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GRENZEN DER MENSCHEIT - J. W. VON GOETHE
1 STROFA In questa strofa di Das Göttliche, Goethe descrive Dio (“Heilige
Vater”) come una gura calma e benevola. Con una mano serena
(“gelassener Hand”), Dio invia fulmini portatori di benedizioni
(“segnende Blitze”) dalla sua posizione sopra le nuvole (“aus
rollenden Wolken”) verso la Terra. Di fronte a questa
manifestazione divina, l’io lirico prova un profondo senso di
devozione: bacia simbolicamente l’orlo del vestito di Dio (“Saum
seines Kleides”) e sente nel cuore un’emozione pura e fedele,
paragonabile al timore reverenziale di un bambino (“kindliche
Schauer treu in der Brust”).
Confronto con il “Prometeo”:
Nella prima strofa di Prometeo, Goethe descrive un atteggiamento
completamente diverso nei confronti di Dio. Qui l’io lirico s da la
divinità, affermando l’autonomia dell’uomo e ri utando il bisogno di
venerazione. In Grenzen der Menschheit, invece, c’è un’accettazione dei limiti umani e
una gratitudine verso Dio, che viene visto come un padre benevolo che opera per il bene
dell’umanità.
2 STROFA
In questa strofa, Goethe avverte che l’uomo (“Mensch”) non dovrebbe paragonarsi agli
dèi o cercare di competere con loro, perché questo può portare a conseguenze pericolose.
Se l’uomo cerca di elevarsi troppo in alto (“hebt er sich aufwärts”) e arriva a toccare le
stelle con la testa (“berührt mit dem Scheitel die Sterne”), perde ogni sicurezza e
fi fi fi
stabilità. Goethe usa l’immagine dei piedi che non
trovano appoggio (“unsichere Sohlen”) per descrivere
questa situazione.
In questo stato di insicurezza, l’uomo viene trascinato
dalle forze della natura, come le nuvole e i venti
(“Wolken und Winde”), simbolo di confusione e
mancanza di controllo. Goethe vuole ricordare all’uomo
di rispettare i propri limiti e di non cercare di superare ciò
che gli è concesso, accettando il proprio posto nel
mondo.
Questi versi rappresentano un forte contrasto con la
gura di Prometeo, che nel poema goethiano si ribella
agli dèi cercando di eguagliarli. In questa parte di “Grenzen der Menschheit”, Goethe
esprime l’idea che l’uomo, pur avendo desiderio di elevarsi e superare i suoi limiti, non può
mai veramente raggiungere gli dèi. La sua aspirazione è destinata a fallire, e il suo
tentativo di superare i con ni naturali e divini viene ostacolato dalla sua stessa insicurezza
e vulnerabilità.
3 STROFA In questa strofa Goethe celebra la condizione
dell’uomo quando rimane ancorato alla terra
(“dauernde Erde”), saldamente connesso alla realtà
e alla sua natura mortale. L’uomo, con le sue ossa
solide e forti (“feste, markige Knochen”), trova
stabilità sulla terra ben fondata (“wohlgegründete
Erde”), un simbolo di equilibrio e sicurezza.
Goethe suggerisce che l’uomo, restando legato alla
terra, non tenta di elevarsi in modo irragionevole o
paragonarsi agli dèi. Piuttosto, può essere paragonato
ad elementi naturali come la quercia (“Eiche”) e la
vite (“Rebe”), simboli di forza, radicamento e crescita
armoniosa. Questi elementi rappresentano la capacità dell’uomo di vivere una vita piena e
autentica, rispettando i propri limiti e trovando il proprio posto nell’ordine naturale.
Queste tre strofe di Goethe esplorano temi profondi come la mortalità umana e
l’immortalità divina, ponendo un confronto tra la natura ef mera della vita degli uomini e
l’eternità degli dèi. Vediamo ogni strofa in modo chiaro per comprendere meglio i concetti.
1. Differenza tra dèi e uomini (prima strofa):
Goethe si chiede: “Was unterscheidet Götter von Menschen?” (Cosa distingue gli dèi dagli
uomini?). La risposta sta nella loro relazione con il tempo e il cambiamento.
• Gli dèi sono eterni e inamovibili. Le onde (“Wellen”) scorrono tranquillamente
davanti a loro, senza travolgerli: rappresentano la stabilità e il controllo divino sul caos
del mondo. Gli dèi non sono toccati dal usso delle cose, sono al di sopra del tempo e
del cambiamento.
• Gli uomini, invece, sono completamente alla mercé di queste onde. La vita umana è
instabile: veniamo sollevati dalle onde (“Uns hebt die Welle”) per un breve momento,
fi fi fl fi
ma poi siamo travolti e sprofondiamo (“verschlingt
die Welle, und wir versinken”). Questo rappresenta
la nostra vulnerabilità e la precarietà della nostra
esistenza.
Concetto chiave: Gli dèi rappresentano l’eternità e
l’immortalità, mentre gli uomini vivono una condizione
di fragilità e transitorietà.
2. Il limite della vita umana (seconda strofa):
Goethe introduce l’immagine del “kleiner Ring”
(piccolo cerchio), che simboleggia i limiti della vita
umana. Ogni individuo ha una durata di vita breve,
contenuta in questo cerchio, che rappresenta la nostra
nitezza.
• Tuttavia, anche se la vita di una persona è
breve, l’umanità come collettivo è diversa. Esistono
“viele Geschlechter” (molte generazioni) che si
susseguono nel tempo.
• Queste generazioni formano una
“unendliche Kette” (catena in nita), unendo il
passato, il presente e il futuro. Sebbene l’individuo sia
mortale, l’umanità continua a esistere e ad avere un
signi cato più grande.
Concetto chiave: Mentre ogni essere umano è limitato e mortale, l’umanità stessa è
potenzialmente immortale, grazie alla continuità delle generazioni.
3. Ripetizione per enfatizzare (terza strofa):
Goethe ripete la seconda strofa per rafforzarne l’importanza. Vuole sottolineare che, anche
se la nostra vita è breve e contenuta in un piccolo cerchio, facciamo parte di un usso più
grande. La “unendliche Kette” rappresenta la connessione universale tra tutte le
generazioni, che dà un senso alla nostra esistenza.
Conclusione e signi cato complessivo:
Goethe ci invita a ri ettere sulla condizione umana. Rispetto agli dèi, siamo fragili, limitati e
soggetti al cambiamento. Ma anche nella nostra mortalità, c’è una forma di eternità:
facciamo parte di un tutto più grande, la catena in nita dell’umanità. In questo modo, la
nostra breve vita acquisisce un signi cato più profondo, poiché siamo legati al passato e al
futuro attraverso questa catena universale.
Das Göttliche (1783)
NO trattato teologico perché mette l’uomo al primo posto nella prospettiva del divino
Queste due strofe di Goethe, tratte da “Das Göttliche”, ri ettono il suo ideale umanistico e
il confronto tra l’uomo e gli esseri superiori. Analizziamole con chiarezza, usando un
linguaggio semplice e menzionando alcuni termini chiave.
1. La nobiltà dell’essere umano (prima strofa):
Goethe esorta l’essere umano a essere edel (nobile), hilfreich (di aiuto agli altri) e gut
(buono). Queste tre qualità de niscono il vero valore dell’umanità.
fi fi fl fi fi fi fi fi fl fl
• L’uomo deve cercare la nobiltà non in termini di rango
sociale, ma come atteggiamento morale: essere onorevole e
giusto nelle sue azioni.
• Inoltre, deve aiutare gli altri (hilfreich) e agire con bontà
(gut), poiché è proprio questo che lo distingue (unterscheidet
ihn) da tutte le altre creature viventi (Wesen).
Concetto chiave:
Secondo Goethe, l’umanità non è de nita solo dalla razionalità
o dalla forza, ma dalla sua capacità morale: essere generosi,
altruisti e compassionevoli. Questo è ciò che rende gli uomini
superiori rispetto agli animali o agli esseri conosciuti.
2. Gli esseri superiori e il loro esempio (seconda strofa):
Goethe poi si rivolge agli unbekannten Höhern Wesen
(sconosciuti esseri superiori), che possiamo solo ahnen
(intuire o immaginare).
• Questi esseri superiori rappresentano ideali più
alti, forse divini, che l’uomo dovrebbe cercare di imitare (ihnen
gleiche der Mensch).
• Goethe invita l’uomo a vedere questi esseri come un modello di comportamento.
Seguendo il loro esempio (Beispiel), l’umanità può imparare a credere in valori più
elevati (lehr’ uns jene glauben).
Concetto chiave:
Gli esseri superiori non sono rappresentati come divinità tradizionali, ma come simboli di
perfezione morale e spirituale. Goethe incoraggia l’uomo a elevarsi, ad aspirare a una vita
migliore e più virtuosa, ispirandosi a questi ideali.
Signi cato complessivo delle due strofe:
Goethe sottolinea due messaggi fondamentali:
1. La nobiltà morale distingue l’essere umano dalle altre creature. La bontà e
l’altruismo sono le qualità che ci rendono davvero umani.
2. L’uomo deve guardare verso l’alto, verso ideali superiori rappresentati dagli esseri
più elevati. Non importa se questi siano reali o solo intuibili: il loro esempio ci ispira a
migliorare noi stessi e a vivere secondo valori universali di verità, bontà e giustizia.
In sintesi, Goethe ci invita a essere la migliore versione di noi stessi, combinando umanità
e aspirazione verso qualcosa di più alto.
3 STROFA
1. La natura è indifferente (prima strofa):
Goethe afferma che la natura è unfühlend (insensibile).
• La Sonne (il sole) brilla indifferentemente sia per i buoni (Gute) che per i malvagi (Bös).
• Allo stesso modo, il Mond (la luna) e le Sterne (le stelle) risplendono sia per il
Verbrecher (il criminale) che per il Besten (il migliore).
Concetto chiave:
La natura segue le sue leggi e non distingue tra morale o immoralità. Sole, luna e stelle
illuminano tutti allo stesso modo, senza giudizio. Questo mette in evidenza come la natura
sia neutrale e imparziale: non prende posizione sulle azioni umane.
fi fi
2. La forza inarrestabile della natura (seconda strofa):
Qui Goethe descrive la potenza inesorabile degli elementi
naturali:
• Il Wind (vento), i Ströme ( umi o correnti), il Donner (tuono) e
la Hagel (grandine) seguono il loro corso (rauschen ihren Weg).
• Questi fenomeni naturali colpiscono indistintamente gli esseri
umani: prendono uno dopo l’altro (einen um den andern), senza
distinzione o pietà.
Concetto chiave:
Gli elementi naturali si muov