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BATTAGLIA DEL GRANO
Orientò verso le culture cerealicole il nostro paese, idea di ridurre progressivamente la dipendenza estera
per il grano, venne aumentato il protezionismo doganale per ridurre la dipendenza estera, avendo come
risultato un aumento delle rese per ettaro(tramite l’uso di fertilizzante), allargamento della superficie del
grano(soprattutto al sud), criticata perché venivano a meno le culture specializzate più redditizie.
POLITICA ECONOMICA DEL FASCISMO
Un bilancio: La politica economica di De stefani
Le cose che erano andate bene furono: Boom delle export, Pareggio di bilancio, sostegno al credito
emersero anche effetti negativi: aumento dell’inflazione(comprometteva il potere d’acquisto), svalutazione
della lira(determina un rincaro delle importazioni), Deficit Commerciale, Debito pubblico estero(non si era
ancora riusciti a restituire)
Alla meta degli anni 20 vengono mosse alcune critiche dagli industriali che spingono Mussolini a sostituirlo
(dopo atti anti-speculativi di borsa) con Volpi (fondatore della SADE) porta a termine una politica
economica di estrema rilevanza, che coincise con la sistemazione del debito esterno e, sul piano interno,
una politica chiamata quota 90 di restrizione monetaria e della rivalutazione della lira.
il debito esterno viene risolta negli anni 20 grazie a una delegazione e una grande banca americana che
mette a disposizione dello stato una grande somma che permette la restituzione del debito italiano verso
l’America. Finisce una politica economica liberista inizia una politica economica che vede più intervento
dello stato
QUOTA 90 in realtà si articola in 3 diversi provvedimenti che sono da:
1) le legge bancarie approvate nel 1926
2) consolidamento del debito pubblico fluttuante interno
3) rivalutazione della lira a 90 lire per sterlina (quota che aveva nel 1922)
1) le legge bancarie approvate nel 1926 (maggio e autunno)
Maggio 1926 stabiliva che la banca d’Italia divenne a tutti gli effetti banca centrale, unica banca di
emissione, il Banco di Napoli e di Sicilia, dichiarati enti di diritto pubblico, cedono le loro riserve di oro e
valute alla banca centrale; Alla banca d’Italia viene attribuito il potere di vigilanza sul sistema bancario, e
controllare l’emissione di moneta, che inizio ha esercitare con: sia con diminuzione degli anticipi alle altre
banche, sia attraverso l’aumento del tasso di sconto; nell’immediato porto ad una serrata del credito, una
caduta dei mezzi finanziari che le banche mettevano a disposizione
Nel autunno 1926 abbiamo una nuova legislazione bancaria che ha come ha scopo di disciplinare il settore
del credito, le banche non dovevano rispettare vincoli patrimoniali, questa è legge che ha come scopo una
tutela del risparmio. Stabilendo che le banche dovevano avere un credito sociale minimo, imponeva che
una parte dei depositi dovevano essere messi a riserve, stabiliva un rapporto minimo tra il capitale sociale
della banca e i depositi.
2) consolidamento del debito pubblico fluttuante interno
il debito pubblico a breve termine (bot 4 5/7 anni) veniva forzosamente trasformato in debito consolidato,
la cui restituzione veniva rinviata nel tempo, promosso con il nome il “Prestito del litorio”, questa esigenza
per diminuire la circolazione monetaria.
3)Quota 90
In senso stretto la quota 90 indica la rivalutazione della lira a 90 rispetto alla sterlina, alla battaglia del
grano si affianca la battaglia della lira. Quello che si ottiene è una diminuzione del tasso del cambio, nel
1927 la lira rientra nel sistema monetario Gold Exchange standard.
Questa misura viene definita intollerabile in quanto ci perdeva chi esportava all’estero in quanto la
manovra rende le nostre merci non più competitive, l’indebolimento di alcuni settori industriali, ma ci
guadagnavano chi importava.
Venne portata aventi per: esigenze di prestigio nazionale, maggiori garanzie offerte ai finanziatori; il ritorno
al sistema aureo, ridurre il deficit della bilancia commerciale (riduceva il costo delle materie prime)
una rivalutazione della lira coincideva con un consolidamento del consenso dei ceti medi
Gli effetti di quota 90
Sul sistema bancario, questa riforma, comporta una concentrazione degli istituti di credito, mette in
difficoltà le banche cattoliche tanto da dover mobilitare il governo e la Banca d’Italia, nei mesi successivi
dell’approvazione, il regime da luogo al salvataggio delle banche cattoliche, continuò anche a favore di
piccoli e medi istituti di credito che raccoglievano il risparmio dei ceti rurali; le banche cattoliche potevano
vantare molti depositi ma si trovavano immobilizzate ce dovevano contrastare le perdite. Il salvataggio di
queste banche vien affidato al nuovo istituto: Istituto centrale di credito, che associava le banche cattoliche
e beneficiò anche di un intervento della Banca d’Italia benedetto da Mussolini
Il salvataggio avviene per motivi di potere politico, in quanto andava sostenere i ceto rurale su cui contava il
fascismo
Sul sistema industriale vi è una caduta delle esportazioni che produce una crisi di stabilizzazione ma a
questo si contrappone un rafforzo della lira che permette una maggiore finanziamento da parte di capitali
esteri.
Nel 1926, prima della riforma, un prodotto al prezzo di 100 lire si vendeva a 65 sterline, dopo la riforma viva
venduto a 108.
Nonostante queste perplessità, il regime intendeva far mantenere al settore industriale i precedenti
margini di profitti, passarono attraverso una serie di misure:
- consente sgravi fiscale, alle imprese che si fossero accorpate, producendo un economia di scala
- contenimento del costo del lavoro(salario ridotto tra il 10% e il 20%)
- Una nuova disciplina del lavoro garantita da corporativismo
Corporativismo (faceva riferimento ai grandi accordi fra organizzazione degli imprenditori e lavoratori,
sotto il controllo dello stato) ma il Corporatismo italiano è diverso, riconosceva in ogni settore due soli
confederazione sindacali sotto il controllo dei fascisti, vietava scioperi e serrate, istituiva la magistratura del
lavoro, l’anno successivo viene emanata la “carta del lavoro”definiva in cosa consisteva il Corporatismo, in
cosa dovevano consistere le nuove relazione sindacali.
Realizzava il principio fondamentale del corporativismo: “la collaborazione tra capitale e lavoro che doveva
compiersi in un quadro di subordinazione allo stato”,
In questa versione cercava di realizzare una alternativa al socialismo pianificatore e al capitalismo: un
armonia tra le classi sociali e la sostituzione della rappresentazione politica con le corporazioni
rappresentative nel modo produttivo, del lavoro, della produzione.
Mentre in Italia si aveva una crisi di stabilizzazione si avvia la crisi del 29, nella quale si produce il 4 punto di
svolta, crisi che produce come risposta la creazione di un economia mista: il pubblico convive con in privato
26/11/2020
4^PUNTO DI SVOLTA: La Crisi del 29
Il 4^ punto di svolta che avviene a ridosso del precedente, la storia Economica conosce un nuovo
sconvolgimento: agli effetti della crisi economica del 29 che prevedono un economia mista, scenario che
sarebbe durato fino agli anni 90, l assetto economico che si sviluppa con la drammatica crisi finanziaria di
borsa determina una continuità nel corso degli anni ovvero quello dello stato che interviene nell’ economia.
Tuttavia il controllo dello stato in questi anni è più elevato di dove sia altrove.
EFFETTI DELLA CRISI DEL 29
La crisi provoca una caduta dei valori industriali e dei principali indici azionari, La crisi raggiunge il nostro
paese non subito ma a distanza di qualche tempo, dalla metà del 1930. Si manifesta con:
- un rallentamento della produzione agricola e industriale
- Caduta dei prezzi agricoli
- Rallentamento della produzione industriale e a una diminuzione grave del Pil
- Diminuiscono i salari e aumenta la disoccupazione
- Falliscono le aziende e le banche (le grandi banche)
Nel nostro paese la situazione era grave in quanto per via delle banche miste vi era una stretta relazione
tra le grandi banche e le grandi imprese, i finanziatori sono in difficoltà, il governo Mussolini fa intervenire
lo stato (stato imprenditore) l’intervento statale divenne inderogabile se si voleva salvare il settore
industriale e bancario.
La svolta si avvia a partire degli anni 20 ma diventa veramente forte nel corso degli anni 30, dove il compito
più urgente era quello di sciogliere i legami che si erano formati tra grandi banche e grandi imprese, si era
creata quasi una "mostruosa fratellanza siamese" erano questi legami che finivano per mettere a
repentaglio l intero sistema economico del nostro paese. Occorrevano istituzioni che decidessero questi
legami
Gli strumenti di cui lo stato godeva per questo erano: l’istituto di liquidazione sorto come consorzio
sovvenzioni banca d'Italia che aveva iniziato alcuni salvataggi nel primo dopoguerra, istituto autonomo con
i mezzi della banca d'Italia ma data la gravità risulta inadeguata.
Arriva il momento di cambiare il sistema della banca mista che compromette la tenuta del sistema
economico, si decise di creare un altro istituto di credito speciale(i c.d. istituti Beneluce), finanziato non più
col risparmio ma tramite obbligazioni garantite dallo stato, che si sostituisca alle banche miste. Questo
istituto è l’ istituto mobiliare italiano(IMI) con un capitale consistente sottoscritto da grandi istituzioni:
- la cassa depositi e prestiti(gestiva il risparmio postale),
- importanti casse di risparmio,
- INA e il neonato INPS;
era un idea di Beneduce, istituto che si finanziava come gli istituti di credito speciale, ma esso aveva un
problema l’estrema timidezza con cui svolse i suoi compiti di finanziatore (sostenne la Terni, e la ITALGAS
oltre a questi non andò) in quanto la crisi diventava ancora drammatica, questo non bastò.
IRI (istituto per la Riconversione Industriale)
Viene inventata l’IRI nel 1933, una creazione di Alberto Beneduce che ne assume la presidenza, il
finanziamento coinvolge gli stessi istituti del IMI, IRI avrebbe dovuto assumere un carattere di
provvisorietà, l’IRI aveva due principali caratteristiche:
1) doveva riorganizzare il sistema del credito
2)avrebbe dovuto gestire la difficile situazione della banca d'Italia che era il principale creditore di buona
parte del sistema bancario e il sistema industriale
Si sarebbe dovuto frapporre tra: banche miste e imprese, banche e banca centrale
Iri opera in due sezioni:
1° sezione-> finanziamenti industriali che si sarebbe dovuta occupare del finanziamento delle grandi
imprese, funzionava simile al IMI che l’assorbirà poi negli anni successivi;
2° sezione smobilizzo industriali: ingloba l’istituto di liquidazione, doveva immobilizzare le gravi situazioni
nei settori bancari e industriali acquise