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La Sicilia
Verga si definisce 'isolanissimo e sicilianissimo', cioè l'essere siciliano che significa appartenere ad una regione ed, accanto a questo, l'essere isolano, cioè l'appartenere ad un'isola come condizione esistenziale. Se noi vogliamo capire in generale gli scrittori siciliani, parliamo di questo fenomeno che la critica letteraria ha assunto come INSULANITA', cioè il sentirsi e il vivere su un'isola. Cioè l'appartenenza ad una condizione esistenziale e che condiziona e orienta sia il suo modo di vivere che il suo modo di scrivere.
Brancati ci dice, in alcuni suoi articoli, che il sentimento che abita la Sicilia e i siciliani è la diffidenza, con un atteggiamento esterno che maschera questa malinconia e questa insicurezza, in parte stancata dalla sensualità. La diffidenza come valore che apparterrebbe all'essere siciliani, ma è una diffidenza 'singolare' e 'malinconica'.
dunque profonda, con una maschera che cela questa malinconia, che diventa insicurezza prima e paura poi. In ne l'idea che Verga ha più sopita, che la natura siciliana, sia dell'individuo sia la natura che la circonda, sia una natura fortemente sensuale, con un eccesso si sensualità che fortemente stanca. Il siciliano è per sua natura antimoderno e anticonformista - continua Brancati - dicendo che il siciliano è un uomo di dente, che non si da della piramide, e la natura siciliana è una natura che non si prende la libertà nei momenti di libertà, e non aderisce a nessuna dittatura anche quando dovrebbe aderire. Un confronto duro col governo centrale e la reazione dei siciliani, con il famoso episodio di Bronte. In un altro articolo sempre Brancati ci dice che l'essere siciliano significa fare i conti con la luce, e questo contrasto tra il momento della luminosità e lo sprofondare nella tenebra.
nessun siciliano prescinderà da questo elemento di luce nel narrare i suoi fatti, proprio perché la luce per i siciliani è un elemento narrativo. Sciascia, invece, in 'Sicilia e solitudine' ci designa come sono fatti i siciliani, cioè 'sommamente timidi e temerari'. Il primo punto fondamentale per tutta la linea siciliana è che la Sicilia non riesce ad appartenere mai ad un governo centrale, cioè fa un caso a sé in cui non si riconosce nelle istituzioni di un governo centrale, vive di istituzioni (i 'galantuomini' di cui parla Verga) sue che sono tendenzialmente istituzioni che non fanno altro che aumentare la forbice sociale che poi Verga racconta. Al centro di tutto c'è ovviamente il fatto geografico, a cui si accompagna l'importanza strategica dell'essere isola, che è anche uno svantaggio perché la rende penetrabile, secondo una vulnerabilità di difesa, cioèuna paura. Si può dire che l'insicurezza è la componente primaria dell'essere siciliani. Paura, apprensione, diffidenza, chiuse passioni, incapacità di stabilire rapporti al di fuori dei rapporti, violenza, pessimismo e fatalismo (come sorta di inevitabilità di ciò che accade). Questi sono gli elementi della 'sicilitudine' secondo Sciascia. Il tutto si manifesta con la tendenza all'isolamento e alla separazione, ed i siciliani cercano di tradurre questa paura in cui si trovano immersi in qualcosa che possa diventare una forza. Sciascia ribatte che la Sicilia è un luogo di privilegi che si sono cristallizzati, come una sorta di condizione al di fuori della storia. A questo si aggiunge una refrattarietà, un rifiuto ai movimenti ideologici, con un legame estremamente materiale.
Guardiamo più nello specifico come questa 'SICILITUDINE' agirebbe in una personalità come era quella di Verga. E vediamo
Cosa dice Pirandello di Verga, gran conoscitore di Verga, e che da siciliano ci dà una chiave di lettura di questa 'sicilitudine' di cui abbiamo parlato. Il primo discorso di Pirandello fu fatto a Catania durante gli 80 anni su Verga. Lo definisce 'siciliano triste' in cui Pirandello ironizza sulla tristezza che sarebbe dovuta al 'senso tragico della vita', cioè non è pessimismo bensì l'avere la percezione della vita non come momento solare ma come un qualcosa di tragico. A questo si aggiunge l'istintiva paura che ti porta a nasconderti in questa tana, in questo popolo. Ma non tutti i siciliani si arrendono alla tana, ci sono quelli che evadono come Verga. Non solo evasione nel senso di andarsene, ma anche evasione nel senso di superare questa paura che il siciliano ha dentro. La Capinera è un romanzo che si gioca sulla paura, perché è una fanciulla che ha una paura che la paralizza e che la fa
fuggire addirittura in unconvento. Tigre reale, al contrario, è una femme fatale, cioè ha dentro queste stimate e dunque non è la paura a giocare un ruolo fondamentale. Appena Verga approda al continente, tutte le lettere che scrive a Firenze denunciano questa sofferenza dallo stare lontano dalla sua Sicilia. Tutte le lettere a Capuana anche si giocano su questi sentimenti, ma Capuana è più prigioniero della sicilitudine e non riuscirà a raggiungere Pirandello a Milano.
Pirandello farà poi un altro discorso alla reale accademia nel 1931. Un'occasione pubblica e di grande risalto, in cui ribadisce di nuovo questa paura e l'essere appartati, sottolineando però il contrasto tra un animo chiuso (visto nel Bastione di Monforte) e la natura intorno aperta, dicendo 'ognuno è e si fa isola da sé'. Questo sentirsi isola, 'isolanissimo' per Verga cosa che si porta appresso
sempre anche quando vive una parvenza di vita. Pirandello dice che Verga riesce a non essere prigioniero di questa isola e di questa sicilitudine, ma comunque resta sempre isolanissimo. Facciamo ancora un passo in avanti. C'è una frattura storica fra Nord e Sud Italia, ed è un divario di cui Verga prende atto, essendoci anche una presenza che la Chiesa esercita nel sud e che in un qualche modo collabora a mantenere questa differenza e questa collisione sociale forte. C'è una lotta tra borghesia e aristocrazia, facendo nascere una nuova classe sociale di proprietari terrieri che spropria i terreni proprio alla Chiesa e li rivende, il tutto mentre i borboni pongono un paternalismo che si dice a difesa dei poveri. Se noi leggiamo i romanzi borghesi come Eva, e li leggiamo senza tener presente che alle spalle c'è tutto questo, ne capiamo una parte piccola. Prima dell'Unità d'Italia la situazione, soprattuto scale, era decente ma dopo l'Unità,sottolineare la sua critica alla situazione economica, politica e sociale dell'epoca, potremmo utilizzare i seguenti tag HTML:soprattuto alivello economico, è peggiorata drasticamente.
L'analisi dello storico Contarino ci ripropone la situazione degli anni '60 dell'800, con una netta situazione di critica all'unità d'Italia, con il rapporto ambiguo con tutto il moto risorgimentale.
Ancora Contarino ci parla dei contrasti dei contadini e della loro contrarietà ad entrare in un regno unito.
Quello che già dicevano Sciascia e Brancati, cioè una frattura che si è mostrata nel suo lato più violento.
C'è un coro uniforme e costante che ripete questa mancata sanatura della frattura fra nord e sud, con soluzioni disparate che non portano a nulla.
Sono voci unanime e concordi nell'inquadrare una situazione economica, politica e sociale di un certo tipo, e sono tutte situazioni che si riflettono nel modo di scrivere degli autori siciliani, e in particolar modo in quella di Verga.
Se noi dovessimo declinare la posizione di Verga e sottolineare la sua critica alla situazione economica, politica e sociale dell'epoca, potremmo utilizzare i seguenti tag HTML:
degli autori siciliani rispetto al continente potremmo declinarla secondo 8 punti indicati da Contarini: - risorgimento - Malattie - Analfabetismo - Disuguaglianza delle ricchezze - Disuguaglianza nell'applicazione delle leggi - Influenza del clero - Rivolta - Negazione A noi di questi punti interessa l'influenza del clero, soprattutto per la Capinera, e ci interessa il tema della malattia che attraversa in tutto Verga, sia malattia sica come il caso di Nata in cui è romanticizzata, sia una malattia non romanticizzata come in tigre reale e gli effetti della malaria. Questo vivere la dimensione risorgimentale di Verga la viviamo attraverso due narratori: uno è Verga con il racconto 'libertà' e l'altro è Pirandello ne 'i vecchi e i giovani', romanzo in cui Pirandello affronta il tema della Sicilia e la non adesione dei siciliani al momento risorgimentale. Il riferimento è alla generazioneDei giovani nel periodo dello scandalo della banca romana. Pirandello narra tutto questo in una determinata maniera, che è anche il suo modo di raccontare la Sicilia. Secondo tre diversi studiosi, la Sicilia per Pirandello è una dimensione romantica, o meglio un luogo metafisico, cioè la narrazione di un luogo sico staccato dal suo piano reale; un altro pensiero vede la Sicilia come alimento della narrazione perché fornisce ambienti, personaggi e narrazione ma non metafisica o astratta. In questo romanzo 'vecchi e giovani' di Pirandello, l'autore ci fa capire come il luogo Sicilia può essere declinato in maniera molto concreta usando una narratività che gioca apparentemente su una descrizione simbolica. Leggiamo ora un racconto di Pirandello tratto da 'i vecchi e i giovani'. Anche questo romanzo si apre con una descrizione, come già fu per il Bastione di Monforte di Verga. Prima cosa che notiamo: non viene descritto nessun personaggio.
Noi, cioè, non sappiamo che tutta sta strada tortuosa sarà percorsa da colui che sarà il protagonista. La pioggia, e in particolare il fango, di cui noi leggiamo è modalità metaforica per parlare dello sfaldamento che verrà della Sicilia come entità politica e storica. Si parla di estrema crudeltà, di un luogo che non ha una storia, e nelle prime righe abbiamo una descrizione che ci introduce a un luogo che non abbiamo ancora individuato ma di cui sappiamo le caratteristiche. Ad un certo punto Pirandello ci parla di spiagge siciliane e di Gergenti, e questa modalità di descrizione è una modalità diretta per aprire il romanzo, con l'autore che ci dice prima le caratteristiche del luogo ma solo dopo aver elencato appunto le caratteristiche di questo luogo, dandoci una chiave di lettura preziosa. Ci sono altri due luoghi andando avanti nel romanzo: la villa principesca di Ippolito, che rappresenta il vecchio mondo.borboni