Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Pensiero Economico di Adam Smith
Una delle idee principali del pensiero economico di Adam Smith è lo sviluppo economico, favorito dalla diffusione del lavoro, la quale aumenta l’efficienza produttiva e contribuisce all’allargamento del mercato.
Un’altra teoria importante è quella della “mano invisibile” e del self-interest; secondo la quale il miglior modo di conseguire il benessere generale è che ognuno vicianio a promuovere un fine che non rappresenta alcuna parte delle sue intenzioni poiché perseguendo l’interesse proprio, spesso si promuove quello della società più efficacemente che quando realmente intenda promuoverlo.
Per Smith, imprenditore dare essere benevolente, virtuoso e rispettoso degli altri e delle leggi e per questo non sostiene l’individualismo fino a se stesso. Smith introduce la distinzione tra lavoro contenuto e lavoro comandato. Il primo indica le ore di lavoro che sono necessarie per produrre un bene, mentre il secondo indica le ore di lavoro di altri individui che una persona riesce ad farsi attraverso la cessione di bene da lei prodotto.
Infine per Smith lo stato dove intervenire nella vita economico al fine di eliminare tutto ciò che comprome la funzionalità del mercato di libera concorrenza, ad esempio eliminando gli eventuali monopoli che si venissero a creare, mentre per quanto riguardo il commercio internazionale e favorevole alla liberalizzazione degli scambi con la possibilità di innalzare le possibili barriere doganali solo come misura di rinzione verso i paesi che ostocolano il libero scambio sul mercato internazionale.
Pensiero Economico dei Mercantilisti
Il mercantilismo identificava la ricchezza e potenza di una nazione con la quantità di oro e metalli preziosi posseduti dal paese. L'obiettivo era aumentare la quantità d'oro nel paese attraverso l'esportazione, la quale insieme al controllo dei mercati generava afflusso di metalli preziosi, e diminuire le importazioni attraverso dazi e sussidi, perseguendo quindi attivamente il surplus della bilancia dei pagamenti. Le politiche mercantilistiche sono alla base del protezionismo commerciale che favorisce l'imposizione di dazi, sussidi, sulle importazioni e sulle esportazioni.
Un filosofo chiamato David Hume fece una critica al mercantilismo poiché egli sosteneva che non era possibile avere un attivo permanente dai conti con l'estero, ovvero che le esportazioni fossero superiori delle importazioni. La sua critica si basava sulla teoria quantitativa della moneta MV=PY, dove V (la produzione) e Y (la velocità di circolazione del denaro) sono costanti e quindi la quantità di moneta M che spiega un aumento del flusso di oro e prezzi, conclusione la politica mercantilista.
Secondo Hume infatti vi è un meccanismo evidenza una volta arrivato ad accumulare oro nel paese. L'oro proveniente fa entrare oro nel paese, ma implica che fermerà crescere l'offerta di moneta e quindi farà salire i prezzi dei prodotti nazionali che diventeranno meno competitivi. Questo porterà ad una diminuzione delle esportazioni ed ad un aumento delle importazioni di prodotti esteri meno costosi e alla fine i conti con l'estero torneranno automaticamente in equilibrio.
- Alla decisione da parte degli operatori di considerare parte di ricchezza in moneta si aggiunge anche la decisione di investire in titoli. Esiste infatti un vincolo di bilancio patrimoniale per cui la somma della domanda reale di moneta, che indicheremo con L, e della domanda di titoli in termini reali DB, deve essere pari alla ricchezza finanziaria reale che è la ricchezza nominale WN divisa per il livello dei prezzi.
L + DB = WN/P
L = WN/P + SB
NB: quando il mercato della moneta è in eq. lo è anche quello dei titoli, un eccesso di domanda di moneta implica un eccesso di offerta di titoli, e viceversa.
TRADE OFF INFLAZIONE - DISOCCUPAZIONE
Secondo la sistesi, neoclassica, inflazione e la disoccupazione sono fenomeni tra loro incompatibili, ma a partire dalla fine degli anni cinquanta cominciò a essere evidente che i due fenomeni, tendevano a coesistere. Fu quindi necessario trovare una spiegazione all'apparente paradosso della stagflazione, ossia la tendenza dei prezzi ad aumentare anche in assenza del pieno impiego.
Pur in presenza di una domanda di lavoro quantitativamente uguale all'offerta alcune persone rimangono disoccupate e contemporaneamente restano vacanti alcuni posti di lavoro. Questo tipo di disoccupazione può essere definita frizionale e viene indicato u°.
Il sistema economico si trova in una situazione di piena occupazione se il tasso di disoccupazione effettivo (u) si trova al livello di quello frizionale, ossia u = u°
Sappiamo che i prezzi sono legati all'andamento dei salari, quindi il tasso di inflazione è uguale al tasso di variazione dei salari e lo indichiamo con la lettera π.
Troviamo un'equazione che spiega perché in un dato momento abbiamo un livello alto o basso di inflazione.
ΔP/P - ΔW/W = π = -ε(u - u°)
Questa relazione è il trade off tra inflazione e disoccupazione (o curva di Phillips). Il trade off interseca nell'asse orizzontale dove misuriamo il grado di disoccupazione, il valore di disoccupazione frizionale. Quando il tasso di disoccupazione è uguale a quello frizionale (o naturale) il tasso di inflazione corrisponde a 0.
Questa curva fu considerata dagli economisti di grande utilità in quanto sembrava fornire importanti indicazioni per la gestione della politica economica, ma sembrava suggerire che per ridurre la disoccupazione è necessario pagare un prezzo in un'inflazione più elevata e viceversa per ridurre il tasso di inflazione è necessario aumentare il tasso di disoccupazione.
Questa relazione venne criticata da Friedman, lui mostrò come la velocità di monetazione rendevano le aspettative di inflazione meno attendibili e quindi non fu possibile sfruttare fini di politica economica questa relazione tra inflazione e disoccupazione.
Anche l'aliquota fiscale influenza la pendenza della
curva IS infatti una bassa aliquota fiscale fa aumentare
il moltiplicatore del reddito e quindi la curva Is ruoterà
verso l'alto.
POSIZIONE CURVA
AD = c + I + G
Yd = C + TR - Ty
C = cYd
C = c̄ + c(Y + TR - T̄y)
C = c̄ + c[(1-t)y + tYd]
AD = c̄ + cTR + c(1-t)y + cI + G
Y = ā + cTR + c(1-t)y + [I - bī] + Ḡ
Y = a(Y - bi)
a(Y - bi) + G = ̇A - c(1+t)y - bi
a = c+b
Y = a(Y - bi)
- Y = aG ̄(A - bi)
- i = Ā/D̄ - 1/36.b
CASO CLASSICO
Il caso classico si ha quando la domanda di moneta per scopo speculativo è uguale 0 e quando le persone tengono moneta come mezzo di scambio. La curva LM diventa una curva verticale.
- Disegniamo ora la curva IS: se il governo decidesse di espandere la spesa pubblica, avremmo un impatto solo nel tasso di interesse, mentre il livello della produzione resterebbe lo stesso. Politica fiscale inefficace. Tutto il prodotto è invariato e solo un aumento della spesa pubblica, questo deve essere compensato da una riduzione di spesa privata. In questo caso l'incremento di tassi di spiazza ossia dove il governo aumenta, allora spiazza ossia dove il governo aumenta, paga il aumento della spesa pubblica.
- Solo l'espansione monetaria può stimolare la produzione riduce in particolar modo gli investimenti. Si verificherà così il completo spiazzamento se la curva LM è verticale.
- Una riduzione di moneta aumenta i tassi d'interesse e viceversa.
Crescita di Solow
Il modello di Solow è una teoria che ha dato inizio all'analisi neoclassica della crescita.
Gli elementi alla base della crescita e sviluppo sono lo stock di capitale e la disponibilità di lavoro. Da qui l'equazione:
Y = F (K,N).
Adottando la formula esplicita della funzione otteniamo che la funzione di produzione è uguale a:
Y = A KαN1-α.
Gli economisti fanno riferimento al capitale umano, cioè la misurazione dell'efficienza del lavoro disponibile nel sistema economico: H = EN
Riscriviamo la funzione di produzione e otteniamo:
Y = AKθ(EN)1-θ A > 0 0 ≤ θ ≤ 1
Questa equazione viene rappresentata da isoproduttive e questo significa che lungo la linea di livello della produzione abbiamo la possibilità di ottenere la stessa quantità di bene o servizio sostituendo il capitale e il lavoro in modo molto flessibile.
Se raddoppiamo la quantità di capitale fisico e di capitale umano nello stesso momento, raddoppiamo la produzione questo viene definito come rendimento di scala costante.
Dato che la produzione dipende dalla variazione peculiare dello stock di moneta, dell'efficienza sul lavoro e sulla variazione dalla popolazione nel tempo, l'efficienza sul lavoro dai progressi tecnologici e la variazione della popolazione nel tempo dipende dal tasso di crescita della popolazione. Possiamo quindi affermare che il tasso di crescita nel tempo del prodotto (a+n) è una media ponderata dell'accumulo dei beni capitali, del progresso tecnologico e della crescita della popolazione.
Per determinare l'equazione della variazione della produzione dobbiamo applicare la tecnica di calcolo del differenziato totale; otteniamo che la crescita nel tempo del pil pro capite dipende dal valore dei progressi tecnologici e dalla differenza tra accumulo dello stock di capitale, il progresso tecnologico e la crescita della popolazione.
Δt = (aK/Y - n - i + gy) = Y* = AKθ(N(1-θ)e(1+gL))(1-θ)