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Il Giappone dalla Prima Guerra Mondiale alla Seconda: l'imperialismo di Hirohito
Cos'è l'imperialismo giapponese? L'imperialismo giapponese fu un tentativo da parte del Giappone di conquistare territori in Asia e consolidare il Giappone come potenza egemone nel continente. L'imperialismo fu caratterizzato da politiche aggressive, come l'idea di creare una sfera di co-prosperità della Grande Asia orientale, con la quale il Giappone cercò di creare una comunità di paesi sotto la sua egemonia.
Quando nacque l'imperialismo giapponese? Dopo la restaurazione Meiji del 1868, il Giappone iniziò un processo di modernizzazione e di industrializzazione rapida che portò il paese a diventare una potenza economica e militare in Asia. L'imperialismo giapponese cominciò con la conquista delle isole Ryukyu e di Hokkaido, seguite poi dalle colonie di Taiwan e Corea. Il Giappone cercò poi di espandersi.
- Modernizzazione e industrializzazione: Nel periodo Meiji (1868-1912), il Giappone avviò un programma di modernizzazione e industrializzazione che lo portò a diventare una potenza economica e militare regionale. Questa modernizzazione fu guidata da un governo forte e centralizzato, che favorì l'adozione di tecnologie occidentali e il potenziamento dell'esercito e della marina.
- Ambizioni territoriali: Il Giappone cercava di espandersi territorialmente e di ottenere risorse per sostenere la sua crescita economica. Nel 1879, il Giappone annesse l'isola di Hokkaido e iniziò a colonizzare Taiwan e ulteriormente in Asia e Pacifico, cercando di acquisire controllo su materie prime come petrolio, gomma e stagno, e di creare uno spazio vitale per la sua crescita economica e demografica.
La Corea nel 1895 e 1910 rispettivamente. Nel 1931, il Giappone invase la Manciuria e creò lo stato fantoccio del Manciukù. Queste azioni riflettevano le ambizioni territoriali del Giappone.
Nazionalismo: Il nazionalismo era molto diffuso in Giappone durante il periodo Meiji. L'idea di un Giappone forte e unificato sotto l'imperatore era molto popolare, e questo nazionalismo fu alimentato dalla modernizzazione e dall'industrializzazione del paese.
Rivalità con le potenze europee: Il Giappone vide la presenza delle potenze europee in Asia come una minaccia alla sua sicurezza e al suo potere. Questa rivalità si manifestò nella guerra russo-giapponese del 1904-1905, durante la quale il Giappone sconfisse la Russia e divenne la prima potenza asiatica a sconfiggere una potenza europea.
La politica interna del Giappone prima della Seconda guerra mondiale
La politica interna del Giappone dalla fine della Prima guerra mondiale all'inizio
della Seconda guerra mondiale fucaratterizzata da un tentativo di modernizzare il paese e rafforzare il potere centrale, l'adozione di una politica economica aggressiva e la promozione di una ideologia militarista e nazionalista:- Crisi e riforme nel primo periodo post-bellico: il Giappone visse un periodo di crisi economica e sociale, con l'aumento della disoccupazione e delle proteste sociali. Il paese cercò di rispondere a questi problemi attraverso una serie di riforme economiche e sociali, che cercavano di modernizzare il paese e di rafforzare il potere centrale. Il governo giapponese promosse la creazione di grandi conglomerati industriali (Zaibatsu) che dominarono l'economia giapponese e si cercò di sviluppare la prima industria pesante bellica per competere con gli occidentali.
- Riforme politiche: il Giappone si avvicinò a un sistema di governo autoritario e militarista. Nel 1932, un gruppo di ufficiali militari scontenti del governo
Fondò la Società del Popolo del Giappone, un partito nazionalista e militarista che cercava di sostenere il ruolo delle forze armate nel governo del paese. Nel 1936, un gruppo di ufficiali militari tentò un colpo di stato, noto come il "Putsch di febbraio", che cercava di eliminare la fazione più moderata del governo e di consolidare il potere dei militari.
La propaganda nazionalista: il Giappone cercò di creare un sistema di propaganda nazionalista, che cercava di mobilitare la popolazione a sostegno della politica espansionista del paese. Furono introdotte misure di censura e di controllo dei media, per limitare la diffusione di opinioni contrarie al governo e per promuovere l'ideologia nazionalista.
La politica estera del Giappone prima della Seconda guerra mondiale
La politica estera del Giappone dalla fine della Prima guerra mondiale fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale fu caratterizzata da una crescente aggressività.
Ambizione espansionistica.
Rafforzamento influenza internazionale e riarmo: Dopo la fine della Prima guerra mondiale: il Giappone cercò di svolgere un ruolo di primo piano nella politica asiatica e mondiale. Nel 1915, il Giappone siglò l'Accordo Lansing-Ishii con gli Stati Uniti, nel quale riconobbe l'egemonia degli Stati Uniti in America latina e gli Stati Uniti riconobbero il diritto del Giappone a mantenere la sua sfera di influenza in Asia. Nel 1919 il Giappone partecipò alla Conferenza di Versailles dove cercò di promuovere l'idea della Razza gialla e di ottenere il riconoscimento del proprio status di potenza mondiale. Dopo il golpe del 1936 il riarmo accelerò attraverso l'adozione di piani quinquennali e anche i Trattati di Washington e Londra sulla riduzione della marina vennero denunciati per costruire una flotta imponente.
Dominio in Asia e conquista graduale della Cina: Durante questo periodo, il Giappone cercò
Il Giappone aveva l'obiettivo di espandere il proprio impero in Asia e nel Pacifico, con l'obiettivo di creare una "sfera di co-prosperità della Grande Asia orientale".
Nei confronti della Cina, già durante la Prima guerra mondiale le vennero poste le "21 domande", un elenco di richieste che cercavano di limitare la sovranità cinese e di creare una sfera di influenza giapponese in Cina. Le domande furono respinte dalla Cina e dalla comunità internazionale e ciò evidenziò i primi screzi tra il Giappone e i paesi occidentali.
Nel 1931, il Giappone invase la Manciuria, una regione della Cina, e creò lo stato fantoccio del Manciukuò. Questa azione fu motivata dalla ricerca di risorse naturali e di una base per la propria espansione in Asia. La Società delle Nazioni condannò l'azione del Giappone, ma il paese abbandonò l'organizzazione nel 1933.
Nel 1937, il Giappone invase il resto della Cina e scatenò la
Seconda guerra sino-giapponese. Durante il conflitto, il Giappone commise numerose atrocità, tra cui il massacro di Nanchino.
Contenziosi con l'Unione Sovietica: le rivalità si inasprirono nel 1939 quando scoppiarono una serie di scontri di confine (Guerra Khalkhin Gol del settembre 1939), uno scontro ufficialmente tra Giappone e Mongolia ma che coinvolse anche Mosca. La guerra finì con la vittoria mongola e i giapponesi decisero di espandersi verso sud. Dopo la sconfitta nella guerra, Giappone e URSS firmarono un patto di non aggressione, simile al Molotov-Ribbentrop.
Contenziosi con gli Stati Uniti e Gran Bretagna: con la guerra sino-giapponese i rapporti Giappone-U.S.A non fecero altro che peggiorare.
- "Discorso della quarantena" (Ottobre 1937): Roosevelt accoglie le richieste dell'opinione pubblica americana, timorosa di un'entrata in guerra con il Giappone e si limita a lanciare un appello all'embargo morale.
- Accordo Regno Unito-Giappone (30 gennaio 1939): l'accordo prevedeva il rispetto dei rispettivi possedimenti in Asia e il riconoscimento del Giappone come potenza dominante in Manciuria e Cina settentrionale.
Unito-Giappone (Luglio 1939): Londra si impegna a non ostacolare le forze giapponesi nel mantenimento dell'ordine nelle zone occupate da Tokyo. La reazione pubblica americana fu molto forte e permette a Roosevelt di ampliare il suo spazio di azione contro il Giappone.
Denuncia trattato di commercio Giappone-U.S.A (Luglio 1939): Roosevelt denuncia questo accordo in vigore dal 1911 e non venne più rinnovato. Gli U.S.A avrebbero quindi potuto imporre unilateralmente dazi alla merce giapponese e limitare l'export americano verso Tokyo. Per il Giappone divenne urgente l'autosufficienza energetica.
Road to Pearl Harbour (7 dicembre 1941): l'attacco giapponese alle Hawaii non fu casuale ma motivato da una serie di elementi:
- Ambizioni espansionistiche: il Giappone aveva ambizioni espansionistiche e gli Stati Uniti, che avevano una serie di colonie nella regione erano un ostacolo.
- Embargo petrolifero: nel luglio 1941, gli Stati Uniti, preoccupati per
All'Italia di Mussolini e alla Germania per convenienza e per evitare un confronto diretto con U.S.A e URSS.
Patto Anti-Comintern (25 novembre 1936): un'alleanza militare e politica tra Germania e Giappone firmata il 25 novembre con lo scopo dichiarato di combattere il comunismo internazionale e l'influenza sovietica. Non fu un'alleanza formale ma fu un importante accordo nella creazione del patto d'acciaio. Al patto aderì successivamente anche l'Italia, la Spagna, la Romania, l'Ungheria e altri paesi dell'Europa orientale.
Riconoscimento tedesco del Manciukuò (maggio 1938): Germania riconosce lo Stato fantoccio e termina gli aiuti militari al KMT.
Dialoghi stretti con Berlino (agosto 1938): ci si avvicina alla Germania per concludere un'alleanza ma emergono le perplessità circa la possibilità di entrare in guerra con Gran Bretagna e Francia.
Patto tripartito o Asse Roma-Berlino-Tokyo (27 settembre
1940: un accordo sottoscritto tra Germania, Italia e Giappone al fine di riconoscere le aree di influenza in Asia ed Europa. Secondo il Trattato a guerra vinta, all'Italia e alla Germania sarebbe spettato il comando dell'Europa.