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LA POPOLAZIONE
La terra è estesa per 510 milioni di km quadrati e la popolazione si attesta sugli 8 miliardi e questi si
distribuiscono su questa quantità di terre emerse e non è mai stato in modo omogeneo; infatti, un terzo
della popolazione è stanziato nell’emisfero settentrionale. Non tutte le terre emerse sono occupate; la
distribuzione della popolazione segue il concetto di ecumène, ideato da Strabone nel I secolo a.C. ed
utilizzato dai Greci per designare la terra allora conosciuta ed abitata. Fu poi ripreso da Ratzel che lo utilizzò
per indicare il “territorio in cui l’uomo è a casa propria”.
Intorno al concetto di ecumene ce ne sono altri, quali “anecumene”, “subecumene” e “periecumene”.
“Ecumene”: è l’insieme delle terre emerse stabilmente abitate dall’uomo e in esse l’uomo rintraccia gli
elementi utili alla sua sopravvivenza, per esempio l’acqua, un terreno fertile, la vegetazione e il clima
favorevole;
“Anecumene”: è opposto al concetto di ecumene, è l’insieme delle terre emerse in cui questi caratteri utili
alla sua sopravvivenza sono totalmente assenti. Abbiamo per esempio i deserti, i ghiacciai, le rocce, le alte
quote;
“Subecumene”: sono aree di transito, di passaggio tra ecumene e anecumene. Abbiamo le fasce
predesertiche nelle quali sono presenti gruppi umani ma non stanziali, caratterizzati dalla pratica del
nomadismo;
“Periecumene”: aree nelle quali l’uomo si può stanziare per limitati periodi di tempo e a patto che riceva
dall’esterno i rifornimenti utili alla vita.
Si registrano distribuzioni diverse nelle varie regioni del mondo e abbiamo l’indicatore della densità in cui si
svolge la divisione per essere calcolata:
-Densità demografica (o aritmetica): popolazione/superficie totale;
-Densità economica: popolazione/superficie potenzialmente produttiva;
-Densità fisiologica: popolazione/superficie effettivamente produttiva (o coltivata).
In Egitto il 98% della popolazione è addensato nella Valle del Nilo e nell’area del Delta, poiché in gran parte
la sua superficie è occupata dal Deserto del Sahara.
Densità demografica dell’Egitto: 77ab/kmq;
Densità demografica della Valle del Nilo e dell’area del Delta: oltre 1000 ab/kmq;
Densità fisiologica dell’Egitto: 3150 ab/kmq.
Secondo la densità demografica si distinguono:
-aree ad alta o altissima densità demografica (con più di 100 abitanti per kmq):
le tre aree più estese abbiamo l’area cinese, l’area indiana e l’area dell’Europa centro-atlantica. Abbiamo
quattro aree territorialmente più piccole che sono la Valle del Nilo, l’isola di Giava, l’isola di Puerto Rico e
l’area nord-orientale degli Stati Uniti d’America;
-aree densamente popolate (da 50 a 100 abitanti per kmq):
le abbiamo in Europa, il resto della Francia, Svizzera, Italia, il basso piano germanico -polacco, Paesi
danubiani; in Asia, il resto della Cina, India, Corea, Filippine; in America, l’area a sud dei Grandi Laghi
(Michigan, Indiana, Illinois);
-aree a mediocre densità demografica (da 10 a 50 abitanti per kmq):
in Europa, parte interna della Spagna, Penisola balcanica, Russia; in Africa, l’Atlante; in America, l’altopiano
del Messico;
-aree a bassa densità demografica (da 1 a 10 abitanti per kmq):
in Europa, la Scandinavia; l’Africa;
-aree a bassissima densità demografica (meno di 1 abitante per kmq):
Canada, Alaska e Patagonia.
Questa distribuzione diseguale va a registrare due concetti, il sottopopolamento e il sovrappopolamento.
Lo sviluppo demografico e quello economico non procedono di pari passo, ci sono paesi industrializzati che
accrescono la loro ricchezza ma la popolazione non vede crescita. Si ricorre a due parametri per specificare i
concetti: minimo e massimo.
Il minimo di popolamento può essere:
-biologico, quel numero al di sotto del quale una comunità chiusa non può scendere senza che l’eccesso di
endogamia generi la sterilizzazione del gruppo. Vale a dire che un gruppo che non ha scambi con l’esterno
(migrazioni) non può scendere sotto un numero di persone perché finite loro non si possono riprodurre
altri figli;
-economico, quel numero di abitanti al di sotto del quale la capacità di lavoro diventa insufficiente a trarre
dall’ambiente in cui vive le risorse indispensabili a garantire la conservazione del gruppo. Vale a dire che
non si può scendere al di sotto di quel numero poiché manca la mano d’opera.
Il massimo di popolamento può essere riferito ad:
una economia di sussistenza: è raggiunto quando ogni accrescimento numerico pone la popolazione in una
situazione di equilibrio instabile. Vale a dire che se il numero aumenta a dismisura le risorse a disposizione
non sono più sufficienti;
-economia di scambio: il massimo è oltrepassato quando non può essere occupata tutta la mano d’opera.
Vale a dire che in un’economia come la nostra se non c’è la possibilità di impiego per tutti il meccanismo
salta.
Tutto ciò che è al disotto del minimo è sottopopolamento, tutto ciò che è sopra al massimo è
sovrappopolamento.
Natalità: In valore assoluto è poco indicativa, ovvero è il numero dei nati in un anno.
In valore relativo è molto più significativa, ovvero è il tasso di natalità che è il rapporto espresso in “per
mille” tra il numero dei nati in un anno ed il totale della popolazione.
Paesi ad alta natalità: tasso superiore al 30‰
Paesi a media natalità: tasso compreso tra il 20‰ e il 30‰
Paesi a bassa natalità: tasso inferiore al 20‰.
La natalità è condizionata da fattori religiosi, politici, sociali che sono alla base di politiche nataliste o
antinataliste.
A favore della natalità: obbligo di procreazione, condanna dell’aborto, ripudio della moglie sterile,
poligamia, tassa sul celibato, sgravi fiscali, assegni familiari, congedi parentali.
Per contenere la natalità: diritto ereditario, posticipazione dell’età del matrimonio, avviamento dei figli alla
carriera ecclesiastica o al convento, contraccezione, aborto, emancipazione della donna.
Mortalità: in valore assoluto è poco indicativa, ovvero è il numero dei morti in un anno.
In valore relativo è molto più significativa, ovvero è il tasso di mortalità che è il rapporto espresso in “per
mille” tra il numero dei morti in un anno ed il totale della popolazione.
La mortalità e riconducibile a:
Cause esogene: condizionamenti ambientali (climi tropicali), malattie epidemiche, condizioni igienico-
sanitarie.
Cause endogene: alterazioni ed usura dell’organismo, malattie legate ad una scorretta alimentazione,
all’uso ed abuso di alcool e tabacco.
La mortalità infantile è il rapporto espresso in “per mille” e calcolato in un anno tra il numero dei bambini
morti entro il primo anno di vita e il numero dei bambini nati.
29/03/2022 (10)
LA POPOLAZIONE pt.2
Un altro indicatore che viene utilizzato è la speranza di vita, che nel linguaggio comune indichiamo come
vita media. È in riferimento al numero di anni che un neonato, in una data epoca e in un dato Paese, può
sperare di vivere. È inversamente proporzionale alla mortalità.
Nel XVIII secolo= 30 anni;
All’inizio del XX secolo= 50 anni;
All’inizio del XXI secolo= 80 anni.
L’incremento naturale può essere di:
-tipo primitivo (altissima natalità, altissima mortalità);
-tipo in via di evoluzione (alta natalità, mortalità in calo);
-tipo di sviluppo avanzato (alta natalità, mortalità sensibilmente diminuita);
-tipo a natalità diminuita e bassissima mortalità;
-tipo a bassa natalità e bassa mortalità.
La transizione demografica è il passaggio da un incremento modesto, dovuto ad alta mortalità e alta
natalità, ad uno sempre modesto ma dovuto ad una bassa natalità e bassa mortalità.
La popolazione si rimpiazza ma ha bisogno di risorse, questo fu preso a pretesto da un economista: Thomas
Malthus.
La teoria di Thomas Malthus (1798): Malthus cercò di capire che rapporto ci fosse tra la popolazione e le
risorse disponibili, lui partiva da un presupposto di crescita scandita da ritmi differenti. Secondo lui le
risorse crescevano secondo un ritmo di progressione aritmetica (dato un valore di partenza se ne
aggiungono altri valori).
Esempio: 3 risorse per 3 individui
Risorse (+) quindi 3 +2+2+2= 9
La popolazione invece cresce in progressione geometrica (moltiplicazione).
Individui (x) quindi 3 x2x2x2= 24.
Lui pensava di arrivare ad un collasso per cui aveva ideato due forme di controllo:
1) Freno positivo: aumento mortalità dovuto a guerre, carestie, malattie;
2) Freno negativo (o preventivo): diminuzione tasso natalità, in particolare tramite il rinvio dei matrimoni
nel tempo.
L’idea di collasso è stata ripresa negli anni 80 dai neomaltusiani, negli anni 80 c’era la preoccupazione per
l’ambiente e del suo deterioramento.
Le grandi divisioni dell’umanità:
l’umanità si distingue in base a: razza, etnia, lingua, religione e ideologia.
1) La razza è data dai caratteri somatici ereditari (colore della pelle, forma degli occhi, colore dei capelli),
non c’è nessun riscontro sul concetto di razza a livello generale.
Si distinguono: gruppi primari in cui abbiamo europoidi, austraolidi, mongoloidi, negroidi.
Gruppi derivati: etiopici, mulatti, amerindi, meticci.
2) L’etnia è il gruppo umano o la popolazione che ha caratteri di omogeneità. I membri di questo gruppo si
riconoscono tali perché condividono un pacchetto di usi, costumi e tradizioni talmente significativo e
caratterizzante da distinguerlo da tutti gli altri gruppi. È condizionata da fattori geografici, storici,
socioeconomici, linguistici e culturali.
3) La lingua è l’elemento di coesione principale perché riguarda la comunicazione.
In base a lessico e struttura grammaticale si delineano i Gruppi linguistici.
Le parentele tra i gruppi formano le famiglie linguistiche.
La famiglia a cui appartiene la nostra lingua è indoeuropea (neolatino).
4) La religione: tutte le grandi religioni sono originarie dell’Asia, solo alcune non sono uscite da quell’area
(Brahmanesimo, Buddismo), altre hanno travalicato i confini (Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo).
Si fa differenza tra: