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Linee guida per la gestione del vomito
2. Misurare o stimare il volume del vomito.
3. Posizionare la persona in modo da prevenire l'aspirazione nelle vie aeree.
4. Mantenere pervia la via respiratoria orale.
5. Fornire un supporto fisico (aiutare la persona a flettere il tronco e sostenere la testa).
6. Dimostrare di accettare la situazione della persona che vomita.
7. Controllare i fattori ambientali che possono stimolare la nausea e il vomito.
8. Ridurre o eliminare i fattori personali che contribuiscono all'insorgenza della nausea o del vomito (ansia, paura, mancanza di conoscenza).
9. Eseguire igiene orale e nasale e eventuale cambio di biancheria/vestiario.
10. Assicurare la pulizia ambientale dopo l'episodio di vomito.
11. Favorire il riposo.
12. Esortare l'uso di tecniche non farmacologiche (esempio: digitopressione, ecc) in associazione di altre misure per la gestione del vomito.
La registrazione dei dati rilevati deve avvenire nella cartella infermieristica.
La disfagia è definita disfagia qualsiasi...
Disturbo della progressione del cibo dal cavo orale allo stomaco lungo il tratto oro-faringeo-esofageo. Normalmente si crede che l'alterazione sia nell'ultimo tratto che il cibo percorre prima di raggiungere lo stomaco, quindi una disfagia che interessa principalmente l'esofago. In realtà la disfagia può interessare diversi tratti, oltre all'esofago: ad esempio a livello del cavo orale, con alterazioni a livello del movimento della lingua; si può avere una disfagia faringea. Può essere dovuta all'alterazione di una qualsiasi delle quattro fasi (fisiologia della deglutizione). La disfagia si può presentare a causa di una patologia, che potrà essere di tipo neurologico (esempio: ictus o emorragia cerebrale) o tumorale, che interferisce con il transito del cibo dalla bocca allo stomaco. Per la maggior parte dei soggetti mangiare è un'attività piacevole che presenta dei risvolti di tipo sociale: un buon pasto,
infatti, non si limita semplicemente a soddisfare l'appetito. Tale aspetto riguarda principalmente i soggetti che vivono in un istituto, per le quali il momento dei pasti è quello di maggior socializzazione durante la giornata. Qualsiasi elemento che disturbi tale rituale sociale può avere un effetto demoralizzante.
Per individuare la disfagia normalmente è effettuata la prova dell'acqua, ma essa deve essere svolta sotto una certa sorveglianza, utilizzando delle posizioni corrette per evitare che la persona inali i liquidi o componenti solide. Tale prova consiste nell'offrire dell'acqua, mediante un cucchiaio, alla persona per verificare se quest'ultima ha un'alterazione a livello della deglutizione e dove questa problematica si verifica: se nella cavità orale, nella faringe o nell'esofago.
La posizione della persona deve sempre prevedere che la testa sia eretta, mai piegata all'indietro e la persona deve essere sempre
In una posizione in cui il dorso è eretto, sostenuto da una sedia. Sia per l'alimentazione che per l'idratazione di una persona disfagica, si ricorre a diversi strumenti.
Per l'idratazione si può ricorrere al bicchiere a incavo. Per utilizzarlo la persona che beve deve avere lo sguardo rivolto verso il basso, il capo inclinato verso il torace, le labbra si posano sul bordo del bicchiere più alto. Il bicchiere si solleva facilitando il contatto del liquido con le labbra senza modificare la posizione della testa. Il liquido può essere gestito fino all'ultimo sorso senza la necessità di sollevare il capo, come generalmente avviene con l'uso dei normali bicchieri.
La trasparenza del materiale utilizzato, unito alla sicurezza dell'infrangibilità, rende questo strumento un ausilio informativo fondamentale da cui evincere i movimenti labiali e linguali utili, quando non indispensabili, a livello abilitativo e riabilitativo.
che si aggiungono alla condivisa enota semeiotica del paziente disfagico. Per l'alimentazione è possibile ricorre ad ausili riferiti alle posate le quali presentano un manico che favorisce la prensione della posata e hanno una posizione inclinata lateralmente, soprattutto nel cucchiaio, della parte finale della posata. Ciò facilita l'alimentazione, soprattutto, se la persona manifesta una disfagia a livello orale perché consente di posizionare il cibo a livello della bocca, dove la lingua, nella disfagia orale, tende ad essere per metà alterata e per metà ancora sana. Si posiziona il cibo a livello della parte della lingua più reattiva. È possibile quindi utilizzare diversi ausili per favorire la deglutizione del cibo: bicchiere con il beccuccio e il manico, piatti con i bordi rialzati o bordi da applicare, il biberon, posate speciali per mano destra o sinistra e la siringa o schizzettone. Essi però sono utilizzati sono quando.nel modello di eliminazione anche gli organi e gli apparati che non sono direttamente collegati all'apparato urinario e all'apparato digerente. Questi includono i polmoni, che eliminano il vapore acqueo attraverso la respirazione, la cute, che espelle sostanze di scarto attraverso le ghiandole sudoripare e altri sistemi ghiandolari, principalmente composti da acqua, i reni, che eliminano scorie e urea attraverso l'apparato urinario, e l'intestino, che fa parte dell'apparato digerente. L'apparato urinario è costituito da due reni, due ureteri che si uniscono nella vescica, che a sua volta permette l'espulsione delle urine attraverso l'uretra. La lunghezza dell'uretra varia tra uomo (10-11 cm) e donna (4 cm). Oltre alla funzione di eliminazione, i reni hanno anche una funzione ormonale, regolando la pressione arteriosa attraverso il meccanismo renina-angiotensina. Tutti questi organi e apparati lavorano insieme per garantire un corretto processo di eliminazione delle sostanze di scarto dal nostro corpo.nell'apparato urinario, le ghiandole surrenali, situate sopra al rene. Esse hanno delle importanti funzioni ormonali poiché sono adibite alla produzione di più di 27 ormoni. I reni sono costituiti da una parte corticale e una midollare, all'interno di essi, attraverso meccanismi di ultrafiltrazione viene prodotta l'urina, che poi viene immessa nelle vie urinarie. All'interno del rene, l'unità morfologico-funzionale è costituita dal nefrone, esso è costituito da un agglomerato di vasi, vene e arterie, che realizzano tutti i meccanismi di ultrafiltrazione. Le condizioni fisiologiche del sistema urinario: - Formazione delle urine: la funzione principale del rene è la regolazione del volume e della composizione del liquido extracellulare (LEC) del corpo. Il rene attua questa funzione trattenendo o eliminando l'acqua e altre sostanze nelle urine. La formazione delle urine avviene attraverso il processo di filtrazione.riassorbimento e secrezione.
La filtrazione inizia nei glomeruli renali che separano il filtrato glomerulare dai globuli rossi e le proteine. Tale filtrato finisce nella capsula di Bowman per poi passare nel tubulo dove avviene il riassorbimento di acqua, elettroliti (Na, K, Cl), il glucosio e gli amminoacidi.
Il riassorbimento si verifica principalmente nel tubulo prossimale, ma anche nel distale o nel collettore, dove è riassorbito quasi il 99% del filtrato glomerulare e solo l'1% va a formare il materiale di scarto ossia l'urina.
La secrezione: nel tubulo sono secrete anche alcune sostanze (ammonio, creatinina, acido urico e altri metaboliti).
Il prodotto finale dell'apparato urinario è la secrezione di urina, una sostanza composta da:
- 95% di acqua
- 5% sostanze solide (30/70 g/l)
INORGANICHE: clorun, Ca+, Mg, P, Na+, K+
ORGANICHE: urea, acido urico, creatina e NH4.
LA MINZIONE
Il processo di escrezione delle urine si definisce come "minzione".
La vescica si distende con circa 250ml/400ml nell'adulto e trasmette, attraverso la contrazione riflessa del muscolo detrusore (esso è contratto quando è vuota la vescica), la sensazione di vescica piena ed il conseguente bisogno di urinare. Questo fenomeno, quindi, prende il nome di minzione riflessa nell'adulto, che nei bambini al di sotto di 3 anni porta ad una minzione spontanea poiché vi è un'immaturità a livello del plesso nervoso che gestisce le risposte di stimolo alla minzione, per cui i bambini non posseggono capacità di controllo. Nell'adulto sano tale situazione non si manifesta per la capacità di posporre l'eliminazione attraverso un meccanismo di controllo volontario dello sfintere esterno che offre la possibilità di ricercare il luogo e i momenti adatti. Il bisogno di urinare è fondamentale per il mantenimento dell'omeostasi e della vita. Esistono alcune variabili che possonoLe variabili che influenzano l'eliminazione urinaria sono:
- L'età
- L'alimentazione e l'idratazione
- Il movimento e l'immobilità
- Le terapie farmacologiche e strumentali
- Le patologie
L'età:
Il neonato e l'infante (0-2 anni): i reni eliminano l'urina nell'utero già dal terzo mese del feto. Un neonato deve eliminare urina entro le prime 24 ore di vita e l'infermiere dovrà osservare la quantità e le caratteristiche della prima urina del neonato. Il neonato eliminerà dai 15 ai 30 cc di urina per volta, con un totale giornaliero di circa 500-600 cc. È possibile trovare delle piccole macchioline rosso chiaro, che sono un insieme di elettroliti depositati nella vescica prima della nascita e che, una volta espulsi, acquisiscono tale colore.
Età prescolare (2-5 anni): Solitamente si raggiunge la continenza urinaria volontaria a 2-3 anni per quella diurna e a 4-5 anni per quella notturna.
La quantità di urine prodotte è di 500/800cc. ADULTO E ANZIANO: Nella tarda età gli uomini possono presentare problemi di eliminazione a causa di alterazioni trofiche della prostata, mentre nelle donne queste alterazioni possono essere a causa della debolezza a livello dei muscoli perineali. Negli anziani invece, aumenta il rischio d'incontinenza (soprattutto notturna) o ritenzione e rischio d'infezioni. Influenzano l'eliminazione urinaria anche altri aspetti che possono trasformarsi in modificazioni transitorie o permanenti dell'eliminazione urinaria: IN GRAVIDANZA: Le dimensioni e il peso dell'utero comprimono la vescica aumentando la frequenza della minzione. Nella fase post-partum ci può essere un'ostruzione da edema per trauma vaginale, poiché lo stress durante il parto provoca, a causa dell'edema, una chiusura o un restringimento uretrale. LA CHIRURGIA: Si ha una modificazione poiché conseguentemente.