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Le forme di Stato e il rapporto tra sovranità e popolo

Le due principali distinzioni per ottenere delle diverse forme di Stato sono andare a vedere il rapporto sovranità-popolo e il rapporto sovranità-territorio.

Riguardo al rapporto tra sovranità e popolo si possono passare in rassegna diverse tipologie di forme di Stato, molte di più di quelle che invece si possono passare in rassegna con riferimento al rapporto tra sovranità e territorio, perché nel rapporto tra sovranità e popolo - che è molto più complesso - si possono prendere in considerazione anche parametri un po' diversi, e a seconda del parametro utilizzato si hanno i diversi gruppi di forma di tipologia di Stato:

  • Stato patrimoniale
  • Stato assoluto
  • Stato di polizia
  • Stato di diritto
  • Stato costituzionale

Per passare da uno all'altro si tiene conto del diverso rapporto tra governanti e governati, ma in

particolare del bagaglio di diritti che i governanti riconoscono ai governati. Siccome le regole le fanno le organizzazioni dello Stato, chi detiene il potere e la sovranità (quanto in quelle regole sono contemplati i diritti, le prerogative dei singoli) quali sono i diritti fondamentali che i cittadini hanno e che dunque essi possono vantare nei confronti di chi governa? È evidente che cominciando dall'inizio (Stato patrimoniale e Stato assoluto), i cittadini non hanno diritti nei confronti di chi governa, le eventuali prerogative che vengono create sono esercizio di una volontà unilaterale da parte di chi concede determinate prerogative, ma non sono diritti che possono essere rivendicati. Invece vedremo che con lo Stato di diritto inizia nei rapporti tra governanti e governati a crearsi un'area di diritti fondamentali, cioè di prerogative che il popolo può vantare nei confronti di chi esercita la sovranità; questo grande passaggio -

diritti fondamentali dei cittadini e si basa su principi di legalità e uguaglianza. Il concetto di Stato di diritto si contrappone allo Stato assoluto, in cui il potere è concentrato nelle mani di un unico sovrano e non esistono limiti alla sua autorità. Lo Stato di diritto, invece, implica che il potere sia limitato e controllato da una costituzione o da altre leggi fondamentali che garantiscono i diritti dei cittadini. Il passaggio dallo Stato assoluto allo Stato di diritto avviene dopo le rivoluzioni borghesi, che portano alla caduta dei regimi monarchici e all'affermazione dei principi democratici. Tuttavia, questo processo non avviene in modo uniforme in tutti gli Stati e richiede del tempo per essere pienamente realizzato. Nel corso del XIX secolo, si assiste alla diffusione del concetto di tutela dei diritti fondamentali nel rapporto tra governanti e governati. Questo apre la strada a cambiamenti nella forma di governo e alla nascita dello Stato di diritto. Durante questo secolo, in molti paesi si afferma il principio che lo Stato deve riconoscere e garantire i diritti fondamentali dei cittadini. In conclusione, la transizione dallo Stato assoluto allo Stato di diritto rappresenta una grande conquista che si realizza principalmente nel corso del XIX secolo. Questo processo segna un cambiamento significativo nell'organizzazione degli Stati, ponendo le basi per un sistema in cui i diritti fondamentali dei cittadini sono riconosciuti e protetti.

diritti ai cittadini e nascono le costituzioni moderne, che non sono altro che dichiarazioni dei diritti dove chi le scrive (colui che detiene la sovranità) si impegna a riconoscere determinate prerogative individuando dei diritti.

Prima dello Stato di diritto c'è lo Stato assoluto, cioè lo Stato caratterizzato dal fatto che il sovrano, che è il monarca assoluto, non da alcun riconoscimento dei diritti nei confronti dei cittadini, ma ci sono prerogative di fatto che dipendono dalla magnanimità di chi detiene i poteri. Si ha un'assenza di tutela dei diritti: i cittadini sono sudditi. L'assolutismo del '600-700 è caratterizzato da questa visione per cui lo Stato coincide con la sovranità e con il sovrano.

Questo modello si realizza più fortemente in alcuni ordinamenti (francese, spagnolo...) e invece in modo più sfumato in altri ordinamenti, o comunque in altri ordinamenti si realizza un passaggio

intermedio tra lo Stato assoluto e lo Stato di diritto che viene normalmente conosciuto come lo Stato di polizia. In realtà, lo Stato di polizia gli studiosi lo riconoscono soltanto in alcune esperienze statali, non dappertutto; queste forme di Stato sono forme di Stato storiche. Lo Stato assoluto comincia ad essere un po' meno duro perché cominciano ad inserirsi alcuni primissimi diritti con lo Stato di polizia, soprattutto diritti legati al fisco, al rapporto tra i cittadini e il re, e al patrimonio: cioè la possibilità di avere regole - come ad esempio - sulla banca, con riguardo alla tassazione e i cittadini che contribuiscono alle casse dello Stato. Ad un certo punto subentrano dei criteri in base ai quali il cittadino, se quelle regole non vengono rispettate, può rivendicare il suo diritto a pagare il giusto nei confronti del sovrano; nasce un primo embrione dell'amministrazione scale, alla quale il cittadino si può.

Rivolgersi se lo Stato non ha rispettato le regole. È un primo passo verso la nascita della giustizia amministrativa, cioè la possibilità del cittadino non solo di avere diritti, ma di rivendicarli nei confronti dello Stato. Lo Stato diventa un soggetto del diritto, che impone le regole ma è il primo a doverle rispettare.

Nello Stato di polizia - che si chiama così perché è uno Stato dove il monarca tende a essere meno assoluto e pensare di più alla polis, cioè alle prerogative da riconoscere ai cittadini - si comincia sostanzialmente a separare l'idea del sovrano dall'idea dello Stato, che sarà poi l'anticamera della nascita dello Stato democratico.

Normalmente l'800 è il secolo dello Stato di diritto democratico: 'di diritto' perché il sovrano riconosce dei diritti nei confronti dei cittadini, e i cittadini possono rivendicarli nei confronti del Governo.

‘democratico’ perché l’individuazione delle istituzioni che detengono il potere — che nello Stato assoluto dipende da regole come il sangue e la discendenza — trovano forme diverse di legittimazione del potere. Quindi lo Stato di diritto coincide storicamente anche con lo Stato democratico, che invece si distingue dallo Stato autocratico. Qui non si sta più a vedere quanti e quali diritti sono garantiti, ma come si legittima il potere, cioè come i governanti vengono individuati e sulla base di quale criterio; se è un criterio che in qualche modo fa leva sul consenso dei cittadini, cioè tra governanti e governati si comincia a individuare un rapporto di consenso, e la decisione di chi deve detenere il potere è presa dai cittadini (o da una parte di essi): ciò vuol dire che alcune istituzioni dello Stato sono elette e nascono i Parlamenti. Questa idea entra nell’800 in parallelo con lo Stato di diritto: non

esistono più i monarchi assoluti, ma si affiancano ai poteri del monarca altri poteri che derivano la loro legittimazione dal rapporto con i parlamenti e il popolo. Questo tipo di classificazione, i giuristi l'hanno misurata sull'esperienza europea e poi l'hanno esportata per poi studiare anche le altre esperienze. Prima dello Stato assoluto qualcuno parla di Stato patrimoniale, in realtà non si tratta di una vera e propria forma di Stato, perché lo Stato patrimoniale è quel modello di Stato che alcuni giuristi riconoscono esistere prima dell'idea della nascita dello Stato moderno, cioè del periodo feudale quando i rapporti tra governanti e governati erano di tipo privatistico e non pubblicistico, erano rapporti di reciproca utilità e di forza. Lo Stato patrimoniale è basato proprio sull'idea dello scambio, invece l'idea del diritto pubblico nasce dopo con i grandi stati nazionali; anche se nello Stato assoluto

Si ha la sovrapposizione tra il sovrano e lo Stato, sovrapposizione che tende a sfumare nel passaggio tra lo Stato assoluto e lo Stato di diritto, dove da una parte ci sono i governanti e dall'altra ci sono i cittadini, e i cittadini hanno un bagaglio di diritti da rivendicare nei confronti dei governanti.

Nello Stato di diritto nasce un principio che sentiremo spesso richiamare, ovvero il principio di legalità. Lo Stato di diritto dell'800 si caratterizza da una parte perché nascono le carte dei diritti - e i cittadini cominciano a vedersi riconosciuti degli elenchi di diritti - dall'altra perché, con il principio di legalità, lo Stato non può fare quello che vuole ma deve anch'esso rispettare le regole fissate dalla legge. La legge vale anche per chi gestisce il potere e le azioni dell'amministrazione, che da attuazione alla legge, devono appunto essere non discrezionali ma seguire il principio di legalità, vale.

A direzione dell'amministrazione dello Stato deve realizzare gli obiettivi fissati dalla legge nei limiti fissati dalla legge; è un principio ancora molto attuale, ma che nasce nell'800. Tutto questo si realizza perché si realizza nello Stato di diritto la divisione dei poteri, cioè l'idea che i vari poteri tipici dello Stato, che connotano la sovranità, non possano essere tutti concentrati in un'unica persona.

Si cominciano a formare i tre principali poteri dello Stato, che secondo Montesquieu devono essere distinti e attribuiti a diversi soggetti:

  • potere legislativo ovvero di fissare le regole;
  • potere esecutivo che rimane nelle mani del Re;
  • potere giudiziario, con i giudici che cominciano a diventare più autonomi dal monarca.

Questa tripartizione dei poteri garantisce la tutela dei diritti, infatti Montesquieu dice che "non ci possono essere diritti garantiti se non sono garantiti da un'organizzazione fondata"

sulla distinzione dei poteri". Nascono le costituzioni moderne che non a caso sono quasi tutte divise in due parti: l'elenco dei diritti e la suddivisione dei poteri; sul presupposto che le due cose debbano andare insieme, e questo vale anche oggi. Tutto questo si realizza prevalentemente a partire dallo Stato di diritto. Lo Stato costituzionale rispetto a questo criterio per cui si guarda il rapporto governati-governanti - sulla base del bagaglio dei diritti che possono essere rivendicati nei confronti delle istituzioni - il salto di qualità deriva, nel passaggio da Stato di diritto a Stato costituzionale, dal fatto che le costituzioni moderne si considerano nate nell'800. Nel '900, quando si passa allo Stato costituzionale, cambia che in quasi tutti gli stati si introduce l'idea che affinché i diritti previsti nelle costituzioni e garantiti ai cittadini siano forti, la fonte che li prevede (cioè la Costituzione) deve essere una.fonte superiore alle altre fonti. Quindi si arricchisce l'idea della gerarchia delle fonti per cui le fon
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Publisher
A.A. 2021-2022
281 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/08 Diritto costituzionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher voidfedds di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto costituzionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Dal Canto Francesco.