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CAPITOLO 2 – LE ORIGINI DELLA SOCIETÀ MODERNA IN OCCIDENTE.
La modernità è il tempo in cui la sociologia nasce: esiste una relazione chiara tra le caratteristiche della
modernità e il fatto che sia potuto nascere una disciplina che si propone di studiare in modo scientifico la
società.
Nella modernità si verifica un acceleramento del cambiamento sociale: le situazioni ritenute stabili e locali
improvvisamente sperimentano un cambiamento generalizzato e rapido. Infatti, quando la sociologia nasce
nel 1800, la prima domanda è proprio il perché la nostra società sta mutando, qual è il fondamento della
società.
Questa accelerazione dei cambiamenti che conosce la Società europea tra il XIV e il IXX secolo riguarda tre
aree/rivoluzioni, collegate le une alle altre e ognuna di esse ha una rilevanza per le trasformazioni sociali:
- area della conoscenza e della cultura;
- area dell’economia;
- area della politica.
Le trasformazioni nella sfera politica: la nascita dello Stato moderno.
Nel 1648, con la pace di Vestfalia, si ha la conclusione della guerra dei Trent’anni, che pone fine al periodo
turbolento della storia europea e porta ad una stabilizzazione che durerà per mezzo secolo.
Se in questo periodo l’Europa è molto frammentata; nel 1911 la cartina europea cambia radicalmente, in
quanto vengono meno le frammentazioni attraverso i processi di unificazione dell’1800 (in Germania e in Italia).
Appare chiaro che il cambiamento fondamentale nella sfera politica in Europa nella modernità è il
consolidarsi dello Stato come forma tipica della comunità politica. L’emergere e il consolidarsi dello Stato
e delle sue istituzioni è il singolo processo politico più importante che caratterizza la modernità perché da una
parte esso porta alla semplificazione delle cartine e dall’altra alla cessione di tutta un serie di prerogative
politiche esistenti (ex. cessano le deleghe e i privilegi feudali).
Lo Stato così monopolizza e accentra delle funzioni che prima erano disperse: si instaura il monopolio
della forza militare (vs. vassallo), dell’imposizione fiscale (vs. delega alla gestione delle gabelle), del conio
moneta, dell’amministrazione giustizia.
Lo Stato si riserva molti diritti e accentra molte prerogative in modo esclusivo, che vanno a definire all’interno
di confini geografici definiti il tipo di sovranità dello Stato. Infatti, la modernità non solo vede assistere
all’emergere dello Stato come forma dell’organizzazione politica ma assiste anche al mutamento della
legittimità dello Stato come forma di organizzazione della comunità politica.
- Lo Stato è sicuramente una forma di governo moderna della comunità politica e nella sua prima forma
esso assume le caratteristiche della monarchia assoluta, in cui il sovrano di diritto divino detiene il
potere legittimo (legittimo in senso weberiano, cioè il potere è legittimo quando chi ubbidisce lo fa
perché́ ritiene che chi comanda abbia il titolo per farlo).
In questa prima forma di stato, la legittimità del sovrano è basata su una funzione divina del suo
diritto di regnare (ex. il re di Francia viene consacrato nella cattedrale di Rennes) e la legittimità di
quel regno riposa su qualcosa che è oltre questo mondo, che ha una validità religiosa-sacrale-
metafisica.
- Successivamente, si passa da un potere tradizionale ad un potere legale razionale e ciò avviene con
il passaggio da monarchie assolute a monarchie costituzionali o repubbliche parlamentari. In
queste ultime la legittimità̀ risiede in questo mondo, in norme che sono state formulate in questo
mondo: vi è la comparsa delle “costituzioni” come leggi fondamentali.
Inoltre, l’apparizione di forme di stato repubbliche o monarchiche, in cui il potere viene esercitato sulla
base delle norme esistenti, costituisce un passaggio fondamentale verso lo Stato di diritto, ossia
verso lo Stato che, nell’esercizio delle sue funzioni, è vincolato al rispetto della legge.
Questo cambiamento comporta una ridefinizione di quella che è la legittimità dell’ordine politico:
l’ordine non è più basato sulla tradizione o sanzione sacrali ma su decisioni che vengono prese dagli
attori sociali.
Questo cambiamento ha conseguenze anche culturali: L’idea che il potere viene esercitato sulla base
della costituzione ha come conseguenza la diffusione dell’idea che la legittimazione delle forme della
società non deriva da un’istanza superiori (le disuguaglianze, le relazioni gerarchiche tra i diversi
sociali non hanno più una natura metafisica) ma dalla società stessa e dunque può essere criticata,
dibattuta ecc.
Infatti, ci sono degli eventi, rivoluzionari, che sanciscono questa trasformazione: la rivoluzione inglese
1688-1689, americana 1776-1783, francese 1789. Questi cambiamenti si intrecciano con
cambiamenti della sfera economica.
Le trasformazioni nella sfera economica: la nascita del capitalismo
Nella modernità si assiste ad un cambiamento demografico: se prima vi era un sostanzialmente stabilità o una
crescita lieve, con la modernità la popolazione europea inizia a crescere in modo vertiginoso. Questo aumento
demografico porta a dei cambiamenti molto importanti nella sfera economica.
Per quanto riguarda l’agricoltura, si passa da un’agricoltura feudale ad un’agricoltura moderna.
- L’agricoltura feudale era centrata su autoconsumo ed era legata ai rapporti di dipendenza politica
che cerano tra il signore feudale e il territorio su cui aveva il controllo, fondata su dominio politico.
C’era la pars dominica, lavorata dai servi della gleba, che rendevano la rendita e il raccolto al signore
rendita, e c’era la pars massaricia, una parte comunitaria utilizzata in modo indiviso dalla comunità̀
del villaggio.
Con l’aumento della popolazione, l’agricoltura di autoconsumo non è più sufficiente e il modo con cui
l’agricoltura viene governata va incontro ad una profonda riorganizzazione.
- L’agricoltura moderna diventa centrata su commercializzazione, fondata su logiche di scambio di
mercato. È caratterizzata dalla chiusura delle terre, che diventano proprietà di qualcuno e ciò ha come
conseguenza l’espulsione dei contadini, e la trasformazione processi produttivi in agricoltura
(intensivo).
Il commercio non appare dal nulla, ma anzi già esiste nel Medioevo e fiorisce nel tardo Medioevo e
nel rinascimento. Infatti, si ha la creazione di centri di potere autonomi dai feudatari, come le città e
le corporazioni, e la creazione di infrastruttura e di capitali per accompagnare trasformazioni della
sfera della produzione (lavoro a domicilio, manifatture).
Le risorse economiche che sono create da questo commercio hanno un ruolo importante nella
trasformazione economica che caratterizza la modernità perché, come diceva già Marx nel Capitale,
saranno queste risorse economiche di questo ceto commerciale che potranno essere investite nello
sfruttamento capitalistico, nell’agricoltura e nei manufatti. Marx infatti dice che per l’impiego di questo
risorse economiche/capitale in modo coerente con l’economia capitalista vi sono due ostacoli:
nelle campagne la costituzione feudale: organizzazione incentrata sull’autoconsumo,
o dipendenze politica;
nelle città la dimensione delle corporazioni professionali: quelle associazioni di mestiere che
o hanno lo scopo di regolare quelli che sono le prestazioni e le tariffe che vengono chieste per
la realizzazione di determinati servizi o beni e che esercitano un controllo anche all’ingresso
di quella professione di nuovi soggetti (per fare il fabbro dovevi far parte della coorporazione
del fabbro)
Con l’aumento della popolazione e il fatto che ci fosse un numero limitati di artigiani, queste tecniche
di produzione non possono garantire di coprire la domanda che cresce dei beni e in questo modo
viene a crearsi una trasformazione: le corporazioni vengono abolite o ridotte.
Inoltre, avvengono dei cambiamenti di produzione: si ha l’aumento della produzione sostenuto
attraverso standardizzazione.
Questi cambiamenti economiche hanno effetti anche sul piano politico: i nuovi ceti che sono i promotori di
questa trasformazione acquista una centralità del sistema politica e più tardi saranno le masse operaie, con i
partititi socialisti, che acquisteranno importanza.
Questi cambiamenti economiche hanno effetti anche sul piano sociale, legati alle nuove forme di
organizzazione sociale nel lavoro (fabbrica, orario, salario).
La cultura della modernità
L’ultima trasformazione è quella culturale.
Si può notare come il numero dei libri pubblicati ogni dieci (dopo che Gutenberg inventa la stampa a caratteri
mobili) aumenta progressivamente soprattutto nel 1700: si va da 0 nel a 70.000 alla fine del 1700.
Questa esplosione informativa ha delle conseguenze perché diffonde il dialogo tra le persone e la circolazione
delle idee. Alcune delle idee principali che caratterizzano questo periodo sono:
1. La rivoluzione scientifica è l’idea secondo cui la conoscenza del mondo viene perseguita
attraverso l’utilizzo del metodo sperimentale, basato sull’osservazione dei fatti. La spiegazione
del mondo non è più basata su qualcosa di metafisico, ma su fenomeni che fanno parte di questo
mondo. Questa estensione del pensiero scientifico porta a quel disincantamento che abbiamo
già incontrato in Max Weber e questa espulsione del sacro e del metafisico dalla comprensione
le mondo comporta un processo di secolarizzazione, quel processo che vede il progressivo
diventare autonome delle sfere della società dalla dimensione religiosa.
Se nell’Antico regime la politica non era autonoma alla sfera religiosa, successivamente la sfera
del politico si autonomizza; se originariamente la sfera economica non era sperata da quella
religiosa (divieto die cristiani di prestare denaro in interesse) con la secolarizzazione cosi avviene;
e lo stesso valore con la sfera della cultura e questo si può vedere con l’etica razionale di Weber,
secondo cui io giustifico il mio comportamento morale sulla base di un argomentazione razionale.
2. Il razionalismo è un’idea affermatasi nella modernità con l’Illuminismo, secondo cui l’uomo viene
visto come essere capace di scoprire la verità̀ autonomamente, non sulla base di dogmi.
Questo ha valenza culturale, economica (ex. riflessione di Smith su come funziona l’economia
riflettono questa idea che è possibile pensare razionalmente sul comportamento umano e sulla
morale umana) e ha valenza politica in quanto contribuisce a creare un ambiente culturale che è<