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COSA POSSO TROVARE DENTRO ARCHIVI DI PERSONA
Soprattutto negli archivi di persona, siccome l’elemento di riferimento è quel
che interessa al singolo: tra le sue carte possiamo trovare di tutto, molto
difficile quindi dire cosa di solito possiamo sempre trovare. Proviamo però dare
un’idea a grandi linee di quello che possiamo aspettarci di trovare (se non c’è e
c’è altro non ci deve turbare).
Parlando di archivi analogici:
corrispondenza;
lettere;
documenti personali;
Testi manoscritti;
Appunti;
Diari;
Materiali a stampa;
Foto;
Audio;
Video…
Naturalmente dentro queste tipologie larghe di riferimento ci sono ulteriori
tipologie, specificazioni che possono essere estremamente specializzate e
diversificate. Questo vale non solo per archivi analogici.
COME POSSONO CONFIGURARSI IN GENERALE QUESTE TIPOLOGIE:
Caso dei carteggi: se nell’ambito dei soggetti produttori pubblici si tende
a conservare memoria di ciò che si spedisce e si riceve, nel caso del
privato, è difficile che io mantenga copie delle lettere che mando;
Manoscritti/redazioni di opere: ci sono magari bozze, appunti, ma difficile
ci siano stesure finali, perché nel mondo analogico quando si redige la
stesura finale, questa è quella che si spedisce, non tutti usavano redigere
usando la carta carbone;
quando ci troviamo con archivi che non sono stati dichiarati di notevole
interesse storico, abbiamo una serie di possibili problematiche non ci
sono strumenti di corredo, non ci sono riferimenti di collocazione, ci può
essere un ordinamento empirico, che può essere realizzato per materia,
per attività`, la corrispondenza è ordinata cronologicamente, non
abbiamo riferimenti di tipo topografico.
Ordinamento archivistico
Il singolo dà l’ordinamento che vuole alla propria documentazione e per cui
esso può collocare, organizzare e strutturare le carte come meglio crede. in
Il tema dell’ordimento è un tema che pervade tutta la disciplina archivistica,
sostanza di che cosa si tratta? L’ordinamento riguarda sia la collocazione fisica
del materiale, ma soprattutto la sua organizzazione dal punto di vista logico,
questo significa che quando io colloco un materiale ad esso devo dargli un
ordine che sia compatibile con le mie necessità di ritrovare le cose che mi
servono; c’è un altro elemento che ha valore archivistico a posteriori: ovvero
quello di comprendere, attraverso l’ordinamento, qual è il legame e quali sono
le dinamiche che legano questi materiali.
Quindi in sostanza l’ordinamento, pensare a come sono organizzate e
strutturate le carte, è un processo fondamentale e preliminare anche agli altri
interventi, primo fra tutti quello relativo alla creazione di strumenti di ricerca,
come l’inventario.
Intanto il quadro di riferimento è quello italiano, questo perché la varietà, le
tipologie, le oscillazioni, sono così tante che non possiamo parlare di
un’archivistica europea né tanto meno mondiale, ma siamo costretti a parlare
del panorama archivistico italiano.
Evoluzione disciplinare archivistica in Italia:
Il momento più significativo è rappresentato dal processo di unificazione, in
quel momento si impone un ripensamento complessivo sull’archivistica e si
propongono anche una serie di interventi per omogenizzare gli archivi in Italia.
Ci sono dei problemi: ogni stato preunitario aveva delle organi diversi, ma
soprattutto ognuno aveva un archivio diverso con una configurazione specifica,
rispecchiava le attività istituzionali, il contesto culturale, le vicende storiche di
ciascun singolo stato.
Ci si ritrova con grandi agglomerati di materiale conservati, solitamente, presso
le capitali degli stati preunitari e ci si comincia a chiedere come gestire questa
: lasciare la situazione com’è o fare un
quantità di materiale⟶ il quesito è
grande archivio?.
Il problema non è semplice poiché ci sono grandi diversità: relative al governo
ma anche l’organizzazione e la gestione dei vari organi amministrativi e
burocratici aveva delle gestioni diversificate per cui ogni stato aveva gestito,
organizzato e strutturato anche la propria burocrazia in modo diverso e a livello
archivistico e amministrativo la documentazione viene prodotta all’interno di
istituzioni e ambititi diversi e quindi i processi di sedimentazione, gestione e
conservazione non sono uniformi.
Quindi, in pratica, si crea la necessità di valutare nell’insieme la storia del
diritto, la storia istituzionale, l’evoluzione delle varie istituzioni coinvolte nei
processi degli stati preunitari per capire quali fossero le operazioni da farsi e
quindi se intervenire in maniera piuttosto radicale (unificando il tutto) o
mantenendo una linea più morbida.
C’è un altro problema: se a livello burocratico, di gestione e di
➢ conservazione c’erano approcci diversi, ci troviamo anche, d’altra parte,
a che fare con una professione che non è ancora una vera e propria
professione, il mestiere dell’archivista è in evoluzione, siamo nell’800 e
siamo in un periodo in cui c’è un debito fortissimo alle formazioni di
archivisti eruditi quindi letterati, filosofi, storici che si cominciano a
vedere nel XVIII; quindi la matrice culturale del mestiere è questa: gli
archivisti non sono dei tecnici, ma sono degli eruditi, dei filosofi,
degli storici e questo pone problemi perché trattare, ad esempio,
nell’insieme grandi quantità di materiale difforme con la
necessità di armonizzare l’approccio descrittivo era
un’operazione che richiedeva competenze archivistiche
avanzate, non disponibili all’epoca.
Altro problema: ogni stato conservava documenti con valenza funzionale
➢ e burocratica, ma anche con valenza storica e tale valenza storica ha
anche un valore identitario, di riconoscimento delle proprie origini. Per
questa ragione ogni Stato non ha conservato solo la documentazione
utile per le pratiche in corso, ma anche quella squisitamente storica e
molto antica (= con problemi di conservazioni e di lettura paleografica).
Quindi il porsi di fronte a questa situazione implica una serie di problemi
da affrontare in ottica di armonizzazione che al contempo non vada ad
urtare la percezione del proprio riconoscimento identitario.
Altro elemento da considerare: se si deve gestire il passaggio da singoli
➢ stati ad un unico stato è ovvio che, oltre alla documentazione con
valenza storica, c’è anche una documentazione che è in uso; quindi va
considerato il fatto che negli archivi degli stati pre-unitari ci fosse non
solo documentazione relativa ad attività passate ma anche a
documentazione relativa ad attività in corso e relativa ad attività chiuse
ma, potenzialmente, da rispolverare. Quindi l’approccio deve essere
anche in un’ottica di capacità di gestire il materiale, di poterlo sfruttare
e riutilizzare se necessario.
Dal punto di vista degli interventi c’erano pratiche ordinative che erano
due criteri fondamentali
improntate a :
gestione della documentazione per materia (o per affare);
• l’altra era legata alla gestione della documentazione in base a criteri
• cronologici: ciò che è più antico lo raccolgo, lo estrapolo e lo conservo.
Questo crea un ulteriore problema (all’epoca ancora non sanno
➢ dell’esistenza del vincolo naturale): è ovvio che nel momento in cui si
deve gestire e comprendere la documentazione e usarla anche per
ricostruire una storia subentra, chiaramente, la necessità che vengano
preservati alcuni documenti logici di collegamento.
cosa succede?
⟶In questo momento di passaggio tra pre e post, Si forma la
Commissione Cibrario , riunita negli anni ’70 e presieduta dallo studioso
Cibrario assieme vennero chiamate altre figure di spicco: archivisti, storici,
scopo
burocrati, giuristi. Lo della commissione è quello di valutare lo stato
degli archivi presenti nei singoli stati e di proporre un possibile approccio in
vista dell’unificazione o meno di questi archivi.
Si constata che la situazione dei singoli archivi preunitari è tale da non
consentirne uno smembramento, da non consentirne l’accorpamento in un
unico ente nazionale centrale perché i particolarismi sono così forti da non
poterlo permettere. ⟶Basti pensare al linguaggio diverso, alle procedure
giuridiche diverse…sarebbe stato possibile proporne un ordinamento.
La prima cosa che si comprende è che le peculiarità territoriali andavano
salvaguardate: quindi si decide che gli archivi restino dove sono e si stabilisce
anche che ci sia una vigilanza a livello centralizzato, questo perché l’altro
chi gestirà tutto questo universo archivistico? Il ministero? Quanti
problema è:
ministeri saranno coinvolti? Si stabilisce che il Ministero dell’Istruzione di allora
debba vigilare sull’ organizzazione archivistica con l’aiuto di enti territoriali: le
Soprintendenze; in quel momento si istituiscono 10 Soprintendenze che,
essendo radicate sul territorio, avrebbero potuto comprendere meglio le
esigenze di ogni territorio.
Naturalmente come elemento generale c’è il problema della professione e per
cui nella fase iniziale è difficile stabilire le progressioni di carriera, il
trattamento stipendiale.. perché ogni stato aveva i suoi parametri, ogni profilo
all’interno di ogni singolo archivio di stato richiedeva competenza diverse; per
cui, nella fase iniziale, è difficile armonizzare e per questa ragione si decide di
agire in modo graduale lasciano le cose come stanno a livello territoriale e poi
agendo a livello di organi e di personale cercando di livellare questi diversi
profili.
►L’altro elemento da considerare era quello relativo ai criteri di
ordinamento che allora erano vigenti: i criteri vigenti, quelli più in uso, erano
quelli legati alla materia, all’affare e queste erano eredità che arrivavano
spesso dal Medioevo (Nel Medioevo gli archivi, soprattutto quelli comunali,
hanno un’organizzazione spesso legata all’ambito geografico oppure alle
materie trattate). Questo tipo di organizzazione, in alcuni casi va a toccare, il
vincolo ma all’epoca non ci si pensava.
► Altro elemento relativo all’ eredità del periodo post-rivoluzionario francese:
qui cresce l’interesse per le istituzioni e quindi molto presto, a livello di criteri di
ordinamento, si comincia ad accorpare non più per affare, non più
cronologicamente, ma individuando le