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Estratto del documento

Paesi sviluppati:

 Rural push: fattori analoghi, attenuati, che persistono nelle aree interne.

 Urban pull: fattori analoghi, attenuati, ma valgono solo per certe categorie di soggetti.

Fattori ambientali

Paesi in via in di sviluppo:

 Rural push: mancanza d’acqua, inondazioni, incendi e dissesto idrogeologico.

 Urban pull: anche in città ci sono problemi analoghi, ma è più facile che queste attirino flussi

di migranti ambientali.

Paesi sviluppati:

 Rural push: i problemi sono accentuati nelle zone interne, più fragili e disconnesse.

 Urban pull: ci sono più risorse per sopperire a questi problemi.

Distribuzione della popolazione nelle città: rank-size rule

Questa regola indica come si distribuisce (in modo ideale) la popolazione in base alla grandezza

delle città. P = P /x

x 1

 X è il rango della città (1 per le città con maggiore popolazione, 2 per le medie…)

 P è la popolazione di rango x

x

 P è la popolazione di rango 1

1

Bilanciamento

I paesi (o regioni) in cui la distribuzione nelle città si avvicina a quella prevista dalla rank-size rule

hanno una distribuzione bilanciata.

Molti paesi però (o regioni) hanno invece una città di rango 1 di gran lunga più popolosa di tutte le

altre città: essa chiamata “primate city”.

I due tipi di distribuzione dipendono da molte ragioni storico-politiche e geografiche.

Paesi bilanciati: Italia, Germania, Stati Uniti, Canada, Australia… 13

E.V. Politecnico di Torino 2017-8

Primate city: Francia, Argentina, Tailandia, Perù, Messico…

Cause possono essere la colonizzazione: Quella spagnola ad esempio è stata molto più accentrata

in poche città, quella britannica ha poi creato stati federali.

Città come fenomeno economico

La città è spesso intesa come luogo di produzione e di mercato.

Secondo M. Weber, la città è un luogo in cui la popolazione vive principalmente di redditi industriali

e commerciali; un insediamento stabile di mercato, a servizio anche della popolazione non

cittadina.

Altre caratteristiche sono la autocefalia: cioè ha alcune una parziale autonomia istituzione e

politica e una forma di associazione che la esprima.

L’evoluzione della città industriale

Le città industriali hanno avuto caratteristiche diverse in base all’evoluzione delle forme di

produzione e delle tecnologie.

Le cosiddette “Onde di Kondrat’ev”: rappresentano i cicli economici e lo sviluppo di innovazioni:

Ogni onda dura 50-70 anni, sono divise in 4 fasi, a cui si danno i nomi delle stagioni.

Fase fordista

Questa fase domina i paesi capitalistici e va dagli anni ’20 agli anni ’70.

Il fordismo si basa sull’organizzazione scientifica del lavoro. Applica quindi i principi del Taylorismo:

 Separazione delle attività direttive da quelle esecutive.

 Ogni lavoratore si specializza nel compiere una singola azione: la catena di montaggio.

 Mancata comprensione da parte del lavoratore del significato del proprio lavoro.

L’idea venne a Ford quando andò a visitare un macello.

I principi del fordismo sono:

 Standardizzazione del prodotto (inizialmente di più, andando avanti, sempre meno).

 Riduzione dei tempi del ciclo produttivo

 Produzione di massa

 Riduzione dei prezzi del prodotto al crescere del volume di produzione

 Possibilità per il lavoratore di acquistare prodotti industriali, ampliando il mercato

Conseguenze sociali del fordismo:

 Ampliamento dell’occupazione di operai di massa

 All’inizio forte turn over

 Incentivi: salario leggermente più alto (Ford inserisce il salario di 5 $/h)

 Orario di lavoro massimo di 8 ore (prima era maggiore) 14

E.V. Politecnico di Torino 2017-8

 Separazione tra operai e impiegati

 Introduzione di alcuni servizi sociali per i lavoratori

Lezione 8

Continua Fordismo

Ciclo della crescita economica

Si crea un ciclo di crescita dell’economia: la crescita delle grandi imprese fa crescere l’occupazione

e il reddito dei lavoratori, ciò porta alla crescita dei consumi di massa (e si torna al punto di

partenza).

Nel mentre c’è quindi un aumento della tassazione che dà la possibilità di sviluppare i servizi

pubblici.

Il mercato che cresce di più è quello dei beni durevoli. Di solito queste fabbriche erano su un unico

piano, alcuni però erano multipiano (Es: Lingotto).

Il fordismo nella città

Nelle città tutto questo porta a grandi insediamenti produttivi, l’esigenza per l’azienda della

vicinanza ad una grande città, esigenza di forza lavoro non specializzata, ma anche di tecnici.

Servono inoltre infrastrutture di trasporto, energia, servizi finanziari e borse…

Teoria della polarizzazione industriale

Nel 1949 Francois Perroux introduce l’idea di “Poli di crescita”: parla di un polo di crescita, che è

rappresentata dall’impresa motrice (Es: Ford). Attorno a questa azienda motrice si creano altre

imprese complementari.

Le imprese complementari possono essere “a monte” (cioè fanno pezzi che servono all’impresa

motrice), e “a valle” (trasformano il prodotto dell’impresa motrice, Es: Abarth). Queste imprese

sono normalmente di piccola o media dimensione, e sono completamente dipendenti dall’impresa

motrice.

I poli derivati sono invece aziende che inizialmente dipendono dall’azienda motrice, ma che poi

acquistano dimensioni tali da diventare indipendenti (Es: industrie gomme: Pirelli, Michlein…)

Processi di polarizzazione spaziale

La localizzazione dell’impresa motrice fa crescere l’occupazione della popolazione, nel mentre si

sviluppa una rete di attività complementari e sviluppo di servizi.

Caratteristiche della città Fordista

Questa fase ha il suo culmine nel secondo dopoguerra. Ci fu una forte immigrazione nei poli

industriali dalle regioni sviluppate e dalla campagna, così come dai paesi europei e dalle ex-colonie.

Per esempio dagli anni ’50 al 1973 ci sarà una forte immigrazione di 14 milioni di persone, tra cui

italiani, spagnoli, greci, successivamente turchi e yugoslavi. 15

E.V. Politecnico di Torino 2017-8

Circa 11 milioni ritornarono, gli altri si stabilirono in Germania.

Le città fordiste hanno una forte concentrazione di classe operaia, ciò provoca una crescita dei

suburbi e un forte squilibrio tra centro e periferia. C’è anche una mancanza di servizi sociali nella

fase di forte immigrazione e l’impegno dello Stato per la creazione di servizi e la costruzione di case.

Sociologia nella città fordista

La città fordista del XX secolo è il culmine della società industriale, vista come luogo di progresso e

razionalità. Ma anche un luogo del conflitto e di mediazione, così come omologazione.

Vedere la crescita di Detroit, che passa da 200k di abitanti del 1900 a 1500k nel 1930, dal 1950 però

inizierà a decrescere (ma crescerà quella nell’area metropolitana). In USA questa crescita delle città

è molto più rapida rispetto ai paesi europei.

Non solo fordismo

Non tutte le città sviluppate hanno avuto caratteri fordisti, abbiamo varie tipologie:

 One company town

 Multi-company town

 Città con valenza universitaria, culturale e amministrativa (città capitale)

Lezione 9

La crisi del fordismo

Questo modello entra in crisi a metà anni ’60 e ciò si rende evidente nel decennio successivo.

Le cause sono molteplici:

 Fattori internazionali: crisi petrolifera del 1973 e aumento dei prezzi delle materie prime

 Rivoluzione microelettronica

 Movimenti di protesta radicali dei lavoratori: i modelli d’integrazione fordisti non funzionano

più

Post-fordismo

Nascono le tecnologie di micro-elettronica e si assiste ad una robotizzazione di molti segmenti

produttivi.

Attualmente i robot industriali sono 1,8 milioni e il 70% è concentrato in 5 paesi: Germania, USA,

Cina, Giappone e Corea del Sud (dove ci sono 4,3 robot ogni 100 operai). Il 43% di questi robot è

utilizzato in ambiente automotive. Attualmente si prevede che entro fine secolo il 70% dei lavori

saranno automatizzati. 16

E.V. Politecnico di Torino 2017-8

Inoltre, diventa sempre più importante il ruolo della finanza nella produzione di ricchezza: nel 2013

il suo valore si attestava a 993'000 miliardi di dollari, pari a 13 volte il prodotto lordo mondiale.

Bauman

Zygmut Bauman parla di volatilità e capacità di spostamento di capitali come fonti di potere. Ciò

porta ad un disequilibrio strutturale tra potere politico e finanziario.

“I poteri finanziari sono liberi di investire e disinvestire ovunque vogliano e in qualsiasi momento,

bistrattando anche la politica, che non ha più alcun potere di condizionare o obbligare i poteri

finanziari a investire o disinvestire da luoghi precisi”.

Lezione 10

Continua Post-fordismo

Dopo il fordismo si assiste ad una finanziarizzazione dell’economia, aumenta la volatilità e capacità

di spostare capitali e industrie: il potere politico perciò riesce sempre meno a controllare quello

economico.

Abbiamo un crescente ruolo delle multinazionali, dirette da un gruppo molto ristretto di manager

ad alto livello (e alto reddito), con obbiettivi di massimizzare a breve termine i profitti

(iperborghesia).

Si assiste anche alla globalizzazione dei flussi finanziari e delle merci, ciò provoca una

delocalizzazione delle attività produttive e una maggiore flessibilità del lavoro.

Nelle economie più sviluppate, durante gli anni ’80-’90 abbiamo una riduzione degli operai, in

particolare di quelli de-qualificati.

Aumenta anche la concentrazione della ricchezza, trend che era diminuito durante gli anni ’50-’60,

ma che dopo gli anni ’80 risale: ciò provoca un aumento delle disparità sociali.

Un indicatore di disuguaglianze è il “coefficiente Gini”: che è 0 quando c’è un’equità perfetta di

redditi, 1 ha il massimo di disparità. In Italia dal 2007 al 2014 è passato dal 0,313 al 0,325. Il divario

di reddito medio tra il 10% più ricca della popolazione e la 10% più povera è di 11,4 a 1, contro il 9,4

a 1 di altri paesi europei.

L’economia della conoscenza

L’attuale nuova economia post-fordista è spesso definita “economia della conoscenza”, cioè il tipo

di sistema economico in cui le attività si sviluppano e creano reddito non solo dal punto di vista<

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
40 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/10 Sociologia dell'ambiente e del territorio

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Edo_Boo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia urbana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Torino o del prof Mela Alfredo.