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Il problema non è reprimere i desideri, ma bisogna accoglierli come se fossero acque che
entrano come fiumi nell’oceano (noi siamo l’oceano), che non ne viene smosso.
III lettura
07/04/22 Lezione 8
Ritorniamo al Buddhismo, introdurremo il tema della vacuità, di vuoto.
Siamo ancora nella fase pre filosofica, temi e concetti non hanno natura filosofica, sono
espressi e oggetto di una trattazione di carattere non tecnicamente filosofico.
Sutra del cuore della perfezione di sapienza
Bodhisattva è un essere che ha raggiunto le condizioni per figuratamente entrare nel
nirvana e prova compassione per gli altri esseri che ancora non hanno raggiunto quella
condizione e rimane quindi nel Samsara per aiutare gli altri esseri per raggiungere il nirvana.
Rappresenta quindi un rifugio per gli altri, un’occasione per intraprendere un percorso di
risveglio.
Questo è il grande veicolo del buddhismo che elabora in contrapposizione con le altre
scuole, la cui differenza è che quelli che raggiungono il nirvana lo fanno individualmente.
Nasce come ideale come corrente che si autodefinisce come grande veicolo in
contrapposizione alle altre correnti chiamate dispregiativamente in piccoli veicoli.
Mahayana: grande veicolo
P. 125 del percorso etico
Nel mahayana i bodhisattva hanno anche virtù che fanno in modo che questi vengano anche
configurati come dei, non solo presenze a cui fare riferimento. Inizia un atteggiamento di
devozione.
Il bodhisattva vede le cose vuote, entriamo nel concetto di vacuità, di vuoto.
Avalokitesvara (colui che guarda dall’alto verso il basso la realtà) vede i cinque aggregati
vuoti nella sua essenza (corpo, sensazioni, predisposizioni, atto di coscienza e percezioni).
Vuoto, nelle lingue indiane, è shunya, che significa anche zero. Furono gli indiani a inventare
le cifre che noi chiamiamo arabe (al posto dei numeri romani), l'Europa le ha poi conosciute
dagli arabi.
Lo zero è però interessante, in quanto consente di scrivere numeri decimali.
Lo zero, in un’ideale linea che contiene numeri positivi e negativi (sempre inventati dagli
indiani), sta nel mezzo, è al di là dei positivi e negativi.
Avalokitesvara vide quindi gli aggregati vuoti. Shariputra parla del primo degli aggregati, la
forma non è separata dalla vacuità, così per le sensazioni, predisposizioni, percezioni e
coscienza.
Qualcuno che è arrivato a quel livello di perfezione, guarda ciò che per noi è pieno, la realtà
riassumibile nei 5 aggregati, dal punto di vista del bodhisattva sono vuote. Viceversa, la
vacuità è quegli aggregati, non è un’altra entità diversa, le due cose sono equivalenti.
Punto 4, Tutti i dharma sono caratterizzati dalla vacuità, sono tutti vuoti. Non sono né interi
né completi, sono al di là delle coppie negative e positive, vuol dire essere zero, è un porsi al
di là.
Le cose né esistono né non esistono, dal punto di vista della shunya. Non possono nemmeno
dire che le cose non esistono, vuoto non vuol dire illusorio o finto o non reale.
Punto 5. Poiché la vacuità è forma (corpo), proprio per questo nella vacuità non c’è forma,
perché se ci fosse forma allora si ridurrebbe in essa, ma la vacuità è il superamento. Così
come non c’è sensazione, percezione, predisposizione e coscienza discriminativa. Non c’è la
catena dell’estinzione condizionata, non ci sono le quattro nobili verità, non c’è ottenimento
né non ottenimento. Oltrepassamento radicale delle coppie degli opposti. Stiamo entrando
in una crisi profonda di quel pensiero ancora mitico che il Buddha aveva proposto. Viene
superata anche la coppia Samsara-Nirvana.
Proprio perché non ha ottenuto il nirvana, lo ottiene, in quanto non ha più l’idea della
distinzione samsara nirvana è nella condizione che gli altri chiamano nirvana, perché è posto
nella vacuità. Non c’è nessun nirvana in cui entrare e non c’è nessun samsara da cui uscire,
quindi nel non ottenere il nirvana, egli lo ottiene stabilmente.
La vacuità è il vero risveglio.
08/04/22 Lezione 9
Testi cinesi (da pag. 53 del percorso etico)
La filosofia è un fatto greco? Questa è una teoria sostenuta da molti, soprattutto dalla scuola
hegeliana. Esistevano però trattazioni di filosofia indiana all’interno di convegni filosofici.
J. Bronkhorst e B. A: Scharfstein hanno scritto lavori di filosofia comparata. Il secondo scrive
che filosofia comparata è il paragone tra scuole diverse, Nagarjuna può essere paragonato
con filosofi greci, è una comparazione che non va alla ricerca di ciò che è in comune, ma
delle somiglianze per evidenziare le differenze, non ha la pretesa di trovare gli elementi
comuni.
In uno dei libri tratta 3 condizioni filosofiche indipendenti: quella greca, quella indiana e
quella cinese. Mentre Bronkhorst dice che in cina non c’è, esistono solo quella greca e quella
indiana.
una tradizione di pensiero che ha, tra le sue caratteristiche, quella di usare il pensiero
razionale per dimostrare le proprie posizioni e che ha un modo di trasmissione da una
generazione all’altra delle posizioni che si basa non sull’autorità del maestro, ma sulla
discussione filosofica.
Una tradizione filosofica è tale se c’è una trasmissione da una generazione all’altra basata
sulla discussione e se si è disponibili ad accettare che chi vince la discussione deve vedere la
discussione assunta da chi perde.
Anche in Cina siamo in epoca pre filosofica, in cui i pensatori non dimostrano le loro teorie,
ma le espongono.
Nel Confucianesimo metteremo in luce il problema della bontà della natura umana, un
pensiero politico che tratta del gruppo e delle istituzioni.
Il Taosimo rappresenta una forma di pensiero individualista e quello che conta è il
perfezionamento del sé attraverso una via naturale, che non è artificiale né culturale, ma
misteriosamente inserita nella nostra costituzione di esseri umani ed esseri viventi.
p.54 (Confucio)
I riti sono il mezzo per non sconfinare, sono il mezzo per conformarsi all’habitus sociale,
perché il non sconfinamento viene delimitato da questi riti, dando all’uomo una forma che
gli si confà.
Anche Confucio parla di Via e Virtù.
Non si nasce sapienti, bisogna studiare gli antichi.
Non c’è un contenuto religioso in questa tradizione, non è fatta di autorità proveniente dagli
dèi. Confucio pensa al sociale e al politico senza invocare divinità, Leibniz idealizza quindi i
cinesi, in quanto l’Europa era dilaniata dalle guerre religiose, mentre la Cina era il luogo
prediletto in cui non c’era questo problema.
Il Grande Studio (cioè il testo della tradizione confuciana che costituisce il primo testo di
approccio al confucianesimo - p.55-56)
Un testo che ci parla del coltivare se stessi, cosa che accade sia al popolo che al sovrano.
p57 tutto parte dalla conoscenza
p 58 Mencio (cio sarebbe il cinese gzi→ maestro, adattato dai gesuiti)
Discussione sulla bontà della natura umana. In questo clima ottimista, la posizione
confuciana è che l’uomo è per natura buono e diventa cattivo per l’errore. Chi non sa far
crescere i germogli, che sono naturalmente presenti, scivola nel male.
Taoismo
Scuola tipologicamente opposta al confucianesimo (although non sono le uniche due)
I Taoisti puntano all’evasione diretta e spontanea alla Via in quanto naturalezza. Il Tao ha una
natura fluida, non rigida, di adattamento continuo, il Tao è come l’acqua, che si adatta al
recipiente in cui viene messa, non ha una forma prestabilita, il Tao è privo di forma. Come
l’acqua, è anche umile. Quando piove, l’acqua finisce nelle fogne, nei luoghi più umili, non ha
luoghi privilegiati o senso di prestigio sociale, che è invece presente nella vita indicata da
Confucio. Il Tao non sa neanche se è maschio o femmina, si pone al di là delle coppie degli
opposti, il cui superamento si ottiene negando la loro divisibilità, l’essere si trasforma nel
non essere e viceversa. Per questo il sapiente permane nel non agire, il che non è la ricerca
dell’immobilità come gli Sramana, ma è un non contrapporsi. Il sapiente non si oppone al
naturale fluire, non pone barriere, non costruisce artificiali contenitori, è non impedire a ciò
che è la natura di fluire. Wu wei: non agire.
27/04/22 Lezione 10
Primo appello - 30 maggio, metà di giugno e prima della metà di luglio, fine settembre/inizio
ottobre, metà novembre, marzo.
Excursus della fase arcaica non propriamente filosofica cinese, che tratta temi di carattere
filosofico. Abbiamo visto Confucio e il Taoismo.
C’è un certo tradizionalismo e l’idea di un’etichetta a cui bisogna conformarsi, a livello del
sovrano e dell’individuo (Confucio), idea che si basa sulla visione della natura umana, che è
di per sé buona. I riti hanno anche una funzione pubblica, ma non si riferiscono a spiriti né
dei, Confucio non parlava mai di dimensioni sovrannaturali. La parola Tao però esiste anche
nel confucianesimo e tratta sempre una Via misteriosa. Il Taoismo dà maggiore importanza
al Tao, una dimensione che tiene conto delle coppie delle opposti e non ne privilegia
nessuna, si colloca in un andirivieni, è una dimensione di medietà che in qualche modo ci
riporta al buddhismo, ma che non è analoga, in quanto non si superano le coppie degli
opposti, ma se ne accetta il divenire. Il sapiente rimane nel non agire, in quanto non vuole
indirizzare il corso degli eventi. Wu wei sarebbe non preoccuparsi dell’agire, non
preoccuparsi del cambiare il corso degli eventi, lasciare che il divenire sia tale.
Non significa che ci sia un intrinseca bontà del divenire, questo potrebbe anche produrre dei
danni, ma non si possono prevenire. Tuttavia, non è la misura dell’umano quella che è
tenuta conto dal divenire, che procede non tenendo conto dell’umano.
Punto 5 pag 67 percorso
Se non ci fosse il vuoto non ci sarebbe quel divenire che viene celebrato.
L’aderire alla spontaneità del manifestarsi del Tao fa sì che gli eventi si compiano nella
maniera in cui egli predilige.
Il nostro vantaggio ci è ignoto, cercarlo significa illudersi di poter cambiare gli eventi.
L’acqua (figura del Tao) non è l’eccellenza
p 69
Non c’è la fissità né del pieno né del vuoto.
Non esiste un uni