CONTI CON L’ESTERO: BILANCIA DEI PAGAMENTI
La bilancia dei pagamenti è un conto in cui sono riportate le transazioni economiche, avvenute in un certo
periodo di tempo, tra i residenti e i non residenti.
CONTO: tenuto con il metodo della partita doppia. Ad ogni operazione corrisponde due annotazioni
con lo stesso importo ma di segno diverso.
TRANSAZIONI ECONOMICHE: scambio di beni e servizi a titolo oneroso e non.
TEMPO: si rilevano i flussi in un certo arco di tempo.
RESIDENZA: luogo in cui un individuo ha stabilmente il centro dei propri interessi.
19. DOMANDA E OFFERTA AGGREGATA
La figura che stiamo considerando illustra le relazioni tra diverse variabili importanti nel campo della
macroeconomia. Essa divide gli strumenti di politica economica e le variabili endogene in due categorie
principali: quelle che influenzano l'offerta aggregata e quelle che incidono sulla domanda aggregata.
OFFERTA AGGREGATA
Nella parte inferiore della figura, troviamo le forze che influenzano l'offerta aggregata. Questa si riferisce
alla quantità totale di beni e servizi che le aziende di un paese sono pronte a produrre e vendere in un
determinato periodo.
L'offerta aggregata (OA) dipende da vari fattori, come il livello dei prezzi, la capacità produttiva
dell'economia e i costi di produzione.
DOMANDA AGGREGATA
Dall'altro lato, abbiamo la domanda aggregata, che rappresenta la somma totale di ciò che i vari settori
dell'economia sono disposti a spendere in un dato periodo.
La domanda aggregata (DA) include la spesa delle famiglie, delle imprese e del governo, e anch'essa
è influenzata dal livello dei prezzi, nonché dalle politiche monetarie e fiscali.
L'EQUILIBRIO DI MERCATO
Quando si combinano le due forze, ovvero l'offerta e la domanda aggregata, si ottiene l'equilibrio di mercato.
Questo è rappresentato nel cerchio a destra della figura. Il prodotto nazionale e il livello generale dei prezzi
stabiliscono dove gli acquirenti sono disposti a comprare e le aziende a vendere.
L'equilibrio che ne risulta ha importanti conseguenze: determina i livelli di occupazione e
disoccupazione e influisce anche sul commercio internazionale. In sintesi, comprendere queste
dinamiche è fondamentale per analizzare come funziona l'economia nel suo insieme.
La figura che stiamo esaminando illustra l'andamento della domanda e dell'offerta aggregata all'interno di
un'intera economia. Sull'asse orizzontale, che rappresenta le quantità, vediamo la produzione
totale dell'economia, mentre sull'asse verticale troviamo il livello globale dei prezzi.
La curva della domanda aggregata, che presenta una pendenza decrescente, rappresenta la somma di ciò
che i vari agenti economici sono disposti ad acquistare a diversi livelli di prezzo. In altre parole, quando
i prezzi scendono, la quantità di beni e servizi richiesta aumenta, e viceversa.
Dall'altra parte, la curva dell'offerta aggregata, con una pendenza crescente, indica la quantità di beni e
servizi che le aziende sono disposte a produrre e vendere a ciascun livello di prezzo. Questo significa che
all'aumentare dei prezzi, le imprese tendono a offrire una maggiore quantità di produzione.
L'EQUILIBRIO MACROECONOMICO
L'equilibrio macroeconomico è raggiunto quando si stabilisce una combinazione di livello dei
prezzi e quantità globale prodotta in cui né acquirenti né venditori desiderano modificare le proprie
decisioni. In questo stato, il mercato è in equilibrio, e le forze della domanda e dell'offerta si bilanciano
perfettamente.
Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a un'alternanza di crisi legate alla domanda e all'offerta aggregata,
insieme a interventi politici correttivi. Ad esempio, le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 hanno provocato
uno spostamento verso l'alto dell'offerta aggregata, portando a stagnazione economica, con un aumento
simultaneo della disoccupazione e dell'inflazione.
Verso la fine degli anni '70, i responsabili della politica economica hanno reagito all'inflazione crescente
attraverso politiche monetarie restrittive e l'aumento dei tassi d'interesse. Queste misure hanno ridotto la
spesa in aree della domanda particolarmente sensibili ai tassi, come l'acquisto di case, gli investimenti e
le esportazioni nette.
L'austerità degli anni '80 ha segnato l'inizio di un lungo periodo di stabilità macroeconomica. Durante
tutto il XX secolo, si è osservata una notevole crescita dell'offerta aggregata, che ha contribuito a un costante
aumento della produzione e del tenore di vita.
20. LA DISOCCUPAZIONE
La disoccupazione rappresenta un grave problema nella macroeconomia. Per comprendere meglio il
concetto, è importante definire alcune categorie:
Occupati: sono coloro che svolgono un lavoro retribuito e regolare.
Disoccupati: si tratta di individui che non hanno un impiego ma sono attivamente alla ricerca di
lavoro.
Non appartenenti alla forza lavoro: include chi non può lavorare per legge o chi ha scelto di non
farlo volontariamente.
Due indicatori chiave per analizzare il mercato del lavoro sono:
Tasso di attività: calcolato come la forza lavoro divisa per la popolazione totale.
Tasso di disoccupazione: ottenuto dividendo i disoccupati per la forza lavoro.
La disoccupazione è considerata un dato strutturale, il che significa che non può essere completamente
eliminata. Tuttavia, è fondamentale cercare di mantenerla sotto un certo livello. Un aumento del tasso di
disoccupazione indica che l’economia non sta operando in modo efficiente, non sfruttando al massimo i
fattori produttivi disponibili. Questo porta a una regressione del PIL, poiché le risorse restano inutilizzate,
generando anche un significativo disagio sociale.
Un'importante analisi sul tema è stata condotta dall'economista Okun, il quale ha scoperto una relazione tra
il PIL reale e il tasso di disoccupazione. Secondo la legge di Okun, ogni volta che il PIL reale supera di
almeno due punti percentuali il PIL potenziale, il tasso di disoccupazione diminuisce dell'1%.
Questo significa che per ridurre anche solo di poco la disoccupazione, è necessario un forte incremento
dell’economia, dato che il PIL reale deve crescere più rapidamente rispetto a quello potenziale.
TIPI DI DISOCCUPAZIONE
La disoccupazione può manifestarsi in diverse forme, ognuna con le sue caratteristiche specifiche:
1. Disoccupazione Frizionale: Questa è una forma di disoccupazione volontaria e si verifica quando le
persone cercano un nuovo lavoro. Può riguardare coloro che cambiano impiego, che si spostano
geograficamente o che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro. È una disoccupazione
inevitabile e, in un certo senso, ciclica, poiché è una fase normale nel processo di ricerca di un
impiego migliore.
2. Disoccupazione Strutturale: Questo tipo indica una mancata coincidenza tra l’offerta e la domanda
di lavoro. In altre parole, i lavoratori offrono competenze che non corrispondono a quelle richieste
dalle imprese. Ciò può accadere per vari motivi, come cambiamenti tecnologici o spostamenti nelle
preferenze del mercato.
3. Disoccupazione Ciclica: Questa è una forma di disoccupazione involontaria che si verifica quando
la domanda globale di lavoro diminuisce a causa di una recessione nel ciclo economico. Durante
questi periodi, le aziende riducono la loro forza lavoro e, di conseguenza, molti lavoratori si ritrovano
disoccupati.
Per affrontare la disoccupazione ciclica, si possono adottare manovre keynesiane, che si basano sulla teoria
del salario e dell’efficienza. Secondo questa teoria, la disoccupazione involontaria può derivare
dalla rigidità dei salari, che a volte risultano troppo elevati.
Nel lungo periodo, secondo Smith, salari e prezzi possono fluttuare liberamente, permettendo così un
adeguamento del lavoro alle condizioni di mercato. Tuttavia, nel breve periodo, salari e prezzi tendono ad
essere vischiosi, ovvero non si adattano rapidamente ai cambiamenti economici.
Inoltre, le aziende sono obbligate a garantire un salario minimo e sono influenzate dalle richieste dei
sindacati, che spingono per un aumento dei salari. Questo porta a una situazione in cui, se i salari sono
troppo alti, si verifica un eccesso di offerta di lavoro, contribuendo alla disoccupazione.
21. L’INFLAZIONE
L'inflazione si verifica quando c'è un aumento generale dei prezzi in un'economia. Questo fenomeno viene
calcolato mediante l'indice dei prezzi, che rappresenta un indicatore fondamentale per monitorare la salute
economica di un paese. È importante notare che il controllo dell'inflazione è di competenza della banca
centrale, non del governo in carica.
CALCOLO DEL TASSO DI INFLAZIONE
Il tasso di inflazione può essere calcolato con la seguente formula:
TIPI DI INFLAZIONE
Esistono tre principali tipi di inflazione:
1. Inflazione Moderata: In questa situazione, i prezzi salgono lentamente, mantenendo il valore della
moneta più o meno invariato nel corso di alcuni anni. Non crea particolari preoccupazioni per
l'economia.
2. Inflazione Galoppante: Qui i prezzi aumentano rapidamente e la moneta perde valore in modo
significativo. Le persone tendono a conservare solo il minimo indispensabile, portando a una "fuga"
della moneta. In questo contesto, si può osservare un accumulo di beni durevoli e il trasferimento di
capitali all'estero.
3. Iperinflazione: Questo è il caso estremo di inflazione, come si è visto in Germania durante la
Repubblica di Weimar. La moneta perde completamente il suo valore e i prezzi diventano altamente
instabili, portando a un crollo della fiducia nel governo.
Se l'inflazione si stabilizza su un certo livello, viene definita inflazione inerziale.
IMPATTI DELL'INFLAZIONE
Nella maggior parte dei casi, l'inflazione non è un fenomeno previsto, rendendo compito della banca
centrale mantenerla entro limiti accettabili. È impossibile, infatti, portare il tasso di inflazione a zero in
un'economia reale. Le cause dell'inflazione possono avere effetti sia negativi che positivi.
Ad esempio, può avvantaggiare chi ha contratto debiti, poiché il pagamento nominale del mutuo
rimane lo stesso mentre la moneta perde potere d'acquisto.
Allo stesso modo, i lavoratori con salari fissi possono trovarsi in una situazione vantaggiosa in un
contesto inflazionistico.
Tuttavia, l'efficienza dell'economia può risentirne: le continue variazioni dei prezzi rendono difficile
determinare i cambiamenti nei prezzi globali e relativi, portando a un calo delle esportazioni e a una
riduzione de
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