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INTERAZIONI CON I MACROLIDI
I macrolidi, essendo degli inibitori enzimatici, interferiscono con il metabolismo di con molti
farmaci (sotto sono riportati alcuni esempi) con grave rischio di tossicità.
- Verapamil
- Warfarin
- Terfenadina
- Carbamazepina
- Metilprednisolone
- Ciclosporina
- Simvastatina
- Quetiapina
- Fluconazolo
- Tadalafil
- Cotrimoxazolo
- Ecc. ecc.
INCOMPATIBILITÀ DEGLI AMINOGLICOSIDI CON:
EPARINA
Incompatibilità da un punto di vista fisico. Non mescolare insieme.
- AMFOTERICINA B, CARBENICILLINA, PIPERACILLINA, MEZLOCILLINA, AZLOCILLINA, DIVERSE
CEFALOSPORINE, COTRIMOSSAZOLO, FENITOINA
Incompatibili. Alcuni di questi possono inattivare gli aminoglicosidi. Non somministrare
insieme o nello stesso sito endovenoso
Campione colturale
L’esito di una malattia infettiva o della sepsi è la conseguenza di molti fattori; fondamentale è
un trattamento antibiotico precoce prima “empirico” e poi “mirato”. Il ruolo dell’infermiere è
sostanziale nel passaggio dal trattamento empirico a quello mirato, perché legato
all’esecuzione di uno o più esami colturali. Un campione colturale contaminato “ritarda”
questo passaggio, così come un campione che non riesce a rilevare i microrganismi presenti
per la scarsità di materiale biologico prelevato. Tutto questo può cambiare l’esito del
trattamento e contribuire all’aumento dell’antibioticoresistenza.
Antibiogramma
L’antibiogramma (ABG) è un test di laboratorio che consiste nel mettere un microrganismo a
contatto con un antibiotico per valutare qual è l’antibiotico più efficace per quel batterio.
L’antibiogramma è in grado di fornirci il valore della MIC, concentrazione minima inibitoria
(minimal inhibitory concentration). La MIC è la concentrazione più bassa di antibiotico che risulta
efficace per inibire la crescita di un batterio.
Nel referto dell’antibiogramma viene sempre indicato:
- il campione prelevato (es. emocoltura, broncoaspirato o altro)
- il microrganismo isolato (possono essere anche più microrganismi)
- la carica batterica di ognuno, indicata in CFU/ml ovvero colony–forming unit (unità che formano
la colonia/ml)
- i vari antibiotici con indicato il MIC (minima concentrazione inibente) e se il microrganismo è
sensibile, resistente o intermedio.
Campione colturale
La scelta del trattamento antibiotico dipende dal quadro clinico del paziente, dai segni e
sintomi manifestati, dai risultati degli esami strumentali effettuati e dall’epidemiologia locale
relativa alla diffusione dei microrganismi multiresistenti.
Si parla in questo caso di terapia antibiotica empirica, in quanto la scelta terapeutica non è
supportata dall’identificazione del microrganismo responsabile dell’infezione, ma dal sospetto
eziologico.
La prescrizione di antibiotici in questo caso cercherà di trattare le eventuali infezioni che
possono essere responsabile di quel quadro eziologico. L’effettuazione di esami colturali
dovrebbe permettere di individuare i microrganismi responsabili dell’infezione e, attraverso
l’antibiogramma, identificare l’antibiotico più efficace per combattere il microrganismo
specifico.
Con il referto microbiologico il clinico potrà impostare la terapia più efficace per quel tipo di
infezione. In questo caso di parla di terapia antibiotica mirata. È questa una terapia guidata dai
risultati dell’antibiogramma che può confermare la sensibilità del microrganismo all’antibiotico
già iniziato empiricamente oppure potrà comportare la sua sostituzione, perché quel
microrganismo non è sensibile o infine potrà essere semplificata (de-escalation) andando ad
utilizzare un antibiotico con uno spettro di azione ridotta, ma del quale il microrganismo è sensibile.
Fasi e responsabilità del processo diagnostico di un esame colturale
L’infermiere deve prelevare il campione:
● Quando il microrganismo responsabile dell’infezione si trova nella massima concentrazione nel
materiale biologico (es. durante le secrezioni mattutine, lontano dal trattamento antibiotico)
● Nel contenitore idoneo
● Nella quantità necessaria per evitare falsi-negativi
● Evitando la contaminazione del campione da fonte esogene (es. microrganismi ambientali,
mancata adesione ai 5 momenti dell’igiene delle mani) oppure da fonte endogena
(microrganismi presenti sulla cute del paziente) mantenendo l’asepsi durante le fasi del
prelievo e/o dell’inoculo del materiale biologico nel contenitore
Antivirali
Al gruppo dei farmaci antivirali appartengono tutte quelle molecole, molto diverse tra loro, che
servono a contrastare la moltiplicazione dei virus patogeni all’interno dell’organismo, e
quindi a curare le infezioni da essi causate.
Meccanismo d’azione
I virus, al contrario dei batteri, non sono in grado di riprodursi autonomamente: per farlo
devono entrare nelle cellule viventi e sfruttare i processi metabolici a proprio vantaggio.
- Virus diversi utilizzano meccanismi differenti per entrare nelle cellule, per moltiplicarsi al
loro interno, per uscirne e andare a infettare altre cellule e per “aggirare” le difese che le
cellule mettono in atto quando percepiscono una presenza estranea.
—>I diversi tipi di farmaci antivirali esistenti sono stati studiati proprio per interferire con
ciascuno di questi meccanismi, bloccando la moltiplicazione dei virus nelle varie tappe sopra
descritte.
Pertanto, le numerose molecole ormai in commercio sono suddivise in pochi grandi gruppi in
base alle rispettive azioni farmacologiche.
Le classi di farmaci
Le classi di antivirali raggruppati secondo il loro funzionamento sono le seguenti:
- inibitori del disassemblamento dell’involucro virale;
- inibitori della neuraminidasi;
- inibitori della fusione tra HIV e cellula ospite;
- inibitori della DNA-polimerasi virale;
- inibitori della trascrittasi inversa (a loro volta distinti in composti nucleosidici e composti non
nucleosidici);
- inibitori delle proteasi.
Virus a DNA
- La replicazione del genoma virale della maggior
parte dei virus a DNA avviene nel nucleo della
cellula.
Virus a RNA
- La replicazione dell’RNA virale avviene nel
citoplasma
Virus a trascrizione inversa
- Questi virus replicano il loro RNA attraverso la
trascrittasi inversa ovvero da RNA formano
DNA.
Effetti collaterali
A produrre effetti indesiderati, spesso molto fastidiosi, sono soprattutto gli antivirali utilizzati
nella terapia dell'infezione da HIV.
I principali sono:
- disturbi gastrointestinali (nausea, dolori addominali, diarrea);
- reazioni cutanee (eritema, orticaria);
- sintomi muscolo-scheletrici (dolori muscolari e articolari, debolezza muscolare);
- alterazioni ematologiche (diminuzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine);
- disordini metabolici (disfunzioni epatiche e del pancreas, lipodistrofia).
AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA SENESE
La nuova area della Farmacia ospedaliera è divisa in tre settori:
- depositi
- uffici
- galenica.
Il settore depositi è dedicato allo stoccaggio di tutti i materiali gestiti direttamente dalla
Farmacia ospedaliera. Il settore uffici ospita i professionisti che lavorano nei vari step
procedurali: dalla valutazione dell'appropriatezza e della sostenibilità, al monitoraggio ed
analisi dei consumi, approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione di farmaci, dispositivi medici,
diagnostici in vitro, gas medicinali ecc.
Il settore galenica si sviluppa su circa 420 metri quadrati. All'interno di tale area trovano
collocazione un magazzino, gli spogliatoi per il personale, una stanza relax, tre uffici, una stanza per
lo stoccaggio dei farmaci sperimentali, una per la ricezione e la consegna dei campioni sperimentali e
5 laboratori altamente specializzati. Nell'ambito della galenica clinica e oncologica (certificata
ISO 9001:2015) si effettua l'allestimento delle terapie personalizzate non reperibili in commercio e
delle terapie antiblastiche.
Il 60% degli allestimenti di antiblastici viene eseguito tramite il sistema "Apoteca chemo", un
robot dotato di un braccio meccanico antropomorfo, che garantisce la massima sicurezza per
l'operatore (minimizzando i rischi di esposizione agli agenti cancerogeni) e rappresenta, al contempo,
un efficace e preciso strumento di cura per il paziente (garantendo un'elevata accuratezza del
dosaggio).
La terapia
• La somministrazione della terapia è un processo complesso che comprende più fasi:
• Conservazione
La temperatura è importante, rispettala
Innanzitutto va verificata attentamente sul Foglio Illustrativo la giusta temperatura di
conservazione. Se non specificate particolari condizioni, i farmaci vanno conservati in ambienti
freschi e asciutti ad una temperatura inferiore a 25 gradi.
Umidità
Quando si conservano i medicinali negli ospedali, occorre evitare anche l'umidità. Solo se il
farmaco è conservato all'asciutto, l'efficacia non ne risente. L'imballaggio originale non solo
protegge dagli effetti della luce, ma anche dall'umidità.
I farmaci particolarmente sensibili al calore devono essere conservati a basse temperature,
ossia in frigorifero. Esempi tra i più conosciuti sono: insulina, alcuni colliri, vaccini iniettabili,
interferoni, eritropoietina, ormone della crescita.
IL DIABETE
Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel
sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina. L’insulina è
l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo
conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si
accumula nel circolo sanguigno.
Diabete tipo 1
Riguarda circa il 10% delle persone con diabete e in genere insorge nell’infanzia o
nell’adolescenza. Nel diabete tipo 1, il pancreas non
produce insulina a causa della distruzione delle cellule
ß che producono questo ormone: è quindi necessario
che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita.
La velocità di distruzione delle ß- cellule è, comunque,
piuttosto variabile, per cui l’insorgenza della malattia
può avvenire rapidamente in alcune persone,
solitamente nei bambini e negli adolescenti, e più
lentamente negli adulti (in questi rari casi si parla di una
forma particolare, detta LADA: Late Autommune Diabetes
in Adults).
Diabete tipo 2
È