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Effetti sulla società → due autori che ci hanno dimostrato quanto la pubblicità abbia
un effetto sulla società
Richard Pollay, che ha cercato di lavorare sulla pubblicità rispetto alla cultura della
società americana nella pubblicità. La pubblicità è un mezzo di comunicazione
potente, quindi produce degli effetti sulla pubblicità. Pollay ha lavorato su quelle che
sono le caratteristiche di funzionamento della pubblicità che consentono alla
pubblicità stessa di produrre degli effetti su un piano sociale:
- Pervasività → la pubblicità si trova ovunque e tende ad aumentare lo spazio
occupato. Questo è un primo aspetto che fa sì che sia potente.
- Ripetitività → lo stesso messaggio viene ripetuto tante volte. Normalmente noi
ci esponiamo una volta a un’opera di qualsiasi tipo; nel caso della pubblicità
invece noi siamo costretti a vedere lo stesso messaggio molte volte. È una
caratteristica strutturale della pubblicità, che deriva dal fatto che chi fa
l’investimento vuole essere sicuro che quel messaggio arrivi ad un certo numero
di persone.
- Elevata professionalità necessaria per la sua produzione → ci sono grandi
risorse; quindi, io posso permettermi di chiamare il miglior regista, il miglior
attore, dei tecnici, etc.
- Agire su un’audience di individui isolati e sempre più estranei rispetto ai valori
tradizionali → questi individui sono più facilmente condizionabili e manipolabili
(idea che risale agli anni 60/70). Nelle società avanzate uno dei fenomeni più
avanzati è il fenomeno del crescente isolamento delle persone. su questo si
esercita il fenomeno illusorio che i social media producono: creano una relazione
sociale illusoria e fragile.
Tutte queste caratteristiche fanno sì che la pubblicità sia efficace non solo sul piano
commerciale ma anche sul piano sociale, producendo un tipo di effetto che riguarda i
valori: la pubblicità presa nel suo complesso è un insieme di messaggi, e ogni singolo
messaggio somma il suo effetto a quello degli altri. Alla fine, quindi c’è un’operazione
di selezione sulla cultura sociale: la pubblicità agisce e fa riferimento su quella cultura;
l’azione è un’azione di selezione, cioè promuove certi aspetti della cultura e rende
meno importanti altri aspetti. La pubblicità riflette i valori della società in cui opera,
ma modifica la gerarchia di quello che esiste nella società: attraverso l’operazione di
selezione, dando maggior peso ad alcune cose e meno peso ad altre tende a
modificare la gerarchia che esiste nella società. La pubblicità agisce su questa
gerarchia, spostando i pesi. La tesi forte di Pollay è che la pubblicità è uno specchio
deformante, perché riflette i valori della società portandoli al suo interno, ma mentre li
porta al suo interno li altera.
La pubblicità tende anche a modificare il modo di vedere della realtà: questo deriva
dalla teoria dell’Agenda setting, che nasce dall’idea che le persone usano l’agenda per
organizzare la propria vita. I media sono in grado di costruire e modificare l’agenda
sociale, cioè quell’insieme di temi a cui noi diamo importanza. Noi utenti abbiamo
un’attenzione che viene portata su determinati temi. Esiste un’agenda mediatica che
influenza il modo di pensare delle persone. Pollay dice che la forza della pubblicità è di
esercitare un effetto sulla cultura sociale enfatizzando certi valori e togliendo peso ad
altri. I valori rafforzati sono i valori discutibili su un piano morale. La pubblicità può
promuovere anche dei valori positivi, come quelli della pubblicità sociale o di
pubblicità sociale delle imprese. Anche nei messaggi normalmente commerciali ci
sono dei valori che sono positivi. Tendono a prevalere i valori negativi su un piano
etico, come afferma Pollay, ma un altro studioso americano (Holbrook) afferma che
anche nella pubblicità commerciale esistono valori positivi, come il patriottismo,
l’arricchimento personale, etc.
Ervin Goffman → hai perso un pezzo, da recuperare
- Ritualizzazione della subordinazione → le donne e i bambini sono presentati in
pose, situazione e rituali che sono di passività, dalle quali fanno fatica a
muoversi e ad agire (seduti, sdraiati). Le immagini fotografiche utilizzate
sfruttano un linguaggio del corpo che comunica questi aspetti. Lo sguardo delle
persone all’interno delle situazioni è fondamentale, perché lo è nelle relazioni
tra le persone. per esempio, la donna non guarda mai direttamente l’uomo,
mentre l’uomo guarda direttamente la donna: questo indica che l’uomo ha
potere di sorveglianza
Sabrina Pomodoro ha attualizzato l’analisi di Goffman alle pubblicità contemporanee.
Lei ha messo in evidenza che i messaggi di oggi sono più sofisticati, ma nonostante
questo, molte caratteristiche si ritrovano. Quello che di nuovo c’è è:
- Il corpo femminile viene frammentato, si utilizza un frammento per
simboleggiare l’intero corpo
- Lo sguardo del soggetto femminile è rivolto alla spettatrice che si trova
dall’altra parte del messaggio per coinvolgerla direttamente e per stabilire un
rapporto diretto e sullo stesso piano. Il soggetto maschile, invece, cerca di
collocarsi su un piano superiore.
- C’è una figura femminile all’interno del messaggio che, in base a come viene
rappresentata il suo corpo, è rappresentata come una figura femminile che
considera una figura maschile che non è presente, ma che è immaginata dalla
figura femminile e quindi dallo spettatore. La figura maschile non c’è, ma ha un
ruolo attivo, perché definisce la posizione del soggetto femminile; il soggetto
femminile invece ha quindi un ruolo passivo. Si costruisce quindi una
subordinazione femminile ma in maniera diversa e più sofisticata, ma
ugualmente efficace. La comunicazione non sempre dice le cose chiaramente,
in maniera esplicita, ma le dice e noi le interpretiamo → La comunicazione
continuamente sfrutta questa possibilità: la fotografia ha a che fare con
qualcosa che non è mostrato, che è fuori dall’immagine, ma la nostra mente lo
riporta dentro.
La conclusione di Sabrina Pomodoro è che il corpo femminile è usato per comunicare
dei valori che sono quelli che si vogliono comunicare.
12/05 – LEZIONE 19 E 20: La struttura del messaggio
Messaggio stampa → dall’800 la stampa ha iniziato a pubblicare inserzioni
pubblicitarie. Erano molto semplici, fatte solo di testo verbale, poi hanno iniziato ad
aggiungere immagini, prima in bianco e nero, poi a colori. Se guardiamo la storia della
stampa, noi sappiamo che sicuramente dal 700 c’erano delle forme di giornale
(gazzette) molto semplici, di poche pagine. Sin dall’inizio noi abbiamo delle forme di
inserzione pubblicitaria su oggetti di vario tipo. Il meccanismo era esattamente quello
di oggi su cui si regge l’intero sistema dei media; i contenuti erano qualcosa di
rudimentale ma concettualmente simile a quello che avviene oggi.
Già nell’800 c’erano degli annunci stampa; via via che sono arrivati nuovi strumenti di
comunicazione abbiamo avuto un’evoluzione dei messaggi e delle forme
comunicative. Concettualmente però la struttura è rimasta la stessa: un messaggio
che occupa uno spazio di forma rettangolare all’interno di un flusso mediatico di
notizie, informazioni, per catturare l’attenzione di chi sta leggendo il giornale in quel
momento; all’interno di questo spazio c’è una forma rettangolare che è occupato da
due tipi di linguaggio: il linguaggio verbale e il linguaggio visivo (un testo verbale che
si accompagna a un’immagine). Quel modello è qualcosa che nasce alcuni secoli fa e
che è rimasta invariata anche nell’epoca digitale. Questo accade sia per i messaggi
statici (annunci stampa, manifesti, etc) che per i linguaggi audiovisivi (spot o video in
cui le immagini sono montate in una sequenza con uno speaker, della musica, etc.).
La struttura del messaggio statico è qualcosa che è più semplice da analizzare; quindi,
noi ci concentreremo su questa struttura:
Headline visual
bodycopy
Trademark Logotipo
Payoff
Questo può essere trasformato in un messaggio audiovisivo, ma la struttura rimane la
stessa. Il messaggio si adatta ai vincoli tecnici che via via arrivano, ma la struttura
rimane la stessa. Questa struttura è stata codificata tra gli anni 50/60 del Novecento.
La norma è strutturata per occupare una pagina di un giornale. Questa occupazione si
divide in parte superiore, fatta di headline e visual, mentre la parte inferiore è fatta di
bodycopy, trademark e logotipo e payoff. Questa struttura tiene conto delle abitudini
percettive della società occidentale: si legge da sinistra verso destra e dall’alto verso il
basso.
- Headline → una linea di testa, ciò che si vede per primo. È una frase giocosa,
che gioca con il consumatore, e che cerca di attirare l’attenzione del
consumatore incuriosendolo e giocando con le sue conoscenze e le sue
aspettative. Questa è la parte più importante, quella che dovrebbe catturare
l’attenzione. Cerca di farlo in maniera sorprendente, divertente e piacevole. Si
ricorre alla strumentazione retorica. La retorica serve a rendere più efficace il
messaggio e a coinvolgere l’interlocutore. Si sfrutta la legge della retorica di
sorprendere le aspettative dell’interlocutore. L’headline nella scuola americana
è un gioco di parole, è qualcosa che richiama ciò che conosce l’interlocutore
modificandolo. L’obiettivo della modifica è portare l’attenzione del consumatore
su quello che si vuole comunicare. Il verbale solitamente lavora con il visivo:
l’headline e il visual lavorano insieme, si rimandano reciprocamente. Si
presuppone che il lettore prima guardi l’headline e poi guardi il visual.
- Visual → è una spiegazione dell’headline, senza esaudire tutte le necessità
conoscitive del consumatore, perché sotto c’è una parte più razionale e
informativa. La parte superiore quindi è maggiormente emotiva, perché da
meno informazioni ma deve suscitare emozioni nel consumatore.
- Bodycopy → testo verbale che spiega. Costituisce la parte inferiore del
messaggio, che è una parte informativa. Si spinge il consumatore a cercare una
spiegazione. Si chiama “reason why”, cioè il motivo per cui il co