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Estetica e il Concetto di Bello
Kant trattò l'estetica come una disciplina filosofica che analizza il senso e le condizioni per l'esperienza del bello e
del sublime. Non è una filosofia speciale, ma una "filosofia del senso" in cui l'arte diventa un esempio per una
riflessione sull'esperienza. La filosofia kantiana trascendentale cerca di scoprire le condizioni a priori che rendono
possibile l'esperienza, esaminando come i concetti universali siano applicabili ai casi concreti. L'unità tra il molteplice
(le esperienze particolari) e l'universale (le leggi o i concetti) è il cuore del suo pensiero.
La Facoltà di Giudizio
Kant distingue tra due tipi di facoltà di giudizio:
● Facoltà di Giudizio Determinante: Si riferisce all'uso di un universale per comprendere un particolare.
● Facoltà di Giudizio Riflettente: Consiste nel trovare un universale che si applica a un particolare.
La terza critica, che riguarda la facoltà di giudizio, esplora come l'uomo risolva il rapporto tra concetti astratti e
realtà concreta, tra intelletto e immaginazione. Il giudizio riflettente, quindi, è essenziale per connettere il particolare
all'universale, e si manifesta in due forme principali: il giudizio estetico (sul bello e il sublime) e il giudizio teleologico
(sui fini della natura).
Il Giudizio Estetico e il Bello
Il giudizio estetico di Kant è caratterizzato da quattro momenti:
1. Disinteresse sensibile e pratico: Il bello è apprezzato per il piacere che suscita senza un interesse pratico
o utilitaristico.
2. Universalità soggettiva: Anche se il giudizio estetico è soggettivo, deve essere percepito come universale,
cioè valido per tutti gli esseri umani.
3. Aconcettualità: Il bello è percepito senza il bisogno di un concetto definito, essendo legato a una forma
percepita come "finalità senza scopo".
4. Necessità non logica: Il giudizio estetico ha una "necessità" che non è derivata da leggi logiche, ma è
percepita come una regola universale che deve essere accettata da tutti.
Per Kant, il bello non è una qualità oggettiva delle cose, ma una qualità soggettiva, poiché è il soggetto a
sperimentare il sentimento di bellezza.
Il Sublime
Il concetto di sublime è una delle innovazioni più originali di Kant. Sebbene il termine fosse stato introdotto da
Edmund Burke, Kant lo sviluppa ulteriormente. Il sublime si differenzia dal bello per il tipo di esperienza che provoca:
il bello è legato a un piacere estetico immediato, mentre il sublime genera una sensazione mista di piacere e
dispiacere, spesso con un effetto di angoscia e paura.
Kant distingue due tipi di sublime:
1. Sublime matematico: Si riferisce alla grandezza smisurata e inconcepibile, come la vastità del cielo o delle
montagne.
2. Sublime dinamico: Si riferisce alla potenza della natura, come i fenomeni naturali enormi (terremoti,
tempeste, ecc.) che impressionano l'animo umano.
Mentre il bello è legato a oggetti specifici e a una sensazione di armonia, il sublime è una sensazione interiore che si
manifesta quando ci confrontiamo con qualcosa che supera i limiti della nostra comprensione. L'anima, di fronte a
ciò che è sublime, si sente piccola ma allo stesso tempo attratta dalla sua immensità.
Emilio Garroni
1. Estetica e Filosofia Critica
● Emilio Garroni (1925-2005) è un filosofo italiano che si distingue per la sua concezione dell’estetica come
una filosofia critica e non come una disciplina specializzata che studia solo le arti.
● Per Garroni, l'estetica non si limita all'arte, ma è un campo che riflette criticamente sull’esperienza in genere.
Si tratta di un "uso critico del pensiero", dove l'arte è vista come un riferente privilegiato, ma non un
oggetto epistemico. La riflessione estetica serve a comprendere la possibilità stessa dell’esperienza.
2. Esperienza e "Guardare Attraverso"
● Garroni distingue tra Esperienza Determinata e Esperienza di Genere. L'arte diventa un mezzo per
comprendere non solo l'esperienza specifica, ma anche il senso della totalità.
● Il concetto di “Guardare attraverso” implica un approccio critico all’esperienza: stare dentro un'esperienza
determinata, ma al contempo mettere in discussione il senso della totalità.
3. Habitat e Immersione nell'Esperienza
● Garroni esplora l'idea che siamo enti immersi in un Habitat, ovvero in un contesto che funge da filtro per le
nostre esperienze. Tuttavia, questa immersione non è del tutto consapevole, e per comprendere veramente
dobbiamo distanziarci, pur rimanendo dentro l'esperienza.
4. Creatività e Regole
● La creatività per Garroni è un tratto fondamentale dell'adattamento umano all'ambiente. È legata alla
distanza riflessiva che l'essere umano è capace di prendere rispetto all'ambiente. La creatività non è solo
spontanea, ma si esprime attraverso regole e leggi.
● La creatività applicata deve essere compresa nel contesto di regole universali, che regolano la
produzione e l'adattamento umano all’ambiente.
5. Arte come Creatività Regolata
● Garroni collega l'arte alla metà operatività, ovvero la capacità di operare su operazioni senza una necessità
immediata di prova-errore. L’arte è vista come una modalità esemplare della creatività umana.
● L’arte non solo rispecchia le procedure adattative, ma offre anche una compensazione emotiva per i
fallimenti e le lacune del nostro adattamento all’ambiente.
6. Estetica e Filosofia di Kant
● Il pensiero di Garroni si intreccia con quello di Kant, soprattutto attraverso il concetto di conformità a scopi
senza scopo. L'estetica, per Garroni, non è una semplice disciplina dell'arte, ma una riflessione critica sul
senso dell’esperienza, che si sviluppa attraverso il giudizio di gusto, simile al giudizio riflettente kantiano.
Walter Benjamin
1. L’Arte nell’Epoca della Riproducibilità Tecnica
● Walter Benjamin (1892-1940) è noto per la sua critica all’arte nell'epoca moderna, dove la riproducibilità
tecnica (come la fotografia e il cinema) ha messo in discussione l'aura dell'opera d'arte.
● Con la riproduzione tecnica, l'arte perde la sua unicità e autenticità, che sono fondamentali per la
percezione estetica tradizionale.
2. L'Aura e la Perdita dell'Unicità
● L’Aura è il concetto centrale del pensiero estetico di Benjamin, che si riferisce alla presenza unica di
un'opera d'arte in un luogo specifico e al momento storico in cui è stata creata. L'arte tradizionale possiede
questa aura, che consente una contemplazione profonda e un’esperienza unica.
● La riproduzione tecnica cancella questa aura, creando opere che vengono percepite come facilmente
riproducibili e superficiali. Questo comporta una perdita dell’esperienza contemplativa tradizionale, riducendo
l'arte a un prodotto di massa.
3. Arte come Merce di Scambio
● Benjamin esplora come l'arte sia diventata una merce di scambio all'interno di una struttura
socio-economica. Le opere d'arte, private della loro aura, vengono trattate come prodotti consumabili e
facilmente accessibili, invece che come esperienze uniche e rare.
4. Percezione Storica e Media
● Secondo Benjamin, la percezione dell’arte non è neutra, ma è storicamente mediata. La percezione
cambia in base ai contesti storici e culturali, e i media giocano un ruolo fondamentale nel rimodellare
l’esperienza.
● Il medium, inteso come strumento che trasforma e media la percezione, non è solo un canale di
trasmissione, ma un habitat che cambia la natura dell'esperienza.
5. Choc e Distanza dalla Tradizione
● Benjamin introduce il concetto di Choc, un impatto visivo che sostituisce l’esperienza lenta e riflessiva
dell’opera con una percezione immediata e superficiale. L'arte senza aura si presenta come un’esperienza
più diretta e meno contemplativa.
6. Critica alla Riproduzione Tecnica
● La riproducibilità tecnica è vista da Benjamin come un pericolo per l'arte, poiché annulla l’esperienza
unica dell'opera e la riduce a un oggetto di consumo. L'opera d'arte perde la sua capacità di trasmettere un
significato profondo e diventa parte di un ciclo di produzione e consumo di massa.
7. Estetica come Dottrina della Sensibilità
● Benjamin considera l’estetica come una dottrina della sensibilità, in cui la relazione tra vicino e lontano
diventa cruciale. L'aura, come il legame spazio-temporale dell'opera, è distrutta dalla riproduzione tecnica,
che nega la possibilità di un'esperienza unica e immersiva.
L'Industria Culturale
L'Industria Culturale è un concetto che si distingue dall'industria tradizionale poiché, oltre alla produzione di beni o
servizi, ha la capacità di generare e diffondere ideologie. A differenza delle industrie tradizionali, che si concentrano
su prodotti fisici, l'industria culturale si rivolge alle masse e tende a manipolare i loro bisogni, creando una forma di
"bisogno indotto". La sua forza sta nella sua capacità di vendere un'idea di scelta, ma in realtà, i prodotti culturali
offerti sono sostanzialmente identici, e la "scelta" è solo apparente, mascherando l'assenza di una vera
concorrenza.
L'industria culturale non si limita a un gruppo specifico di persone, ma ha una portata universale, ed è
profondamente influenzata dalle dinamiche di classe. Essa livella le differenze tra prodotti di alta e bassa cultura,
segmentando il mercato per target, dove il consumatore diventa un prodotto statistico. Questo fenomeno porta a
una "parodia" della cultura e al rischio di un'annientamento dell'immaginazione: i media, attraverso la riproposizione
continua della realtà, paralizzano la capacità del pubblico di percepire il mondo in modo autentico, promuovendo
una visione distorta del reale. La novità è esclusa e si perpetua un circolo di ripetizione. Il consumatore, quindi, è un
soggetto passivo e manipolato, che reagisce in modo predefinito, con la pubblicità che funge da strumento di
dominio. La Società dello Spettacolo
Guy Debord, nel concetto di "Società dello Spettacolo", descrive un sistema in cui le persone diventano spettatori
passivi delle proprie vite, separati dall'es