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LE STRUTTURE ORGANIZZATIVE
Struttura elementare: Direzione generale - unità operative
Imprese di piccole dimensioni, per lo più familiari.
Tutte le responsabilità direzionali sono accentrate della direzione generale.
La divisione del lavoro è realizzata per tipo di operazione e non sempre è presente una vera e propria
formalizzazione della struttura organizzativa.
Struttura complessa:
1. Struttura funzionale (la funzione è un insieme di attività simili in relazione al modo in cui vengono
svolte le operazioni - divisione del lavoro per tipologia di operazioni)
2. Struttura divisionale (la divisione è data da un insieme di persone ed operazioni necessarie alla
realizzazione di un certo output - divisione del lavoro per tipologia di prodotti)
3. Struttura matriciale (esistenza di due linee di direzioni per funzioni e per prodotti - divisione del
lavoro sia per tipologia di operazioni sia per tipologia di prodotti).
LA STRUTTURA FUNZIONALE
Direzione generale - produzione (Unità operativa I, II, III..) - vendita - amministrazione
Caratteristiche di questa struttura:
• Divisione del lavoro basato sulle competenze tecniche delle risorse umane (buon i livelli di
specializzazione, le persone hanno competenze tecniche)
• Catena di comando gerarchica e responsabilità di tipo verticale
• Scarsi flussi di comunicazione inter-funzionali (difetto di questa struttura) - produzione e vendita
hanno approcci diversi e fanno fatica a comunicare tra di loro
• Adatto per condizioni ambientali stabili
PRO:
• Economie di scala
• Economie di specializzazione
• Efficiente utilizzo delle risorse
• Controllo centralizzato del top management
CONTRO:
• Scarso sviluppo di competenze interfunzionali
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• Controllo centralizzato del top management
CONTRO:
• Scarso sviluppo di competenze interfunzionali
• Lentezza di risposta ai cambiamenti esterni
• Ritardi nell’innovazione
• Ritardi per l’accentramento decisionale - rigidità del modello
Tecniche per ridurre la rigidità di questo modello:
• Utilizzo, al secondo livello organizzativo di un criterio di ripartizione dei compiti inverso da quello
funzionale
• Inserimento all’interno della struttura organizzativa di ruoli integratori
SVILUPPI DELLA STRUTTURA FUNZIONALE
I problemi della struttura funzionale:
• Eccessiva rigidità
• Eccessiva specializzazione
• Alienazione dei lavoratori
Per ovviare a questi problemi:
Introduzione di figure intermedie di raccordo tra le diverse funzioni
Utilizzo del criterio prodotto o mercato al secondo livello organizzativo
Organizzazione funzionale secondo livello:
Direzione generale - direzione acquisti - direzione produzione (prodotto A,B,C) - direzione
amministrativa — direzione prog.controllo - direzione commerciale
LA STRUTTURA DIVISIONALE (per output)
Direzione generale - Divisione A (Produzione-Vendita mercato A mercato B -Amministrazione) - Divisione
B - Divisione C
Caratteristiche:
• Divisione del lavoro basato sul criterio di divisionalizzazione
• Responsabilità piena dei manager di divisione sulle performance dei loro prodotti
• Consistente flusso comunicativo tra le differenti funzioni di ogni divisione
• Processo decisionale più veloce e più flessibile adatto in caso di condizioni instabili
PRO:
• Gestione integrata per prodotto
• Economie di differenziazione
• Adattamento veloce e flessibilità in condizioni instabili
CONTRO:
• I costi funzionali sono duplicati
• Bassa specializzazione tecnica
• Scarso coordinamento tra le divisioni
Criterio di divisionalizzazione: criterio in base al quale si creano le divisioni organizzative
Grado di divisionalizzazione: indica l’autonomia delle singole divisioni e dipende dalla presenza o meno di
funzioni centralizzate (Autonomia delle divisioni: giuridica/gestionale)
LA STRUTTURA MATRICIALE
Direzione generale — prodotto - vendita - amministrazione
Prodotto A-B-C
Caratteristiche:
• Duplice livello di specializzazione
• Raggiungimento congiunto di specializzazione e gestione di prodotto (complesso)
• Adattabilità ad ambienti instabili
• Corresponsabilità del raggiungimento degli obiettivi (necessità di coordinamento)
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• Adattabilità ad ambienti instabili
• Corresponsabilità del raggiungimento degli obiettivi (necessità di coordinamento)
PRO:
• Economie di scala
• Economie di specializzazione
• Gestione unitaria dei prodotti
• Decentramento
• Adeguata ad ambienti instabili
CONTRO:
• Duplicazione dei costi
• Duplicazione di autorità con conseguente potenziale conflittualità
• Incremento dei costi di coordinamento
LA SCELTA DELLE STRUTTURE ORGANIZZATIVE
In base a cosa si sceglie la struttura organizzativa?
1. Economie di scala (Struttura funzionale)
2. Economia di specializzazione (struttura funzionale)
3. Economia di differenziazione (Struttura divisionale)
4. Interdipendenze delle funzioni per ciascun prodotto (struttura divisionale)
Altre variabili:
• Dimensioni aziendali
• Tipologia dei prodotti
• Livello di tecnologia
1. Economie di scala: all’aumentare delle quantità prodotte si riduce il costo medio sostenuto a
seguito della ripartizione del costo complessivo per un maggior numero di prodotti.
2. Economie di specializzazione: l’attività di routine permettono l’acquisizione di competenze e
conoscenze specialistiche che migliorano l’efficienza globale della produzione.
3. Differenziazione del prodotto: investire su elementi distintivo del prodotto introducendo
caratteristiche percepite come uniche dal cliente.
4. Interdipendenza tra le funzioni: la complessità interna ed esterna dell’impresa richiede un continuo
coordinamento/confronto tra le funzioni aziendali per l’ottimizzazione del risultato finale in termini
di produzione e vendita di ciascun prodotto e per rispondere ai cambiamenti di mercato.
LA STRATEGIA: DEFINIZIONE
Siamo sempre nella seconda fase della vita aziendale.
Significato: Determinazione delle finalità e degli obiettivi di lungo periodo di un’impresa e attuazione
delle linee di condotta e allocazione delle risorse necessarie alla realizzazione di tali obiettivi.
Significato 2: Una strategia è il modello o lo schema che coordina gli obiettivi, le politiche e le linee di
condotta principali di un’organizzazione in una sintesi unitaria e coerente.
Una strategia ben formulata consente di ordinare e distribuire le risorse di un’organizzazione secondo
una disposizione unica e attuabile fondata sulle sue competenze e sui suoi limiti interni, sulla capacità di
prevedere le mutazioni dell’ambiente e le relative mosse di avversari intelligenti (risposta ambiente
esterno).
Orientamento strategico di fondo — linee guida, valori, identità (Cosa fare? Perché farlo? Come farlo?)
Indirizzi strategici — decisioni, scelte, linee d’azione (dove operare? Con quali leve? Con quali risorse?)
LA STRATEGIA: VARIABILI
Obiettivi dell’azienda: allocazione delle risorse, redditività maggiore del costo capitale
Ambiente esterno: variabili esterne che influenzano le decisioni aziendali e quindi gli obiettivi
Variabile temporale: orizzonte di lungo termine
Ambiente esterno:
Macro ambiente: sistema istituzionale di riferimento, sistema economico in generale
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Macro ambiente: sistema istituzionale di riferimento, sistema economico in generale
Micro ambiente: singolo settore di riferimento (competitori) ambiente naturale, tecnologia, attori
istituzionali, assetto società (macro che dipingono il settore micro)
LA STRATEGIA: LIVELLI
Finalizzata a produrre un rendimento che ecceda il costo capitale.
Strategie corporate: decisioni alla base della strategia del gruppo e scelte in merito al portafoglio di
business (dove competere?/ricerca dei settori con elevato tasso di rendimento)
Definisce lo spettro di operatività dell’impresa in termini di settori e mercati nei quali competere
Strategie di business: influenza sulle forze competitive e posizionamento nel sistema competitivo del
business (come competere?/ottenimento di rendimenti in eccesso rispetto alla media del settore)
Relativo a come l’impresa compete all’interno di particolari settori e mercati, cercando di creare un
vantaggio rispetto ai concorrenti
Strategie operative: coordinamento interno alle strategic business unit (come competere?/ottenimento
di rendimenti in eccesso rispetto alla media del settore)
Relativo a come l’impresa compete all’interno di particolari settori e mercati, cercando di creare un
vantaggio rispetto ai concorrenti
PORTER ANALYSIS
Strumento di analisi settoriale che mira alla determinazione della redditività potenziale: potere
contrattuale dei fornitori, minaccia di nuovi entranti, intensità della concorrenza, minaccia di prodotti
sostitutivi, potere contrattuale dei clienti
Modello delle cinque forze competitive.
Intensità della concorrenza:
Si basa sull’analisi dei comportamenti degli operatori economici già presenti ed e attivi nel mercato di
riferimento e in particolare:
• Sulle politiche di pricing
• Sulla differenziazione del prodotto
Il livello di concorrenza interno dipende da:
• La storia del settore
• La fase del ciclo di vita del settore
• La concentrazione del settore, differenziazione del prodotto tra concorrenti
Potere contrattuale di clienti e fornitori:
Elasticità al prezzo:
Rapporto costi totali/valore della produzione
Differenziazione/standardizzazione del prodotto
Grado di concorrenza nel mercato del fornitore/cliente
I fornitori hanno un elevato potere contrattuale quando il loro è un mercato con poche imprese e con
prodotti molto differenziati
Potere contrattuale relativo:
Dimensione fornitore/cliente
Informazioni a disposizione
Capacità di integrarsi verticalmente
Minaccia di potenziali nuovi entranti:
Rappresenta il rischio all’entrata nel mercato di riferimento di nuovi competitors.
Tale rischio è determinato dalla presenza o meno di: barriere all’entrata e barriere all’uscita.
Minaccia di prodotti sostitutivi:
Va tenuto in considerazione la propensione degli acquirenti nei confronti di altri prodotti con
caratteristiche materiali o immateriali simili.
Le caratteristiche dei surrogati ed il prezzo degli stessi infatti rappresentano variabili decisorie
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Le caratteristiche dei surroga