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CANTO XXV

Parte dedicata all'esamino di Dante sulle 3 virtù teologali, cioè Fede, Speranza e Carità. Qui c'è anche un riferimento alle egloghe. Elementi importanti dal punto di vista teologico.

Vv. 1-9: poema

Se mai continga che 'l POEMA SACRO

sacro Definizione opposta a commedia

al quale ha posto mano cielo e

terra, divina (sacro, ispirazione) 

queste 2 cose si sono unite così che m'ha fatto per molti anni formare qualcosa di unico

macro,

vinca la crudeltà che fuor mi serra

del bello ovile ov'io dormi' agnello,

nimico ai lupi che li danno guerra;

con altra voce omai, con altro velo

ritornerò poeta, e in sul fonte

del mio battesmo prenderò 'l cappello.

in Parte proemiale capacità sempre più forti, consapevolezza

progress poema sacro:

- Definizione dell'opera come ormai 2 occorrenze,

azzerano le 2 occorrenze di commedia che erano in Inf.

- Saggi di

Blasucci: a partire da Inf. XVIII diventano rari i canti che non abbiano esordi metanarrativi e proemi autonomi

Cappello alloro poetico

  • m’ha fatto per molti anni macro la scrittura del testo è durata per molti anni, topos della scrittura che richiede un impegno prolungato e un grande sforzo. Segno dell’assoluta fedeltà del poeta alla sua opera, a cui può corrispondere l’autodefinizione del poema sacro vinca la crudeltà che fuor mi serra
  • Dante spera di rientrare a Firenze (indicata con una perifrasi, un bell’ovile) grazie alla sua opera. Lui viveva lì come agnello ma in mezzo ai lupi, ora potrà forse rientrare come poeta, in quanto tale sperava di essere apprezzato già da Inf. IV quando si pone come continuatore di grandi poeti. E tutto questo grazie a un’opera in volgare (cfr. egloghe a Giovanni del Virgilio) e in sul fonte // del mio battesmo prenderò ‘l cappello
È invecchiato e ha cambiato aspetto, Dante forse rientrerà e riceverà la corona d'alloro e l'incoronazione poetica a Firenze, nel luogo dove è stato battezzato, e lo farà grazie a un'opera scritta in volgare, anche se Giovanni del Virgilio gli aveva detto che se voleva la corona d'alloro doveva scrivere in latino. Cappello degli esiliati penitenti? No, Dante qui parla di un ingresso in pompa magna a Firenze, a riprendersi ciò che ha perso, un ritorno in grande stile. Vuole tornare però dove è stato battezzato, ricominciare da dove ha iniziato la sua vita da cristiano, con un ruolo di poeta, quindi è alloro poetico-comico. Concetto di Paradiso A parte che Dante dice esplicitamente che questo è un poema sacro, quindi non ha senso dire che qui possa esserci uno stile comico. Ma comunque non funge. Però nel 1900 ci sono diversi tentativi di conciliare idea di stile comico e stile del Paradiso: EricAuerbach stile comico è accettabile per parlare di argomenti sermo humilis, elevati, es. usando il come fanno i Vangeli quando parlano della vita di Cristo. Dante usa proprio in questo modo il sermo humilis e in questo senso la sua è un'opera comica. È un problema discusso da S. Agostino nel Ma non è quello che fa Dante. Lui fa qualsiasi cosa per precisare che il suo stile si eleva sempre di più. Magari a volte usa il ma comunque non sempre, e di certo lo stile del Paradiso è elevato (pur con le dovute eccezioni lessicali, ma l'eccezione conferma la regola): sermo humilis, questo non è uno stile da teodia. E poi guardiamo bene ciò che dice Agostino: dice che un cristiano può scrivere così, ma non è che debba farlo per forza. Se uno va a vedere le epistole di San Paolo in effetti non c'è solo sermo humilis, ma anche cose molto elevate. Dante imita in

Generale tutta la Bibbia e tutti i suoi varistili. Comico come espressionismo è così che Dante intenderebbe il comico. Spiegazione farlocca, l'espressionismo è un concetto troppo moderno per Dante e di certo non appartiene al Medioevo, non è possibile che lo intenda così. È una cosa semmai che abbiamo in Gadda, mescolanza di codici, stili e registri.

CANTO XXXIII

Versi di stile elevatissimo. Qui siamo al vertice della poetica dantesca, Trinità cristiana perché Dante descrive la Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo.

Problema: Dio è accessibile all'uomo? Molti dubbi. Gli stessi teologi discutevano molto su questa cosa. Certo qualcuno ha delle visioni, es. i santi in sogno. Ma è difficile che essi possano parlare di Dio: S. Paolo è stato in Paradiso ma non può raccontarlo. Però si può auspicare un rapporto con Dio, è un Dio più vicino rispetto a quanto non lo è per gli ebrei.

A cui ci si può rivolgere anche con il Padre Nostro (appello diretto a Dio). Qui c'è proprio un trasumanare gigantesco. L'intelletto può fare tutto ciò, si excessus mentis. Sprofonda tanto però che dietro la memoria non può ire - Rievocazione dei pellegrinaggi per andare a vedere la Veronica (icona del vero volto di Cristo).

Quello che Dante si pone è un obiettivo altissimo: vuole fornire una rappresentazione corretta e quanto più possibile oggettiva della Trinità cristiana, che dichiara di aver visto. Verità o finzione poetica? C'è chi dice che questa sia solo finzione poetica, ma qui Dante sembra voler suggerire che il lettore debba credere che questa sia verità. E comunque, verità o finzione poetica, Dante arriva a descrivere la Trinità.

Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura

Vv. 1-45 lungo spazio dedicato a preghiera alla Vergine fatta da

S.Bernardo (Beatrice è tornata nella rosa dei beati). Rielabora elementi che non hanno niente di originale, ma li riorganizza a livello retorico: elementi ossimorici (v. 1). v. 46 inizia lo spazio dell'io. Dante inizia a sentire il desiderio di unirsi a Dio pur essendo ancora in vita. Qui iniziano gli ultimi 100 versi della commedia. La parte finale dell'opera è dunque ridotta a 100 versi = 100 canti perfetta numerologia del 100. Dante dice molte volte di non poter dire tutto, la memoria infatti cede a tanto oltraggio (v.57). similitudine vv. 58-63: l'impressione del sogno al risveglio quando non lo si ricorda più rimane una traccia, ma lascia impressa la "passione", come succede anche a Dante dopo aver visto Dio. v. 85 in poi: Nel suo profondo vidi che s'interna, legato con amore in un volume, ciò che per l'universo si squaderna: sustanze e accidenti e lor costume quasi conflati insieme, per tal modo che ciò

ch’i’ dico è un semplice lume.metafore.Dante presenta universo con delle Il mondo è come un volumelegato con amore. L’universo è legato, unito tutto insieme, e il libro sisquaderna nella realtà.Terminologia aristotelica: la realtà è fatta di sostanze e di accidenti e deiloro costumi (=il loro modo di essere uniti). Qui Dante dunque ha unavisione totale di qualcosa che normalmente è universale e vastissimo, comese tutto fosse unito in un unico libro e disposto ordinatamente.vv. 94-96:Un punto solo m’è maggior letargoche venticinque secoli a la ’mpresache fé Nettuno ammirar l’ombra d’Argo.Parafrasi un punto soltanto è per me come se fosse un letargo maggiore(condizione in cui non si ha percezione della realtà) di quanto non lo è lacondizione di letargo che mi separa di 25 secoli all’impresa che feceammirare a Nettuno l’ombra della nave Argo.Estrema

novità

  • Riferimenti a Ovidio
  • Rima con -argo: è una rima difficile
  • non sermo humilislivelli altissimi! è

Rappresentazione della Trinità nei vv. 116-120:

Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.

Spiegazione:

  • Ci sono 3 circonferenze di 3 colori distinti, una sopra l'altra, che coincidono sovrapponendosi perfettamente ma mantengono comunque i loro colori concezioni puramente mentali di fenomeni geometrici impossibili da rappresentare creatività a livello dei contenuti: Dante si inventa come è Dio. Teologia od orgoglio poetico?
  • Un cerchio si riflette con un altro creando il fenomeno di un arcobaleno doppio: sono Padre e Figlio. Lo Spirito Santo invece è rosso, come il fuoco, e li unisce perché promana

ugualmente dall'uno e dall'altro cerchio sermo humilis? E questo sarebbe Ultimo livello: come l'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, vv. 127-132: Quella circulazione che sì concettapareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, dentro da sé, del suo colore stesso, mi parve pinta de la nostra effige: per che 'l mio viso in lei tutto era messo. Rapporto di somiglianza con Dio sin dalla Genesi. La somiglianza con Dio è uno dei presupposti del rapporto uomo-Dio cristiano. Da questi cerchi così incredibile promana la nostra effigie. Qualcuno crede che dentro il cerchio, ossia dalla parte centrale, emerge l'effigie, ma in realtà questa risulta dalla circonferenza stessa e non dal centro. Versi successivi: Qual è 'l geometra che tutto s'affige per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond' elli indige, tal era io a quella vista nova: veder voleva come

si convenne neologismos’indova;l’imago al cerchio e come vi Similitudine con il geometra che non riesce a misurare il cerchio: un problema della geometria classica è che la circonferenza non si può misurare, c'è l'approssimazione del Nemmeno l'intelletto ora riesce ad andare avanti. Si tenta un ultimo sprofondamento in Dio, ma non ci si riesce. Bisogna fermarsi sull'ultimo mistero dell'Aldilà. Poi Dante ritorna sulla Terra, vv. 142-145: A l'alta fantasia qui mancò possa, ma già volgeva il mio disio e
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A.A. 2022-2023
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/05 Filologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Aryy_00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia e critica dantesca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Casadei Alberto.