975. È uno studioso russo. Coetaneo di Lucaks
-è un teorico molto complesso, un filosofo che si è occupato prevalentemente della letteratura e
del romanzo nello specifico. È stato rivalutato dopo la morte (a differenza di Lucaks), in vita è stato
molto marginale. Scrive a partire dagli anni 20 ma la fase più importante per la recezione in Italia è
quella del dopoguerra, quindi gli anni 60. Consideriamo inoltre che nel 2012 incominciano ad
essere pubblicate in Russia tutte le sue opere, pure e soprattutto quelle inedite. Ha dunque
attraversato tutto il 900 ed è stato interpretato in vari modi.
- Grande conoscitore della cultura e filosofia tedesca studia molto Kant sviluppa gran parte
delle sue teorie avendo per base il pensiero post-Kantiano a partire soprattutto da un’idea di
inattingibilità dell’oggetto unico (il nùmeno per Kant), che si manifesta nella realtà solo attraverso i
fenomeni, ovvero le forme concrete e visibili con le quali possiamo rapportarci.
-viene da un ambiente molto religioso: viene arrestato negli anni che seguono la rivoluzione russa
in quanto partecipa a delle riunioni clandestine della Chiesa ortodossa mandato in esilio
Ha scritto vari saggi:
-Dostoevskij: Poetica e stilistica: è un saggio degli anni 20 del 900. Qui comincia a mettere a
fuoco una delle nozioni che poi diventerà cardine nel suo pensiero letterario: POLIFONIA
(dall’ambito della musica: un incrocio di voci dove ogni voce segue una sua melodia): caratteristica
principale del romanzo di Dostoevskj secondo Bachtin. Questo perché nel romanzo di Dostoevskij,
secondo Bachtin, si intrecciano in maniera indipendente le voci dei diversi personaggi senza
bisogno del ruolo sovrastante di un narratore. All’inizio riceve delle critiche per questo tipo di
approccio, gli viene contestato infatti che non sia qualcosa che riguarda solo Dostoeskij ma fa
parte della tradizione del romanzo ed esisteva anche in passato.
-L’opera di Rabelais (rablè pronuncia) e la cultura popolare: Rabelais è il rappresentate per
Bachtin di questa cultura popolare, cultura che prima della modernità (e quindi 700-800 con
l’industrializzazione) dà la parola a quello che era il mondo popolare. Questa cultura popolare è
stratificata, differenziata e centrifuga, dunque rifiuta ogni tipo di unificazione, controllo questo
mondo è tipico della cultura pre-moderna e in particolare di tutte le feste popolari in cui si dava
modo al popolo di esprimersi il CARNEVALE simbolo di trasgressione e
ribaltamentoattraverso Rabelais Bachtin cerca di risalire alla cultura orale e come questa cultura
carnascialesca si sia trasferita nella letteratura e nel romanzo
- Estetica e Romanzo Estetica: branca speciale della filosofia che nasce nel 700 e si occupa
della riflessione intorno al giudizio di gusto (si occupa dell’opera d’arte) non si tratta della filosofia
ma
morale o pratica la filosofia che cerca di comprendere in che modo il giudizio estetico metta
in relazione gli essere umani che vengono da contesti diversi.
Il romanzo è il punto di congiunzione tra l’astrazione del pensiero morale e religioso e il concreto
mette in scena tutto l’infinito divenire che quotidianamente si dipana sotto gli occhi degli esseri
umani a livello di forme, idee e soprattutto di lingua.
Infatti la sua riflessione sulla lingua è un pensiero strettamente legato alle manifestazioni
linguistiche
-L’autore e l’eroe mette a punto il concetto di Cronòtopo
Il testo di cui parliamo (all’interno del romanzo Estetica e Romanzo)è uno dei suoi testi più famosi
e si intitola LA PAROLA NEL ROMANZO, scritto tra il 1934 e il 1935:
in questo saggio (Estetica e Romanzo) lui analizza quella che per lui è la peculiarità della lingua
del romanzo: il romanzo in quanto genere letterario ha delle convenzioni formali, linguistiche,
estetiche che lo distinguono sia dalla lirica che dal drammatico (gli altri due generi).
Il romanzo però al tempo di Bachtin non viene considerato come genere artistico a differenza della
poesia. Infatti la lingua della poesia viene considerata più “degna”, “alta”, complessa con infatti
figure retoriche, rime, allitterazioni. La lingua del romanzo invece proprio per la sua quotidianità ha
una funzione comunicativa, non estetica: ci comunica determinate situazioni, personaggi, trame,
ma la lingua di per sè non ha caratteristiche estetiche è allora più che altro un genere di
intrattenimento rivolto dunque in particolar modo ai giovani e alle donne, non è un genere
considerato “legittimo” dal pov artistico.
Slovo v romane titolo originale
La parola Slovo in russo non è propriamente “parola” ma vuol dire sia parola sia DISCORSO, un
qualcosa allora di più complesso (simile al “logos” greco).
Incipit:
parte dall’idea che ci sia un distacco, una differenza tra lo studio della forma vera e propria e lo
studio invece dei suoi contenuti ideologici. Consideriamo tra l’altro che siamo alla metà degli anni
30 e in Russia si è diffuso il formalismo: studio del testo letterario sconnesso dalla
contestualizzazione storica, si concentra invece sugli elementi tecnici. Bachtin se la prende più che
altro con la cosiddetta stilistica letteraria: disciplina che studia gli stili dei singoli autori. Questi tipi di
approcci sopra detti sono sbagliati, ma è sbagliato d’altra parte anche il cosiddetto astratto
ideologismo: studio dell’opera letteraria solo dal pov dei suoi contenuti idologici. È sbagliato anche
questo approccio perché comunque non si piò non considerare anche l’aspetto formale (tecnico).
Forma e contenuto allora fanno un tutt’uno che va sempre preso in considerazione, un tutt’uno
nella parola intesa come fenomeno sociale, sociale in ogni sfera della sua vita e in tutti i suoi
momenti. Quindi la parola non è qualcosa che appartiene ad un sistema astratto o ad un singolo
individuo ma è qualcosa che ha un cammino sociale, uno sviluppo sociale per cui passa di bocca
in bocca modificandosi nell’incontro con le intenzioni altrui. Quindi lo studioso non deve pensare ad
una lingua astratta ma una lingua concreta che cambia lingua viva, parlata è animata da
forza centrifughe e centripete che sono i tentativi di unificazione verso una lingua unitaria.
Queste caratteristiche si sono trasportate nella lingua del romanzo. FINE INCIPIT
Saggio articolato in cinque sezioni:
1 La stilistica contemporanea e il romanzo
2 La parola nella poesia e nel romanzo
3 La pluridiscorsività nel romanzo
4 L’uomo parlante nel romanzo
5 Le linee stilistiche del romanzo europeo
1: A partire dagli anni ’20 lo studio della stilistica si è iniziata ad applicare al romanzosecondo
Bachtin però non è possibile applicare le categorie tradizionali (come elementi tecnici della poesia:
endecasillabo, allitterazione, ripetizione ecc…) della stilistica alla prosa del romanzo perché hanno
peculiarità diverse e queste categorie allora non renderebbero il romanzo un’opera letteraria
valida.
Invece l’elemento fondamentale del romanzo è la sua totalità come fenomeno pluristilistico,
pluridiscorsivo e plurivoco termini che Bachtin conia ex novo.
Pluristilismo pluralità degli stili
Pluridiscorsività varietà dei discorsi appartenenti ai diversi contesti
Plurivocità esistenza di più voci all’interno della stessa parola
La parola romanzesca ha questa capacità di riprodurre questo aspetto proprio della lingua reale
ovvero questo essere stratificata in quanto parlata da gruppi diversi, in base anche al contesto
(letterati, politici, insegnanti ecc…). La peculiarità del romanzo è saper usare queste stratificazioni
lingusitiche.
Il romanzo per Bachtin è un organismo eterogeneo, complesso, formato da una serie di sotto-
elementi che lui chiama unità stilistico-compositive:
1. la narrazione artistico-letteraria diretta dell'autore (meglio dire narratore) voce diretta del
narratore che parla in quanto tale (Manzoni)
2. la stilizzazione delle varie forme della narrazione orale o racconto diretto (skaz in
tedesco) narrazione orale di un aneddoto e si riprendono i modi di parlare di un
personaggio.
3. la stilizzazione delle varie forme della narrazione semi letteraria, che è scritta, privata,
come lettere, diari, ecc… trasportati poi all’interno del contesto del romanzo. Abbiamo la
sensazione di assistere e leggere una storia vera
4. le varie forme di discorso letterario, ma extrartistico, dell'autore: ragionamenti
morali, descrizioni ecc.. momenti dunque in cui l’autore sospende la narrazione e divaga
Il romanzo e l’unione composita di questi elementi il romanzo orchestra questi elementi che sono
sullo stesso piano
Il Narratore così perde la sua autorevolezza in quanto la sua voce non è universale ma entra in
dialogo con le altre Esempio: il narratore inattendibile lo sveliamo in quanto mettiamo la sua
voce in comparazione con quella degli altri narratore che perde autorità
2: la parola non è parola singola ma è intesa anche come discorso
3: il romanzo è pluridiscorsività sociale un insieme di linguaggi sociali (gergo professionale,
gergo letterario…) queste stratificazioni interne sono per lui la premessa per l’esistenza del
genere romanzesco. Difatti se all’interno di un romanzo noi vediamo un personaggio che parla e
usa un certo linguaggio capiamo subito quali caratteristiche attribuirgli. Al contrario la stilistica
tradizionale interpreta la parola come un qualcosa che va solo verso l’oggetto. DUNQUE:
2: la stilistica tradizionale ha solo due elementi, due estremi, che sono la parola (o discorso) e
l’oggetto (la realtà). La stilistica tradizionale ha solo due elementi la parola e l’oggetto il
problema che si pone è che magari un determinato oggetto non può essere espresso a parole.
Secondo Bachtin invece quando la parola va verso l’oggetto, prima dell’oggetto incontra le parole
altrui sullo stesso oggetto: quella cosa lì nella realtà è stata già descritta, analizzata e interpretata
(significati che sono stati dati già da altri parlanti) quindi questo oggetto può essere “conteso”
non siamo mai noi per primi a nominare qualcosa ”Solo con il solitario Adamo che dava per
prima il nome alle cose qui è stato possibile dare il nome per la prima volta”
Dunque solo Adamo ha potuto servirsi di una parola pura. E ricordiamo