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AMBIENTE DELL’AZIENDA
L’ambiente è l’insieme delle condizioni e dei fenomeni esterni
all’azienda che ne influenzano significativamente la struttura e
la dinamica.
Si divide in:
AMBIENTE ECONOMICO: racchiude i fenomeni che hanno
impatto importante sulla vita dell’azienda (domanda-
offerta, mercati, politiche economiche e monetari, settori).
AMBIENTE NON ECONOMICO: fenomeni che hanno impatto
minore ma rilevante (moda, cultura, nuove tecnologie).
ANALISI DEI MERCATI
Un mercato è un complesso dinamico di negoziazioni che
hanno per oggetto una determinata classe di beni e che si
manifestano con continuità.
Si ha, quindi, un mercato quando molte negoziazioni con
oggetto simile sono attuate con elevata frequenza.
Le tradizionali categorie di analisi dei mercati sono la domanda
e l’offerta; attraverso la loro analisi si cerca di individuare
l’origine, la dinamica e la diversificazione delle condizioni delle
negoziazioni che compongono un mercato.
ANALISI DEI SETTORI
I settori vengono analizzati a seconda di chi se ne occupa:
ECONOMIA INDUSTRIALE: per l’economista industriale
sono rilevanti la struttura del settore e il suo grado di
concentrazione.
ECONOMIA POLITICA: per l’economista politico sono
rilevanti l’interdipendenza settoriale e il contesto
competitivo.
ECONOMIA AZIENDALE: per l’economista aziendale sono
rilevanti i caratteri delle aziende di produzione, delle
aziende familiari e delle aziende composta pubblica.
Un settore è un insieme omogeneo di aziende legate da
relazioni di interdipendenza.
Per analizzare la struttura di un settore si considerano tre
variabili:
1. GRADO DI CONCENTRAZIONE: è elevato se un piccolo
numero di aziende copre una quota elevata dell’offerta; è
basso se un gran numero di aziende copre ognuna una
piccola quota di offerta.
2. LA STRUTTURA DEI COSTI: si intende valutare se al
crescere dei volumi di produzione segue una diminuzione
dei costi unitari per prodotto.
3. BARRIERE ALL’ENTRATA: il numero degli ostacoli di vario
ordine che dovrebbero essere superati da un’azienda
esterna per entrare nel settore.
La struttura del settore può essere considerata la principale
variabile che condiziona i comportamenti delle aziende;
ciascuna struttura suggerisce comportamenti diversi che,
talvolta, sono gli unici che garantiscono un alto livello di
redditività dell’azienda: correlazione struttura, comportamento,
risultati.
La struttura di un settore può essere:
STRUTTURA DELLA CONCORRENZA PERFETTA: si hanno
tante aziende medio-piccole, quindi, non ci sono economie
di scala, i prezzi sono dati dal mercato, ci sono bassi livelli
di differenziazioni e di concentrazione.
OLIGOPOLIO DIFFERENZIATO: si hanno poche aziende ma
di grandi dimensioni che originano economie di scala e alti
livelli di concentrazione. Sono elevate anche le barriere
all’entrata, che mantengono bassa la pressione
competitiva. La concorrenza fa leva sulla pubblicità e sulla
diversificazione.
OLIGOPOLIO NON DIFFERENZIATO: si hanno forti economie
di scala dovute a poche aziende con prodotti simili e poco
differenziati. Le aziende tendono a concordare politiche di
prezzi che scoraggino l’ingresso di nuovi concorrenti.
SISTEMA COMPETITIVO
Rappresenta una parte fondamentale dell’ambiente economico
delle imprese; è popolato da clienti, fornitori e concorrenti nel
quale l’azienda si presenta con i sistemi di prodotto, risultati
dalla gestione caratteristica.
Il modello della concorrenza allargata è uno dei riferimenti più
noti per la rappresentazione della struttura concorrenziale.
Si differenzia dal modello tradizionale, in cui il sistema
competitivo si identifica con il settore ed è costituito
esclusivamente da concorrenti attuali e potenziali, in quanto
amplia la gamma di soggetti considerati: in ogni settore la
concorrenza coinvolge le imprese rivali, i clienti, i fornitori, i
potenziali entranti nel settore e i produttori di beni sostitutivi.
In questo modello, il termine concorrenza sta ad indicare le
forze esercitate sulle imprese da ciascun soggetto. Tali forze
sono:
La rivalità tra i concorrenti
Il potere contrattuale dei fornitori
Il potere contrattuale dei clienti
Le minacce all’ingresso
Le minacce di sostituzione
I cambiamenti che possono avvenire in un sistema competitivo
sono svariati e possono rispondere a:
DINAMICHE CONGIUNTUALI: cambiamenti reversibili nel
breve periodo (es. variazione dei prezzi).
DINAMICHE STRUTTURALI INTERNE: cambiamenti
permanenti che possono modificare le combinazioni
economiche aziendali e le loro interrelazioni (es.
integrazione verticale, orizzontale).
DINAMICHE DI RICOMPOSIZIONE DI PIU’ SISTEMI
COMPETITIVI: si assiste alla nascita di nuovi sistemi
competitivi (es. con innovazioni tecnologiche).
IL SISTEMA DI PRODOTTO
Ciascuna impresa si presenta ai propri clienti offrendo uno o più
sistemi di prodotto, cioè un insieme unitario di beni e di
condizioni di scambio avvinti a sistema da relazioni di
interdipendenza.
In tutte le relazioni di scambio con i clienti l’impresa offre una
molteplicità di elementi, ad esempio le caratteristiche fisiche di
un prodotto, l’assistenza tecnica, la notorietà del marchio, il
prezzo e le condizioni di pagamento; questi elementi
costituiscono una parte del sistema di prodotto.
Da un lato, il sistema di prodotto è lo strumento attraverso il
quale l’impresa ricerca il consenso dei clienti, dall’altro è l’arma
utilizzata per sfidare la concorrenza.
Il sistema di prodotto è un fattore importante per crearsi un
vantaggio competitivo: si definisce vantaggio competitivo
l’insieme degli elementi che distinguono il sistema di prodotto
di una determinata azienda da quello dei concorrenti.
Il vantaggio può essere di differenziazione (offrire un prodotto
diverso o migliore dagli altri) o di costo (grazie a bassi costi di
produzione è possibile vendere a un costo minore).
I fattori critici che portano al successo un sistema di prodotto
sono:
Una funzionalità tecnica continua e duratura
Economicità d’acquisto e di uso (buon prezzo d’acquisto e
di manutenzione)
Flessibilità d’uso (possibilità di essere utilizzato per più
scopi)
Compatibilità con altri prodotti
Soddisfacimento dei bisogni del cliente
ECONOMCITA’, DURABILITA’ e AUTONOMIA
L’economicità, la durabilità e l’autonomia sono i tre requisiti a
fin che un’azienda possa esistere e durare nel tempo.
Durabilità significa che l’azienda continua la sua attività nel
tempo ed è connessa all’idea di autonomia, cioè la capacità di
autosostenersi senza l’intervento esterno.
L’economicità si collega all’equilibrio; l’equilibrio si divide in:
ISTITUZIONALE: tutti i membri del soggetto d’istituto
condividono valori e obiettivi; le ricompense sono congrue
al compito assegnato.
ECONOMICO: capacità dell’istituto di operare senza
generare perdite. Se le perdite sono troppe può accadere
che: l’azienda cessa di esistere; un’altra società acquista e
ingloba l’azienda in crisi; alcuni soggetti diventano soci e
finanziano l’azienda.
CONDIZIONI PER AVERE ECONOMICITA’
Per avere economicità all’interno di un’azienda è necessario:
1. EQUILIBRIO REDDITUALE: le componenti positive e
negative di reddito si bilanciano. È un concetto che si
allarga anche ai gruppi aziendali.
2. ALTO LIVELLO DI EFFICIENZA: bisogna essere efficienti nei
rendimenti fisico-tecnici, nei processi produttivi e nella
flessibilità (capacità di variare a seconda della domanda).
3. CONGRUITA’ NELLA RIMNURERAZIONE: pagare
correttamente i lavoratori e i conferenti di capitale di
rischio.
4. EQUILIBRIO MONETARIO: capacità di far fronte ai
pagamenti in qualsiasi momento.
5. CAPACITA’ DI RISPARMIO: aumentare le casse dell’azienda.
SCELTE DI STANDARDIZZAZIONE: CAPACITA’ PRODUTTIVA
Osservando le diverse imprese, si può notare come alcuni
settori (es. chimico, farmaceutico, bancario, assicurativo) sono
costituiti esclusivamente da aziende di grandi dimensioni; altri
settori, invece, presentano aziende di diverse dimensioni che
convivono e competono (es. abbigliamento, turismo).
In sintesi, in alcuni settori la grandezza dell’impresa è
determinante per poter competere, in altri non è un fattore
rilevante per il successo.
Quando si parla di scelte di dimensionamento si fa riferimento
a una grandezza aziendale chiamata capacità produttiva: il
numero massimo di unità di output producibili in un intervallo
di tempo, date certe condizioni operative.
La misurazione della capacità produttiva dipende da dove si
analizza:
Per le aziende di produzione si guarda il numero di pezzi
prodotti
Per le imprese di servizi si valuta il numero di servizi
effettuati
ECONOMIE DI SCALA
Le imprese con maggiore capacità produttiva, ossia le imprese
di maggiori dimensioni, sono in grado di realizzare le loro
produzioni con costi più bassi rispetto alle aziende di minori
dimensioni. Questo fenomeno è denominato economie di scala.
Le economie di scala sono le riduzioni dei costi unitari che si
ottengono installando capacità produttive maggiori.
Le condizioni che rendono possibile l’ottenimento di vantaggi
economici che corrispondono ad aumenti della scala produttiva
sono dette fonti delle economie di scala e sono:
1. L’indivisibilità di alcuni componenti: alcuni fattori non
possono essere ridotti di dimensione o di costo (es. per
un’aula è indivisibile il costo della cattedra e della LIM).
2. La maggiore produttività degli input per via della
specializzazione: risorse maggiormente specializzate
svolgono la loro attività con maggiore efficienza e qualità.
3. Maggiore efficienza degli impianti di maggiori dimensioni:
molti impianti produttivi presentano miglioramenti di
efficienza all’aumentare della potenza installata.
4. Minori costi unitari d’acquisto: all’aumentare della capacità
produttiva aumentano anche gli input e spesso si
ottengono sconti sulle quantità.
ECONOMIE DI APPRENDIMENTO E DI ASSORBIMENTO
I costi fissi dell’azienda sono connessi alla capacità produttiva,
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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