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- CONTROLLO FASI DI CRESCITA

RISPOSTA DELLA TALEA AL TAGLIO:

- NECROSI

- FORMAZIONE DI CALLO

- RADICI AVVENTIZIE

FENOMENO DELLA TOPOFISI: fenomeno che si manifesta nella moltiplicazione

di alcune piante per mezzo di talea o per innesto; consiste nella presenza di caratteri

diversi a seconda del posto che rami vegetativi occupano sulla pianta; così una talea

proveniente dalla regione fiorifera ha una tendenza più forte a produrre fiori che non

una talea vegetativa; un pollone, trapiantato, sviluppa una pianta che mostra

maggiore tendenza a originare polloni che piante provenienti da seme.

FISIOLOGIA DELLA RADICAZIONE ED INIZIAZIONE DEI GERMOGLI: sono

coinvolti tre tipi di FITORMONI:

1) AUXINE:

- ACIDO 3-INDOLE-ACETICO (IAA)

- ACIDO INDOLEBUTIRRICO (IBA)

- ACIDO NAPTALENACETICO (NAA).

In particolar modo per la formazione e sviluppo delle radici in induzione ed

iniziazione radicale viene a dipendere dalla presenza delle auxine. Durante

l’allungamento radicale invece le auxine non hanno effetto.

2) CITOCHININE: anche queste sono fitormoni che regolano ed inibiscono lo

sviluppo radicale. se abbiamo quantità alte di auxine e basse di citochinine

allora verrà favorita la formazione delle radici. Basse auxine ed alte citochinine

favoriranno la formazione delle gemme

3) ETILENE: svolge un ruolo importante insieme all’acido jasmonico nello

stimolare la produzione di sostanze che proteggono la pianta da stress biotici e

abiotici

FATTORI CHE INFLUENZANO IL TALEAGGIO:

1) ORMONI VEGETALI

- AUXINA: la troviamo nell’endosperma e nell’embrione dei semi, meristemi

delle gemme apicali e delle foglie giovani. Stimolano l’allungamento del fusto,

la rescita delle radici con dominanza apicale.

- CITOCHININE: prodotta nelle radici e trasportate negli altri organi della pianta.

Stimolano la divisione e la crescita cellulare, la germinazione del seme, la

fiorescenza e ritarda la senescenza

- GIBBERELLINE: le troviamo nei meristemi delle germogli apicali, nelle

giovani foglie e nell’embrione. Aiutano la germinazione di seme e germoglio,

allungamento dello stelo, crescita fogliare, stimola la fiorescenza e lo sviluppo

del frutto

- ACIDO ABSCISSICO: lo troviamo in foglie, stomi e frutti verdi. Inibisce la

crescita, permette la chiusura degli stomi durante gli stress idrici, contrasta la

rottura della dormienza.

- ETILENE: lo troviamo nei frutti maturi, nei nodi degli steli. Favorisce la

maturazione del frutto, è in grado di ridurre le auxine, inibisce la crescita

radicale, delle foglie e dei frutti.

2) I NUTRIENTI: servono per permettere e favorire i processi di radicazione.

L’azoto è importante il relazione al contenuto di carboidrati, ossia il rapporto

azoto/carboidrati deve essere leggermente sbilanciato a favore dei carboidrati

(favoriscono la radicazione ed ostacolano la formazione di nuovi germogli) in

quanto un maggior contenuto di azoto porterebbe al disseccamento della talea.

3) EZIOLAMENTO: fondamentale da fare sulla pianta madre perché fa

aumentare i tessuti parenchimatici, riduce lo spessore della cuticola e delle

pareti cellulari ed aumenta le auxine endogene

4) TIPO DI LEGNO: la miglior radicazione avviene:

- Con rami di un anno

- In funzione della porzione di ramo scelta, nelle talee legnose radicano meglio le

parti basali dei rami, nelle talee semilegnose la parte apicale o distale.

- Con rami a legno rispetto a rami a fiore

5) PRESENZA DI FOGLIE E DI GEMME: entrambi questi organi elaborano

sostanze nutritive ed ormonali che favoriscono la radicazione

6) RISCALDAMENTO BASALE: il bancale dove vengono poste le talee è

riscaldato a 20-22°C in modo da mantenere la base della talea calda. In questo

modo si differenziano prima le radici e poi si schiudono le gemme.

Ovviamente il calore deve essere diffuso in modo uniforme sull’intero bancale.

7) ANULAZIONE: è una pratica che prevede di incidere i fasci sclerenchimatici

che si oppongono alla fuoriuscita delle radici e migliorano la penetrazione dei

fitoregolatori. Inoltre verrà stimolato l’accumulo di auxine

MARGOTTA E PROPAGGINE: nelle piante che hanno difficoltà ad emettere radici

si ricorre a queste due tecniche. Entrambe si basano sulla continuità con la pianta

madre, sull’eziolamento ed eventuale incisione dei tessuti. La continuità con la pianta

madre consente alla parte di pianta che si vuole propagare di ricevere i nutrienti

necessari e sostanze rizogene.

PROPAGGINE:

- PROPAGGINE SEMPLICE: il ramo ancora attaccato alla pianta madre viene

ricoperto da terreno da cui però fuoriesce ancora la parte apicale. Dopo alcuni

mesi a radicazione avvenuta, lo si può recidere interrompendo la continuità con

la pianta madre.

- PROPAGGINE A CAPOGATTO: usata ad esempio per il lampone, si ottiene

immettendo nel terreno la parte apicale del ramo di un anno

- PROPAGGINE DI TRINCEA: impiegata dai vivaisti per propagare i portinnesti

clonali del melo e del pero. Le piante (ceppaie) hanno sesti di 50 cm sulla fila e

120 cm fra le file e presentano un ramo interrato in senso longitudinale da cui

si originano germogli che vengono rincalzati. Tale pratica favorisce

l’emissione di radici alla base dei germogli. In autunno questi rametti radicati

sono asportati e piantati in nestaio.

MARGOTTA: usata per propagare piccoli quantitativi di piante ornamentali e di

agrumi. Attorno ad una limitata porzione di ramo ancora attaccato alla pianta madre,

si mette un involucro nero contenente terra o torba inumidita; il ramo può essere

inciso o trattato con ormoni rizogeni. La radicazione avviene nel giro di qualche

mese; il ramo, tagliato sotto la copertura e messo in contenitore, dà luogo ad una

pianta simile a quella madre.

- MARGOTTA DI CEPPAIA: usata per propagare melo, pero etc è analoga alla

propaggine di trincea, però la pianta madre è portata a testa di salice a livello

del terreno. I germogli emessi sono coperti con terra alla base in primavera ed

estirpati in autunno già radicati

POLLONE: il pollone è un ramo emesso dalla pianta nella zona del colletto o delle

radici. Questi rami emessi a livello del terreno e provvisti di radici, sono asportati.

Queste piante però hanno il difetto di entrare tardi in produzione e di emettere a loro

volta polloni alla base. MICROPROPAGAZIONE

Basata sul concetto di totipotenza quindi qualsiasi pianta se messa nel substrato

idoneo è in grado di accrescersi. I metodi per propagare le piante in vitro sono i

seguenti:

- à

PROPAGAZIONE PER GERMOGLI ASCELLARI consente di ottenere

nuovi germogli da gemme ascellari

- PROPAGAZIONE DA GEMME AVVENTIZIE

Il primo step per fare micropropagazione è quello di selezione e preparazione della

pianta madre da cui si prelevano le gemme. Le gemme una volta prelevate sono

lavate e sterilizzate con soluzioni di IPOCLORITO DI SODIO E IPOCLORITO DI

CALCIO.

Il substrato di coltura dovrà possedere micro e macro-elementi. I successivi passaggi

di micropropagazione sono:

1) MOLTIPLICAZIONE: le gemme poste in apposito substrato ricco di

citochinine (sviluppo gemme), gemrogliano e sviluppano le gemme

ascellari, da cui si formano germogli. Questi germogli vengono divisi in

varie sub-colture che a loro volta formeranno altri germogli. Tale fase può

essere prolungata fino a quando non si è raggiunto il numero di germogli

desiderato. Il periodo che intercorre tra una subcoltura ed un'altra è di 20gg.

Le condizioni ambientali sono a T di 18-25°C con 16 ore di luce e 8 di

buio.

2) ALLUNGAMENTO: dura circa 20 gg, i germogli si allungano, favoriti

dall’immissione di ACIDO GIBBERELLICO (distensione e divisione

cellulare) e conseguente diminuzione delle citochinine

3) RADICAZIONE: si favorisce la radicazione degli espianti, modificando

opportunamente il substrato, con eliminazione delle citochinine ed aumento

delle auxine. Questa fase dura 2-3 settimane.

4) ACCLIMATAZIONE: le piantine messe in fitocelle, su substrato di torba e

perlite, sono poste in bancali riscaldati e dotati di nebulizzazione. In questo

periodo, che dura 1-2 mesi, sono facili le ustioni da caldo e i danni da

marciume. Terminata l’acclimatazione le piantine sono poste per qualche

tempo in ambiente esterno provvisto di rete ombreggiante.

Con la micropropagazione si ottengono portinnesti di alcuni fruttiferi.

INNESTO

DEFINZIONE: metodo di propagazione e moltiplicazione agamica che consiste

nell’unire porzioni di piante diverse in modo da costituire un unico individuo in

seguito alla loro durevole unione.

L’albero innestato è un individuo bimembre che si distingue in:

- parte sottostante al punto di innesto o apparato radicale

- parte sovrastante destinata a formare la chioma

TERMINI:

- BIONTI: sono le due parti che compongono l’individuo innestato

- OGGETTO (epibione, nesto, gentile, marza): parte destinata a formare la

chioma

- SOGGETTO (ipobionte, portinnesto, franco selvatico, piede): parte destinata a

formare l’apparato radicale

ISTOGENESI DELL’INNESTO: Il punto di innesto è interessato da una serie di

processi per cui i due bionti stabiliscono fra loro una unione completa e durevole e la

ricostituzione di un unico sistema conduttore (continuità floematica e xilematica).

La saldatura fra i due bionti comporta le seguenti fasi:

1) INTIMO CONTATTO dei tessuti cambiali, fatta in condizioni termiche (7-32°

C) e di umidità appropriate per l’attività mitotica

2) PRODUZIONE DI TESSUTO PARENCHIMATOIDE da parte delle cellule

cambiali (soprattutto quelle del soggetto) per procurare la saldatura.

3) DIFFERENZIAZIONE di tessuto meristematico (nuove cellule cambiali) fino

a ricostituire un nuovo anello cambiale continuo

4) FORMAZIONE DI FLOEMA E XILEMA dal nuovo tessuto cambiale

5) GERMOGLIAMENTO

L’attecchimento deve intendersi perfetto solo quando l’oggetto e il soggetto sono

saldate e unite in modo duraturo e crescono regolarmente nel tempo.

Per esempio, nell’innesto a scudetto in 14 gg si completa la formazione del callo di

cicatrizzazione mentre in 21 gg si forma la continuità cambiale.

Gli innesti si dividono in tre gruppi:

1) PER APPROSSIMAZIONE

2) AD OCCHIO

3) A MARZA:

- a spacco

- a corona

CHIMERE D’INNESTO: Sono piante originate da germogli fuoriusciti dal punto di

innesto. Alla loro formazione hanno partecipato i tessuti di entrambi i bionti per cui

l’individuo presenterà caratteristiche comuni e associate. Presenta caratteristiche di

‘gemma mutata’

FATTORI CHE INFLUENZANO IL PROCESSO DI ISTOGENESI:

1) AFFINITA’: Capacità di due bionti di unirsi in maniera duratura e

efficiente. La affinità perfetta sussiste in:

- Autoinnesto

- Citochimere autogene

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
57 pagine
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/03 Arboricoltura generale e coltivazioni arboree

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Thiago130202 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Produzioni arbore e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi della Tuscia o del prof Viviani Valerio.