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CONDANNE DOTTRINALI

Le dottrine del De divina praedestinatione furono condannate dai concilî di

Valenza (855), di Langres (859) e poi di Roma (1050), di Vercelli (sempre

1050) e di Parigi (1051).

- Il De divisione naturae fu condannato anche dal concilio provinciale di Sens

(1225) e poi da Onorio III con una Bolla (datata sempre 1225).

LA FILOSOFIA NEI MONASTERI : PIER DAMIANI e ANSELMO

D’AOSTA : Il monachesimo ha avuto un ruolo fondamentale nel panorama

culturale e filosofico dell'Occidente durante il periodo medievale, in

particolare tra il IX e l'XI secolo, quando i monasteri sono diventati centri

cruciali di produzione intellettuale. Durante questo periodo, i monaci hanno

praticato una forma di filosofia molto legata alla teologia cristiana,

attraverso la quale cercavano di comprendere e approfondire il pensiero

religioso e spirituale.

1. Egemone dei monaci nella Chiesa, società e cultura

Nel periodo medievale, specialmente tra il IX e l'XI secolo, i monasteri hanno

esercitato un'importante influenza sulla Chiesa e sulla società. I monaci non

erano solo figure religiose, ma anche intellettuali, educatori e custodi della

cultura. Nelle terre medievali, spesso le biblioteche monastiche erano le

uniche fonti di conoscenza scritta e intellettuale. Questi monasteri divennero

anche luoghi dove si insegnavano e si preservavano i testi classici, e dove si

sviluppava una forma di filosofia cristiana che cercava di conciliare la

ragione con la fede. L'influenza dei monaci nella Chiesa era enorme,

poiché il monachesimo rappresentava una vita devota e dedita alla preghiera,

che poteva essere considerata come un esempio ideale di fede cristiana. In

questo contesto, i monaci esercitavano una forma di autorità spirituale

anche al di fuori dei monasteri, nei confronti dei laici, ma anche dei vescovi e

dei prelati, in quanto l'esempio della loro vita ascetica veniva visto come

particolarmente autentico e vicino a Dio. I monaci nonostante non abbiamo

un particolare ruolo ecclesiastico , come invece accade nel clero secolare,

talvolta i monaci assumono funzioni anche sacerdotali , quando il clero

secolare si rivela insufficiente. Si parla di paradosso monastico : tensione

intrinseca nella vita monastica tra il desiderio di isolamento dal mondo (per

dedicarsi completamente a Dio) e il ruolo sociale e culturale che i monasteri

spesso finiscono per avere nella società.

I Filosofi di questo periodo sono i mocai . NB automatismo incolto = i monaci

erano i principali custodi e interpreti del sapere, ma il loro approccio poteva

rischiare di cadere in una trasmissione meccanica e non critica delle

conoscenze. Il rischio era che questi monaci, pur preservando il sapere, lo

facessero in modo meccanico, limitandosi a trasmettere e ripetere le idee del

passato senza una comprensione critica o innovativa.

2.«Filosofia» praticata all’interno dei monasteri

La filosofia praticata nei monasteri, sebbene fortemente legata alla teologia,

aveva una specificità. I monaci cercavano di ragionare su temi teologici e

spirituali attraverso il metodo della dialettica, che per loro era il tentativo di

risolvere contraddizioni apparenti tra le scritture e tra la ragione umana e la

rivelazione divina.

Nel contesto monastico, la filosofia non era intesa come una ricerca astratta o

speculativa, ma come uno strumento per comprendere la verità divina,

meditando sulla Scrittura e cercando di risolvere le difficoltà interpretative

delle sacre scritture e le questioni teologiche. La filosofia era un mezzo di

preparazione alla vita spirituale, contribuendo alla crescita intellettuale e

spirituale del monaco. La dialettica (specialmente quella di Agostino e

Boezio) si combinava con l'ermeneutica biblica e con la riflessione sulla

morale cristiana.

3.Diversità delle esperienze monastiche

Nel periodo medievale esisteva una grande varietà di esperienze

monastiche, poiché i monaci seguivano diverse regole e tradizioni. Alcune

delle principali tradizioni monastiche includevano:

Il monachesimo benedettino, che si sviluppò seguendo la Regula

●​ Benedicti, che mirava a bilanciare il lavoro manuale e la preghiera.

Il monachesimo cistercense, che nacque nel XII secolo come una

●​ riforma del monachesimo benedettino, puntando su una vita più austera

e l'isolamento.

Il monachesimo camaldolese, che combinava la vita cenobitica con

●​ l'ermetismo, cercando di unire l'intimità della vita solitaria con la vita

comunitaria.

Il monachesimo carmelitano, che si sviluppò più tardi, ma che si

●​ focalizzava sull'eremitismo e sulla vita di preghiera silenziosa

e diversità tra i vari ordini monastici si riflettevano non solo nelle pratiche

religiose ma anche nella vita intellettuale. Alcuni ordini erano più dediti alla

contemplazione, mentre altri erano più pragmatici pratica e impegnati in

attività agricole, educative e culturali.

4.Origine (mediorientale) del monachesimo

Il monachesimo ha origini che risalgono ai primi secoli del cristianesimo, in

particolare nel Mediterraneo orientale, dove i primi monaci si ritirarono

nel deserto per vivere una vita di ascesi e di preghiera. Questo fenomeno è

noto come monachesimo eremitico, e i più famosi monaci di questo

periodo sono stati San Paolo eremita e San Antonio Abate, i cui

insegnamenti ispirarono numerosi monaci nel deserto egiziano e in altre

regioni dell'Oriente cristiano.

La tradizione monastica orientale si diffuse poi nell'Occidente cristiano, dove

nel VI secolo venne codificata la Regula Benedicti da San Benedetto da

Norcia, che fornirà una struttura e una guida alla vita monastica

dell'Occidente. Questo fu un passaggio cruciale, poiché il monachesimo

divenne la pietra angolare della vita religiosa in Occidente, e un mezzo

attraverso il quale la cultura cristiana fu preservata e trasmessa.

5.regula Benedicti – Ordine monastico di San Benedetto (dal VI

secolo)

La Regula Benedicti è una regola monastica scritta da San Benedetto da

Norcia nel VI secolo. Essa fornisce una guida dettagliata su come i monaci

dovessero vivere in comunità, regolando tutti gli aspetti della vita quotidiana.

La regola enfatizzava la vita di preghiera, lavoro e studio, e venne adottata da

moltissimi monasteri nell'Occidente cristiano.

Le principali caratteristiche della Regola Benedettina includono:

Obbedienza: I monaci dovevano obbedire al Abate, che fungeva da

●​ guida spirituale della comunità.

Stabilità: I monaci erano incoraggiati a rimanere in un singolo

●​ monastero per tutta la vita.

Conversatio morum: Una vita orientata alla ricerca della santità, con

●​ un comportamento virtuoso in ogni momento della vita quotidiana.

Il monastero è un luogo in cui si ascolta la parola del maestro e di Dio.

●​ Non a caso i monasteri sono costruiti lontani dalla città , per farsi

ascoltare solo queste parole e non altre che potrebbero influenzare. La

parola di Dio deve essere accolta dentro il cuore di ciascun monaco , e

questa parola portata al concepimento , e quindi tradotta in

comportamenti e azioni.

6.Questi tre passaggi rappresentano le fasi principali della vita spirituale e

dell'approfondimento intellettuale nel contesto monastico: 3 diversi modi

per ascoltare la parola di Dio.

Lectio: La lettura delle scritture sacre o di testi spirituali. La lettura

●​ doveva essere fatta con attenzione e rispetto, cercando di comprendere

il significato profondo di ogni parola. La lectio divina era il primo

passo per entrare in una relazione più profonda con la Parola di Dio.

Meditatio: Una riflessione più profonda su ciò che era stato letto. La

●​ meditazione implica un lavoro interiore di riflessione e comprensione,

cercando di applicare i principi spirituali al proprio vissuto. La

meditazione aiuta a interiorizzare la verità di ciò che è stato letto e a

farla diventare parte del cammino spirituale.

Contemplatio: Questo è il momento in cui, dopo aver letto e meditato,

●​ il monaco raggiunge uno stato di contemplazione, in cui la mente è

concentrata e in comunione diretta con Dio. È un momento di silenzio

interiore in cui si sperimenta la presenza di Dio e si riceve la luce

divina. si raggiunge raramente

PIER DAMIANI = “ Quanto spazio dare a questa preparazione filosofica che

ha fine unicamente propedeutica?” La risposta di Pier Damiani , monaco del

1035 , ebbe esperienze eremitiche , ma non riuscì a condurre una vita in

completa solitudine perché richiamato per risolvere delle questioni tra papato

e impero. (es. di paradosso monastico) = Venne chiamato ad intervenire per

promuovere la riforma della chiesa di Gregorio VII , in risposta al Nicolaismo

(- i preti possono sposarsi -) e alla simonia (-vendita di cariche ecclesiastiche -)

.

Pier Damiani afferma con chiarezza che NON esiste posto per la filosofia.

Molto radicale come posizione. Egli è autore “Sulla santità e sulla scienza che

insuperbisce” - titolo che richiama un versetto di Paolino - “la scienza gonfia

/insuperbisce.” In risposta a chi si ostina a sostenere l’uso della logica in

questioni di fede e chi sostiene che Dio non può fare l’impossibile , risponde

che con loro “non vale la pena rispondere , ma bisognerebbe coprire di sputi e

rinviarlo al ferro incandescente”

OPERE

De sancta simplicitas

In questo trattato, Pier Damiani esplora il concetto di "santa semplicità" come

virtù fondamentale per il monaco. La semplicità è vista come un cammino

verso la purezza interiore e l'unione con Dio, lontano dalle distrazioni e dalle

complessità del mondo esterno. Damiani enfatizza l'importanza di una vita

monastica caratterizzata da umiltà, obbedienza e dedizione alla preghiera,

rifiutando le vanità e le complicazioni intellettuali che possono allontanare

dalla spiritualità autentica. In questo contesto, la filosofia e la dialettica sono

considerate strumenti potenzialmente fuorvianti, che possono distogliere

l'anima dalla ricerca della verità divina attraverso la semplicità e la purezza del

cuore.

De divina omnipotentia

In questo scritto, Damiani affronta il tema dell'onnipotenza divina, riflettendo

sulla natura illimitata del potere di Dio. Egli sostiene che Dio, in quanto

creatore e signore dell'universo, ha il potere assoluto di operare miracoli e di

sovvertire le leggi naturali secondo la sua volontà. Damiani sottolinea che la

natura, essendo stata creata da Dio, è soggetta alla sua volontà e può essere

modificata o sospesa da Lui. Questo trattato si inserisce in un contesto

teologico

Dettagli
A.A. 2024-2025
89 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/08 Storia della filosofia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentina__mazzuca02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Zuccolin Gabriella.