Controllo fasi di crescita
Risposta della talea al taglio
- Necrosi
- Formazione di callo
- Radici avventizie
Fenomeno della topofisi
Fenomeno che si manifesta nella moltiplicazione di alcune piante per mezzo di talea o per innesto; consiste nella presenza di caratteri diversi a seconda del posto che rami vegetativi occupano sulla pianta. Così una talea proveniente dalla regione fiorifera ha una tendenza più forte a produrre fiori che non una talea vegetativa; un pollone, trapiantato, sviluppa una pianta che mostra maggiore tendenza a originare polloni che piante provenienti da seme.
Fisiologia della radicazione ed iniziazione dei germogli
Sono coinvolti tre tipi di fitormoni:
Auxine
- Acido 3-indole-acetico (IAA)
- Acido indolebutirrico (IBA)
- Acido naftalenacetico (NAA)
In particolar modo, la formazione e sviluppo delle radici in induzione ed iniziazione radicale dipendono dalla presenza delle auxine. Durante l'allungamento radicale, invece, le auxine non hanno effetto.
Citochinine
Anche queste sono fitormoni che regolano ed inibiscono lo sviluppo radicale. Se abbiamo quantità alte di auxine e basse di citochinine, allora verrà favorita la formazione delle radici. Basse auxine ed alte citochinine favoriranno la formazione delle gemme.
Etilene
Svolge un ruolo importante insieme all'acido jasmonico nel stimolare la produzione di sostanze che proteggono la pianta da stress biotici e abiotici.
Fattori che influenzano il taleaggio
Ormoni vegetali
- Auxina: presente nell'endosperma e nell'embrione dei semi, meristemi delle gemme apicali e delle foglie giovani. Stimolano l'allungamento del fusto, la crescita delle radici con dominanza apicale.
- Citochinine: prodotte nelle radici e trasportate negli altri organi della pianta. Stimolano la divisione e la crescita cellulare, la germinazione del seme, la fiorescenza e ritardano la senescenza.
- Gibberelline: presenti nei meristemi delle germogli apicali, nelle giovani foglie e nell'embrione. Aiutano la germinazione di seme e germoglio, allungamento dello stelo, crescita fogliare, stimolano la fiorescenza e lo sviluppo del frutto.
- Acido abscissico: presente in foglie, stomi e frutti verdi. Inibisce la crescita, permette la chiusura degli stomi durante gli stress idrici, contrasta la rottura della dormienza.
- Etilene: presente nei frutti maturi, nei nodi degli steli. Favorisce la maturazione del frutto, è in grado di ridurre le auxine, inibisce la crescita radicale, delle foglie e dei frutti.
I nutrienti
Servono per permettere e favorire i processi di radicazione. L'azoto è importante in relazione al contenuto di carboidrati, ossia il rapporto azoto/carboidrati deve essere leggermente sbilanciato a favore dei carboidrati (favoriscono la radicazione ed ostacolano la formazione di nuovi germogli) in quanto un maggior contenuto di azoto porterebbe al disseccamento della talea.
Eziolamento
Fondamentale da fare sulla pianta madre perché fa aumentare i tessuti parenchimatici, riduce lo spessore della cuticola e delle pareti cellulari, ed aumenta le auxine endogene.
Tipo di legno
- La miglior radicazione avviene con rami di un anno.
- In funzione della porzione di ramo scelta, nelle talee legnose radicano meglio le parti basali dei rami, nelle talee semilegnose la parte apicale o distale.
- Con rami a legno rispetto a rami a fiore.
Presenza di foglie e di gemme
Entrambi questi organi elaborano sostanze nutritive ed ormonali che favoriscono la radicazione.
Riscaldamento basale
Il bancale dove vengono poste le talee è riscaldato a 20-22°C in modo da mantenere la base della talea calda. In questo modo si differenziano prima le radici e poi si schiudono le gemme. Ovviamente il calore deve essere diffuso in modo uniforme sull'intero bancale.
Anulazione
È una pratica che prevede di incidere i fasci sclerenchimatici che si oppongono alla fuoriuscita delle radici e migliorano la penetrazione dei fitoregolatori. Inoltre, verrà stimolato l'accumulo di auxine.
Margotta e propaggine
Nelle piante che hanno difficoltà ad emettere radici si ricorre a queste due tecniche. Entrambe si basano sulla continuità con la pianta madre, sull'eziolamento ed eventuale incisione dei tessuti. La continuità con la pianta madre consente alla parte di pianta che si vuole propagare di ricevere i nutrienti necessari e sostanze rizogene.
Propaggine
- Propaggine semplice: il ramo ancora attaccato alla pianta madre viene ricoperto da terreno da cui però fuoriesce ancora la parte apicale. Dopo alcuni mesi a radicazione avvenuta, lo si può recidere interrompendo la continuità con la pianta madre.
- Propaggine a capogatto: usata ad esempio per il lampone, si ottiene immettendo nel terreno la parte apicale del ramo di un anno.
- Propaggine di trincea: impiegata dai vivaisti per propagare i portinnesti clonali del melo e del pero. Le piante (ceppaie) hanno sesti di 50 cm sulla fila e 120 cm fra le file e presentano un ramo interrato in senso longitudinale da cui si originano germogli che vengono rincalzati. Tale pratica favorisce l'emissione di radici alla base dei germogli. In autunno questi rametti radicati sono asportati e piantati in nestaio.
Margotta
Usata per propagare piccoli quantitativi di piante ornamentali e di agrumi. Attorno ad una limitata porzione di ramo ancora attaccato alla pianta madre, si mette un involucro nero contenente terra o torba inumidita; il ramo può essere inciso o trattato con ormoni rizogeni. La radicazione avviene nel giro di qualche mese; il ramo, tagliato sotto la copertura e messo in contenitore, dà luogo ad una pianta simile a quella madre.
- Margotta di ceppaia: usata per propagare melo, pero, etc. È analoga alla propaggine di trincea, però la pianta madre è portata a testa di salice a livello del terreno. I germogli emessi sono coperti con terra alla base in primavera ed estirpati in autunno già radicati.
Pollone
Il pollone è un ramo emesso dalla pianta nella zona del colletto o delle radici. Questi rami emessi a livello del terreno e provvisti di radici, sono asportati. Queste piante però hanno il difetto di entrare tardi in produzione e di emettere a loro volta polloni alla base.
Micropropagazione
Basata sul concetto di totipotenza, quindi qualsiasi pianta se messa nel substrato idoneo è in grado di accrescersi. I metodi per propagare le piante in vitro sono i seguenti:
- Propagazione per germogli ascellari consente di ottenere nuovi germogli da gemme ascellari.
- Propagazione da gemme avventizie
Il primo step per fare micropropagazione è quello di selezione e preparazione della pianta madre da cui si prelevano le gemme. Le gemme una volta prelevate sono lavate e sterilizzate con soluzioni di ipoclorito di sodio e ipoclorito di calcio. Il substrato di coltura dovrà possedere micro e macro-elementi. I successivi passaggi di micropropagazione sono:
Moltiplicazione
Le gemme poste in apposito substrato ricco di citochinine (sviluppo gemme) gemmogliano e sviluppano le gemme ascellari, da cui si formano germogli. Questi germogli vengono divisi in varie sub-colture che a loro volta formeranno altri germogli. Tale fase può essere prolungata fino a quando non si è raggiunto il numero di germogli desiderato. Il periodo che intercorre tra una subcoltura ed un'altra è di 20 giorni. Le condizioni ambientali sono a T di 18-25°C con 16 ore di luce e 8 di buio.
Allungamento
Dura circa 20 giorni, i germogli si allungano, favoriti dall'immissione di acido gibberellico (distensione e divisione cellulare) e conseguente diminuzione delle citochinine.
Radicazione
Si favorisce la radicazione degli espianti, modificando opportunamente il substrato, con eliminazione delle citochinine ed aumento delle auxine. Questa fase dura 2-3 settimane.
Acclimatazione
Le piantine messe in fitocelle, su substrato di torba e perlite, sono poste in bancali riscaldati e dotati di nebulizzazione. In questo periodo, che dura 1-2 mesi, sono facili le ustioni da caldo e i danni da marciume. Terminata l'acclimatazione, le piantine sono poste per qualche tempo in ambiente esterno provvisto di rete ombreggiante. Con la micropropagazione si ottengono portainnesti di alcuni fruttiferi.
Innesto
Definizione
Metodo di propagazione e moltiplicazione agamica che consiste nell'unire porzioni di piante diverse in modo da costituire un unico individuo in seguito alla loro durevole unione. L'albero innestato è un individuo bimembere che si distingue in:
- Parte sottostante al punto di innesto o apparato radicale
- Parte sovrastante destinata a formare la chioma
Termini
- Bionti: sono le due parti che compongono l'individuo innestato
- Oggetto (epibione, nesto, gentile, marza): parte destinata a formare la chioma
- Soggetto (ipobionte, portinnesto, franco selvatico, piede): parte destinata a formare l'apparato radicale
Istogenesi dell'innesto
Il punto di innesto è interessato da una serie di processi per cui i due bionti stabiliscono fra loro una unione completa e durevole e la ricostituzione di un unico sistema conduttore (continuità floematica e xilematica). La saldatura fra i due bionti comporta le seguenti fasi:
- Intimo contatto dei tessuti cambiali, fatta in condizioni termiche (7-32°C) e di umidità appropriata per l'attività mitotica
- Produzione di tessuto parenchimatoide da parte delle cellule cambiali (soprattutto quelle del soggetto) per procurare la saldatura.
- Differenziazione di tessuto meristematico (nuove cellule cambiali) fino a ricostituire un nuovo anello cambiale continuo
- Formazione di floema e xilema dal nuovo tessuto cambiale
- Germogliamento
L'attecchimento deve intendersi perfetto solo quando l'oggetto e il soggetto sono saldati e uniti in modo duraturo e crescono regolarmente nel tempo. Per esempio, nell'innesto a scudetto in 14 giorni si completa la formazione del callo di cicatrizzazione mentre in 21 giorni si forma la continuità cambiale.
Innesti
- Per approssimazione
- Ad occhio
- A marza:
- A spacco
- A corona
Chimere d'innesto
Sono piante originate da germogli fuoriusciti dal punto di innesto. Alla loro formazione hanno partecipato i tessuti di entrambi i bionti, per cui l'individuo presenterà caratteristiche comuni e associate. Presenta caratteristiche di 'gemma mutata'.
Fattori che influenzano il processo di istogenesi
- Affinità: capacità di due bionti di unirsi in maniera duratura ed efficiente. L'affinità perfetta sussiste in:
- Autoinnesto
- Citochimere autogene
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