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LA FORMULAZIONE E L’ATTUAZIONE DELLA STRATEGIA
IL CASO HONDA
Honda decide negli anni ’80 di entrare nel mercato statunitense. Nei decenni precedenti solo
il 4% del fatturato veniva dall’esterno ed era concentrata su moto di piccola cilindrata. È una
fase nella quale non c’è forte competizione e dunque, anche con processi produttivi non
avanzati tecnologicamente, otteneva risultati importanti. nel mercato nordamericano c’era
una grande opportunità di crescita: la cultura della moto era molto di usa. In modo inatteso,
l’interesse per il modello più potente è stato basso, mentre è stato importante l’interesse per
il modello 50. Cambiò la sua strategia per adeguarsi alle richieste di mercato.
La strategia iniziale era: entro nel mercato nordamericano con una moto di media cilindrata. A
fronte della risposta di erente ha avuto la necessità di adeguarsi.
Non c’è solo la strategia deliberata, ossia quella che proviene dai dirigenti attraverso un
processo pianificato che prevede analisi strategiche, prioritizzazione dell’allocazione delle
risorse, attuazione della strategia. Accanto a questa si posiziona la strategia emergente,
ossia quella che viene definita in tempo reale per dare risposta alle sollecitazioni provenienti
dall’esterno e che possono essere diverse rispetto a quelle che si erano prospettate. La
strategia realizzata è poi un mix delle prime due: la strategia deliberata viene integrata dalla
strategia emergente.
Oltre ai modelli, alla logica, alla pianificazione ci sono altri fattori influenti nel pervenire ad
una strategia vincente, quali la flessibilità, la velocità, la creatività, ecc.
In riferimento al processo di gestione strategica, il quale viene attuato periodicamente e ad
intervalli regolari, spesso deve essere meno vincolato da aspetti di una ristrutturazione
temporale in considerazione dei cambiamenti ai quali è soggetto l’ambiente esterno: nel
concreto, nelle organizzazioni ci sono momenti in cui la strategia non cambia, e quindi c’è un
po’ di staticità, e momenti in cui si riattiva la necessità di riguardare e riaggiornare quanto
definito a fronte di sollecitazioni esterne, dinamiche competitive e perdite di mercato. 12
2. Analisi dell’ambiente esterno. Opportunità e minacce
IL CASO NOKIA
Nokia, azienda irlandese, produceva legno, cavi e pneumatici quando è nata nel 1966. Nasce
dalla fusione di tre imprese molto diverse tra loro. Per anni è stata maggior produttore di
telefoni, posizionandosi al 5° posto a livello mondiale nel 2001. Ad oggi l’azienda è molto
diversa rispetto al passato in quanto si occupa di infrastrutture per le telecomunicazioni: 130
paesi in tutto il mondo, 160.000 dipendenti, circa 25 miliardi di euro di fatturato.
Come ha fatto a diventare leader mondiale nell’elettronica di consumo e poi perdere
leadership in poco tempo?
Nokia viene dal fiume Nokia sul quale sorgeva l’impianto di lavorazione del legno in Finlandia.
Nel 1973, a fronte della crisi petrolifera e della problematica nel commercializzare
determinati prodotti, si mette in discussione il portafoglio business. Quando l’azienda ha
bisogno di fare cambiamenti strategici forti è necessario che avvenga anche un cambiamento
nel vertice. A seguito del cambiamento di CEO, nel 1977 decidono di diversificare ed entrare
in nuovi mercati geografici, rimanendo comunque attivi nei business esistenti. Decide di
entrare nel settore dell’high tech, settore in forte crescita: per accedervi ha acquisito società
già esistenti che operavano nel settore e, così facendo, acquisisce una quota pari al 40% del
mercato intero. Entra anche nel mercato europeo.
Tuttavia, nel 1988 ha avvio la crisi e poi, con la caduta del muro di Berlino, in Finlandia si
genera una forte recessione. Nel 1992 arriva un nuovo CEO che decide di dismettere i
business tradizionali, concretizzando l’attività solo nel nuovo settore. cambia anche la
mission: vuole operare nel campo delle telecomunicazioni e vendere a livello globale.
Accoglie tutte le risorse finanziarie necessarie per investire: il mercato risponde
propositivamente, si riorganizza il brand per renderlo un monobrand. Il prodotto che ne ha
decretato il successo è la serie 2100. In pochi anni si supera Motorola e arriva ad ottenere una
quota del 27%: inoltre la quotazione di Nokia in soli 5 anni sale del 2300%.
Negli ultimi anni Nokia ha subito una nuova crisi causata dall’ingresso di Apple e
dall’aumento del livello di concorrenza: in questa sede è fondamentare cercare delle nuove
alleanze con aziende di grandi dimensioni e con potere superiore.
Nel 2013, consapevole della posizione di debolezza, prende la decisione di cedere a
Microsoft la propria divisione di cellulari per 3,8 miliardi di euro + 1,65 miliardi annui per 10
anni di brevetti. Dal punto di vista Microsoft, l’acquisizione di Nokia è stata strategica in
quanto avrebbe potuto raggiungere un fatturato di 35 miliardi di euro; tuttavia, il mercato non
ha accettato il nuovo software presentato da Microsoft.
Nokia incassa subito circa 5 miliardi e poi altri 10 miliardi negli anni successivi: nella sua
strategia corporate riorganizza il portafoglio business e fa un’acquisizione importante per 15
13
miliardi di euro per accedere al mercato delle infrastrutture. Dopo l’acquisizione è coleader
insieme ad Ericson in questo nuovo settore.
Tutti i successi e gli insuccessi delle imprese sono influenzati fortemente dai cambiamenti
subiti dall’ambiente esterno.
L’ambiente esterno si distingue in macroambiente (ambiente esogeno rilevante) e
microambiente (ambiente competitivo). Il microambiente è costituito da tutte quelle variabili
che si riferiscono al contesto specifico dell’impresa e che interagiscono direttamente con
l’impresa.
ANALISI DELL’AMBIENTE COMPETITIVO (MICROAMBIENTE)
IL CASO BRITANNICA
L’enciclopedia Britannica, fondata nel 1768 a Edimburgo, è stata per secoli la raccolta più
nota e ambita delle conoscenze accumulate dalla società occidentale. Nel 1990, a fronte
dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione, entrò in crisi: a seguito della di usione di
enciclopedie digitali o erte sul mercato da Microsoft a prezzi nettamente inferiori rispetto alle
enciclopedie cartacee, le vendite di Britannica scesero del 50%.
Per superare la crisi, tentò di a iancare dei CD al supporto cartaceo, ma non risolse il
problema. Gli errori principali commessi da Britannica sono stati la scarsa attenzione e
conoscenza delle esigenze dei consumatori, nonché l’incapacità di comprendere i
mutamenti del mercato e della tecnologia.
L’ambiente competitivo è costituito dall’insieme degli attori con i quali l’impresa, nello
svolgimento della sua attività economica, stabilisce delle interazioni: tra essi rientrano a
monte i fornitori, allo stesso livello della filiera i competitors, e a valle i clienti, i business
partener, ecc. È l’impresa che definisce i soggetti che compongono l’arena competitiva
attraverso le relazioni che stabilisce con i soggetti esterni.
Per comprendere al meglio il microambiente, è fondamentale analizzare due attributi propri
dei settori:
l’attrattività, che può essere vista dalla prospettiva di coloro che non operano nel
settore oppure dalla prospettiva di coloro che operano nel settore e devono sviluppare
continuamente analisi di attrattività per comprendere le dinamiche che si sviluppano
nel settore. L’impresa deve valutar costantemente e se il proprio sistema di o erta, le
proprie risorse e le proprie capacità sono adeguate. I fattori che devono essere
analizzati per comprendere l’attrattività del settore sono: 14
innovazione;
o dimensione del mercato;
o l’andamento della domanda;
o la concentrazione (si utilizzano degli indici di concentrazione tali per cui le prime n
o imprese controllano il mercato);
le barriere all’entrata;
o regolamentazione.
o
la competitività, misurabile attraverso l’analisi delle variabili misura del vantaggio
competitivo.
Tra i modelli che si possono utilizzare per analizzare il settore rientrano sicuramente il
modello delle 5 forze di Porter e quello del ciclo di vita del settore.
Il modello delle 5 forze di Porter consente di evidenziare quanto sia elevata la redditività del
settore, la quale dipende dal modo con cui si collocano le altre forze. Accanto alla
competizione diretta, che mette l’impresa a confronto con i suoi competitors, questo
modello analizza altre forze competitive, quelle indirette, ossia il potere contrattuale dei
fornitori ed il potere contrattuale dei clienti, da un lato, e la minaccia di potenziali entranti e di
prodotti sostitutivi, dall’altro.
Rivalità tra concorrenti: nel momento in cui ci sono pochi players con elevate quote
di mercato, questi possono cercare un equilibrio per evitare di innescare processi di
concorrenzialità accesa che potrebbero andare a diminuire i loro margini di
profittabilità. Quando, invece, il settore è caratterizzato da una molteplicità di attori e
la competizione è accesa, i margini tendono a ridursi. Il grado di concentrazione,
dunque, è uno degli indicatori principali della redditività. Il secondo fattore influente è
la di erenziazione: ci sono prodotti che per loro natura intrinseca sono altamente
di erenziati, e dunque non c’è una concorrenza di prezzo, come invece c’è sulle
commodities. Quando il grado di di erenziazione è basso, significa che c’è un maggior
livello concorrenziale e che quindi il potenziale di redditività è inferiore. Influiscono
anche la presenza di switching costs, ossia costi che si sostengono per cambiare
fornitore (ostacolo per la concorrenza più aperta: riducono il livello concorrenziale a 15
monte ed aumentano di conseguenza parzialmente il potere dell’impresa),
l’andamento della domanda, le caratteristiche del business o del prodotto (se i
costi fissi sono elevati bisognerà attrarre domanda per saturare l’utilizzo della propria
capacità produttiva), presenza di barriere all’uscita (l’ostacolo più grande è
rappresentato da investimenti specifici che l’impresa ha dovuto e ettuare per entrare
nel settore: infatti, qualora decidesse di abbandonarlo, gli investimenti andrebbero
perduti), l’utilizzo della capacità produttiva, la quale influenza i costi unitari di
produzione e di conseguenza la redditività dell’impresa. Le imprese, infatti, qualora
non raggiungano la massima capacità produttiva dell’impianto, possono au