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Con architettura del dosaggio immunologico s’intende il
processo attraverso cui si evidenzia l’analita, ovvero
l’Ag, che si lega all’Ab. In particolare, possiamo definire
se il tracciante è legato all’Ab piuttosto che all’Ag,
quanti tipi di Ab vengono utilizzati per riconoscere i
diversi epitopi dell’Ag e che relazione c’è tra il segnale
analitico misurato e la concentrazione degli anticorpi.
Possiamo così definire dosaggi competitivi, dosaggi non
competitivi, dosaggi in fase eterogenea e dosaggi in
fase omogenea.
I metodi competitivi possono essere definiti, oltre che in
difetto di Ab o in eccesso di Ag, anche come metodi di
spiazzamento o di saturazione. Il dosaggio competitivo
è basato sulla competizione tra un Ag non marcato e un
antigene marcato, che indicheremo come Ag*, per i siti
di legami degli Ab presenti in concentrazione costante.
L’Ag , ovvero l’analita, da misurare sarà presente in
quantità variabili nel campione, mentre l’Ag marcato
sarà aggiunto in quantità costante, comunque inferiore
alla quantità totale di Ab presente. In questo modo, in
assenza dell’analita, soltanto una parte di Ag* marcato
si legherà agli Ab.
Il dosaggio competitivo richiede diverse fasi: in una
prima fase vengono aggiunti i diversi reattivi, che
possono essere aggiunti tutti assieme oppure in fasi
successive: ad esempio prima gli Ag* e poi gli Ag liberi,
ovvero gli analiti da analizzare. Abbiamo quindi una fase
di incubazione in cui i reattivi hanno tempo di interagire
tra di loro per formare i legami Ag-Ab.
Seguirà una fase di lavaggio in cui dovranno essere
eliminati tutti i reattivi rimasti liberi. In questo caso
saranno eliminati tutti gli Ag e gli Ag* che non si sono
legati agli Ab.
Nel caso in cui il tracciante sia un enzima, avremo un
ulteriore fase in cui sarà aggiunto un substrato
specifico. Viceversa se il tracciante è un radioattivo o
una molecola fluorescente questo passaggio sarà
omesso. Infine avremo l’ultima fase in cui sarà misurato
il segnale analitico emesso dal tracciante. Nel caso in
cui il tracciante sia costituito da un enzima, il substrato
aggiunto sarà metabolizzato dando origine ad una
molecola colorata che potrà essere quantizzata.
Nei metodi competitivi la quantità di segnale prodotto
diminuirà all’aumentare della concentrazione
dell’analita, infatti maggiore sarà la quantità dell’analita
presente nel campione minore sarà la quantità di Ag
marcato che si legherà all’Ab. Spesso nelle curve dei
saggi competitivi le concentrazioni degli analiti vengono
espresse in forma logaritmica.
Il principale vantaggio dei metodi competitivi è che
possono riconoscere qualsiasi Ag, anche quelli più
piccoli e gli apteni con un solo epitopo.
Tuttavia per poter rilevare basse concentrazioni di
analiti, i dosaggi competitivi necessitano di Ab ad alta
affinità e dei traccianti con attività specifica molto
elevata. Inoltre, per poter ottenere un’ottima ripetibilità
è necessario che la quantità di Ab presente nei diversi
saggi sia sempre costante. Poiché nei saggi competitivi
l’Ag è riconosciuto dall’Ab attraverso un solo epitopo,
eventuali frammenti o metaboliti dello stesso Ag
presenti nel campione possono essere riconosciuti
dall’Ab, sovrastimando di conseguenza la
concentrazione dell’Ag.
Passiamo ora ad analizzare i metodi non competitivi, o
metodi ELISA Enzyme-linked immunosorbent assay. I
metodi non competitivi possono essere di tipo indiretto
o a sandwich, che necessitano di un secondo Ab, o
metodi non competitivi diretti in cui si usa un solo Ab. I
metodi non competitivi, a differenza dei metodi
competitivi, funzionano in eccesso di Ab, ovvero in
difetto di Ag. Sono stati sviluppati a partire dagli anni 80
e sono i metodi maggiormente usati per determinare le
concentrazioni degli analiti ad alto peso molecolare. I
metodi non competitivi in diretti sono caratterizzati
dall’uso di sue anticorpi che riconoscono due epitopi
diversi presenti sull’Ag.
Nell’architettura dei saggi non competitivi in fase
eterogenea, vedremo tra poco le differenze tra fase
eterogenea ed omogenea, il primo Ab, denominato Ab
di legame o di cattura, è generalmente fissato a dei
supporti solidi, che possono essere delle piaste, delle
biglie o particelle di natura diversa. Il secondo Ab
invece, detto di rilevazione, è libero ed è coniugato con
il tracciante. Gli Ab sia di cattura che di segnale
dovranno essere in concentrazioni superiori all’analita, o
al calibratore, da misurare. Gli Ab di segnale possono
essere aggiunti insieme all’analita, oppure
successivamente, dopo una fase di incubazione e
lavaggio.
Come per i metodi competitivi, anche nei metodi non
competitivi se il tracciante è un enzima le ultime fase
saranno l’aggiunta di un substrato che sarà
metabolizzato dall’enzima in un prodotto colorato che
sarà il segnale da misurare.
La quantità dei reagenti da utilizzare nei metodi non
competitivi vanno determinati accuratamente, in base
alle concentrazioni di analita da misurare. Infatti se le
concentrazioni dell’analita dovessero essere vicine, o
addirittura superare le concentrazioni degli Ab, ci si
troverebbe in una situazione di difetto di Ab in cui la
relazione tra segnale e concentrazione dell’analita
raggiungerebbe un livello di saturazione, un livello di
plateau. Viceversa, concentrazioni troppo elevate di Ab*
marcato, o troppo basse di analita, potrebbe avere un
rumore di fondo, un segnale aspecifico, molto alto.
A differenza dei metodi competitivi, nei metodi non
competitivi il segnale aumenta all’aumentare della
concentrazione dell’analita. Il grafico che rappresenta il
segnale rilevato è una curva sigmoide. Abbiamo una
fase lineare in cui il seganle aumenta
proporzionalmente all’aumentare dell’analita. Nella
parte inferiore e superiore del grafico la quantità di
segnale misurato non è proporzionale alla
concentrazione dell’analita, e quindi non sono
attendibile per le misurazioni. Nella parte bassa, il
segnale rilevato sarà scarso e facilmente influenzato dal
rumore di fondo, viceversa nella parte alta della curva,
il sistema raggiungerà un livello di saturazione e non
sarà più possibile rilevare ulteriori aumenti di segnale
all’aumentare della concentrazione dell’analità. Nel
caso in cui le concentrazioni dell’analita fossero elevate,
nel range dei valori di saturazione della curva, per poter
quantificare correttamente la concentrazione
dell’analità sarà necessario eseguire delle diluizioni, in
modo da portare le concentrazioni dell’analita nella
regione lineare della curva. I metodi non competitivi,
come già detto, sono i metodi maggiormente utilizzati
per misurare analiti con peso molecolare elevato. Tra i
principali vantaggi di questi metodi troviamo una
maggiore specificità e una maggiore sensibilità. A
differenza dei metodi non competitivi, dove l’analità è
riconosciuto da un solo, la maggiore specificità dei
metodi non competitivi è dovuta all’utilizzo di due Ab
distinti che riconoscono due epitopi diversi dell’analita.
L’utilizzo di due Ab che riconoscono epitopi diversi
permette infatti di discriminare tra molecole che
presentano omologie molto elevate, come ad esempio
gli ormoni ipofisari. I metodi non competitivi sono molto
più sensibili perché c’è una proporzionalità diretta tra le
concentrazioni di Ag e il segnale analitico emesso.
La maggior limitazione dei metodi non competitivi è
data dal fatto che non possono essere usati per
misurare molecole di piccole dimensioni, come gli
apteni, perché gli Ag devono presentare almeno due
epitopi distinti. Inoltre si corre il rischio sottostimare le
concentrazioni estremamente elevate di analita per
effetto gancio o effetto hook. L’effetto gancio è un
effetto paradosso per cui in campioni con
concentrazioni estremamente elevate di Ag vengono
misurati livelli falsamente bassi. Una possibile
spiegazione dell’effetto gancio potrebbe essere che un
elevata concentrazione di Ag saturerebbe tutti i siti di
legame disponibili degli Ab reagenti impedendo la
formazione del sandwich e causando letture
sottostimate.
Vediamo ora la differenza tra i metodi in fase omogenea e
quelli in fase non omogenea.
Per metodi in fase eterogenea si intendono quei
procedimenti in cui è necessario separare il complesso
Ag-Ab dal complesso Ag*-Ab, o Ag-Ab*, prima di
eseguire la misurazione del segnale, in quanto il
segnale emesso dall’Ag*, o dall’Ab*, è indipendente dal
fatto che gli Ag e gli Ab siano legati tra di loro. Dato che
sia gli Ag* liberi, o gli Ab* liberi, sia quelli legati sono in
grado di emettere un segnale, la separazione dei
reattivi liberi da quelli legati dovrebbe essere la più
efficiente possibile, in modo da non sovrastimare le
concentrazioni dell’analita. Inoltre, la separazione
libero-legato, dovrebbe essere rapida, poco costosa,
non dovrebbe influenzare le interazioni Ag-Ab e non
dovrebbe essere influenzata da fattori esterni.
Viceversa nei dosaggi in fase omogenea la rilevazione
dei complessi Ag-Ab non richiede la separazione fisica
delle frazioni libere e legate.
Nel tempo sono stati sviluppati diversi sistemi per
separare le frazioni libere da quelle legate. Alcuni
metodi, ad esempio, sfruttano le diverse dimensioni
molecolari della frazione libera dell’Ag da quelle
maggiori del complesso Ag-Ab. Ad esempio, il
complesso Ag-Ab può essere separato tramite
precipitazione chimica. La precipitazione si ottiene
aggiungendo agenti precipitanti quali, solfato
d’ammonio, etanolo, politilenglicole che favoriscono la
precipitazione del complesso Ag-Ab.
La maggior dimensione dei complessi Ag-Ab può essere
sfruttata per la separazione fisica dei complessi. In
questo caso si utilizzano materiali come il carbone , la
silice o le resine a scambio ionico, che sono in grado di
trattenere soltanto le molecole di piccole dimensioni.
Praticamente funzionano come dei setacci molecolari.
Altri metodi di separazione utilizzati sfruttano invece
l’utilizzo di un secondo anticorpo, della proteina A o del
sistema avidina biotina. Questi sistemi possono essere
sfruttati per creare complessi insolubili oppure possono
essere lega