LO SVILUPPO REGIONALE:
Esistono numerosi approcci teorici per studiare lo sviluppo regionale. Tu ques approcci si concentrano su
un cercano di spiegare come e perché alcune regioni si sviluppano più rapidamente di altre,
obiettivo comune:
cercando di comprendere quali siano gli elemen e le determinan che influenzano il percorso di sviluppo di
un sistema locale (es. pos di lavoro, salari, inves men pubblici e priva , livello di istruzione, sistema di
traspor ). Queste teorie analizzano la crescita sia in termini assolu che rela vi:
indica quanto una regione sta effe vamente prosperando in termini economici.
Crescita assoluta:
o È importante per valutare l’efficacia dell’allocazione delle risorse.
confronta la crescita economica di una regione con quella di altre regioni. È
Crescita relativa:
o fondamentale per analizzare le e le possibili o nei livelli
disparità regionali convergenze divergenze
di tassi di crescita.
Con queste teorie si va quindi ad analizzare la capacità di un sistema locale (sia esso una regione, una ci à o
una provincia), di sviluppare a vità o di a rarne di nuove dall’esterno, e di generare benessere, ricchezza e
condizioni di sviluppo duraturo nel tempo. sviluppo
L’ogge o principale di studio delle teorie e dei modelli che vedremo d’ora in avan è quindi lo
regionale
, inteso come la capacità di una regione di crearsi un ruolo all'interno della divisione internazionale
del lavoro, a raverso l’uso efficiente e crea vo delle risorse che il sistema economico locale possiede. Il
so osviluppo e gli squilibri regionali emergono in presenza di una differente capacità di sfru amento e
organizzazione delle risorse locali e di a razione di nuove risorse e a vità in loco.
I modelli che vedremo si focalizzano su di sviluppo, come la crescita del PIL o reddito pro-
indicatori sintetici
capite. Ques indicatori semplificano l’insieme degli elemen sia tangibili che intangibili che determinano lo
sviluppo di una regione e il suo benessere. Sostanzialmente ci descrivono l'andamento di quello che sta
succedendo nel nostro paese, nella nostra regione e così via.
Come vedremo, non esiste un’unica interpretazione del conce o di crescita regionale; in par colare
ritroviamo nelle diverse teorie che affronteremo 3 grandi filosofie:
nasce all’inizio del 700/800 con lo sviluppo industriale e Adam Smith, il
Filosofia/approccio classico:
quale dice che per aumentare la produttività della regione occorre aumentare la produttività miei
fattori. Quest’ultima può essere aumentata aumentando gli investimenti di capitali, il numero di ore
lavorate dai lavoratori o il numero dei lavoratori. Questa filosofia si concentra quindi sull’efficienza
produ va e sulla divisione del lavoro (ispirata ad Adam Smith): se la regione vuole
crescere/specializzarsi deve aumentare la sua produttività, e fare in modo che i suoi fattori vengano
utilizzati al 100% nel modo più efficace ed efficiente possibile.
questo approccio si concentra sul breve periodo e sull’u lizzo di
Filosofia/approccio congiunturale:
risorse esisten ma so ou lizzate. L’idea è che una regione può crescere sfru ando meglio riserve di
lavoro (disoccupa o forza lavoro ina va) o capitale so ou lizzato. In questo contesto, la mancanza
di crescita può essere quindi causata da una domanda insufficiente di beni e servizi (se ci sono
persone in età lavora va che non lavorano, c'è un'alta disoccupazione e quindi ci sono delle persone
che non possono spendere). questo approccio moderno guarda alla crescita
Filosofia/approccio basato sulla competitività:
regionale in un’o ca di lungo periodo, basandosi sulla capacità di una regione di mantenere e
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accrescere la propria compe vità e capacità di innovazione. La crescita non dipende solo dalle
risorse disponibili ma dalla capacità di innovare e ada arsi a un contesto economico in con nua
evoluzione.
Basandoci su queste 3 filosofie, possiamo suddividere le teorie dello sviluppo regionale in 3 gruppi dis n :
il primo gruppo si concentra sull’individuazione delle determinan che generano occupazione e
→ reddito nel breve periodo
il secondo gruppo mira a risolvere problemi di povertà e disuguaglianze
→ il terzo gruppo analizza come si raggiunge la compe vità e l’innovazione, e come questa si man ene.
→
Un ulteriore importante elemento per comprendere le teorie e i modelli che si occupano di sviluppo regionale
diversa concezione di spazio
è la :
1) spiegano l’andamento del reddito e dell’occupazione, nel breve e
Teoria della crescita regionale:
medio-lungo periodo: per farlo, abbandonano il conce o di spazio fisico-metrico della teoria della
localizzazione, per ado are una concezione di uno spazio all’interno del
spazio uniforme-astratto,
quale le condizioni di offerta e di domanda sono ovunque iden che. Uno spazio di questo po
perme e di u lizzare e l’obie vo è l’interpretazione dell’andamento di un
modelli macroeconomici,
indicatore sinte co di sviluppo come il reddito.
2) hanno come obie vo iden ficare gli elemen tangibili e intangibili che
Teoria dello sviluppo locale:
cara erizzano lo sviluppo. In questo caso abbiamo uno che ipo zza,
spazio diversificato-relazionale,
a differenza dell’interpretazione precedente, l’esistenza di polarità ben precise nello spazio geografico
(reddito e lavoro si concentrano in aree geografiche ben precise e delimitate). Ques poli o centri di
a razione sono in genere aree urbane o distre industriali dove si concentrano le a vità produ ve
e innova ve.
3) si basa sul conce o di uno significa
Teoria della crescita regionale: spazio diversificato-relazionale;
che non vengono più considerate le cara eris che geografiche come prima; quindi, il territorio perde
tu e quelle sue cara eris che fisiche e spaziali che lo contraddis nguono. Questo significa che tu o
quello che noi andiamo a iden ficare geograficamente sono pun nello spazio, che a raggono e
concentrano a orno ad esso lo sviluppo della regione.
L’obie vo di queste teorie è quindi cercare di spiegare in che modo un sistema locale attrae e sviluppa
in grado di generare benessere, condizioni richieste per uno sviluppo duraturo. Inoltre
attività economiche
spiegano come emergono gli solitamente a seguito di una differenza nella capacità di
squilibri regionali,
sfru amento e organizzazione delle risorse locali e di a razione di nuove a vità nella località.
Teoria degli stadi di sviluppo:
Una delle più an che teorie dello sviluppo è la teoria degli stadi di sviluppo. Lo sviluppo regionale è
rappresentato come un temporalmente una successiva all’altra, ognuna delle quali è
susseguirsi di fasi,
cara erizzata da una produ vità fa oriale e da un rapporto capitale/lavoro crescen , che spiegano il
raggiungimento di livelli di benessere e di ricchezza pro capite sempre più eleva . Le fasi individuate da questa
teoria sono:
1) inizialmente l’economia locale è in una situazione di Questo
autosufficienza.
fase di autarchia:
significa che tu o ciò che viene prodo o è usato per il consumo locale, e non c’è uno scambio con
l’esterno. È un’economia di in cui la popolazione produce beni per sopravvivere. Non ci
sussistenza
sono infrastru ure avanzate o se ori economici specializza .
2) con creazione delle diventa possibile
prime infrastrutture di trasporto
fase di specializzazione:
scambiare beni con altre aree. Ci si specializza quindi nella produzione di alcuni e
beni primari,
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l’obie vo è produrre ciò in cui la regione più efficiente e scambiarlo con altre aree per o enere beni
che non si è in grado di realizzare.
3) l’economia inizia a trasformarsi Le a vità
da agricola a industriale.
fase di trasformazione:
industriali che nascono sono quelle legate alla lavorazione dei prodo primari, e nascono per
rispondere alle esigenze di una Queste a vità industriali spesso si sviluppano
popolazione in crescita.
sulla base di know-how e conoscenze in genere esterni all’area;
4) con l’aumento del reddito e della domanda l’economia si diversifica
fase di diversificazione:
ulteriormente. Cresce la richiesta di e nascono per
beni intermedi nuovi settori manifatturieri
rispondere a una popolazione che ha bisogni sempre più diversifica .
5) si ha una forte espansione del se ore terziario, ovvero dei servizi, per
fase di terziarizzazione:
rispondente alle esigenze di un’industria ormai avanzata.
Nella sua semplicità, questa teoria raccoglie alcuni importan elemen che accompagnano e cara erizzano
un processo di sviluppo:
me e in forte rilievo la che consente maggiore efficienza produ va e
specializzazione produttiva,
divisione del lavoro. Questo perme e la semplificazione e la di ogni fase di
meccanizzazione
produzione.
so olinea l’importanza di una crescita contemporanea di diversi se ori, in un processo di «sviluppo
Lo sviluppo bilanciato porta infa numerosi vantaggi ed esternalità.
bilanciato».
Il in questa teoria, non può che essere interpretato come la permanenza forzata all’interno di
sottosviluppo,
una fase (incapacità di passare alla fase successiva). Le cause possono essere sia interne, sia esterne all’area.
Internamente, la come capitali e infrastru ure, è centrale: in
carenza di fonti di rendimenti crescenti,
assenza di risparmio sufficiente per sostenere gli inves men produ vi o di una domanda di mercato
adeguata (mercato troppo piccolo), il sistema economico si blocca a livelli bassi di produ vità.
trappola della povertà
Questo dà luogo a un circolo vizioso del so osviluppo, de o “ ”: se si ha un basso
reddito, ci sono bassi risparmi e bassi consumi, che impediscono l'accumulo di capitale e l’ampliamento della
dimensione del mercato. Per questo la produ vità sarà limitata. Questo frena la crescita dei reddi ,
alimentando ulteriormente il so osviluppo e rendendo difficile uscire da questo stato di bassa produ vità e
basso reddito.
Fasi di sviluppo e disparità:
Negli anni sessanta, propone una teoria sullo sviluppo, incentrata sui divari regionali all’interno di
Williamson
un paese. Questa teoria, nota come «sviluppo suggerisce che lo sviluppo di un paese non si
a due velocità»,
distribuisce in modo uniforme, ma a raversa due fasi principali:
1. lo sviluppo si concentra nelle del paese, economicamente più avanzate,
prima fase: aree centrali
creando u
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