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Pragmatica della comunicazione
La pragmatica è quella parte della linguistica che studia l'uso della lingua come atto concreto, reale, inserito in un contesto. Per comunicare in modo efficace è necessario conoscere le modalità dell'utilizzo concreto del sistema di segni (linguistici e extralinguistici) utilizzati all'interno di un gruppo culturale. La scienza che studia questo utilizzo - di segni concreti e in un contesto concreto - è la pragmatica.
Il termine "pragmatica" deriva dal greco πρᾶγμα, che significa "attinente ai fatti" (πρᾶγμα = cosa, fatto). Una persona pragmatica è qualcuno che fa qualcosa di concreto per poter realizzare i suoi obiettivi.
L'obiettivo della pragmatica è quello di analizzare le interazioni sociali in contesti comunicativi concreti, per vedere come funziona la comunicazione.
Il termine "pragmatica" è stato usato per la
prima volta da Charles Morris (1938), che, nel campo della semiotica (=lo studio dei segni), distingue tra:
- sintassi, lo studio delle relazioni tra i segni;
- semantica, lo studio delle relazioni tra segni e significati;
- pragmatica, lo studio delle relazioni tra segni e utenti (= chi li usa).
La pragmatica studia i segni linguistici non nella loro struttura (sintassi), non nei loro rapporti segno-significato (semantica), ma nel loro utilizzo pratico nelle interazioni sociali.
La pragmatica studia la competenza comunicativa delle persone: il loro modo di usare segni linguistici, paralinguistici e extralinguistici, sempre tenendo conto del contesto d'uso.
La competenza comunicativa consiste nel sapere "quando parlare, quando tacere, riguardo a che cosa parlare, a chi, quando, dove, in che modo" e nel mettere in pratica queste conoscenze (Hymes, 1971).
La pragmatica studia l'agire linguistico (= gli atti linguistici) dal punto di vista:
- della/del
mittente e di quello che intende;
- della/del ricevente e di quello che interpreta;
- NON del significato letterale (sia pur condiviso) di un enunciato.
Il significato letterale di un’espressione linguistica non è necessariamente quello che ha nella comunicazione reale.
La pragmatica studia l’agire linguistico dal punto di vista:
- dell’abilità concreta: sapere come (®come farlo, quali espressioni usare);
- NON della conoscenza astratta: sapere che.
La pragmatica studia il modo con cui le persone agiscono linguisticamente (inviano segnali, li decodificano e reagiscono ai segnali stessi), sempre nella pratica sociale dei processi comunicativi.
La pragmatica studia il modo con cui le persone:
- Comunicano le loro intenzioni e comprendono quelle delle persone che fanno parte dello stesso atto comunicativo: ad esempio, due persone che si incontrano e si salutano, la risposta alla domanda convenzionale “Come va?” è di solito un
per la scelta della modalità di realizzazione di un atto comunicativo. Ad esempio:
- Passami lo zucchero! (contesto molto familiare)
- Mi passi lo zucchero per favore? (contesto un pochino più formale)
- Potresti passarmi lo zucchero, per favore? (contesto molto formale)
- Saresti così gentile da passarmi lo zucchero? (contesto estremamente formale o ironico)
Le frasi degli esempi sono corrette dal punto di vista sintattico, grammaticale e lessicale, realizzano tutte la stessa intenzione comunicativa, ma non sono adeguate in ogni contesto.
Se non si conosce il contesto situazionale di un enunciato, è possibile comprendere i singoli termini e le singole frasi, ma NON il significato del testo o lo si può interpretare male.
“Il significato di un termine è il suo uso nella lingua.” (Wittgenstein)
Es. testo orale: Sono le 8. Può essere un’affermazione oppure la risposta a qualcuno che ha chiesto che ore fossero, ma in un contesto tra
mamma e figlio, alla mattina, la frase può significare che il bambino debba fare in fretta e andare a scuola.
Es. testo scritto
Descrizione di una procedura operativa
Il procedimento è di fatto semplicissimo. In primo luogo le cose vengono collocate in diversi gruppi. Naturalmente ogni pila dipende da quanto c'è da fare. Se occorre andare altrove per mancanza di mezzi, si passa alla prossima fase, altrimenti la situazione in cui si è va benissimo. L'importante è non esagerare. Meglio far poche cose alla volta che troppe. Nel breve periodo questo può non sembrare importante, ma è facile che sorgano delle complicazioni. E un errore si può pagare caro. All'inizio il procedimento può sembrare complicato, ma presto, comunque, non sarà che un altro aspetto della vita. Sembra difficile prevedere una fine delle necessità di questo compito nel futuro immediato.
Una volta completato il procedimento, il materiale
viene ancora diviso in gruppi diversi. Le cose possono allora essere collocate al loro posto. Alla fine si possono riprendere ancora una volta, e l'intero ciclo dovrà essere ripetuto. Peraltro, fa tutto parte della vita. (Bransford e Jonson 1972) Questo testo vuole dimostrare che, anche se una persona conosca perfettamente una lingua e sia in grado di interpretare correttamente ogni singola parola contenuta nel testo, possa non essere in grado di comprenderne il significato. Questo per far capire la reale importanza del contesto. CONTESTO Il termine contesto deriva dal latino contexere (= tessere, intrecciare) e indica un insieme di elementi tessuti insieme, indissolubilmente intrecciati tra di loro, connessi. Con il suo modello SPEAKING, Hymes ha messo in evidenza i fattori che contribuiscono a determinare il contesto in cui si svolge un evento comunicativo e la necessità di interpretarlo. Per i partecipanti a un'interazione non è sufficiente conoscere la lingua, ma è fondamentale comprendere il contesto in cui si inserisce il messaggio.grammatica della lingua e del discorso, ma è necessario sapere in quale modo si può comunicare in una determinata situazione. Il contesto non è però semplicemente una situazione esterna e obiettiva, una specie di "cornice" in cui si svolge un evento comunicativo. La comunicazione raggiunge il suo scopo solo se il contesto viene interpretato correttamente da quanti partecipano all'evento stesso. Anche per Jakobson un messaggio, per essere operante richiede in primo luogo il riferimento a un contesto, ma questo deve essere compreso non solo dal mittente, ma anche dal destinatario. Il contesto può essere definito in generale come l'insieme di tutti gli elementi di una situazione comunicativa che permettono la comprensione di un messaggio. Questi elementi possono essere linguistici o extralinguistici: contesto verbale e contesto situazionale (non verbale). Nel contesto verbale si distingue tra contesto e co-testo: quest'ultimoIl co-testo di una singola frase è composto dalle frasi che vengono prima o dopo di essa, mostrando il modo in cui si influenzano tra loro.
Nell'analisi del contesto, di solito si distingue tra:
- Contesto generale: il luogo, il tempo e l'insieme delle azioni e delle circostanze che sono connesse alla situazione comunicativa;
- Contesto personale e sociale:
- La relazione tra le/i partecipanti alla comunicazione, il loro status, i loro atteggiamenti, le loro opinioni, i loro interessi;
- Le loro conoscenze in generale e in merito all'oggetto della comunicazione;
- Quello che ognuno/a pensa che le/gli altre/i sappiano (l'immagine che le persone, che partecipano alla comunicazione, hanno delle altre persone coinvolte in questo evento comunicativo);
- Contesto linguistico/pragmatico: le espressioni linguistiche nelle loro connessioni grammaticali, semantiche e pragmatiche, inserite in un contesto comunicativo specifico.
c'è lezione. - può essere la risposta alla domanda: Ci vediamo doma