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CAP. 6 - I MERCATI FINANZIARI II: IM MODELLA IS-LM
ESTESO
1. Tasso di interesse reale e nominale
Il tasso di interesse nominale ci dice quanti euro dovremo restituire in futuro in cambio di un
euro preso a prestito oggi. Questa è la nozione che troviamo normalmente nei documenti
finanziari e nei quotidiani.
Tuttavia, quando prendiamo a prestito oggi, vogliamo sapere quanti beni (e non quanti euro)
dovremo ripagare in futuro in cambio di un bene oggi.
Questa è la nozione di tasso di interesse reale.
La presenza dell’inflazione rende la distinzione tra euro e beni molto rilevante.
Relazione tra tasso di interesse nominale e reale:
Implicazioni:
● Quando l’inflazione attesa è nulla, tasso nominale e reale si equivalgono.
● Poiché l’inflazione è quasi sempre positiva, il tasso reale è generalmente inferiore a
quello nominale.
● Fissato il tasso nominale, maggiore è l’inflazione attesa, minore è il tasso reale.
1.1 Tasso di interesse reale e nominale in Italia dal 1982
1.2 Tasso di interesse nominale e reale: zero lower bound e deflazione
Il tasso di interesse reale è il più rilevante per famiglie e imprese. Dunque, sebbene la banca
centrale scelga il tasso di interesse nominale, è il reale che influenza le decisioni di spesa.
● Quando si raggiunge lo zero lower bound del tasso nominale, il tasso reale è pari al
negativo dell’inflazione attesa:
● In caso di deflazione (inflazione negativa), il tasso reale diventa positivo anche con
un tasso nominale nullo.
● in altre parole, per raggiungere il tasso reale desiderato, la banca centrale deve
tenere adeguatamente conto delle aspettative di inflazione.
2. Rischio e premio per il rischio
I titoli differiscono per scadenza e rischiosità: il debitore potrebbe non rimborsare il prestito.
Premio per il rischio: compensazione richiesta dagli investitori per assumersi il rischio,
dipende da:
● Probabilità di fallimento del debitore.
● Avversione al rischio del creditore.
La rischiosità di un titolo dipende dal debitore: il governo è generalmente meno rischioso di
un’impresa privata, ma anche le imprese private differiscono in termini di rischiosità.
Indichiamo con x il premio per il rischio. Ignorando per il momento l’avversione al rischio del
creditore, il premio per il rischio deve essere tale da uguagliare il rendimento atteso del titolo
con il rendimento di un titolo privo di rischio:
Relazione: (1 + i) = (1 – p)(1 + i + x) + (p)(0)
Dove:
● i: rendimento di un titolo privo di rischio.
● p: probabilità di fallimento.
● x: premio per il rischio.
Inoltre, l’avversione al rischio del creditore fa sì che anche qualora il rendimento atteso del
titolo rischioso fosse uguale a quello del titolo privo di rischio, il rischio stesso renderebbe gli
obbligazionisti riluttanti a detenere il titolo rischioso.
Anche con un rendimento atteso uguale, il rischio percepito rende gli investitori riluttanti,
richiedendo un aumento del premio x.
3. Il ruolo degli intermediari finanziari
Gran parte dei prestiti avviene tramite il finanziamento indiretto, cioè intermediari
finanziari, che raccolgono fondi dai risparmiatori e li prestano.
In tempi normali, questo sistema funziona senza problemi, ma può bloccarsi, come accaduto
durante la crisi del 2008-2009.
Per capire quanto accaduto è necessario partire dal bilancio (semplificato) di una banca.
3.1 la scelta della leva finanziaria
Leva finanziaria (leverage ratio):Rapporto tra risorse prese a prestito e risorse proprie:
Leva finanziaria = Attivo / Capitale = 100/20 = 5
La quota di capitale sugli impieghi (capital ratio) esprime lo stesso concetto della leva
finanziaria ed è definita come il reciproco di quest’ultima:
Quota di capitale sugli impieghi = Capitale / Attivo = 20/100 = 20%
Una maggiore leva:
● Implica un più elevato tasso di profitto per unità di capitale investito dagli azionisti: a
parità di capitale, la banca può acquistare maggiori attività.
● Implica una maggior probabilità di insolvenza della banca stessa: una perdita di
valore dal lato delle attività rende la banca incapace di rimborsare quanto preso a
prestito.
Supponiamo che, a torto o ragione, gli investitori dubitino della solvibilità della banca. In
questo caso una elevata leva finanziaria può produrre effetti disastrosi perché:
● Essi si riapproprieranno dei fondi investiti. La banca venderà le attività a prezzi di
svendita per rimborsare gli investitori.
● Qualora gli investitori possano prelevare senza preavviso (ad esempio depositi di
conto corrente) si possono verificare le corse agli sportelli, che causano insolvenza
per la banca.
Quindi, minore è la liquidità delle attività della banca, maggiore è il rischio di svendite,
insolvenza e bancarotta.
Maggiore è la liquidità delle passività, maggiore è il rischio di svendite, insolvenza e
bancarotta.
4. Il modello IS-LM esteso
Il modello IS-LM tiene conto di:
1. Differenza tra tassi nominali e reali.
2. Premio per il rischio.
Entrambe queste considerazioni influenzano direttamente l’investimento. Per semplificare
l’analisi, assumeremo inoltre che l’inflazione attesa sia nulla così che la banca centrale sia in
grado di controllare direttamente il tasso di interesse reale.
Relazioni:
● IS: Y = C(Y – T) + I(Y, r + x) + G
● LM:
Chiameremo r “tasso di policy” e r + x “tasso sui prestiti”, poiché rappresenta il tasso a cui le
imprese possono prendere a prestito.
Come prima, la curva LM è data da una retta orizzontale in corrispondenza del tasso di
policy e la curva IS è data da una curva con pendenza negativa.
Uno shock finanziario avverso (es. aumento di x) sposta la curva IS. Se il tasso di policy
necessario è negativo, lo zero lower bound limita l’efficacia della politica monetaria.
Dato che la causa dello spostamento della curva IS è di natura finanziaria, la politica
monetaria potrebbe sembrare la soluzione, una sufficientemente grande riduzione del tasso
di policy potrebbe riportare la produzione al suo livello originario.
Tuttavia, il tasso di policy necessario per stimolare sufficientemente la produzione potrebbe
benissimo essere negativo.
E in presenza dello zero lower bound, la banca centrale potrebbe non essere in grado di
raggiungerlo, proprio come è accaduto durante la crisi del 2008-2009.
5. Da una crisi immobiliare a una crisi finanziaria
Quando i prezzi delle case cominciarono a scendere negli Stati Uniti nel 2006, molti
economisti predissero una diminuzione della domanda e un rallentamento della crescita.
Pochi capirono che questo avrebbe condotto a una grande crisi economica.
Quello che la maggior parte degli economisti non riuscì a prevedere fu l’effetto del crollo dei
prezzi delle case sul sistema finanziario e, a sua volta, il suo effetto sull’economia.
Nel seguente grafico è riportato l'andamento del prezzo delle case negli USA dal 2000.
La trasmissione all'economia reale avvenne attraverso l'aumento dei tassi di interesse e il
crollo delle aspettative
Il contagio internazionale avvenne principalmente attraverso tre canali:
1. Esposizione delle banche europee al mercato immobiliare statunitense.
2. Riduzione del commercio internazionale, sia per la contrazione della domanda di
beni esteri che per la contrazione del credito per il commercio internazionale.
3. Effetti sui tassi di interesse globali.
Risposte di politica economica:
● Politiche finanziarie: rafforzamento del sistema finanziario.
● Politiche monetarie: interventi sul tasso di interesse.
● Politiche fiscali: misure di stimolo economico.
Tuttavia, sia per composizione sia per tempi di risposta, vi furono significative differenze
nella risposta di politica economica tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Messaggio principale:
Il sistema finanziario ha un’enorme importanza, e le crisi finanziarie possono avere grandi
effetti macroeconomici.
CAP. 7 - IL MERCATO DEL LAVORO
1. Un viaggio nel mercato del lavoro
Iniziamo il nostro viaggio con qualche definizione:
● Popolazione attiva: individui in età lavorativa (15 anni - età di pensionamento).
● Forze di lavoro: lavoratori occupati + lavoratori in cerca di occupazione.
● Fuori dalle forze di lavoro (inattivi): individui in età lavorativa non in cerca di
un’occupazione.
● Tasso di partecipazione: rapporto tra le forze di lavoro e la popolazione in età
lavorativa.
● Tasso di disoccupazione: rapporto tra il numero di disoccupati e le forze di lavoro.
Alcuni dati per l’Italia nel 2018
1.1 I flussi di lavoratori
Per analizzare il mercato del lavoro e la sua “salute”, è importante comprendere la dinamica
dei suoi flussi.
Un certo tasso di disoccupazione può indicare situazioni diverse:
1. Un mercato del lavoro vivace, con molte interruzioni dei rapporti di lavoro, ma molte
assunzioni.
2. Un mercato del lavoro asfittico, con una disoccupazione di lungo periodo.
(Flusso dei lavoratori in Italia nel 2018 - Fonte: Eurostat, Labour Force Survey)
2. Movimenti all’interno della disoccupazione
Quando l’economia è in recessione, le imprese reagiscono alla riduzione della domanda in
due modi:
1. Riducendo le assunzioni di nuovi lavoratori.
2. Licenziando i lavoratori attualmente occupati.
Quando la disoccupazione è elevata:
● È più probabile che i lavoratori occupati perdano il loro lavoro.
● È meno probabile che i lavoratori disoccupati trovino un lavoro (la durata della
disoccupazione aumenta).
La relazione tra i movimenti di queste due variabili risulta evidente. Difatti, come l’intuizione
ci ha precedentemente suggerito, periodi con una disoccupazione più elevata sono
caratterizzati da un maggior flusso di occupati verso il gruppo dei soggetti disoccupati.
3. La determinazione dei salari
In Europa, per la determinazione salariale si ricorre spesso alla contrattazione collettiva
(tra il 60% e il 98% dei casi nei paesi europei), ossia contrattazioni che avvengono tra
imprese e sindacati. Se sono richieste competenze elevate, è più frequente l’accordo
bilaterale.
Fattori rilevanti:
● I lavoratori percepiscono solitamente un salario superiore al loro salario di riserva.
● I salari dipendono dalle condizioni del mercato del lavoro: tassi di disoccupazione più
bassi si associano a salari più alti.
3.1 Contrattazione del salario
La forza contrattuale di un lavoratore dipende:
● Dal costo, in caso di dimissioni, che l’impresa paga per sostituirlo.
● Dalla difficoltà a trov